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             NONVIOLENZA ATTIVA E DIFESA DELLA PACE 
             TECNICHE DEL TERRORISMO E 
            DELLA NONVIOLENZA
             Davanti al dilagare della violenza terrorista, 
            gli scrivani della destra negano giustamente che la molla scatenante 
            stia soltanto una risposta alle violenze esercitate da chi possiede 
            il potere e ne fa uso tracotante. Fa un certo effetto ascoltare 
            le prediche in favore delle tecniche nonviolente per la soluzione 
            dei conflitti da persone come Galli della Loggia sul "Corriere della 
            Sera" del 28 ottobre 2002. Ce le ammannisce con la solita 
            sufficienza come suggerimenti usciti dalle sue profonde 
            riflessioni. Potremmo sopportarle da una discussione al bar di 
            gente qualunque. Un professore che insegna storia e politica 
            nell'Università di Perugia non può ignorare che esistono migliaia di 
            studi, di libri, di saggi sul tema delle tecniche nonviolente 
            alternative a quelle violente praticate da sempre dai padroni di 
            turno del mondo. Ignorare poi a Perugia Aldo Capitini, che, oltre 
            a molti scritti sulla nonviolenza, ha scritto qualche decina di anni 
            fa uno dei primi manuali sulle tecniche della nonviolenza, ci sembra 
            una dimenticanza al limite dell'offesa. Meglio tardi che mai, si 
            dice in questi casi. Chiediamo però a persone come il professor 
            Galli della Loggia, possessore con i suoi colleghi di un grande 
            potere mediatico, che la sua perorazione a favore delle tecniche 
            nonviolente non si fermi a un articolo su "Corsera". Unite la 
            vostra grande forza alla nostra piccola per una grande campagna che 
            costringa il nostro governo e tutti i governi del mondo a rispettare 
            l'impegno sottoscritto all'ONU di dedicare i primi dieci anni del 
            2000 alla educazione della nonviolenza e ovviamente delle sue 
            tecniche per risolvere i conflitti. Prendiamo quindi le seguenti 
            righe del professore come un primo invito ai lettori del "Corriere" 
            di approfondire e diffondere le scelte della nonviolenza: prima di 
            tutto la scelta del disarmo unilaterale e della collaborazione 
            massima a un corpo di polizia dell'ONU predisposto alla difesa dei 
            singoli e dei popoli dalle minacce dei violenti e alla repressione 
            con tutti i mezzi necessari del terrorismo ovunque si presenti. 
            "…In verità, il terrorismo (dai suoi autori sempre 
            sentito come una giusta reazione alle malefatte altrui) non ha per 
            nulla questa natura.  A qualunque male, infatti, si può reagire 
            sempre in molti modi, fra l'altro il più delle volte politicamente 
            più efficaci del terrorismo.  Se i ceceni, per esempio, con 
            l'aiuto dei cospicui fondi della Lega araba, acquistassero pagine di 
            pubblicità sui maggiori quotidiani europei e americani, girassero 
            film sugli orrori dell'occupazione russa e li distribuissero in 
            Occidente, se riuscissero a organizzare scioperi della fame a Roma o 
            a New York, se si incatenassero agli edifici pubblici o occupassero 
            pacificamente ogni settimana qualche importante edificio a Mosca o a 
            San Pietroburgo, non sarebbe tutto ciò più utile alla loro causa? 
             Non renderebbe tutto ciò la vita più difficile a Putin che non 
            il far saltare interi caseggiati o tentare di sterminare il pubblico 
            di un 
teatro?…"  |