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L'unico paese
UNO. L'unico paese
DUE. PRESENTAZIONE DEL LIBRO "Per un Palestinese: dediche a piu' voci a
Wael Zwaiter"
TRE. Ultime da Nablus
QUATTRO. "GLI ARABI NON SPENDERANNO UN ALTRO DECENNIO A NEGOZIARE CON
ISRAELE"
CINQUE.Delegazione europea di donne palstinesi e israeliane, 9-16
novembre
SEI. Report sulla campagna per la raccolta delle olive
SETTE. Report di Raph Cohen
OTTO. Report da Tulkarem
UNO. UNICO
Quale e' l’unico paese nel MO ad avere armi nucleari?
ISRAELE
Quale paese rifiuta di firmare il trattato di non
proliferazione delle armi atomiche e si oppone a ispezioni
internazionali?
ISRAELE
Quale paese si proclama democratico e rimane la sola forza
di occupazione nel mondo?
ISRAELE
Quale paese nel MO si e' impadronito del territorio sovrano
di altri paesi con la forza militare e continua ad
occuparlo sfidando le risoluzioni del consiglio di
sicurezza dell'Onu?
ISRAELE
Quale paese nel MO non ha obbedito a 69 risoluzioni del
consiglio di sicurezza dell'Onu ed e' stato protetto da più
di 29 veti degli USA?
ISRAELE
Quale paese e' minacciato di essere bombardato dagli Usa
perche' non obbedisce alle risoluzioni dell'ONU?
IRAQ
Quale paese nel MO ha provocato 762.000 rifugiati e rifiuta
di permetterne il ritorno nelle loro case e nelle loro
terre?
ISRAELE
Quale paese rifiuta di pagare ogni indennizzo alle persone
la cui terra, i cui conti bancari e i cui affari sono stati
confiscati?
ISRAELE
Perche' l’America nel MO ha per anni mandato assassini in
vari paesi ad uccidere i suoi avversari politici?
In quale paese del MO alti ufficiali hanno ammesso
pubblicamente che prigionieri di guerra disarmati sono
stati uccisi?
ISRAELE
Quale paese nel MO rifiuta di perseguire i suoi soldati che
hanno riconosciuto di aver ucciso prigionieri politici?
ISRAELE
In quale paese del MO e’ stato assassinato un diplomatico
dell'ONU di alto rango?
ISRAELE
Da una pubblicazione di Panorama, The Palestinian Center
for the Dissemination of Democracy and Community Developm
LIBRO "Per un Palestinese: dediche a piu' voci a
Wael Zwaiter"
iL COMITATO DEGLI AMICI DI wAEL zUAITER E pROSPETTIVA eDIZIONI HANNO IL
PIACERE DI INVITARE ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO "Per un Palestinese:
dediche a piu' voci a Wael Zwaiter" in occasione del trentesimo
anniversario
dell'assassinio di Wael Zwaiter.
Coordina Giancarlo Lannutti
Intervengono: Samir Al Qaryouti, Fadwa Bargouti, Fabio Beltrame,
Biancamaria Scarcia Amoretti.
Martedi' 12 Novembre ore 17.00 Sala della Stampa Estera Via
dell'Umilta' 83 c
Roma
TRE. INTERNATIONAL SOLIDARITY MOVEMENT (ISM)[New Askar Camp, NABLUS]
November 7, 2002
Tank israeliani hanno sparato ad un ragazzo nel campo profughi di ASKAR.
Rashad Al-Tik, 12 anni, e' stato colpito alla schiena da un militare
israeliano.
Due internazionali a New Askar, Almarie Calvert (US) e Allison Keefe
(UK),
hanno riferito che il ragazzo stava giocando nel campo quando il tank
ha aperto il fuoco.
Almarie ha soccorso il bambino, che ha perso molto sangue ed ora si
trova in gravi situazioni all'ospdale Al-Ittihad di Nablus.
Verranno pubblicate delle foto su www.jerusalem.indymedia.org.
QUATTRO. GLI ARABI NON SPENDERANNO UN ALTRO DECENNIO A NEGOZIARE CON
ISRAELE
(Arab Monitor: http://www.arabmonitor.info)
AMR MOUSSA: GLI ARABI NON SPENDERANNO UN ALTRO DECENNIO A NEGOZIARE CON
ISRAELE
Il Cairo, novembre - Arabmonitor ha incontrato il Segretario generale
della Lega Araba Amr Moussa, presso il suo ufficio nella capitale
egiziana, dopo l'annuncio della Libia (a fine ottobre) di volersi
ritirare dall'organizzazione panaraba. Amr Moussa, dopo la
comunicazione, ha compiuto una rapida visita a Tripoli incontrando
Muammar Gheddafi.
Che cosa e' riuscito a ottenere dai libici ?
"Anzitutto, e' importante spiegare perche' i libici hanno preso la
decisione di ritirarsi. Secondo il leader libico, la scelta di
riconsiderare le relazioni con la Lega Araba, non voleva essere un
gesto di protesta contro l'operato dell'organizzazione. Il colonne
forzi di restituire vitalita'
alla Lega Araba. Ma, allo stesso, egli e' convinto che la posizione
araba debba essere più ferma e i Paesi arabi dovrebbero prendere le
necessarie contromisure di fronte alle sfide strategiche con cui devono
confrontarsi, quali il conflitto arabo-israeliano e le minacce
all'Iraq. La decisione della Libia indica che Tripoli non e'
soddisfatta con la posizione adottata dai 22 membri della Lega Araba.
Le ripeto, tuttavia, che il colonnello Gheddafi, in realta', non parla
solo della Lega Araba, ma della situazione araba in generale e,
nell'incontro che abbiamo avuto, mi ha confermato il proprio disappunto
per l'atteggiamento assunto in relazione alle crisi palestinese e
irachena. In ogni modo, abbiamo raggiunto un accordo. Secondo questa
intesa, la Libia ha affidato a me la richiesta di ritiro dalla Lega
Araba e io mi sono impegnato a trasmettere il messaggio politico del
colonnello Gheddafi agli altri leader del mondo arabo. Dopo, tornero' a
Tripoli per riferire i risultati delle consultazioni. Non ci siamo dati
delle scadenze, ma la questione e' urgente".
Alcuni esponenti dell'amministrazione americana, come Colin Powell,
sostengono che stanno facendo il possibile per evitare la guerra contro
l'Iraq. Ma stanno cercando davvero di evitare il conflitto ?
"Noi stiamo cercando di evitare la guerra. Stiamo lavorando duramente
per evitare che scoppi il conflitto. Ma non con le parole, bensì con
degli atti. Nel settembre scorso, a New York, abbiamo fatto grandi
sforzi, assieme al ministro degli Esteri iracheno e al Segretario
generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, per arrivare a un accordo,
grazie al quale il governo iracheno potesse accettare il ritorno degli
ispettori Onu senza condizioni".
Qual e' la vostra posizione a riguardo di una nuova risoluzione Onu
sull'Iraq ?
"Crediamo che la nuova risoluzione non dovrebbe porre condizioni o
richieste inaccettabili, ma piuttosto facilitare le ispezioni.
Dovrebbe quindi essere ragionevole
invece, la risoluzione
che potrebbe essere usata come pretesto per aprire la strada
all'attacco all'Iraq".
Di recente, Lei ha dichiarato che non un solo Paese arabo avrebbe
partecipato alla campagna militare contro Baghdad. Ne e' convinto ?
"Questa e' la posizione adottata da tutti i Paesi arabi al vertice di
Beirut. Confidiamo e ci aspettiamo che tutti rimangano fedeli a questa
decisione".
Il ministro degli Esteri iracheno Naji Sabri ha detto a un nostro
inviato che il suo Paese ha fiducia nell'appoggio del mondo arabo, ma
nutre qualche dubbio a riguardo di alcuni governi arabi. Ci puo'
commentare le sue parole ?
"Non penso che ci sia differenza tra il sentimento della gente e quello
dei governanti dei Paesi arabi. Non vedo discrepanze. Non vediamo
nessuna ragione per un attacco all'Iraq. Le diplomazie arabe stanno
svolgendo un grosso lavoro per convincere Washington a riconsiderare la
propria posizione nei confronti dell'Iraq".
Qual e' il suo sentimento di fronte alla decisione del Congresso
statunitense che, considerando Gerusalemme capitale dello Stato
d'Israele, ha suggerito all'attuale amministrazione di spostare
l'ambasciata americana in quella citta' ?
"Mettere in atto una decisione del genere, contrasterebbe con la legge
internazionale e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza inerenti a
Gerusalemme. Abbiamo concordato che la questione di Gerusalemme deve
essere risolta attraverso negoziati e sarebbe estremamente imprudente
voler modificare questo percorso".
In relazione all'Unione europea, quante lingue parlano gli europei
quando si rivolgono al mondo arabo ?
"Una sola, ma sfortunatamente trovano il comune denominatore al livello
più basso. Senz'altro, circa l'Iraq, gli europei hanno espresso pareri
diversi e noi ci siamo identificati con le posizioni francesi e
tedesche".
Il piano di pace, presentato poche settimane fa dagli americani, e'
l'approccio corretto per arrivare a un'intesa tra palestinesi e
israeliani ?
"Sì, lo e', o comunque do
bbe esserlo, a patto che sia un piano
equilibrato e ragionevole che contenga un preciso calendario e garanzie
per la sua applicazione. Perche', per arrivare alla pace, noi abbiamo
bisogno di un percorso (roadmap) e di scadenze chiare, in modo che
entrambe le parti siano ben consapevoli dei propri doveri e siano
impegnati a onorarli davanti alla comunita' internazionale. Solo un
piano di pace corretto, con un calendario per la sua messa in pratica,
puo' offrire la speranza che la pace e' veramente raggiungibile. Solo
un piano di pace corretto, con un calendario preciso per la sua
realizzazione, puo' convincere la gente che la situazione deplorevole
sul terreno non si protrarra' per sempre. Le dico sinceramente, gli
arabi non sono pronti a spendere il prossimo decennio in negoziati
senza fine con Israele. Gli anni Novanta sono trascorsi senza
raggiungere i progressi richiesti per arrivare alla conclusione del
conflitto arabo-israeliano. Una volta e' bastato. E, infine, la pace ha
bisogno di garanzie. Israele vanta il primato di impegni presi e non
mantenuti negli accordi con i palestinesi. Oggi, saranno necessarie
delle garanzie per fare dei progressi".
Ha fiducia nelle proposte americane per risolvere il conflitto israelo-
palestinese ?
"Guardi, ci e' stato detto che il piano verra' adottato come programma
il prossimo dicembre dal Quartetto (Usa, Ue, Onu, Russia). Vedremo,
quindi, come le cose si evolveranno e che cosa avremo raggiunto alla
fine della giornata".
CINQUE. Delegazione europea di donne palstinesi e israeliane, 9-16
novembre
Care tutte e tutti,
vorrei informarvi su un'iniziativa che in questi giorni così difficili
e oscuri e' una piccola cosa, ma che sicuramente dara' un po' di
allegria anche a voi.
Stiamo organizzando, assieme a Simone Susskind - fondatrice della ONG
Actions in the Mediterranean e tra le organizzatrici, nel 1989, del
dialogo pubblico a Bruxelles fra donne palestinesi e israeliane da cui
e' nato il Jerusalem Link - ed alla
rich Boell Foundation, una
delegazione, composta da 6 donne palestinesi e 6 donne israeliane, in
alcune capitali europee. Ne faranno parte molte delle nostre amiche,
tra le quali Zahira Kamal, Amneh Badran, Naela A'yesh ed anche Debby
Lerman e Samia Bamieh, che, come sapete, ho fatto ospitare a Bruxelles
per portare avanti insieme un'azione di lobby con il Parlamento Europeo
e la Commissione sul conflitto isrealiano-palestinese.
Il progetto e' la prosecuzione di un incontro tra donne palestinesi e
israeliane che si e' svolto a Bruxelles a meta' aprile.
In quell'occasione le donne palestinesi e israeliane di Bat Shalom e
del Jerusalem Center for Women (le due associazioni che compongono il
Jerusalem Link) avevano chiesto la cessazione immediata
dell'occupazione. Erano intervenute alla Commissione Affari Esteri ed
alla Commissione Diritti della Donna e Pari Opportunita' del Parlamento
Europeo, avevano incontrato Romano Prodi e Anna Diamantopoulou della
Commissione Europea ed alcuni rappresentanti del Parlamento e del
governo belga, tra cui il Ministro degli Esteri Louis Michel.
Quest'ultimo aveva dato la sua disponibilita' ad aiutare, anche
economicamente, le nostre iniziative.
L'evento che stiamo organizzando si svolgera' dal 9 al 16 di novembre.
Incontreremo le partecipanti a Bruxelles e partiremo poi per Berlino,
Londra, Copenhagen e L'Aja (Simone andra' a Londra e L'Aja insieme ad
una parte della delegazione, mentre io andro' assieme alle altre a
Berlino e Copenhagen). L'attivita' di lobby e' rivolta, questa volta,
alle capitali dei Paesi europei che hanno mostrato una maggiore
resistenza verso un intervento più deciso dell'Unione Europea nei
confronti di Israele, perche' rispetti le risoluzioni delle Nazioni
Unite ed il diritto internazionale. Naturalmente penso che l'Italia
sia, da questo punto di vista, peggiore di questi Stati, ma non
l'abbiamo per ora presa in considerazione.
Dopo aver visitato queste quattro capitali, ci incontreremo di nuovo a
Br
utazione delle attivita' svolte e per ulteriori
incontri.
L'evento, che si intitola "women at the negotiating table. Contribution
of Women to the peace process in the Middle East", si inserisce
pienamente nel quadro delle attivita' della nostra rete italiana, volte
alla costruzione di relazioni nei luoghi dei conflitti e a dimostrare
che la convivenza di due popoli e due Stati e' possibile quando
ciascuno riconosce il diritto all'esistenza ed alla sovranita'
dell'altro.
Allo stesso tempo e' un evento che si collega all'attivita' di
eurodeputata, per l'attivita' di lobby portata avanti a livello
europeo, soprattutto verso gli Stati meno sensibili alla violazione
della legalita' internazionale rappresentata dall'occupazione militare
dei territori palestinesi.
Spero che questa iniziativa servira' a sensibilizzare non solo i Paesi
che visiteremo, ma tutti gli Stati membri dell'Unione Europea. Comunque
vi terro' informate sugli sviluppi.
un abbraccio
Luisa Morgantini
SEI. OLIVE HARVEST CAMPAIGN (campagna per la raccolta delle olive)
International Solidarity Movement (ISM)
Affinity Group: Freedom
Report attivita' dal 26 ottobre al 4 novembre
26 ottobre
Ramallah: giornata di riposo. Siamo andati a dormire all'
Evangelical Home and School. Un posto da consigliare per la
tranquillita' e i prezzi bassissimi, 50 shekel al giorno
compreso breakfast e lunch. La direttrice e' la sorella
Vreni, svizzera, autorevole, gentile ed efficace.
27 ottobre
Ramallah: giornata di ulteriore riposo. Giungono notizie di
internazionali feriti dai coloni e ricoverati
all'ospedale.
28 ottobre.
Ramallah: prolunghiamo il riposo, domani dovremmo andare,
secondo le indicazioni di Nassif del Medical Relief, a
Jenin a protezione di ambulanze. A Jenin e' in corso una
operazione da parte dell'esercito israeliano alla ricerca
dei cosiddetti "terroristi". Visitiamo la scuola evangelica
che ci ospita guidati da sister Vreni. I bambini
palestinesi si fanno fotografare con gioia. Nel
re i prodotti di ricamo delle
donne palestinesi. C'e' Helene e non Resi. Poi con Ashraf
(PARC, Palestinian Agricoltural relief Committee) andiamo
al ristorante Stones. C'e' anche Marlous Verldt una olandese
che vive a Londra e che lavora ad un centro di promozione
della democrazia di Ramallah.
29 ottobre.
Lasciamo l'Evangelical school. Al medical relief in attesa
dell'arrivo di Andrea Piccinini di Torino. Il programma e'
cambiato. Dobbiamo andare a Jaloud a nord di Ramallah per
la raccolta delle olive in una zona molto pericolosa. Issam
del Land Defense Committee ci spiega che cosa dobbiamo
fare. Ripete più volte "take care". Arrivano intanto Tom,
John, Raph e Aron. C'e' anche un altro inglese Chris. In
otto partiamo per Jaloud. Arriviamo alle 17.30. Ci ospita
Mr Fawzi Ibrahim nella sua grande casa. Nel grande salone
ci fermiamo a discutere del programma del giorno dopo. Ci
offre una ottima cena, poi facciamo salotto con altri
abitanti del villaggio. Qualcuno di noi ne approfitta per
fumare per la prima volta il narghile'.
30 ottobre.
Sveglia alle sei. si parte per andare in un uliveto lungo
una bypassroad. Sulla giornata c'e' un puntuale resoconto di
Raph, che segue.
Possiamo constatare de visu che gli israeliani oltre ad
essere aguzzini sono anche dei ladri.
31 ottobre.
Tre internazionali vanno con Mr. Ibrahim al DCO di Nablus
(vedi sempre rapporto di Raph), gli altri riposano. Nel
pomeriggio si parte per Tulkarem. Lunga attesa di un taxi,
viaggio avventuroso, scambio di taxi, di autisti,
contestazione sul prezzo. Raph gestisce la trattativa. Al
buio ci incamminiamo su una strada sterrata piena di
ostacoli. Heidi dell'ISM ci viene incontro. Sullo sfondo
una discarica in fiamme.
Arriviamo al Red Crescent Hospital. In sei vanno al campo
profughi. Lungo incontro e discussione con l'ospite, un
dirigente del campo. Anche nel campo la generosita' dei
palestinesi non ha limiti. Ci viene offerta una ottima cena.
01 novembre.
Sei vanno a
emi, una jeep dell'esercito fa su e giù sulla bypass
road che va al settlement. Siamo in 12 e veniamo divisi tra
5 o 6 famiglie di contadini che raccolgono le olive. Il
sindaco di Kafin ci accompagna e ci presenta. Ospitera' a
casa sua gli internazionali. Vincenzo e Raph vanno al campo
profughi di Tulkarem (vedi il loro rapporto).
02 novembre.
Sempre a Kafin per la raccolta delle olive.
03 novembre.
Si torna a gerusalemme al Knights Palace. Necessita' di una
doccia. Ci sono i ragazzi italiani dell'operazione Colomba.
Intanto c'e' una crisi del governo israeliano. Stanno
preparando un governo che più oltranzista non si puo'.
Arriva Adriana.
04 novembre.
Adriana e Andrea vanno a Betlemme. Alfredo e Vncenzo al
Museo di Israele.
Alfredo e Vincenzo Tradardi
Gerusalemme, 4 novembre 2002
SETTE. Report di Raph Cohen, a cura di Alfredo Tradardi
Il testo che segue e' la traduzione di un report preparato
da raph cohen, un inglese che vive al cairo e che conosce
l'arabo e l'ebreo. E' un lawrence d'arabia del xxi secolo,
una fortuna averlo nel gruppo di affinita'. Scrive forse in
modo leggermente enfatico, ma e' capace di rendere bene le
situazioni.
La mia traduzione e' pessima come la situazione.
Raph tratta soldati, sergenti, caporali e ufficiali
israeliani con la sufficienza e il senso di superiorita'
tipica degli inglesi. L'esercito israeliano ne subisce le
argomentazioni con visibile imbarazzo.
Siamo stati ospiti il 29 e il 30 ottobre di mr. Ibrahim,
proprietario di 1400 - 1500 alberi di ulivo.Dice di non
averli mai contati. Ha 44 anni ma ne dimostra più di
cinquanta, dice che gli ultimi quattro sono stati per lui
pesanti come 40.
Gli stanno rubando la terra dei suoi avi.
Questa mattina siamo partiti alle 9 per andare all'incontro
al DCO. Un'ora per fare meno di 20 km, le strade sono tutte
in pessime condizioni, frequentissime le deviazioni
necessarie per bypassare fossi e barriere messe su dagli
israeliani.
Un'ora di attesa e poi siamo ricevut
fitta per contestarne in arabo e in ebreo le
affermazioni. L’ufficiale si e' preso 4 o 5 giorni di tempo
per decidere sulla proprieta' della terra dopo aver sentito
un esperto.
In verita' sembra che non esista un "catasto" e questo
permette agli israeliani e in particolare ai coloni
(settlers) di fare quello che credono.
Gli israeliani oltre ad essere degli aguzzini sono anche
dei ladri.
Nel pomeriggio siamo partiti per Tulkarem dove siamo giunti
in modo un po' avventuroso e al buio.
Alcuni di noi sono andati a dormire nelle case del campo
profughi di Tulkarem, altri passeranno la notte
nell'ospedale della croce rossa. Si teme un attacco
israeliano al campo profughi.
Sono presenti molti giovani, svedesi, canadesi, tedeschi,
americani e inglesi.
I tre italiani presenti a tulkarem sono tutti over sixty.
alfredo
OTTO. Tulkarem, 1 nov 2002
II coloni (settlers) usano il terrore legalizzato per
rubare la terra e le olive
Un gruppo di otto volontari internazionali che hanno
lavorato con i contadini del villaggio di Jaloud nel
distretto di Nablus hanno potuto constatare mercoledì (30
ottobre) la misura in cui i coloni israeliani sono pronti,
nella Cisgiordania occupata, a rubare la terra ai
palestinesi e a privarli dei loro beni.
Appare chiaro che vi e' una strategia organizzata da parte
dei coloni di rivendicare la proprieta' di terreni senza
alcun fondamento. Queste rivendicazioni sono prese sul
serio dalle autorita' israeliane e, in attesa di dirimere il
contenzioso, i contadini sono allontanati dalle loro terre.
Con due conseguenze, di impedire la raccolta delle olive e
di mettere in dubbio la vera proprieta' dei terreni. La
presenza di una pressa per le olive nella colonia di
Ahiyahu puo' spiegare i furti di olive da parte dei coloni e
i loro tentativi di impadronirsi degli uliveti.
La situazione nel villaggio e' molto critica da anni e,
simile a un microcosmo dell'intera regione della West Bank,
mostra in tutta la sua gravita' l'int
rsi della terra e dei beni dei palestinesi. Solo
grazie alla determinazione degli internazionali sono state
evitate violenze sui palestinesi.
Malgrado la presenza dell’esercito e della polizia i coloni
ebrei hanno continuato a spadroneggiare.
Gli internazionali (UK, Italy e Irlanda) e i contadini, tra
i quali alcuni bambini e ragazzi, stavano lavorando da
circa le sette del mattino raccogliendo le olive sul
terreno di Fawzi Ibrahim. Gli ulivi erano vicini alla
strada che porta alla colonia di Ahiyahu e erano previsti
disturbi. Nei giorni precedenti non si era tentato di
raccogliere le olive dopo le violenze, lancio di sassi e
ferimento serio di Talib Issa, di anni 85 e un colpo alla
testa di Hashim Aziz, di anni 30. Durante le due settimane
precedenti i coloni avevano terrorizzato i contadini,
rubando olive, scale e i teli e schiacciando le olive a
terra. Mr Ibrahim aveva denunciato, il 15 ottobre, il
furto di 10 sacchi di olive il 10 ottobre e di sei il
giorno seguente alla polizia di Bet El. Ma nessun
provvedimento era stato preso.
Dopo poco che il lavoro era iniziato un colono era arrivato
giù e si era messo a fotografare i presenti sostenendo che
lavoravano nella “sua terra”. Poi se ne era andato e il
lavoro era proseguito per circa un’altra ora.
La calma relativa e' stata improvvisamente interrotta da
quattro coloni armati e aggressivi che sono arrivati dalla
colonia di Ahiyahu, urlando al gruppo di "andare via dalla
loro terra". Gli internazionali si sono messi tra i
palestinesi e i coloni che continuavano a venire giù dalla
strada urlando. La presenza dell'esercito israeliano non
ha limitato la loro aggressivita' e le loro minacce. Altri
coloni sono sopraggiunti, compreso un noto criminale che e'
stato in prigione due giorni per aver ferito alle gambe un
contadino.
Rapidamente si e' formato un gruppo di otto coloni armati
di fucili mitragliatori e di pistole, tenuti lontano dai
palestinesi da otto internazionali disarmati.
in presenza
dell'esercito israeliano minacciandoli con delle pietre.
L' arrivo di altri soldati ha riportato un po' di calma e le
due parti sono state separate. I settlers sostenevano con
il comandante israeliano che la terra era di loro proprieta'
e che avevano le relative pezze di appoggio. L'effettivo
proprietario del terreno , Mr. Ibrahim, rispondeva che la
terra era sua e che lui a casa aveva gli atti relativi, che
e' andato a prendere per mostrarli alla polizia che nel
frattempo era arrivata. La polizia era arrivata su
richiesta dell'esercito ignorando le precedenti
sollecitazioni telefoniche degli internazionali.
I palestinesi e gli internazionali si sono seduti con calma
e hanno iniziato a consumare un breakfast, mentre i
soldati, la polizia e i coloni erano presi in una animata
discussione a circa 20 metri. Mezz'ora dopo i coloni di
nuovo hanno minacciato e cercato di terrorizzare i
presenti, cercando di costringerli a lasciare il posto. Il
gruppo era riuscito a scendere di 200 metri dalla strada.
Un qualche ordine e' stato ristabilito alla fine dai
soldati. E' risultato evidente che l'esercito non aveva
nessuna capacita' di controllare gli oltranzisti violenti e
pesantemente armati. Il fatto e' stato ammesso dagli stessi
soldati mentre la polizia non ha manifestato nessuna
intenzione di agire.
La discussione tra i coloni e gli internazionali e' stata
intorno al problema della proprieta' della terra. I coloni
sostenevano tesi assai peregrine. Sostenevano di aver
piantato loro gli ulivi anche se gli olivi sono stati
piantati almeno 40 anni prima della costruzione della
colonia di Ahiyahu. Sono passati dal sostenere che i loro
genitori li avevano piantati fino ad arrivare alle ragioni
bibliche e a Mose'! Sfortunatamente, questi argomenti
speciosi sono stati sufficienti per far decidere al DCO
(District Coordination Office) e alla polizia di
allontanare i palestinesi dalla zona. Il DCO decideva di
fissare un incontro al DCO
legali della proprieta' della
terra, e quindi il diritto di raccogliere le olive.
I soldati hanno permesso di continuare la raccolta delle
olive in una zona lontana dalla bypass road . Alcune ore
dopo i soldati sono ritornati nell'uliveto con un veicoilo
HUM-VEE armato a mettere in discussione la proprieta' anche
di questa area. Veniva fuori che un secondo gruppo di
coloni provenienti dalla colonia illegale di Aday Ad
stavano reclamando la proprieta' di questa zona. I soldati
temporaneamente sono stati soddisfatti dagli atti mostrati
da Mr. Ibrahim scritti in Arabo prodotti dal Sechem
(Nablus) Land Registry. Il gruppo ha potuto continuato a
lavorare fino a pomeriggio inoltrato.
Alla fine I militari sono tornati assicurando che la
faccenda sarebbe stata presa in seria considerazione e
invitandoci di nuovo ad andare via.
Mr. Ibrahim insieme a un altro contadino, Mohammed Muqbil,
i cui uliveti erano stati circondati dai coloni di Shevut
Rahel e tre internazionali hanno incontrato il 31 ottobre
Doron il capo del DCO di Nablus a Hawwara. I coloni avevano
presentato le loro ragioni prima che noi fossimo ricevuti.
Ma l’incontro non ha portato ad alcuna conclusione,
l’ufficiale si e' preso 4 o 5 giorni di tempo per decidere.
La stessa tattica e' stata utilizzata dai coloni in altre
zone.