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UN SILENZIO ASSORDANTE Di Gideon Levy



UN SILENZIO ASSORDANTE

di Gideon Levy

a cura del Gruppo Richerca dell'Action for Peace
Come mai in Inghilterra 50.000 mila persone hanno dimostrato contro la
guerra in Iraq mentre in Israele nessuno lo ha fatto? Come mai in Israele
non c'è dibattito pubblico sulla necessità della guerra, mentre in Europa
ed anche negli Stati Uniti, tale dibattito è al culmine? E' possibile che
nessuno in Israele abbia alcun dubbio sui benefici di tale guerra o che
nessuno tema i suoi danni?

Israele parla di nuovo ad una sola voce - la voce della guerra. Come sulla
questione palestinese, su cui l'uniformità, il silenzio e l'indifferenza
hanno caratterizzato il dibattito pubblico negli ultimi due anni , nessuna
seria pubblica discussione si discerne sull'argomento critico della guerra
che pende sull'Iraq.

Il governo guida e a malapena qualcuno fa domande. L'unico rumore che si
sente è quello dello strusciare dei piedi di coloro che semplicemente non
possono aspettare che gli Americani facciano ciò. Il Ministro degli Esteri
Simon Peres, ad esempio, che 21 anni fa si oppose coraggiosamente
all'attacco israeliano al reattore nucleare iracheno, ha fatto un
caratteristico flip-flop e, senza battere ciglio, ora spinge gli Americani
alla guerra contro lo stesso Saddam Hussein. Cosa è cambiato nel frattempo?
Solo il fatto che nel 1981 chi bombardava era Menachem Begin e Peres era il
leader dell'opposizione, mentre adesso chi bombarda è George W.Bush e Peres
fa parte del governo.

E, anche se Peres sostiene la guerra, deve fare pure lo spaccone? Nessuno
gli chiede il perché abbia cambiato opinione . Il Primo Ministro e il
Ministro della Difesa sono naturalmente desiderosi di andare in guerra.
Questo è loro diritto, naturalmente, ma non c'è alcun'altra opinione in
Israele? Ed anche se c'è, la sua voce è stata affogata dal rumore del coro.
Il gregge indistinto che è divenuto più forte in Israele dal fallimento dei
colloqui di Camp David del giugno 2000 e dall'eruzione dell'intifada due
mesi più tardi, si è manifestato anche per la questione irachena. I media
parlano solo dei metodi autodifesa e di fuga, di dove verranno scavate le
tombe di massa, di dove fuggiranno i residenti di Ramat Gan. Nessuno nei
programmi degli eventi presenti avrà argomenti contro la logica della
guerra o chiederà come finirà. I rappresentanti del partito Arabo-Giudaico
Hadash o di Gush Shalom. sono ovviamente aldilà dello steccato .

Uno straniero che entri nel paese non riuscirebbe a crederlo: Israele è
l'unica nazione in Occidente i cui leaders appoggiano la guerra senza
riserve ed in cui nessuna opinione alternativa ha voce, e ciò è vero mentre
Israele è soggetta ad essere una vittima diretta. A volte sembra la
protesta contro l'alimentazione forzata delle oche per la produzione di
foie gras, una campagna giusta, è molto più diffusa, è molto più rumorosa
della protesta contro l'occupazione o, con la dovuta distinzione, contro la
guerra in Iraq.

Una delle domande vessatorie che solleva una possibile guerra in Iraq fu
chiesta la scorsa settimana, alla Commissione degli Affari Esteri e della
Difesa della Knesset dal Membro del Parlamento Yossi Sarid, uno dei pochi
che abbia pubblicamente osato dubitare sulla necessità di una guerra. Sarid
si chiedeva cosa accadrebbe se la guerra avesse successo e Saddam venisse
rovesciato e, come conseguenza, l'agitazione del mondo arabo producesse
altri tre Saddam al suo posto. A parte Sarid, nessun altro ha sollevato
questa possibilità, e questa naturalmente non è l'unica problematica
possibilità.

E' possibile essere d'accordo sul fatto che Saddam sia un governante
crudele, sanguinario e, tuttavia dubitare della saggezza di una guerra che
ha come unico scopo la sua rimozione. Nessuno si chiede come,
all'improvviso, l'Iraq sia diventata la minaccia più grande al mondo dopo
anni in cui la difesa delle istituzioni in Israele proclamava che la
minaccia più grande per questo paese fosse l'Iran. Come conciliamo la
contraddizione tra le molte voci di rassicurazione che si sono sentite in
Israele sull'Iraq (l' ex direttore dei Servizi Segreti Militari, Amos
Malka, ha detto di essere più preoccupato degli incidenti stradali) con la
necessità di colpire l'Iraq per il tremendo pericolo che pone? Stiamo
parlando di una guerra preventiva? Cosa accadrà se gli Stati Uniti
falliscono e cambiano idea, sulla scia di pesanti perdite, come fecero in
Somalia? Saddam diverrà ancora più forte. E' l'unico leader brutale al
mondo? Qual è il corso dell'ossessione che ha sviluppato nei suoi confronti
il presidente degli Stati Uniti? E, perché non dare un'altra giusta
possibilità di risolvere il problema alle Nazioni Unite? E perché Israele
deve avere parte a questa gioia di guerra?

L'esempio più recente di una guerra perseguita dagli Stati Uniti offre poco
incoraggiamento: Osama Bin Laden è apparentemente ancora vivo, più di
tremila persone, la maggior parte di essi civili, sono stati uccise in
Afganistan ed Al-Qaida continua a tessere le sue reti in tutto il mondo.
Valeva la pena la guerra in Afganistan? Intelligente? Giusta? Quanto è
diversa dalla guerra che si sta tessendo ora? E' evidente a tutti che gli
Stati Uniti siano l'alleato più importante per Israele e che questo obbliga
Israele a prendere una posizione particolare, ma neanche l'America avrebbe
impedito un dibattito pubblico nella nazione che è conosciuta come l'unica
democrazia del Medio Oriente. La via automatica in cui l'opinione
Israeliana è formulata, come se il pubblico seguisse il governo ciecamente.
Ne viene fuori che Israele non ha più una sinistra significativa, come
succede negli altri paesi occidentali. Non c'è un'opposizione popolare e
non c'è nessuno che parli. E ciò potrebbe risultare per Israele perfino più
pericoloso della guerra contro l'Iraq.