COMUNICATO STAMPA Guerra all’Iraq: l’Italia deve condannare – Noi andremo a Baghdad Il fatto, riportato da alcuni giornali, che l’Italia possa partecipare, con appoggio logistico o anche solo aumentando la presenza in Afganistan permettendo di "liberare" truppe statunitensi, ci atterrisce. Ci atterrisce l’idea che il nostro paese possa partecipare all’uccisione dei bambini cui abbiamo potuto salvare la vita nei lunghi anni dell’embargo e alla distruzione delle scuole, dei centri sanitari e delle centrali di potabilizzazione che abbiamo ricostruito grazie alla collaborazione di migliaia di persone, associazioni, enti locali italiani. Questi bambini, e i loro coetanei iracheni, hanno un nome e un cognome, un volto, impresso nelle nostre menti e non possiamo accettare che scompaiano, cancellati dalla definizione astratta di "asse del male" o accomunati al regime che li governa. Questa guerra non ha nulla a che vedere con la lotta al terrorismo, non risponde ad attacchi né a minacce di attacco militare, non porterà nemmeno la democrazia, ma distruzione e morte, forse per anni, forse in tutto il medio oriente. Questa guerra è fuori e contro la legalità internazionale e l’Onu, fuori e contro la nostra Costituzione. Ci indigna che cinici calcoli di politica internazionale, - come non restare tagliati fuori dalla torta petrolifera che gli Usa si accingono a conquistare - possano prevalere sulla Costituzione e sui sentimenti di umanità della nostra gente. Speriamo che ciò non avvenga, ma registriamo con preoccupazione che l’Italia è sinora l’unico paese europeo, con la Gran Bretagna, che non ha ancora condannato esplicitamente l’eventualità di un attacco all’Iraq. Con una lettera al Presidente del Consiglio e al Ministro della difesa abbiano chiesto oggi un chiaro pronunciamento in merito. Per chiarire con forza questi concetti noi andremo a Baghdad. Con i "nostri" bambini. Vi andremo insieme a pacifisti e volontari di tutto il mondo, nell’immediata vigilia dell’attacco, per tentare di rendere visibili i volti di coloro che saranno le vittime della guerra, per difendere il nome del nostro paese, per difendere la civiltà, la legalità e l’Onu. Vi andremo nella speranza di essere un deterrente all’attacco e di poter conquistare, in extremis, qualche giorno od ora, per l’azione diplomatica e per la ricerca di una soluzione politica. Vi andremo anche perché non si possa dire in futuro che l’Italia stava solo dalla parte di chi bombarda. Invitiamo tutti i pacifisti italiani ad unirsi a noi per organizzare insieme una ampia missione di pace. Per informazioni e adesioni: www.unponteper.it/nontagliolacorda Associazione Un ponte per… Roma 29/07/2002
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