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messaggio di un rifugiato kurdo vittima di tortura



Questa testimonianza viene da molto vicino. E' di un curdo che vive nella
nostra città.


Vi invio questa dolorosa testimonianza nella speranza che Vi interessi,
Vi emozioni, Vi indigni.

 Se potete, fatelo circolare. Grazie.



LA TORTURA: riflessioni e testimonianza personale di Bawer

Non credo che il torturatore infligga la tortura per estorcere la
confessione del torturato perché comunque ci sono tanti modi non violenti
per arrivare a questo. Il torturatore applica tali violenze alla sua
vittima per destrutturare il suo sistema di significati, idee ed emozioni,
abbrutendo cosi la sua personalità e distruggendo la sua umanità. Allontana
la persona dal resto del mondo, la rende come un cadavere vivente. In
questo modo il torturatore cerca di nascondere la meschina personalità sua
propria e delle sue azioni.

In Turchia, il popolo Kurdo non è considerato nemmeno al livello più basso
delle classi sociali: semplicemente non viene concepita affatto la sua
esistenza. La tortura sistematica inflitta agli uomini e alle donne di
questa etnia cerca in modo terribile di cancellare le idee di libertà della
popolazione Kurda.

Se si viene arrestati per traffico di stupefacenti, comunque anche in
questo caso, i poliziotti infliggono un certo tipo di tortura. Questo tipo
di maltrattamenti e violenze oltre che in Turchia, vengono inflitti anche
in altri paesi non democratici.

Tre giorni fa è stato arrestato mio fratello ed è stato anche lui
torturato. Nelle città turche, quando si è arrestati, il fermo di polizia
dura al massimo 4 giorni, mentre nel Kurdistan questo periodo si allunga
fra 7 e 30 giorni, se non di più. Questo tipo di tortura sistematico,
specialmente dopo il colpo di stato del 12 settembre 1980 continua ad
essere attuato anche adesso mentre vi sto parlando.

Sono stati bruciati interi villaggi con le persone e gli animali, hanno
bruciato macchine con dentro le persone. I cadaveri e le persone ferite
sono stati poi trascinati per le strade dai carri armati come monito per
gli altri. I militari turchi hanno addirittura fotografato e fatto
pubblicare sui giornali come OBSERVER le teste mozzate dei guerriglieri
Kurdi uccisi durante gli scontri armati. Queste foto e le altre esibizioni
dei cadaveri nei villaggi, rappresentano anche esse una forma di tortura
che tutta la popolazione testimone deve subire.

Sono stato arrestato il 9 gennaio 1998 a Diyarbakir da alcuni poliziotti in
borghese: ero insieme a due ragazze ed a mia figlia di 4 anni, anche loro
sono state arrestate mentre eravamo in viaggio verso Batman. Mi hanno
portato in un luogo, ma io ero bendato, probabilmente era una caserma
perché si scambiavano parole d'ordine e usavano appellativi militari. Mi
hanno denudato, poi legato per i polsi e sospeso da terra lasciandomi così
il tempo di riflettere sulle mie idee di libertà ed aver paura per quello
che avrei dovuto subire. Mi sembrava di essere da solo, se c'era qualcuno
nessuno comunque parlava. Durante questi momenti pensavo alla mia vita ed a
quello che avevo fatto per subire tutto ciò. Sempre bendato, mi hanno poi
portato in un'altra stanza, il cemento a terra era freddissimo. Mi hanno
cominciato a gettare addosso acqua fredda con la pompa, deridendomi.
Sentivo così freddo che pensavo di star diventando un pezzo di ghiaccio.
Non riuscivo a respirare e volevo fare solo quello. In quel momento le mie
idee, la mia fede politica, la guerra, la libertà, il fascismo non avevano
più nessuna importanza per me: volevo solo respirare, "essere quel respiro"
!

Più tardi mi hanno condotto in un'altra stanza con il pavimento di
plastica; c'era una panca su cui mi hanno costretto a distendermi. Non so
quante persone c'erano ma ero completamente immobilizzato; poi uno di loro
ha cominciato a torturarmi ma non vi dirò come. Quello che vi posso dire è
che quando hanno iniziato, ho urlato con una voce che non avevo mai
sentito. L'altra voce che non dimenticherò mai è quella del mio
torturatore, la riconoscerei tra mille anche oggi. Ho passato così cinque
giorni senza poter mai né mangiare né riposare.

Voglio soltanto che nessuna persona provi più quello che ho provato io.