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No future: dai Sex Pistols a Hamas



No future: dai Sex Pistols a Hamas
lanfranco caminiti [www.lanfranco.org]

Nella primavera del 1963, nel Vietnam del Sud, a Hué, nel corso di una
manifestazione di protesta contro il governo del cattolico Diem
appoggiato dagli americani, per il divieto di celebrare pubblicamente
l'anniversario della nascita di Buddha, alcune persone furono uccise o
ferite; seguirono scontri a Saigon e in altre città, mentre alcuni
monaci buddisti, per richiamare l'attenzione sull'oppressione religiosa,
si suicidarono pubblicamente bruciandosi vivi. Il primo monaco che si
diede fuoco si sedette con molta calma nella posizione del loto e le
fiamme lo divorarono quasi subito. Non si mosse per nulla, rimase lì
mentre le fiamme lo avvolgevano. Dopo la sua morte, il corpo
carbonizzato fu cremato in modo da poter disperdere le sue ceneri. Ma
gli altri monaci scoprirono che il cuore non era ancora stato bruciato.
Allora bruciarono il cuore a parte, ma non ci riuscirono. Era
carbonizzato, ma intatto. Lo bruciarono tre volte prima di poterlo
ridurre in cenere. Altri monaci imitarono il suo gesto, sedendosi in una
piazza, versandosi della benzina addosso, lasciando compostamente il
bidone vuoto accanto a sé e dandosi fuoco. Immobili. Il mondo era
attonito e sgomento, guardava qualcosa di inimmaginabile,
incomprensibile, mistico. In "Pastorale americana", Philip Roth fa dire
allo Svedese, Seymour Levov: "… finché si ricorda dei monaci buddisti.
Certo, allora Merry aveva appena dieci anni, forse undici, e negli anni
trascorsi erano successe un milione di cose, a lei, a loro, al mondo
intero. Anche se dopo era rimasta terrorizzata per settimane, piangendo
per ciò che aveva visto quella sera alla televisione, parlandone,
svegliata dalle immagini che tornavano a visitarla nei sogni, quella
cosa non l'aveva bloccata di colpo. Eppure, quando se la ricorda là
seduta a guardare quel monaco avvolto dalle fiamme [impreparata come il
resto del paese alla scena che vedeva, bambina che una sera dopo cena
guardava distrattamente il telegiornale coi genitori] lo Svedese è
sicuro di avere scoperto la ragione di quanto è accaduto…" Quanto è
accaduto è che Merry, dopo il liceo, ha messo una bomba nell'emporio di
Old Rimrock e ha ucciso l'innocente dottore Fred Conlon. Quanto è
accaduto è che ora Merry è "la Terrorista di Rimrock", così descritta
nei mandati di cattura dell'FBI.

Nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1968, Brezhnev ordina dal Cremlino
l'invasione della Cecoslovacchia. Sono giorni cupi. La breve primavera
di Praga inquieta Mosca. A Praga, migliaia di cittadini si confrontano
nelle strade con i carri armati russi; giornali e radio libere
trasmettono notizie in clandestinità. L'utopia di un socialismo dal
volto umano viene schiacciata. Un gruppo di giovani decide una estrema
protesta. Jan Palach è studente di filosofia, ha 21 anni. Si dà fuoco
alle ore 15 del 16 gennaio 1969. Lascia una lettera, un breve testamento
politico: "Considerato che i nostri due popoli si trovano sull'orlo
della disperazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta in
questo modo. Io ho avuto l'onore di essere estratto a sorte per primo,
di cominciare ad essere la prima torcia." Morì dopo 3 giorni di agonia.
In una tragica staffetta, altri 17 giovani cercarono il suicidio nelle
giornate successive, almeno altri 2 morirono [una studentessa e un
giovane operaio].

When there's no future / how can there be sin?
[quando non c'è futuro / come può esserci peccato?]
Stonavano così i Sex Pistols: era il 1977. Un anno cruciale. Un "annus
horribilis". We're the future, no future, no future for me, no future
for you. "Noi siamo il futuro". Se noi ci sottraiamo al futuro, non
potrà esserci futuro. Non può più esserci futuro. E non può più esserci
peccato.

Jeffrey Eugenides ha scritto uno splendido libro, "Le vergini suicide",
dove racconta la storia di cinque sorelle educate nel più rigido
cattolicesimo e cresciute in una cittadina sub-urbana ordinata e
tranquilla negli Stati uniti degli anni settanta. In un solo anno, le
cinque sorelle Lisbon - Cecilia, Lux, Bonnie, Mary, Therese - si
uccidono una dietro l'altra. Senza ragione. La prima e l'ultima tentano
il suicidio due volte, vengono acciuffate per i capelli dalla morte, ma
ci riprovano subito e ci riescono. Ad aprire la serie era stata Cecilia,
la minore, di tredici anni appena, che si uccide nella vasca da bagno,
stringendo forte tra le mani una immaginetta plastificata della Vergine
Maria. Quando non c'è futuro come può esserci peccato?

Suzy Gonzales, 19 anni, era una brillante studentessa del Red Bluff,
college di Tallahassee, il cui futuro sembrava tracciato in un prossimo
corso alla Florida State University, e che descriveva se stessa come né
orribile né sovrappeso, pur non essendo una top-model. Al mattino del 23
marzo di quest'anno, dopo aver pulito l'appartamento e dato da mangiare
ai gatti, Suzy si chiude nella stanza di un motel di Tallahassee, versa
un veleno fatto in casa in un bicchiere, controlla il tasso di acidità
del pH, e lo beve. Nel suo diario, alla data del 21 marzo, aveva
scritto: "Oggi sto bene. Il sole splende, l'aria è calda. Sembrerebbe
uno di quei giorni in cui ci si può stendere al sole. Domani mi
ucciderò." Pochi minuti dopo la mezzanotte del 22 marzo, Suzy aveva
mandato la sua ultima e-mail alla mailing list dell'associazione di cui
faceva parte. Nel subject aveva scritto "Buonanotte" e poi "Arrivederci
a tutti, ci vediamo dall'altra parte." "Buona navigata", qualcuno aveva
risposto. "Ti seguirò presto", un altro aveva aggiunto. Il suicidio di
Suzy Gonzales è il quattordicesimo confermato da una associazione che ha
il suo gruppo di discussione on line. Questi 14 suicidi sono confermati
dal gruppo come "con esito positivo" ma non possono essere verificati
perché il gruppo è anonimo e rifiuta di svelare le vere identità, usano
tutti un nickname, un soprannome. Il numero dei suicidi può essere più
alto. Fondato nel 1990, il gruppo di discussione definisce la propria
filosofia come "pro-suicidio". Gli associati considerano il suicidio un
diritto civile che ciascuno deve essere in grado di esercitare a proprio
piacimento, per qualunque ragione.

Nel suo ultimo libro, "Cosmopolis", Don DeLillo fa pensare al suo
protagonista, il giovane miliardario, anni-novanta, Eric: "Giacque
completamente immobile, sforzandosi di pronunciare la parola che avrebbe
spento le luci. Nulla esisteva intorno a lui. C'era soltanto il rumore
nella sua testa, la mente nel tempo. Sarebbe morto ma non sarebbe
finito. Il mondo sarebbe finito."

Wafa Idris si è fatta esplodere il 27 gennaio del 2002 a Gerusalemme. La
mattina, Wafa Idris aveva litigato con la madre Wasfiyeh: le aveva
chiesto di svegliarla presto, alle cinque, ma l'anziana donna non ce
l'aveva fatta, era andata a letto stanca. Wafa Idris è infuriata, e per
dispetto mette la radio a tutto volume. Si veste in fretta, va verso
Jaffa Street, a Gerusalemme ovest, una decina di chilometri da casa sua,
e deve superare due posti di controllo dei militari israeliani per
arrivarci. Ci arriverà. Ci arriverà e si farà esplodere tra la gente.
Uccide Pinhas Toktaly, un signore di 81 anni che aspettava alla fermata
dell'autobus, e ferisce decine di altri, mandando in frantumi tutti i
vetri dei negozi intorno. Wafa è la prima donna a morire "come un uomo".
E' stanca Wasfiyeh, la madre. Gliel'aveva detto un giorno Wafa Idris,
"Tu non morirai, madre". Qui non muoiono le madri, qui sono i figli a
morire. Qui le madri sopravvivono ai figli. Qui le madri sono orfane dei
figli. Moura Shaloub il 25 febbraio attacca con un coltello un posto di
blocco israeliano a Tulkarem, e viene uccisa. Aveva sedici anni. Darin
Abu Aishe si è fatta esplodere con la dinamite a Maccabin, ferendo tre
israeliani. Aveva ventun anni. Aayat Al Akhras si è fatta esplodere a
Gerusalemme all'entrata di un supermercato nel giorno di Pasqua. Ha
ucciso due israeliani, una guardia che sorvegliava l'ingresso e una
donna che andava a fare compere. Aayat aveva sedici anni. La meglio
gioventù palestinese muore così, facendosi saltare per aria e provocando
stragi di innocenti.

Il mondo finisce. Non c'è futuro. Per me, per te. Il mondo è sull'orlo
della disperazione. Della barbarie. Dopo l'11 settembre, dopo le guerre.
Non c'è più peccato. Come cresceranno i nostri figli, quelli che oggi
hanno dieci anni, forse undici, e guardano distrattamente la
televisione, i pullman che saltano in aria mentre portano la gente al
lavoro a scuola, le bombe di guerre che devastano vite innocenti, le
torri superbe che crollano?
Dov'è la speranza? Il mondo si suicida, si uccide. Il mondo finisce. Non
aspetta l'Apocalisse: si può fare in casa, controllando il pH,
imbottendosi di diserbante pronto a esplodere. No future. Senza peccato.

Roma, 14 giugno 2003