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I: [paxchristi] da "Liberazione"



Ma quanto lavoro ci tocca! Dovremo difendere anche Bush dalla guerra che
dovrà fare a se stesso!
Enrico Peyretti
"Disperati, noi speriamo"
"Aspettare la guerra è come assistere a un delitto"
"Ci sono sempre alternative, perché la guerra è una rinuncia"
"Ci sono due sole grandi potenze al mondo: gli Usa e l'opinione pubblica"
http://www.arpnet.it/regis; www.ilfoglio.org

----- Original Message -----
From: Pax Christi - Segreteria Nazionale <info@paxchristi.it>
To: PAX CHRISTI, Gruppo di discussione <paxchristi@yahoogroups.com>
Sent: Tuesday, February 25, 2003 6:19 PM
Subject: [paxchristi] da "Liberazione"


      Respinta la delegazione che chiedeva di visitare il centro di
ricerca di armi chimiche e biologiche
      Usa, porte in faccia agli ispettori internazionali
      Graziella Mascia

      Edgewood (Maryland) - nostro servizio
      Presidente Bush, perché non vuole mostrare il centro di armi
chimiche e biologiche ai nostri ispettori?
      Siamo arrivati in 14, con I cappellini delle Nazioni Unite e I
cartellini di riconoscimento: scienziati canadesi e statunitensi,
esponenti delle associazioni, parlamentari italiani, inglesi, danesi,
canadesi.

      Abbiamo superato due ore di controlli all'aeroporto, da Toronto
a Washington, scortati da una squadra speciale armata fino ai denti.

      Polizia e militari ci hanno atteso presso il centro di ricerca
di armi chimiche e biologiche di Edgewood, nel Maryland, e ci hanno
fermato.

      Ma il governo degli Stati Uniti ha dovuto difendersi, Rooting
Out Evil ha cambiato il terreno di gioco. Giornalisti delle più
importanti testate televisive e della carta stampata sono accorsi
numerosi: è stato impedito agli ispettori internazionali di visitare
il più grande sito di armi chimiche e biologiche del Middle West,
quindi Bush ha qualcosa da nascondere.

      Non è servita la lettera al ministro della difesa Donald
Rumsfeld, non c'é stato modo di convincere il responsabile del centro,
che ha mandato il suo esperto di pubbliche relazioni per dire che non
c'era modo, gli ispettori non erano graditi.

      Ci ha pensato la polizia a precisare che se avessimo insistito
troppo qualcuno si sarebbe fatto male.

      A farsi male è stato invece il governo americano, perché la
delegazione di R. O. E. ha desistito, non è arrivata allo scontro, ma
mediaticamente ha vinto una battaglia.

      Non a caso I nostri ospiti canadesi e statunitensi erano al
settimo cielo, dopo settimane di studio e di preparazione l'iniziativa
è riuscita.


      Non solo per la guerra
      R. O. E., organizzazione che tiene insieme diverse ONG, insieme
alla rivista Answer, ha lanciato l'iniziativa 8 settimane fa e da
allora 24 mila persone, tra cui Susan Saradon, hanno aderito con un
sostegno economico, dichiarandosi ispettori virtuali.

      Dopo la tentata ispezione a Edgewood, Alan Simpson, parlamentare
del Labour Party inglese, nonché ispettore di R. O. E., è stato
invitato a misurarsi in diretta televisiva sulla Cnn con un advisor
della Casa bianca e ne è uscito vincitore.

      Ora milioni di cittadini americani sanno che colui che vuole
guidare il mondo in una guerra per "estirpare il male" ha qualcosa da
nascondere, qualcosa di molto pericoloso per l'umanità.

      Gli scienziati di R. O. E. denunciano infatti che nel
laboratorio di Edgewood si sperimentano su animali armi chimiche e
biologiche a base di tossine, compreso il botulino, agenti biologici
con antrace, così come gas "non letali" come quello usato nel teatro
di Mosca.

      Sarebbero in corso inoltre studi per sviluppare gas maleodoranti
e armi biologiche genetiche pensate per colpire secondo una selezione
etnica, tenendo conto cioé delle diverse sensibilità delle diverse
popolazioni. Una vera e propria ricerca razzista, che sarebbe in fase
di sperimentazione in laboratori degli Stati Uniti e di Israele. La
possibile applicazione di tali armi potrebbe naturalmente sbizzarrirsi
tra interventi militari e di ordine pubblico.

      Gli esperti di R. O. E. ci raccontano che un anno e mezzo fa,
l'allora segretario brasiliano della convenzione internazionale per le
armi chimiche chiese di far entrare l'Iraq nei trattati, ma gli Usa si
opposero: il famigerato Saddam Hussein sarebbe stato più
controllabile, ma ciò avrebbe comportato ispezioni multinazionali con
doveri di reciprocità. Gli Stati Uniti preferiscono la situazione
attuale, con la possibilità di giocare un ruolo determinante nelle
decisioni del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, senza doveri
particolari.

      I loro siti di armi chimiche e biologiche vengono resi
formalmente disponibili una volta l'anno, senza che si svolgano vere
ispezioni.

      D'altra parte, si sa, è lo stesso governo statunitense a
decidere di volta in volta chi è il paese che costituisce la minaccia
per il mondo, atteggiandosi a giudice e mai a paese da giudicare.

      Perciò, il gigante statunitense non ha gradito che una piccola
organizzazione come R. O. E. abbia puntato il dito sui loro centri di
ricerca, accusandolo di violare le convenzioni internazionali.


      Successo mediatico
      Per questo, in ognuna delle iniziative svolte dal team degli
ispettori di R. O. E., dalla affollata assemblea svolta a Washington
in una chiesa presbiteriana, alle conferenze stampa, all'ispezione a
Edgewood, ci siamo trovati alcuni assatanati (certamente pagati
appositamente, si dice) con bandiere americane in pugno e cartelli del
tipo: "Noi confidiamo nell'America, voi in Saddam", oppure "Abu Jamal
fray" (fritto - e non free, libero).

      Ma l'accusa degli ispettori di R. O. E. ha bucato il video, la
notizia è circolata. E dunque siamo stati accolti con curiosità ed
entusiasmo, facendo anche una comparsa davanti alla casa bianca dove
ogni giorno si alternano esponenti di Pax Christi con il loro
striscione "la violenza finisce dove comincia l'amore", nonché le
Donne per la pace, rigorosamente vestite in rosa. Non si sa quante
donne aderiscano alla loro rete, ma ricevono ogni giorno attestati di
solidarietà da decine di giovani che forniscono loro - davanti alla
Casa Bianca - provviste di cibo e caffé per resistere al freddo.

      Si sono chiamate "Code pink", codice rosa, in contrapposizione
al codice arancio dell'Fbi, che indica l'allarme terrorismo.

      Un allarme che in America non si è mai interrotto dall'11
settembre, ma che non ha impedito a centinaia di migliaia di persone
di scendere in piazza contro la guerra. A New York come a San
Francisco non sono mancati nell'occasione cariche della polizia e
arresti, ma I media non ne hanno parlato. Come hanno evitato di dire
che nel vicino Canada si è manifestato in ogni città, tra cui Montreal
dove hanno sfilato in 150.000 a 20 gradi sotto zero, e gli esquimesi a
meno 60 gradi.

      Intanto, mentre sembra avvicinarsi il conto alla rovescia della
guerra di Bush contro l'Iraq, negli Stati Uniti crescono
l'insofferenza per il presidente e la contrarietà per al conflitto: se
lo dicono anche I taxisti di Washington, deve essere vero!


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