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Fw: Fisk su guerra




----- Original Message -----
From: "Gennaro di Latidoamericano" <gennaro@latidoamericano.org>
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Sent: Sunday, February 02, 2003 12:02 PM
Subject: Fisk su guerra


Leggete per favore questo articolo e fatelo circolare e sbattetelo in
faccia a tutti gli Andrea Nativi, Martino, Berlusconi che conoscete.
GC

Blair ha idea dell'aspetto delle mosche che si alimentano dei cadaveri?
Robert Fisk
The Independent  26-1-2003

Tradotto in italiano da GC

Sulla strada di Bassora la catena ITV filmava i cani selvatici che facevano
a pezzi i cadaveri dei morti iracheni. Ogni pochi secondi una bestia
affamata strappava un braccio in decomposizione e si allontanava nel
deserto davanti a noi, trascinando nella sabbia le dita inerti di una
manica di militare carbonizzata.
"E' per l'archivio" mi disse il cameramen. Ovviamente. La ITV non ha mai
mostrato quelle riprese. Le cose che vediamo  la sporcizia e l'oscenità dei
cadaveri  non può essere mostrata. In primo luogo perché non è
"conveniente" mostrare la realtà nei programmi di televisione all'ora di
pranzo. In secondo luogo, se quello che noi abbiamo visto fosse stato
mostrato in televisione, nessuno avrebbe mai più appoggiato una guerra.

Naturalmente, questo è successo nel 1991. La chiamavano "l'autostrada della
morte. In realtà ce n'era un'altra, molto peggiore, 10 miglia verso est,
cortesia dell'aviazione statunitense e della RAF, che non fu filmata da
nessuno. L'unica foto reale degli orrori che presenziammo fu la fotografia
incartapecorita di un soldato iraqueno che giaceva carbonizzato nel suo
camion. Era una specie di illustrazione iconica che rifletteva
efficacemente quello che vedemmo.

Perché i caduti iraqueni apparissero in televisione durante quella guerra
era necessario che fossero morti con attenzione, che fossero caduti
romanticamente su di una spalla, con una mano che si coprisse il volto
fatto a pezzi. Come nei quadri della prima guerra mondiale che
rappresentano i caduti britannici sulle Somme, gli iraqueni dovevano morire
di forma benigna e senza ferite evidenti, senza nessun segno di sporcizia,
senza nessuna traccia di merda, di muco, di sangue, se volevano apparire
nei telegiornali.

Questo stratagemma mi fa impazzire. A Qana, nel 1996, quando gli israeliani
bombardarono per 17 minuti i rifugiati palestinesi dentro il recinto
dell'ONU e uccisero 106 civili  più della metà bambini  mi incrociai con
una ragazza che portava tra le braccia un uomo di mezza età. L'uomo era
morto. "Il mio papà, il mio papà", gridava senza smettere, carezzandogli il
viso. All'uomo mancavano un braccio ed una gamba  gli israeliani usavano
bombe specifiche per amputare gli arti. Ma quando questa scena arrivò alle
televisioni in Europa ed America la telecamera mostrò solo un primo piano
della ragazza e del volto dell'uomo. Le amputazioni non si videro da
nessuna parte. La causa della morte dell'uomo fu eliminata in nome del buon
gusto. Era come se l'uomo avesse semplicemente appoggiato la testa sulla
spalla della figlia per morire in pace.

Oggi, quando ascolto le minacce di George Bush contro l'Iraq e gli striduli
ammonimenti moraleggianti di Tony Blair, mi domando che cosa sappiano di
questa realtà. George  che evitò di servire il suo paese in Vietnam, ha
idea dell'odore che emanano questi cadaveri? E Tony, ha la più pallida idea
di come sono le mosche, gli enormi mosconi che si alimentano dei morti in
Medio Oriente e si posano poi sulle nostre facce? I soldati lo sanno.
Ricordo un ufficiale britannico che chiese alla BBC che gli lasciassero
usare il telefono satellitare dopo la liberazione del Kuwait nel 1991.
Stava parlando alla sua famiglia in Inghilterra e io lo osservavo. "Ho
visto cose terribili", disse. E immediatamente crollò, cadendo in
singhiozzi e tremando mentre il telefono pendeva dalla sua mano. La sua
famiglia ebbe la più pallida idea di cosa stesse parlando? Non lo avrebbe
compreso guardando la tv.

E' solo così che possiamo sopportare la prospettiva di una guerra. Le
nostre gloriose e patriottiche popolazioni  anche se solo il 20% appoggia
questa pazzia iraquena  è stata preservata dalla realtà delle morti
violente. Però mi colpiscono il numero di lettere che ricevo da veterani
della II Guerra Mondiale con il loro indimenticabile ricordo di membra
strappate e sofferenza, manifestandosi unanimemente contro questa nuova
guerra iraquena.

Ricordo di aver visto in Iran un uomo ferito con un pezzo di acciaio nel
braccio che gridava come un animale  che è quello che siamo tutti  prima di
cadere morto; e il bambino palestinese che semplicemente crollò davanti a
me quando un soldato israeliano lo uccise in forma completamente gratuita,
fredda e criminale per aver lanciato una pietra; e l'israeliano dallo
stomaco del quale usciva la gamba di una sedia, fuori da una pizzeria di
Gerusalemme, quando un uomo bomba palestinese decise di uccidere le
famiglie che vi si trovavano; e le pile di cadaveri iraqueni della
battaglia di Dezful durante la guarra Iran-Iraq, e il fetore dei corpi
galleggiando fino al nostro elicottero e provocò l'indisposizione dei
mullah a bordo; e il ragazzo che mi mostrò lo spesso e scuro rivo di sangue
della sua bambina nella periferia di Algeri, sgozzata dagli "islamisti".


Ma George Bush e Tony Blair e Dick Cheney e Jack Straw e tutti gli altri
piccoli guerrieri che ci stanno abbindolando a questa guerra non pensano a
queste vili immagini. Per loro si tratta di attacchi chirurgici, danni
collaterali e tutti gli altri mendaci eufemismi della guerra. Sarà una
guerra giusta, libereremo il popolo dell'Iraq  ammazzandone alcuni
ovviamente  daremo loro la democrazia, proteggeremo la loro ricchezza
petrolifera ed organizzeremo processi per i criminali di guerra. Saremo
perfettamente morali e vedremo in televisione i nostri "esperti" di difesa
in giacca e cravatta e senza sangue e la loro sorprendente erudizione su
armi che calcinano teste.

Adesso che ci penso, ricordo la testa di un rifugiato albanese tagliata
pulitamente quando gli statunitensi, sempre per sbaglio, bombardarono nel
1999 un convoglio di rifugiati in Kossovo pensando si trattasse di un'unità
serba. La testa dell'albanese giaceva nell'erba alta, con la sua barba, i
suoi occhi aperti, tagliata come da un boia del tempo dei Tudor. Mesi dopo
seppi il suo nome e parlai con la bambina che era stata colpita dalla testa
tagliata durante l'attacco aereo statunitense e che l'aveva depositatacon
reverenza sull'erba dove la incontrai. La NATO, ovviamente, non presentò le
sue scuse alla famiglia. E neanche si scusò con la bambina. Nessuno si
scusa dopo una guerra. Nessuno ammette l'autentica realtà della guerra.
Nessuno ti mostra quello che noi inviati vediamo. Così che i nostri lider e
dirigenti possono continuare a convincerci  per ora  dei buoni motivi per
cui andiamo in guerra.