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[ANSWER] COSTRUIRE L'UNITA' CONTRO LA GUERRA PER IL 18 GENNAIO E OLTRE
COSTRUIRE L'UNITA' CONTRO LA GUERRA PER IL 18 GENNAIO E OLTRE
C'e' un crescente spinta verso la solidarieta' dei movimenti contro la
guerra negli Stati Uniti e nel mondo. Ci sono stati due importanti appelli
per iniziative coordinate a livello globale: una il 18 gennaio fissata dal
movimento contro la guerra statunitense e un'altra il 15 febbraio fissata
dal movimento europeo. Di seguito c'e' una dichiarazione di Elias Rashmawi,
figura di primo piano della conferenza contro la guerra tenutasi a Il Cairo
in Egitto e membro del Comitato Diretto della Coalizione A.N.S.W.E.R.
La Coalizione A.N.S.W.E.R. durante la conferenza stampa di mercoledi' 8
gennaio a Washington ha annunciato il programma per la Mobilitazione
Nazionale del 18 gennaio a Washington e San Francisco. L'opposizione si sta
costruendo negli Stati Unitie e si manifesta attraverso una combinazione di
azioni di base di vario tipo e mobilitazioni nazionali di massa.
A questo fine, la Coalizione A.N.S.W.E.R. fa appello ad una settimana di
Opposizione alla guerra tra il 13 e il 21 febbraio, promuovendo diverse
iniziative.
SETTIMANA DI OPPOSIZIONE ALLA GUERRA
13 -21 FEBBRAIO
13 FEBBRAIO: gruppi di discussione, forum e iniziative studentesche e
giovanili nel 12° anniversario della distruzione del rifugio antiaereo
Amariyah. In questo giorno, il 1991, gli USA. scatenarono un attacco senza
precedenti, un attacco chirurgico con due missili di precisione lanciati da
un bombardiere Stealth contro un rifugio antiaereo. Migliaia e migliaia di
giovani, principalmente bambini, e le loro madri, in questo calcolato
progetto di terrorizzare il popolo iracheno durante la Guerra del Golfo,
furono inceneriti.
14 FEBBRAIO: a New York gruppi di discussione dalle 9.00 alle 16.00 sulla
costruzione di un movimento contro la guerra che colleghi la lotta contro la
guerra alla lotta per la giustizia economica e sociale e per i diritti
civili sul piano nazionale, seguito da una manifestazione cittadina dalle 19
alle 22 per il Collegamento tra la lotta contro globalizzazione
capitalistica a guerra, militarismo e razzismo.
15 FEBBRAIO: il movimento europeo, che ha promosso l'appello per questo
giorno di mobilitazione, ha richiesto ai gruppi pacifisti statunitensi,
incluso A.N.S.W.E.R, di fare appello alla mobilitazione negli Stati Uniti.
United for Peace ha lanciato una mobilitazione di massa a New York, che noi
sosteniamo, inoltre incoraggiamo e appoggiamo iniziative regionali e locali
in sostegno con questo giorno di mobilitazione in Europa e nel mondo.
16-20 FEBBRAIO: presidi, manifestazioni, gruppi di discussione e raccolta di
firme per il Referendum Popolare Contro la Guerra
(http://www.VoteNoWar.org )
21 FEBBRAIO: scendiamo in piazza per combattere la guerra e il razzismo nel
giorno dell'anniversario dell'assassinio di Malcom X, incluso scioperi
studenteschi da parte di migliaia di scuole superiori e collages e altri
atti di disobbedienza. Durante gli ultimi trentacinque anni giovani e
studenti hanno segnato questo importante anniversario con iniziative di
protesta su di una serie di questioni. Malcom X incarna lo spirito della
lotta contro il militarismo e l'establishment razzista. Rendi onore alla sua
vita e alla sua memoria: Resist! I giovani e gli studenti di A.N.S.W.E.R.
distribuiranno volantini, posters, adesivi e altro materiale per le
iniziative del 21 febbraio.
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TUTTO PER QUANTO RIGUARDA IL 18 GENNAIO
Unisciti alla Campagna internazionale contro l'aggressione statunitense all'
Iraq
Elias A. Rashmawi
- The International Campaign Against US Aggression on Iraq, Vice
Presidente
- Membro del comitato direttivo della Coalizione A.N.S.W.E.R.
- Free Palestine Alliance - USA
Il mondo lo richiede. Il movimento negli USA e' TUTTO a favore. E migliaia e
migliaia sono per la strada . E' il momento di essere parte della storia . E
' il momento di prendere posizione!
Questo e' un appello urgente per richiedere il tuo ruolo attivo nella
mobilitazione nazionale/internazionale a Washington e San Francisco. In
questo giorno, gli occhi del mondo saranno puntati sugli Stati Uniti.
Alla vigilia dell'incombente annientamento dell'Iraq, questo e' il momento
di dimostrare la nostra determinazione collettiva, unita' d'azione e rifiuto
della guerra.
In questo giorno, persone da tutto il mondo invieranno un chiaro messaggio
per la pace e sperano che il popolo statunitense sia all'altezza del compito
di fermare la guerra. Questo e' una posizione che negli USA non possiamo
ignorare, un dovere morale di cui ci dobbiamo fare carico, e una
responsabilita' storica innanzitutto nostra.
A questo fine, e per allargare i necessari sforzi per la pace, si e' tenuta
a Il Cairo (Egitto), il 18-19 dicembre 2002, una conferenza internazionale
molto importante, con oltre 400 delegati da tutto il mondo, al fine di
lanciare un movimento internazionale per fermare la guerra e sostenere l'
autodeterminazione del popolo iracheno e palestinese. La conferenza ha
adottato l'appello della Coalizione ANSWER e ha fatto appello per il 18
gennaio 2003, quale prima giornata internazionale di iniziativa contro la
guerra fissata in questo giorno negli Stati Uniti. Essa ha anche adottato il
15 febbraio come giornata successiva di mobilitazione fissata in Europa.
E' stato stabilito un comitato direttivo per la campagna internazionale,
guidato dall'ex presidente dell'Algeria, il leggendario Ahmed Ben Bella e i
due vice presidenti Elias Rashmawi della Coalizione ANSWER e Free Palestine
Alliance degli Stati Uniti e John Rees della Coalizione Stop the War
Coalition in Gran Bretagna. I partecipanti alla conferenza includevano
delegati da almeno 20 nazioni, molti parlamentari egiziani e prominenti
leader politici, attivisti, scrittori e artisti di tutto il mondo. Il membro
del Parlamento britannico George Galloway insieme al dr. Hans von Sponeck e
Denis Halliday, i due ex funzionari di alto grado delle Nazioni Unite che si
sono dimessi per protesta contro le sanzioni all'Iraq, e l'ex Ministro della
Giustizia statunitense Ramsey Clark erano tra le centinaia di convenuti.
Con le parole del Presidente Ben Bella, "il popolo degli Stati Uniti ha la
responsabilita' primaria di fermare la rapida avanzata verso la guerra del
proprio governo e di assicurare la pace al posto della distruzione". L'
ottantacinquenne leader dell'indipendenza algerina dalla Francia e
personaggio leggendario dell'era della decolonizzazione ha sottolineato che
il mondo si aspetta che il popolo statunitense prenda ancora una volta una
coraggiosa posizione morale cosi' come fece contro la devastazione del
Vietnam.
Non ci sono dubbi che il 18 gennaio entera' di nuovo nella storia. In questo
giorno, cosi' come noi commemoriamo la memoria di Martin Luther King cosi'
gli egiziani ricorderanno nello stesso identico giorno quando nel 1977
scesero in piazza in tutto il paese richiedendo il riscatto della propria
nazione dalla devastazione imposta dalle misure di austerita' del FMI.
Questo e' anche il giorno in cui si scateno' dodici anni fa la prima
distruzione dell'Iraq, che ha ucciso finora sia attraverso i missili che
attraverso la fame e le malattie indotte almeno 1,5 milioni di iracheni.
Dall'Egitto e agli Stati Uniti, fino ad ogni nazione del mondo, siamo decisi
a rendere il prossimo 18 gennaio una storica giornata di solidarieta' e di
pace. Nel momento in cui migliaia e migliaia si preparano per la marcia di
Washington e San Francisco, echeggiamo l'appello dell'International Campaign
Against US Aggression on Iraq ed esortiamo tutti ad unire le mani in modo da
congiungerci a tutti coloro che nel mondo sono per la giustizia.
Il 18 gennaio sara' la nostra ultima manifestazione nazionale/internazionale
unitaria prima che si scateni la distruzione, dato che l'amministrazione
Bush ha indicato il 28 gennaio quale giorno della decisione.
Pace e giustizia sono tuttavia possibili, ma soltanto se prendiamo
posizione.
Questo e' un compito che poggia interamente sulle spalle del popolo
statunitense . e il mondo ricordera' sicuramente la sua posizione per le
generazioni a venire.
Anche negli stessi Stati Uniti, la guerra ha avuto una escalation
significativa contro la persone del Medio Oriente. Preannunciando i campi di
prigionia che evocano la memoria dell'internamento degli americani di
origine giapponese, e per creare un precedente a estesi arresti di massa,
gli USA hanno iniziato un'odiosa e razzista politica di "registrazione"
selettiva e di detenzione di massa di uomini basate soltanto sulla loro
origine etnica. Questa manifestazione della "guerra al terrore", utile solo
ai propri scopi, sta terrorizzando dappertutto intere comunita'. E' una
politica che sta strappando fratelli, figli, padri e mariti dalle loro
famiglie per nessun altra ragione che le loro origini nazionali. Il
considerare criminale un intero popolo ha fatto molti passi avanti negli
Stati Uniti. E sta per normalizzarsi e diventare legge.
Ma c'e' di piu'. La campagna di distruzione in Palestina si e' intensificata
con la partecipazione attiva e il sostegno diplomatico, politico,
finanziario e militare statunitense. Con l'attacco all'Iraq, Israele
eseguira' sicuramente la gia' pianificata espulsione di massa, l'intera
distruzione delle citta' e dei campi profughi; con un maggior numero di
assassini individuali e collettivi. A meno che non sia messo in discussione
globalmente, il trasferimento di massa dei palestinesi e' imminente. In
quanto principale ostacolo al dominio globale, la Palestina e' il centro dei
disegni imperiali.
E' sorto un Impero! Esso sta combattendo una guerra globale per ridefinire i
confini degli stati-nazione, per appropriarsi di ricchezze e risorse,
installare governi e rimodellare completamente la politica. E' stato il
momento dell'Afghanistan qualche mese fa. Ora e' il momento dell'Iraq. Le
prossime sono Corea, Colombia, Filippine e Palestina. Troppi sono gli
elementi. Chi sara' il prossimo e dove?
Attraverso ogni passo verso la distruzione, il nostro mondo e' spinto sempre
piu' vicino al disastro globale, mentre il popolo statunitense e' messo in
contrapposizione alla comunita' internazionale.
Una risposta collettiva ai tamburi di guerra e' un dovere. Non abbiamo piu'
scelta, ne' il lusso del tempo.
Sono stati organizzati per Washington e San Francisco migliaia di bus,
carovane e delegazioni, migliaia di centri organizzativi sono sorti in tutta
la nazione da costa a costa. Il movimento e' unito nella sua interezza.
Unisciti a noi per fare collettivamente la storia e muovere dei passi avanti
verso la giustizia e la pace.
Informazioni su come dare una mano ed essere parte di questa storica
manifestazione possono essere trovati sul sito web di ANSWER
http://www.internationalanswer.org Visitalo ora ed aiuta ad organizzare!
Il tempo e' essenziale!
Per comodita', ho allegato sotto una copia della Dichiarazione de Il Cairo
perche' tu possa esaminarla e considerarla. Ho bisogno del tuo immediato
supporto. Per indicare il tuo sostegno alla Dichiarazione, per favore scrivi
a: rashmawi@sbcglobal.net
Solidarmente,
Elias A. Rashmawi
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NO ALLA GUERRA CONTRO L'IRAQ
Dichiarazione del Cairo - 19 dicembre 2002
Contro l'egemonia statunitense e la guerra all'Iraq, ed in Solidarieta' con
la Palestina
Noi, i partecipanti riaffermiamo il nostro impegno di solidarieta' con i
popoli dell'Iraq e della Palestina, riconoscendo che la guerra e
l'aggressione contro di loro non sono che una parte di un progetto
statunitense di dominazione globale e di soggiogazione. La solidarieta' con
l'Iraq e la Palestina e' parte integrale della lotta internazionalista
contro la globalizzazione neo-liberale. Il Meeting del Cairo non e' un
evento isolato, ma piuttosto un'estensione di una lotta internazionale
protratta contro l'imperialismo, da Seattle e Genova a Lisbona e Firenze, da
Cordoba al Cairo.
Gli Stati Uniti forniscono sostegno illimitato, ed anche giustificazioni, a
quelli che perpetrano i crimini sionisti di genocidio contro il popolo
palestinese. Le sofferenze del popolo iracheno sotto un regime di sanzioni
che dura ormai oltre un decennio, e che costituisce un atto di genocidio, e
il militarismo aggressivo che questo popolo deve affrontare oggi, sono solo
la conclusione logica delle asimmetriche strutture di potere dell'esistente
ordine mondiale:
* Gli Stati Uniti hanno il monopolio del potere politico, economico e
militare dentro la struttura della globalizzazione capitalista, a detrimento
della vita della maggioranza delle persone al mondo;
* Gli Stati Uniti impongono il controllo attraverso la sfacciata aggressione
e la globalizzazione militarizzata nel perseguimento degli interessi dei
suoi governanti, al tempo stesso ristabilendo la caratteristica occupazione
diretta del colonialismo classico; *La strategia globale degli Stati Uniti,
che e' stata formulata ben prima dell'11 settembre, 2001, mira a mantenere
l'esistente ordine globale unipolare, e di prevenire l'emergersi di forze
che potrebbero cambiare la bilancia di potere verso la multipolarita'.
L'amministrazione statunitense ha approfittato dei tragici eventi della 11
settembre, sempre sotto il pretesto della lotta contro il terrorismo, per
mettere in atto una strategia preesistente.
Se prestiamo attenzione a questo contesto globale, possiamo capire gli
sviluppi recenti nel mondo:
Globalizzazione capitalista ed egemonia statunitense
* dare la priorita' agli interessi dei circoli monopolistici e capitalistici
sopra quelli delle persone, compresi gli stessi cittadini europei e
statunitensi.
* integrare le economie di diverse nazioni in un singolo sistema economico
globale e capitalista, soggetto a condizioni che scalzano lo sviluppo
sociale e potranno avere un effetto avverso sulla condizione delle donne, la
salute dell'infanzia, l'istruzione e i servizi sociali per gli anziani. Gli
effetti sono l'aumento della poverta' e della disoccupazione. *generalizzare
la cultura del consumismo e dell'individualismo, a detrimento del senso di
responsabilita' collettiva, sia verso le migliaia di morti infantili in Iraq
che sono il risultato dell'inquinamento dell'acqua, della malnutrizione e
della mancanza di rifornimenti medici e sanitari, che verso le vittime
dell'AIDS, della malnutrizione e delle carestie in ogni parte del pianeta.
Per milioni di persone, gli standard di vita sono deteriorati, mentre la
disoccupazione e la poverta' si sono in aumento e largamente diffuse. La
globalizzazione ha avuto come risultato l'emarginazione di popoli interi che
non possono piu' acquisire le necessita' piu' basilari per sostenere la
vita.
Nell'assenza di democrazia, e con la corruzione ed oppressione dilagante che
formano i piu' significativi ostacoli lunga la via dei popoli arabi nel loro
movimento verso il progresso economico, sociale ed intellettuale, le
conseguenze avverse sono aggravate ulteriormente dentro il modello
dell'esistente ordine mondiale della globalizzazione neoliberale.
* Il riconoscimento delle restrizioni che esistono allo sviluppo democratico
in Iraq non costituisce in alcun modo un riconoscimento delle
giustificazioni statunitensi per il proseguimento delle sanzioni, ed ora,
per le preparativi per la guerra. Senza minimizzare le durature restrizioni
sullo sviluppo democratico nella societa' irachena - com'e' il caso in tutte
le societa' arabe - e' evidente che le sanzioni imposte dagli Stati Uniti
hanno avuto un effetto devastante sullo sviluppo iracheno. L'Iraq in passato
ha potuto godere di un profilo relativamente positivo secondo vari
indicatori di sviluppo umano, mentre oggi il suo popolo soffre immensamente
come risultato della regime delle sanzioni. L'Iraq ha visto un aumento
significativo della mortalita' infantile, la diffusione di diverse malattie,
la diminuzione d'opportunita' educative e un deterioramento marcato nello
standard della vita. Con l'incremento della sofferenza umana, si e' generato
un senso di sconfitta.
* Il popolo palestinese soffre come diretto risultato della perdita della
sua terra e la continua aggressione sionista, che e' continuamente sostenuto
con il sostegno militare, economico e politico degli Stati Uniti, cosa che
fanno degli Stati Uniti un complice de facto nei crimini commessi contro il
popolo palestinese. Gli Stati Uniti proteggono Israele dalla condanna nei
forum internazionali sotto il pretesto della lotta contro il terrorismo, e
fanno affermazioni false, mettendo ad esempio sullo stesso piano la
legittima lotta del popolo palestinese per resistere all'occupazione,
liberare la propria terra e tornare alle sua case, e il terrorismo che tutti
noi aborriamo.
* La politica dell'Aggiustamento strutturale che e' associato con la
globalizzazione neoliberale ha causato la precipitazione di crisi globali
che si manifestano nella piu' grande lacuna della ricchezza, l'aumento della
poverta' e della disoccupazione, ed il deterioramento generalizzato degli
standard della vita.
* La presenza militare statunitense nella regione araba, e i diktat rivolti
ai governi di nazioni sovrane in questa regione hanno moltiplicato le
sofferenze dei popoli arabi. L'interferenza con gli affari interni di queste
nazioni ora si estende a richieste di riforme nel campo dell'istruzione e a
un'insistente richiesta di "democratizzazione". Ironicamente, questo succede
in un momento in cui le liberta' civili negli Stati Uniti sono chiaramente
sotto assedio, specialmente per quanto riguarda gli americani di origini
arabe o musulmane, insieme ad altri gruppi di minoranze. L'amministrazione
statunitense ha inoltre violato le leggi internazionali nella maniera in cui
tratta i prigionieri di guerra in Guantanamo. Evidente poi e' il divario di
ricchezza all'interno degli Stati Uniti, il piu' grande divario tra tutti i
Paesi industrializzati del mondo.
* Gli Stati Uniti non nascondono la loro intenzione di spartire gli Stati
arabi in entita' piu' piccole sulle basi di divisioni etniche o religiose.
Questo potrebbe permettere Israele di diventare il potere dominante nella
regione dentro la struttura del Progetto per il Medio Oriente (Middle East
Project), a discapito del progetto arabo di sviluppo equo e di unita'
regionale.
* Le sofferenze del popolo arabo ed il sostegno incondizionato offerto al
sistema di apartheid imposto al popolo palestinese, senza dubbio darebbero
combustibile al conflitto e porterebbero all'escalation della violenza in
una delle zone piu' calde del mondo. Questo pericolo potrebbe facilmente
estendersi alla vicina Europa, Asia ed Africa. I continui preparativi di
guerra contro l'Iraq, nonostante questo paese abbia accettato la risoluzione
dell'ONU che impone l'ispezione aggressiva dei suoi armamenti come delle sue
industrie civili, segnala un intento predeterminato di controllare la
regione araba, il suo petrolio, e nei fatti, tutti i rifornimenti mondiali
di petrolio.
Per tutti questi motivi, dichiariamo la nostro totale opposizione alla
guerra contro l'Iraq e la nostra determinazione di continuare la lotta
contro la politica statunitense di dominio globale. Crediamo fortemente
nella urgenza di mobilitarsi contro questa politica. Tutte le forze
democratiche nel mondo che credono alla Pace e alla Giustizia autentica
dovranno unirsi insieme in un progetto di campagna internazionale contro la
globalizzazione neoliberale centrata sugli Stati Uniti, e promuovere un
globalismo alternativo basato sui principi di Equita' e di Giustizia. Questo
progetto mirerebbe alla migliore utilizzazione delle risorse mondiali e
conservazione dell'ambiente. Insieme, i popoli del mondo sono piu' che
capaci di combattere l'aggressione e tutte le forme di ingiustizia,
pregiudizio e razzismo, e rendere possibile un mondo migliore.
La Conferenza del Cairo contro la guerra all'Iraq e in solidarieta' con il
popolo palestinese rappresenta il lancio di un movimento internazionale
popolare volto a creare meccanismi efficaci per affrontare le politiche
dell'aggressione. La partecipazione di attivisti internazionali noti per le
lotte che conducono a favore della Dignita' Umana, dei Diritti e della
Giustizia, insieme ad intellettuali, scrittori, sindacalisti, operatori per
i diritti umani, giornalisti ed artisti - dall'Egitto e dal resto del mondo
arabo, africano, asiatico, latino-americano, europeo e statunitense -
sapranno senza dubbio accelerare questo tentativo nobile, nonostante i
numerosi ostacoli che dovremo affrontare.
E' importante che questa iniziativa di carattere internazionale e popolare
di solidarieta' con l'Iraq e la Palestina proceda secondo un Piano d'Azione
che comprenda priorita' chiaramente definite:
1. Condanna della presenza militare statunitense sulla terra araba,
accompagnata da una pressione su quei governi arabi che permettono basi
militari sul loro territorio affinché le chiudano e neghino lo spazio aereo,
navale o di terra.
2. Sviluppo della cooperazione con altri organizzazioni popolari del Sud del
mondo per rinforzare la solidarieta' nel contrastare la politica e le
pratiche della globalizzazione neoliberale e l'egemonia statunitense.
3. Lavorare verso la cooperazione con il movimento internazionale contro la
globalizzazione del Nord e del Sud del mondo, partecipando alle attivita' e
agli incontri organizzati da questo movimento.
4. Promuovere l'unita' delle forze democratiche e le organizzazioni popolari
in diverse parti del mondo, per formare comitati di solidarieta' che si
oppongano alla guerra contro l'Iraq, i crimini di genocidio subiti dai
palestinesi, sostenendo il loro diritto alla resistenza e la lotta per la
liberazione.
5. Sotto la bandiera Insieme contro la globalizzazione e l'egemonia
statunitense aggiungere l'Iraq e la Palestina alle agende dei meeting
internazionali delle forze progressiste, particolarmente il prossimo Social
Forum a Porte Alegre.
6. Invitare organizzazioni di diritti umani arabi ed internazionali a
valutare le condizioni umanitarie in Iraq ed a diffondere le loro ricerche
al livello mondiale.
7. Preparare l'invio di scudi umani in Iraq.
8.Introdurre il boicottaggio di prodotti statunitensi e israeliani in
campagne di solidarieta' a sostegno dell'Iraq e della Palestina,
sottolineando il Diritto di Ritorno per i palestinesi.
9.Eleggere un Comitato che segua l'implementazione della Dichiarazione del
Cairo, e il coordinamento tra le organizzazioni che sostengono i suoi
principi, aumentando la conoscenza attraverso azioni appropriate che vanno
dalla preparazioni di manifesti all'organizzazione di dimostrazioni e
manifestazioni di solidarieta' con l'Iraq e la Palestina.
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