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Md - Mozione sulla pace e la guerra



MAGISTRATURA DEMOCRATICA

XIV CONGRESSO NAZIONALE

Roma - 26 gennaio 2003

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Mozione sulla pace e la guerra


La pace costituisce un valore fondativo dell'ordinamento democratico
interno e internazionale.

La Costituzione della Repubblica italiana, la Carta delle Nazioni Unite
e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea sono fondate sul
ripudio della guerra e sull'impegno solenne di assicurare un futuro di
pace a tutti i popoli.


Gli incombenti pericoli di guerra e l'inconciliabilità dell'uso brutale
della forza con la legalità e la democrazia, nella sua dimensione
sostanziale di garanzia e promozione dei diritti fondamentali, a
cominciare dal diritto alla vita e alla pace, impongono ai giuristi e ai
giudici di ricordare che "l'Italia ripudia la guerra come strumento di
offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali".


Le limitazioni di sovranità, a condizioni di parità con gli altri stati,
necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le
Nazioni, e l'adesione alle organizzazioni internazionali rivolte a tale
scopo, non possono condizionare o attenuare tale ripudio.


Il diritto internazionale, fondato sull'ordinamento delle Nazioni Unite
- che bandisce la guerra e impone agli Stati di "astenersi nelle loro
relazioni internazionali dalla minaccia e dall'uso della forza" - limita
il diritto di difesa di uno Stato alla sola facoltà di reagire a "un
attacco armato" fino a che "il Consiglio di sicurezza non abbia preso le
misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale".


Ciò significa che la "guerra preventiva" è radicalmente contraria
all'ordinamento internazionale, come ha più volte affermato la Corte
internazionale di giustizia, né potrebbe essere legittimata dal
Consiglio di sicurezza senza tradire lo stesso ordinamento delle Nazioni
Unite.


La guerra, inoltre, lungi dal poter battere il terrorismo
internazionale, che attenta indiscriminatamente alla vita e alla
sicurezza di tanti innocenti, produce sofferenze e alimenta odio che
costituiscono il terreno più fertile per la violenza terroristica.


Il terrorismo, come proprio la storia italiana ha dimostrato, può essere
battuto soltanto dal diritto e dalla politica, cioè dalla scoperta e
dalla cattura dei responsabili, in un quadro di forte collaborazione
internazionale, e dalla capacità dei governi di farsi carico delle sue
cause politiche, economiche e culturali.


Sono temi centrali nella riflessione e nell'azione di tutti i
democratici e particolarmente di chi opera quotidianamente con il
diritto e per i diritti. E' questo il terreno proprio dei giuristi.
Contrapporre alla mera forza il diritto e i diritti dei popoli e delle
persone, su una base di pari dignità, è stata l'idea che ha fatto
progredire il mondo lungo il cammino della pace, con la creazione e lo
sviluppo delle Nazioni Unite e la nascita delle Corti internazionali di
giustizia. E' un processo che i giuristi debbono contribuire a rendere
irreversibile.