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Re: Da Indymedia - la guerra Euro/dollaro e' la vera motivazione di Bush?
La "lotta fra monete" è un'ipotesi suggestiva, ma è una semplificazione.
Forse sarebbe meglio dire fra capitali, nel momento in cui diventano
"fratelli nemici" secondo l'incisiva espressione marxiana. L'egemonia del
dollaro (ora in crisi) è l'egemonia del capitale statunitense, ma va
considerato come un insieme: controllo della moneta-sistema
finanziario-sistema economico-stato (forza militare).
Sull'argomento ho raccolto un po' di materiale. Rimando in particolare
all'articolo du Duràn, Euro versus dollaro
http://digilander.libero.it/economiadiguerra/index1.htm
ciao
G.
----- Original Message -----
From: "Paola Lucchesi" <paola.lucchesi@mail.inet.it>
To: <pace@peacelink.it>
Sent: Friday, February 21, 2003 12:25 PM
Subject: Da Indymedia - la guerra Euro/dollaro e' la vera motivazione di
Bush?
> Anche questo da un'altra lista, quanto di noi sapevano che
>
> SADDAM HA CONVERTITO LE SUE RISERVE DI DOLLARI IN EURO GIA' DA TEMPO?
>
> Leggete quanto segue.....
>
> paola
>
>
>
> L'imperialismo del dollaro
> Indymedia - Wednesday February 19, 2003 at 12:20 AM
> tratto da: THE REAL REASONS FOR THE UPCOMING WAR IN IRAQ A Macroeconomic
and
> Geostrategic Analysis of the Unspoken Truth di W. Clark in inglese - sez.
> Files
>
> Cosa accadrebbe se l'OPEC facesse un improvviso passaggio all'euro invece
> che una transizione graduale?
> "L'effetto di un passaggio dell'OPEC all'euro sarebbe che le nazioni
> consumatrici di petrolio dovrebbero far defluire i dollari dai fondi di
> riserva delle loro Banche centrali e rimpiazzarli con euro. Il dollaro
> crollerebbe di valore ovunque dal 20% al 40% e le conseguenze sarebbero
> quelle che ci si potrebbe aspettare dal crollo di qualsiasi valuta e da
una
> massiccia inflazione (pensate per es. alla crisi valutaria
dell'Argentina).
> I capitali esteri scorrerebbero fuori dal mercato borsistico USA e dai
beni
> denominati in dollari, vi sarebbe sicuramente una fuga dalle banche molto
> simile a quella degli anni '30, non si pagherebbero gli interessi sul
> deficit delle partite correnti, il deficit di bilancio non verrebbe
coperto
> e così via. Il classico scenario da crisi economica del terzo mondo.
> L'economia degli Stati Uniti è intimamente legata al ruolo del dollaro
come
> valuta di riserva. Ciò non significa che gli USA non potrebbero funzionare
> altrimenti, ma che la transizione dovrebbe essere graduale per evitare
tali
> dislocazioni (e come risultato ultimo di questo probabilmente vi sarebbe
lo
> scambio dei ruoli nell'economia globale tra USA e UE)".
> ........
> .....
> Sebbene completamente soppressa dai media USA, la risposta all'enigma Iraq
è
> semplice ma sconvolgente. La prossima guerra in Iraq è soprattutto su come
> la classe dirigente a Langley e l'oligarchia Bush vedono gli idrocarburi a
> livello geostrategico e le minacce macroeconomiche centrali al dollaro USA
> da parte dell'euro. La vera ragione per questa guerra è l'obiettivo dell'
> amministrazione Bush di prevenire un'ulteriore spinta dell'OPEC verso
l'euro
> come valuta standard per le transazioni petrolifere. Comunque, per
prevenire
> questa mossa dell' l'OPEC, hanno bisogno di guadagnare il controllo
> geostrategico dell'Iraq con le sue provate riserve di petrolio, le seconde
> maggiori al mondo.
> In questo lungo saggio si parla della macroeconomia del "petrodollaro" e
> della non pubblicizzata ma reale minaccia all'egemonia dell'economia USA
da
> parte dell'euro come valuta alternativa per le transazioni petrolifere.
> Ecco come un astuto ed anonimo amico alludeva alla taciuta verità sulla
> prossima guerra con l'Iraq.
> "Il maggior incubo della Federal Reserve è che l'OPEC per le sue
> transanzioni internazionali passi da un dollar standard ad un euro
standard.
> Effettivamente l'Iraq ha compiuto questo passaggio nel novembre del 2000
> (quando l'euro valeva circa 80 centesimi), ed ha realmente guadagnato
> considerando il costante deprezzamento del dollaro nei confronti
dell'euro".
> (Nota: il dollaro nel 2002 ha perso il 15% contro l'euro).
> "La vera ragione per la quale l'amministrazione Bush vuole un governo
> fantoccio in Iraq, o, più propriamente, la ragione per la quale il
complesso
> militare industriale vuole un governo fantoccio in Iraq, è per farlo
> ritornare al dollar standard e farcelo rimanere". (Sperando anche di
> impedire una più ampia spinta dei paesi OPEC verso l'euro, specialmente
> dell'Iran, il secondo maggior produttore OPEC che sta attivamente
discutendo
> il passaggio all'euro per le sue esportazioni di petrolio).
> Inoltre, nonostante l'Arabia Saudita sia un nostro 'stato cliente', il
> regime saudita appare sempre più debole, minacciato da massicci disordini
> civili. Alcuni analisti credono che una "Rivoluzione saudita" possa
> ritenersi plausibile in seguito ad una impopolare invasione USA dell'Iraq
> (come nel 1979 in Iran). Indubbiamente l'amministrazione Bush è
> profondamente conscia di tali rischi. Dunque, il disegno neoconservatore
(il
> piano USA) implica una grande e permanente presenza militare nella regione
> del Golfo Persico nell'era post Saddam, se vi fosse la necessità di
> circondare e prendere i giacimenti di petrolio sauditi nel caso di un
colpo
> di stato da parte di un gruppo antioccidentale. Ma prima torniamo
all'Iraq.
> "Saddam ha segnato il proprio destino quando alla fine del 2000 ha deciso
di
> passare all'euro (e più tardi ha convertito la propria riserva di 10
> miliardi di dollari all'ONU in euro): a quel punto un'altra guerra del
Golfo
> fabbricata con Bush II è divenuta inevitabile. Solamente le più estreme
> circostanze forse possono ora fermarla e dubito fermamente che qualcosa
> possa farlo, a meno che Saddam non venga rimpiazzato da un regime
> compiacente".
> "Prospettiva complessiva: qualsiasi cosa esclusa dai temi della valuta di
> riserva e del petrolio saudita/iraniano (cioè i temi politici interni e le
> critiche internazionali) per questa amministrazione sono periferiche e
dalle
> conseguenze marginali. Inoltre, la minaccia dollaro-euro è così potente
che
> essi piuttosto rischieranno molte delle ripercussioni negative a breve
> termine per evitare un crollo del dollaro dovuto al cambio dal dollaro
> all'euro come standard delle transazioni dell'OPEC nel lungo termine.
Tutto
> ciò rientra nel più vasto Grande Gioco che include la Russia, l'India e la
> Cina"
> .
> L'informazione sulla valuta petrolifera dell'Iraq viene censurata dai
media
> USA ed anche dall'amministrazione Bush & Federal Reserve poiché la verità
> potrebbe potenzialmente piegare la fiducia degli investitori e dei
> consumatori, ridurre la richiesta di presiti e la spesa dei
> consumatori,creare la pressione politica per formulare una nuova politica
> dell'energia che lentamente distragga dal petrolio mediorientale e
> naturalmente fermi la nostra marcia verso la guerra all'Iraq. Questo quasi
> "segreto di stato" si può trovare nell'articolo di Radio Free Europe del 6
> novembre 2000 che
> discute del passaggio di Saddam dal dollaro all'euro per le sue vendite di
> petrolio.
> "Il cambio di Baghdad dal dollaro all'euro negli scambi è diretto a
> rimproverare la linea dura di Washington sulle sanzioni ed a incoraggiare
> gli europei a sfidarla. Ma il messaggio politico costerà all'Iraq milioni
in
> rendite perdute. Il corrispondente di RFE/RL, Charles Recknagel, osserva
ciò
> che Baghdad guadagnerà e perderà, e l'impatto della decisione di andare
> verso la valuta europea".
> .......
> freebooter.da.ru
>
>
> Crisi di sovraproduzione
> da Indymedia Wednesday February 19, 2003 at 12:24 AM
>
> L'Afghanistan è stato occupato e probabilmente fra poco sarà la volta
> dell'Iraq. La nuova dottrina militare americana parla chiaro, la guerra è
> destinata a continuare. Come un iceberg, la "guerra infinita" rivela solo
la
> sua parte emersa, ma nella parte invisibile, assai più complessa,
incomincia
> a delinearsi un nemico diverso da quello designato dalla propaganda.
> Si va dicendo che questa è una "guerra per il petrolio", ma gli Stati
Uniti
> sono i maggiori acquirenti di greggio e posseggono le maggiori aziende che
> lo commerciano e lavorano; com'era già successo negli anni '70, sono in
> grado di volgere a loro favore il flusso della materia prima. Più del
> petrolio li assilla il timore di veder intaccare il cardine della loro
> egemonia imperialistica, cioè il controllo sul flusso di capitali, non
solo
> petroliferi.
> Una enorme massa di capitali, in continuo aumento per via del flusso
> incessante di valuta petrolifera, si sta fissando in un sistema chiamato
> Islamic Banking. Questi capitali, un tempo indirizzati in special modo
verso
> Stati Uniti e Inghilterra e là depositati, investiti in Buoni del Tesoro o
> utilizzati per investimenti diretti, adesso rimangono nei paesi
petroliferi
> o agiscono all'estero (i Sauditi per esempio hanno attività per 1.200
> miliardi di dollari negli USA e vi controllano Citigroup, la maggiore
banca
> americana), così la "finanza islamica" minaccia di diventare un potente
> attrattore finanziario in grado di accumulare non solo petroldollari ma
> anche euro e yen.
> Per gli Stati Uniti, la saldatura fra i capitali "islamici" e quelli
> dell'Europa e del Giappone, cioè dei paesi concorrenti sul piano
industriale
> e finanziario, sarebbe una catastrofe. Oggi questi paesi pagano un pesante
> tributo alla rendita petrolifera, ma non beneficiano di capitali di
ritorno
> come è successo finora a USA e Inghilterra. Il controllo dei flussi
> petroliferi è perciò un'arma potentissima contro i concorrenti. Gli Stati
> Uniti hanno dominato il mondo rendendoselo nemico e, se dovessero mostrare
> debolezze, sarebbero spazzati via. Non da una guerra diretta, che per ora
> nessuno può loro muovere, ma dalla semplice situazione politico-economica
> che sta maturando.
> Gli Stati Uniti sono dunque costretti ad attaccare per ragioni vitali.
> "Terrorismo" e "paesi canaglia" sono solo propaganda crociatista. Ecco
> perché scaturiscono teorie di guerra preventiva globale. I preparativi per
> la vasta campagna politico-militare, non solo contro l'Iraq, mirano a
> conservare l'odierno sistema di equilibri, a garantire alla borghesia
> americana il controllo del processo sempre più spinto di globalizzazione,
e
> a subordinare all'interno di questo quadro, volenti o nolenti, gli altri
> paesi industriali .........
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> www.ica-net.it/quinterna/2000_todayrivista/06/guerra_planetariausa.htm
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