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Anniversario della morte di Paolo VI



Ricorre oggi il ventiquattresimo anniversario della morte di Paolo VI. E' stata figura esemplare di Papa, erede del Concilio inaugurato da Giovanni XXIII,  suo predecessore, e che egli condusse a termine. A noi preme ricordarlo per questo e per una grande invenzione: la "Pontificia Commissione Justitia et Pax".

Evidenziamo, dunque, alcune sue parole introduttive alla enciclica "Populorum Progressio" e sintomatiche di un magistero che ha sempre posto attenzione a determinati problemi:

"[...] abbiamo ritenuto che facesse parte del nostro dovere il creare presso gli organismi centrali della chiesa una commissione pontificia che avesse il compito di "suscitare in tutto il popolo di Dio la piena conoscenza del ruolo che i tempi attuali reclamano da lui, in modo da promuovere il progresso dei popoli più poveri, da favorire la giustizia sociale tra le nazioni, da offrire a quelle che sono meno sviluppate un aiuto tale che le metta in grado di provvedere esse stesse e per se stesse al loro progresso": Giustizia e pace è il suo nome e il suo programma. Noi pensiamo che su tale programma possano e debbano convenire, assieme ai nostri figli cattolici e ai fratelli cristiani, gli uomini di buona volontà. È dunque a tutti che noi oggi rivolgiamo questo appello solenne a una azione concertata per lo sviluppo integrale dell’uomo e lo sviluppo solidale dell’umanità."

La stessa Populorum Progressio, quanto mai attuale, ha anticipato i tempi quando Paolo VI vi affermò che la dimensione sociale ha acquistato dimensione mondiale. Già egli sollecitò a combattere quelle strutture ingiuste che creano miseria, mostrando e mettendo in guardia contro squilibri,  situazioni incontrollabili che in quel periodo favorirono la nascita delle ideologie di cui tutti siamo stati spettatori.

Si scaglio contro il liberalismo, il profitto economico fine a se stesso e  parlò di destinazione universale dei beni. Contro l'ingiustizia che fa soffrire recuperò come antidoto l'efficacia dell'azione non violenta.

Illustrò la condizione dei lavoratori emigrati "costretti a spremere il proprio salario per alleviare un po’ le famiglie rimaste nella miseria sul suolo natale" ricordando che a  questi si deve "accoglienza".

Vale la pena di andarsi a rileggere certi suoi documenti e alcune sue encicliche per comprendere quanto il suo magistero sia stato profetico. Fu anche il più vivace sostenitore della "missionarietà" della Chiesa e dell'azione ecumenica della Chiesa e della "primavera" della Chiesa Conciliare delle riforme. A lui il nostro ricordo affettuoso e la nostra preghiera.

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