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Ultimo discorso da Fort Quiet (Stefano Benni)
- Subject: Ultimo discorso da Fort Quiet (Stefano Benni)
- From: laura <l.boursierniutta@romace.it>
- Date: Thu, 3 Apr 2003 18:00:10 +0200
Ultimo discorso da Fort Quiet di STEFANO BENNI
AMERICANI. L'ora delle decisioni irrevocabili E' giunta.
Qualcuno, ultimamente, ha messo in dubbio la mia salute mentale. Lo
smentirò oggi con questo discorso lucido, scritto di mia mano. Dio mi ha
ispirato e Rumsfeld mi ha spiegato da che parte tenere la biro.
Non possiamo più aspettare, mettendo a repentaglio la pace del mondo. Se i
nostri avi avessero aspettato, a quest'ora l'America sarebbe sotto il
dominio pellerossa e al mio posto ci sarebbe un sanguinario Apache di nome
"Piccolo Cespuglio" o "Bisonte W. Junior".
E' ora che il federalismo americano ritrovi la sua vera forza, e che lo
spirito guerriero texano spazzi via il centralismo di Manhattan ladrona e i
terroni californiani. Non possiamo accettare ulteriormente i veti d'una
diplomazia imbelle.
L'America deve caricarsi sulle spalle il mondo. Se il mondo cade per terra,
pazienza.
Vi comunico, con infinito e preventivo entusiasmo, che le truppe americane
hanno attaccato l'Iraq del dittatore Saddam.
I nostri militari sono i migliori del mondo e entro poche settimane
riporteremo la pace in quel tormentato paese. La moderna tecnologia bellica
Usa, unita al perfetto addestramento del mio pitbull Tony e alla geometrica
potenza della rete ferroviaria italiana, si è messa in moto e niente potrà
fermarla.
Non abbiamo aspettato l'Onu perché proprio lì si annidano i complici del
raìs e di Osama, in particolare i francesi. Abbiamo le prove che esiste una
base islamica popolatissima e agguerritissima, in riva al mare, pronta a
accogliere le navi che trasportano armi chimiche. Il nome della base
segreta è Marsiglia. I nostri bombardieri, che sono i migliori del mondo,
stanno radendo al suolo questo covo di serpi.
Anche i mollaccioni tedeschi hanno dimostrato la loro connivenza col
terrorismo. Abbiamo le prove che il mullah Omar scappò dall'assedio su una
moto Bmw. Esistono piani di guerra batteriologica per farcire di crauti i
nostri hamburger. I tedeschi hanno cercato di confonderci le idee fuggendo
in vari paesi, ma li abbiamo individuati e li colpiremo ovunque. Abbiamo
già attaccato Berlino, Vienna, Berna e Bolzano, lanciando i nostri
paracadutisti che sono i migliori del mondo. Il forte vento, probabilmente
alimentato dai pacifisti, ha fatto sì che metà dei nostri parà atterrasse
in Norvegia. Già che c'eravamo, abbiamo raso al suolo Oslo. Chi è neutrale
oggi può essere ostile domani.
Abbiamo anche attaccato il Venezuela la cui situazione politica e
petrolifera esigeva una pronta risposta. Per un errore di battitura nella
trasmissione degli ordini, oltre l'obiettivo "Venezuela" è stato bombardato
anche l'obiettivo "Venezia". Il premier Berlusconi, nostro fedele alleato,
ci ha però perdonato. La sua reazione è stata: "Tanto stava affondando,
così ha sofferto di meno".
Americani, anche l'Oriente sta per conoscere la pace globale! Un aereo con
una delle nostre testate nucleari, le migliori del mondo, ha sorvolato il
cielo coreano a scopo lievemente deterrente. Ma non abbiamo usato
l'atomica, non siamo dei pazzi irresponsabili. Purtroppo mentre l'aereo
faceva inversione di rotta, per la rottura di un elastico, la bomba è
caduta su Pechino. Pagheremo i danni, non rompeteci i coglioni.
Ma chi abbiamo colpito con ferma e preventiva decisione, è stato il Raìs
Bianco, colui che più di tutti ci ostacola: un dittatore eletto coi voti di
un'esigua élite che pretende di rappresentare milioni di persone, che
straparla di pace aizzando le masse dal balcone o dalla sua mostruosa auto
blindata. Un uomo che pretende di rappresentare il Bene (che come è noto, è
copyright americano) senza neanche pagarci il diritto d'autore. Costui
porta il nome vampiresco di Wojtyla. Stamattina truppe scelte di marines
travestiti da vescovi, coi bazooka eroicamente dissimulati nella propria
anatomia, hanno attaccato il Vaticano. Sapevamo che l'esercito mercenario
papale disponeva d'un arma segreta detta Alabarda, ma noi abbiamo i
migliori spadaccini del mondo e dopo uno spettacolare duello siamo entrati
nel covo cattoterrorista. Il Raìs Bianco era a colloquio con un uomo
barbuto travestito da francescano, subito identificato in Osama Bin Laden.
Benché la Cia mi abbia assicurato che Osama è morto 14 volte di cui almeno
7 gravemente, il bastardo ha dato prova d'inattesa vitalità ribellandosi,
urlando di chiamarsi frate Giuseppe e bestemmiando in modo indecoroso. Sono
in corso accertamenti.
Americani, non temete: l'operazione Global peace non si ferma qui. Truppe
di leoni marini e calamari addestrati, i migliori del mondo, hanno
attaccato con bombe subacquee la città di San Francisco, notoriamente covo
del pacifismo hippy e disfattista. Abbiamo anche chirurgicamente distrutto
5mila ristoranti orientali. Come dice l'amico Borghezio, non un granello di
cuscous impesterà più il nostro sacro suolo.
L'operazione Global peace ha comportato, naturalmente, anche insidie e
pericoli, soprattutto per la mia persona. Un gruppo di terroristi
travestiti da infermieri, ha circondato il mio appartamento della Casa
Bianca. Io e Condoleezza li abbiamo respinti a revolverate. Dopo questo
incidente, sono state prese immediate contromisure. Dieci marines, a loro
volta travestiti da infermieri e guidati da un colonnello travestito da
psichiatra, mi hanno portato in salvo in una località segreta dal nome di
Fort Quiet, anche se, per ingannare i terroristi, fuori c'è scritto "Casa
di cura Villa Serena".
Vi parlo appunto dalla Sala tv e svaghi di Fort Quiet, e quelli che vedete
giocare a tombola in pigiama sono in realtà guardie del corpo, le migliori
del mondo. Certo è un sacrificio stare chiuso qui, ma come presidente degli
Stati Uniti sono troppo prezioso per espormi in un momento così difficile,
e poi ho i miei soldatini di piombo e il letto ad acqua. Sono assistito da
psicomarines gentili che mi danno le medicine migliori del mondo. Ho
conosciuto un simpatico signore che si chiama Napoleone Bonaparte, un
ex-militare. C'è anche uno che si crede Berlusconi, ma è fondamentalmente
onesto e questo gli ha causato un conflitto interiore d'interessi con esito
schizofrenico.
Americani, abbiate fiducia! So che fuori di qui le operazioni procedono e
il nostro esercito passa di conquista in conquista, il mappamondo si
riempie di bandierine a stelle e strisce come un gioioso porcospino. Tutte
le notti faccio il punto con Colin Powell (anche lui è nascosto a Fort
Quiet). Camminiamo nei corridoi col pigiama e le pantofole mimetiche e
prepariamo l'operazione finale. Lanceremo in orbita Final Fantasy, un
satellite con un raggio laser precisissimo in grado di distruggere tutte le
terre emerse a eccezione dell'America. Solo così potremo garantire una vera
sicurezza al mondo. Ma quel rompiballe di Powell insiste a dire: e poi
contro chi facciamo la guerra? Abbiamo litigato, lui mi ha forato la
padella e io gli ho riempito la flebo di maionese. Che risate!
I marines medici hanno detto che per il momento non posso uscire, la
situazione è troppo pericolosa. So che vorreste il vostro presidente nella
zona delle operazioni col giubbotto da aviatore e la Colt in pugno. Ma
credetemi: come dicono i miei collaboratori, l'unica vera speranza per la
pace mondiale è che io stia chiuso per un po' qui dentro. Quando uscirò,
saremo padroni della terra e poi via, all'attacco del sistema solare!
Cittadini americani, il vostro presidente George W. Bush vi saluta da Fort
Quiet alias Villa Serena. Dio benedica l'America, e incenerisca i suoi
nemici, e un accidente a Colin Powell se mi frega ancora la mela cotta.
(27 febbraio 2003)