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"Sudan: dalla pace alla cancellazione del debito"



  Carissimi,

inoltriamo a tutti voi un primo resoconto della visita in Sudan, ricca di 
incontri e di esperienze, che ha visto protagonista una delegazione della 
Campagna italiana per la pace e i diritti umani in Sudan.

Della delegazione, composta da 6 persone, faceva parte Tonio Dell'Olio 
coordinatore nazionale di Pax Christi.

Shalom

Barbara ( per la Segreteria Nazionale)


  "Sudan: dalla pace alla cancellazione del debito"


“Una delle conseguenze di un eventuale accordo di pace in Sudan - paese 
vittima di una ventennale guerra civile che ha causato due milioni di morti 
e quattro milioni di profughi interni - sarebbe un rinnovato e consistente 
impegno finanziario che coinvolgerà gli Usa e l’Europa nella direzione 
dell’aiuto umanitario, della ricostruzione e della cooperazione allo 
sviluppo, e un immediato inserimento del Sudan  paese fortemente indebitato 
e in ritardo di sviluppo a causa proprio della guerra  nel programma 
italiano di cancellazione del debito previsto dalla legge 209/2000”. Così 
si è espresso l’ambasciatore italiano a Khartoum Gianluigi Costa 
Sanseverino da Bisignano durante l’incontro con la delegazione della 
Campagna italiana per la pace e i diritti umani in Sudan  un cartello di 
associazioni e ong (Acli, Amani, Arci, Caritas, Cuore amico, Missionari 
comboniani, Nigrizia, Mani Tese, Pax Christi, Raggio…) che dal 1995 è 
attivo per sensibilizzare l’opinione pubblica, il mondo dell’informazione e 
quello politico-istituzionale in Italia sul problema delle violazioni dei 
diritti umani e della guerra che affliggono il paese dei due Nili dal 1983.
E l’accordo di pace in Sudan si farà quest’anno - perché conviene e tutti e 
tutti sono stanchi - e, dopo vent’anni di guerra finalmente le armi 
taceranno. È l’opinione più diffusa, a tutti i livelli, in Sudan, ma ne 
sono sicuri soprattutto i circoli della diplomazia internazionale. Dopo ci 
vorrà l’impegno di tutti, perché ci sono almeno quattro milioni di sfollati 
al Nord entusiasti di tornare al Sud. Andranno aiutati per almeno sei mesi, 
finché non potranno essere autosufficienti; e compensati con i profitti di 
quel petrolio, una delle cause primarie della guerra, che li ha costretti 
ad abbandonare le proprie terre. E bisognerà avviare un processo di 
riconciliazione che permetta di ricreare la fiducia per vivere insieme.
La Campagna, che aveva già più volte visitato le aree del Sud Sudan in mano 
all’Spla (Esercito di liberazione popolare sudanese in guerra col governo 
di Khartoum), ha potuto compiere per la prima volta una visita ufficiale in 
Nord Sudan dal 29 gennaio al 7 febbraio: dieci giorni intensi di viaggi e 
visite (ai campi di sfollati e fino all’ovest del paese), contatti con 
varie realtà della società civile  dalle chiese all’università, 
associazioni e singoli, dai giornalisti agli insegnanti e alle donne, dai 
sindacalisti ai militanti per i diritti umani, alle persone comuni… -, 
incontri con politici e uomini di governo sudanesi, diplomatici e 
organizzazioni internazionali (i risultati della visita saranno pubblicati 
in uno specifico rapporto).

  Gino Barsella, da Khartoum

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