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L'ultima ipocrisia



"Dobbiamo liberare il popolo iracheno".
Lasciamo perdere gl enormi problemi di diritto internazionale che
questo solleva, il latente e irrisolto contrasto tra la Dichiarazione
dei diritti dell'uomo e la Carta dell'ONU, che pone a proprio
principio costitutivo l'inviolabilità della sovranità nazionale quale
unico presupposto atto a contenere l'aggressività degli stati.
Lasciamo anche perdere i regimi pseudo-democratici ma sicuramente
ossequienti ai "liberatori" che normalmente vengono instaurati dopo
questi generosi interventi.  Lasciamo perdere, soprattutto, l'assoluta
impossibilità di riconoscere -da parte di chi poi, visto che l'ONU ne
sarebbe impossibilitata dal suo atto istitutivo?-  a uno stato o
coalizione la facoltà di decidere quali popoli sono oppressi e di
intervenire per liberarli, il che si ridurrebe a proclamare la liceità
della guerra. Lasciamo perdere tutto questo e veniamo ai fatti.
L'aggressione contro la Serbia mostra chiaramente che  la guerra
moderna si combatte contro i popoli: 121 fabbriche, le più importanti
centrali elettriche, 61 ponti,  29 scuole, 33 ospedali colpiti (elenco
approssimato per difetto) testimoniano che è stata eletta a bersaglio
privilegiato l'infrastruttura civile e produttiva. Non solo Gino
Strada, ma anche il "Rapporto 1994 sullo sviluppo umano" dell'UNDEP ci
fa sapere che il 90% delle vittime delle guerre è costituito da
civili, senza contare la disastrosa moltiplicazione dei profughi delle
cui inumane sofferenze l'Afghanistan resta uno dei  modelli esemplari.
Profughi? L'Italia che ha una nota vocazione umanitaria, organizzerà
una nuova Missione Arcobaleno, "fiore all'occhiello" di Massimo
D'Alema, in maniera che i traffici illeciti non languiscano. "Vi
riporteremo all'età della pietra" osò dire un generale per convincere
la Serbia alla resa. Chi doveva essere riportato all'età della pietra?
Soltanto i militari, mentre i civili continuavano a vivere felicemente
in pieno secolo XX? Morti a parte, s'intende
HRW: Civilian Deaths in the NATO Air Campaign
(http://www.hrw.org/hrw/reports/2000/nato/)
"Kosovo War Memorial" - NATO's War
(http://www.truthinmedia.org/Kosovo/tim-war.html)
Il grande affare della ricostruzione richiederà tempo e probabilmente
non li farà risuscitare, come non riparerà alcunodei traumi fisici e
psicologici di cui la guerra è causa né porrà sempre rimedio alla
contaminazione ambientale che permarrà per tempi diversi e in alcuni
casi per secoli se non millenni. Resta da sapere chi la pagherà. Nel
caso dell'Iraq il problema è stato brillantemente risolt:o, gli
iracheni stessi, col loro petrolio.
Quanto ai Kurdi, be' lì c'è il problema dei nostri alleati turchi che
non intendono smettere di opprimere i "loro" kurdi e forse sognano...
Meglio lasciar perdere.
.
Letture consigliate: Z. Brzezinski, La grande scacchiera, Milano,
Longanesi, 1998.

Giorgio Cadoni