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Comunicato dei Disobbedienti



COMUNICATO DISOBBEDIENTI AD EVIAN
Come a Genova due anni fa, ci hanno riproposto un uso militare della
polizia e solo il caso ha salvato la vita del nostro fratello Martin Shaw al
quale va tutta la nostra solidarietà. Mentre scriviamo veniamo a
conoscenza di arresti di massa a Losanna.
Abbiamo attraversato le giornate contro il g8 di Evian con lo spirito del
camminare domandando e la volontà innanzitutto di capire come il
movimento globale possa continuare il suo percorso di resistenza al
neoliberismo dopo la guerra all´Iraq e dentro la prosecuzione della
guerra globale permanente.
Abbiamo vissuto queste giornate senza ricette ma con una grande
determinazione a sperimentare, insieme a migliaia e migliaia di altri, le
forme che si danno dentro lo spazio politico europeo di contestazione
dei poteri forti e, nello stesso tempo, con una preoccupazione : veder
tornare indietro il movimento all´epoca di prima di Seattle e di Genova,
quando ci si accontentava di rappresentare la propria opinione senza
porsi il problema di contrastare con il conflitto l´azione dei poteri
globali.
Con soddisfazione diciamo che il movimento ha superato la sfida di
Evian. Le moltitudini in cui siamo stati immersi, entrando in azione tra
Losanna, Ginevra e Annemasse, non hanno accettato la logica della
pacificazione e del ritorno alla pura testimonianza. La contestazione del
g8/consiglio di guerra è stata interpretata nello spirito giusto, quello di
cercare di ostacolare il summit e di provare a impedirne lo svolgimento.
Una composizione assolutamente eterogenea, prevalentemente
giovanile, poco organizzata ma con uno spirito ribelle ha dato vita ad
azioni di blocco, street parade, sanzioni dal basso dei simboli del
potere imperiale dentro una dinamica che è stata capace anche di
costruire una relazione con la cittadinanza. Se si considera che tutto
questo è avvenuto mentre la gestione ufficiale delle contestazioni da
parte di quelle che ormai hanno assunto la caratteristica di
autentiche "burocrazie di movimento" era improntata ad una logica di
pacificazione assoluta, si può valutare la valenza che hanno avuto le
manifestazioni e le azioni di questi giorni. Del resto la lettura
stereotipata che ci ripropone stancamente la categoria dei violenti/non
violenti
per interpretare quanto succede si rivela sempre più sbagliata: quanto
abbiamo vissuto ad Evian corrisponde a dinamiche reali di sperimentazione e
pratica di conflitto,
che si determinano comunque dentro una maturazione e uno sviluppo di aree
composite
del movimento europeo.
I Disobbedienti non hanno portato una linea, ma sono stati presenti
dentro tutte le azioni dirette di questi giorni, dai blocchi di Annemasse
a quelli dei ponti di Ginevra, dalle azioni di Losanna a quelli della
manifestazione transfrontaliera del 1 giugno. Hanno vissuto le giornate
di Evian anche come un´occasione in più per sperimentare Global
project come comunicazione attiva che prende parte al conflitto e si
alimenta delle dinamiche innovative dei movimenti. E lo hanno fatto
mentre una delegazione di Disobbedienti tentava di entrare in Iraq e
ora, dopo essere stata respinta alla frontiera irakena dai soldati
americani, ha occupato per tutto il giorno l´ambasciata italiana ad
Amman.
Da queste giornate di ribellione riportiamo un bagaglio di esperienze, di
sperimentazioni e di contaminazioni importanti per l´agenda che i
movimenti globali hanno davanti nei prossimi mesi. Un bagaglio che
dovremo mettere a frutto soprattutto dentro il semestre di presidenza
italiana della UE e contro le forme che sta assumendo il processo
costituente della nuova Europa.
Nella moltitudine non pacificata
MOVIMENTO DEI/DELLE DISOBBEDIENTI
Primo giugno 2003
Evian/Bagdad anti-g8 Pianeta Terra