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I: [Bsf] Fwd: Venezuela, due testi dalla rete



 
 
----- Messaggio originale -----
Da: SUNSHINEFAMILY SUNSHINEFAMILY
Inviato: lunedì 15 aprile 2002 22.19
A: bsf@bresciasocialforum.org
Oggetto: [Bsf] Fwd: Venezuela, due testi dalla rete
 



>>________________________________________________________________________________________________________________________
>TESTIMONIANZA DIRETTA DAL VENEZUELA DA 2 VOLONTARI DI UNA ONG
>CATTOLICA BRESCIANA
>
>------- Forwarded message follows -------
>
>Giacomo e Federica sono in Venezuela da due anni e mezzo; lavorano
>nei barrios di Ciudad Guayana, tra il pueblo, possono permettersi di
>avere una visione ravvicinata di quello che succede. Quello che loro
>raccontano non è esattamente quello che è passato in televisione
>oggi, credo sia esemplare.
>Quante altre volte le notizie che arrivano a noi sono così manipolate?
>
>Golpe in Venezuela
>
>Carissimi amici, rispondiamo con una lettera circolare a quanti ci
>hanno scritto e telefonato
>in queste ore.
>Vi preghiamo di diffondere questo messaggio a tutti gli amici, anche
>a quelli che non hanno un indirizzo di posta elettronica.
>Per prima cosa vorremmo dirvi di stare tranquilli per noi: qui in
>cittá non é successo quasi niente, gli scontri sono solo a Caracas,
>la capitale.
>Come quasi tutti voi sapranno questa notte c'è stato infatti un colpo
>di Stato ed é caduto il governo del Presidente Hugo Chávez.
>Un governo legittimo che é passato per 6 processi elettorali in meno
>di tre anni e non ha mai ottenuto meno del 60% dei consensi.
>Un governo che ha fatto sí molti errori, ma che consideriamo solo
>errori di forma, non di principio.
>Un governo che al clamore delle folle che esigevano mano dura, ha
>sempre risposto no (sará forse stato questo il suo piú grande
>errore?).
>Un governo decisamente sbilanciato verso la promozione della
>partecipazione popolare.
>Un governo che ha fermato il processo di privatizzazione delle
>principali imprese statali contrarrestando cosí gli effetti della
>globalizzazione ed é stato accusato dai media di portare il paese
>verso una situazione simile a quella argentina (ci domandiamo com'é
>possibile, visto che Chávez stava facendo quasi l'esatto contrario di
>quanto fatto da De La Rua).
>Un governo che come primo passo ha deciso di promuovere un'Assemblea
>Costituente che in seguito ha promulgato una nuova Costituzione, fra
>le piú avanzate al mondo per quanto riguarda i diritti umani.
>Un governo che ha lavorato e che ha riconosciuto senza vergogna la
>situazione di estrema povertá vissuta dall'80% della popolazione.
>Un governo che nei discorsi ufficiali ha sempre invitato alla calma,
>al dialogo ed alla pace, aggiungendo un solo piccolo particolare:
>"Dove non c'è giustizia non c'é pace!"
>Tutte queste cose sui mezzi di comunicazione italiani non si diranno.
>Come non si dirá che cosa sia successo davvero l'11 aprile a Caracas.
>Certo si é a conoscenza del numero di morti e feriti, ma chi li ha causati?
>Dalle informazioni raccolte si sa solo che la marcia organizzata da
>chi voleva la rinuncia di Chávez si é spinta fino al palazzo del
>Governo, che era difeso oltre che dall'esercito, dalla gente che
>stava appoggiando il Presidente. Ci sono molte testimonianze che
>indicano che i franchi tiratori che hanno sparato sulla folla erano
>poliziotti in borghese della Polizia Metropolitana (un corpo che
>obbedisce al Sindaco Alfredo Peña, avversario di Chávez).
>Ma tutto questo non é dimostrabile perché ora, visto che le forze
>"democratiche" che hanno incitato a questa "presa di potere per la
>salvaguardia della democrazia e della libertá di espressione", hanno
>il controllo di tutte le televisioni private e uno dei primi
>provvedimenti presi ieri sera é stato quello di oscurare il canale di
>stato (fino ad allora unica fonte alternativa di informazione).
>Per favore, vi preghiamo di non credere che questo colpo di stato sia
>a favore della libertá e della democrazia. Il governo caduto era
>stato eletto democraticamente dalla gran maggioranza della
>popolazione. Chi lo ha abbattuto ha potuto farlo perché contava su
>forti finanziamenti, anche dall'estero, sull'appoggio dei grandi
>imprenditori venezuelani e sul controllo totale dei mezzi di
>comunicazione.
>In tre anni di governo "rivoluzionario" non vi é stato nessun arresto
>politico.
>Oggi, a meno di dodici ore dal colpo di stato, in una situazione
>inconstituzionale e senza un documento di rinuncia da parte del
>presidente Chávez, si sono effettuati una serie innumerevole di
>arresti a persone ASSOLUTAMENTE INNOCENTI, ree solo di appartenere ad
>un governo che cercava un cambiamento nella gestione del potere
>politico ed economico in Venezuela.
>Susana, una delle donne con cui lavoriamo nel  barrio ci ha
>telefonato stamattina presto dicendo: "Siamo in lutto: ormai é finita
>ogni speranza per i poveri", questo é il clima che si  respira, qui
>nei quartieri marginali, mentre a Puerto Ordaz, la zona ricca della
>cittá, si sta festeggiando.
>Domani 35 donne del nostro gruppo di Altamira avrebbero dovuto
>consegnare i progetti per altrettante microimprese di produzione per
>ottenere un piccolo credito dal Banco de la Mujer (la "banca della
>donna", uno dei tanti programmi del governo volto a dare un appoggio
>concreto alle iniziative di autosviluppo). Era per noi una bella
>esperienza in cui le persone hanno imparato a scrivere i loro piccoli
>progetti, senza per forza chiedere soldi a noi italiani.
>Ormai non c'è piú nessun Banco de la Mujer.
>Hermelinda, una delle collaboratrici dello SVI, ci ha invitato ad
>andare a fare una visita casa per casa a tutte le donne del gruppo,
>perché non perdano la speranza. Ci ha invitato a organizzare un corso
>o una qualsiasi attivitá per far sí che la gente non si perda d'animo.
>Abbiamo camminato, abbiamo incontrato persone che piangevano altre
>che pregavano. La gente non riesce a capire: "Era il nostro
>Presidente, noi abbiamo votato per lui".
>Rosa, un'altra delle donne con cui lavoriamo, ha dichiarato: "adesso
>verrá la repressione, poi tornerá la corruzione piú forte di prima,
>noi cosa volete che facciamo? Continuiamo a lavorare per la comunitá".
>Abbiamo solo pochi giorni per poter almeno parlare di tutto questo
>con le persone che non sono cadute nella trappola della propaganda.
>La gente di cui meno ci si puó fidare sono purtroppo molti membri
>attivi della Chiesa e se oggi le ricerche sono orientate ai circoli
>bolivariani ed alle persone con cariche politiche strategiche che non
>si siano giá giocate come voltagabbana, piú in lá potranno
>presentarsi controlli ramificati fino alle organizzazioni popolari in
>genere.
>
>Giacomo Signoroni e Federica Nassini
>SVI - Servizio Volontario Internazionale
>Volontari in servizio a Ciudad Guayana - Venezuela
>12/04/02
>______________________________________________________________________________________________________________________
>Dopo aver scritto un lungo testo sul golpe in Venezuela ecco il
>miracolo: i golpisti sono stati sconfitti. Una oceanica folla di
>poveri riporta con la non violenza la legalita' in Venezuela. Chavez
>ritorna a dirigere il governo, lui che era stato l'unico legittimo
>leader democraticamente eletto.
>Il capo della Confindustria Venezuelana - che aveva usurpato il
>potere - deve lasciare il palazzo presidenziale. Evviva. Questa volta
>la storia gira dalla parte dei diseredati. Gli Stati Uniti - che
>avevano approvato il golpe con una nota ufficiale del governo -
>devono rassegnarsi. E cio' avviene, cosa importante, in modo
>pacifico. E per questo e' significativo il testo (qui di seguito
>riportato) scritto con indignazione contro il golpe che aveva
>destituito Cavez. Vi troverete tutte le ragioni per cui il popolo
>venezuelano ha liberato Chavez e ha impresso alla storia dell'America
>Latina una svolta come mai era avvenuto prima.
>
>Alessandro Marescotti
>www.peacelink.it
>
>I retroscena del colpo di stato in Venezuela
>Il golpe ai tempi della globalizzazione -
>di Alessandro Marescotti
>
>Golpe in Venezuela. La globalizzazione muta i protagonisti dei colpi
>di stato e se nel 1973 il golpe aveva il volto di Pinochet oggi ha il
>volto del presidente della confindustria venezuelana, Pedro Carmona
>Estanga. Il presidente venezuelano Hugo Chavez, democraticamente
>eletto, da tempo non era gradito alla Casa Bianca e recentemente era
>entrato in rotta di collisione con Bush. Vediamo perché.
>
>CHAVEZ, "DECISAMENTE IRRITANTE"
>Hugo Chavez il 10 agosto 2000 fece scandalo: incontrò Saddam Hussein,
>primo leader politico a rompere l'isolamento dell'Irak dall'inizio
>della Guerra del Golfo. Chavez offerì all'Irak appoggio perché sia
>messo fine all'embargo che grava sul Paese dal 1990.
>Il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Richard Boucher, definì
>"decisamente irritante" il fatto.
>Chavez era impegnato in un tour di dieci giorni che lo porterà in
>tutti i Paesi appartenenti all'Opec, l'organizzazione che riunisce
>alcuni degli Stati esportatori di petrolio: sosteneva la necessità
>che l'Opec tagliasse la produzione giornaliera di barili di petrolio
>per mantenere alti i prezzi del greggio. Il Pentagono fece sapere che
>gli USA stavano "perdendo la pazienza". Chavez rispose: "Io, se
>voglio, vado pure all'inferno". Aggiungendo: "Che cosa ci possiamo
>fare se gli americani si seccano? Noi abbiamo una dignità, e il
>Venezuela è un Paese sovrano. Ha il diritto di prendere le decisioni
>che ritiene nel proprio interesse". E di un altro imperdonabile
>peccato si era già macchiato il suo governo: quello di aver rotto
>dichiaratamente l'isolamento di Cuba non nascondendo anzi la propria
>ammirazione per Fidel e per l'esperienza rivoluzionaria cubana.
>
>PETROLIO PER DARE AI POVERI E TOGLIERE AI RICCHI
>Ma ritorniamo al petrolio. Chavez intendeva fissare un livello
>internazionale del prezzo del petrolio (25 dollari al barile): i
>paesi produttori avrebbero fatto scattare automaticamente un aumento
>della produzione se le quotazioni del barile fossero salite,
>decidendo una diminuzione della produzione
>se i prezzi fossero scesi sotto la soglia prevista. In pratica Chavez
>aveva un'idea di autodeterminazione e di indipendenza che non era
>gradita alla Casa Bianca: gli Usa dipendono massicciamente dal
>petrolio del Venezuela.
>Il Venezuela è l'unica nazione dell'America Latina a far parte
>dell'Opec, organizzazione centrata sulle nazioni del Medio Oriente.
>Prima di Chavez il Venezuela era noto all'interno dell'Opec per la
>scarsa adesione alle restrizioni imposte dal cartello dei Paesi
>produttori. Con Chavez la politica di scambio stava cambiando:
>vendeva petrolio a un prezzo ridicolo a Cuba, puntando ad un
>innalzamento dei prezzi negli scambi verso Usa e paesi ricchi. E
>negli Usa, dopo due anni di politica estremamente cauta condotta dai
>democratici nei suoi confronti (proprio per l'importanza
>del paese nel settore energetico), i repubblicani nel 2001
>cominciarono ad accusare Chavez di appoggiare i gruppi guerriglieri
>di tutta la zona andina e percepiscono la sua politica come ulteriore
>elemento di instabilità. La Casa Bianca ha puntato a bloccare
>l'economia interna venezuelana, come nel 1973 fece per Salvator
>Allende, sostenendo un coacervo di forze che facevano resistenza a
>Chavez. E vediamo perché.
>
>LE RIFORME MAL DIGERITE
>Il 13 Novembre 2001 in diretta televisiva, Chavez ha annunciato il
>passaggio di un vasto pacchetto di riforme economiche, ben 49, che
>intendevano modificare, a volte anche radicalmente, i più differenti
>settori dell'economia del paese: i più controversi sono quelli
>relativi alla Legge sulla terra e a quella sugli Idrocarburi.
>
>La Legge sulla terra avrebbe permesso al governo di confiscare e
>ridistribuire terreni privati coltivati che eccedano una certa
>dimensione e che siano giudicati improduttivi; la legge dava inoltre
>allo stato il potere di controllare l'utilizzo agricolo dei terreni.
>Inoltre gli agricoltori dovranno mostrare
>i titoli di proprietà delle terre che utilizzano a iniziare dal 18
>Dicembre (8 giorni dopo l'entrata in vigore della legge) onde evitare
>l'espropriazione. Il Miami Herald, riportando uno studio fatto
>dall'Istituto Nazionale Agricolo del Venezuela, stima che quasi il
>95% dei proprietari terrieri nel paese non possiede titoli legali
>delle proprie proprietà.
>
>CONTESTATO DA LATIFONDISTI, SINDACALISTI E PETROLIERI
>Ecco perché i grandi latifondisti li abbiamo visti protestare in
>piazza. La terra agli indios poveri sarebbe stata una vera
>ingiustizia, per loro. In piazza, con i latifondisti, sono scesi
>negli scorsi giorni anche gli industriali e i sindacati.
>Ma perche' anche i "sindacati" sono scesi in piazza contro Chavez?
>Ecco svelato il mistero: Chávez aveva dichiarato di voler "demolire"
>l'ex Confederazione dei lavoratori del Venezuela, tanto burocratica
>quanto corrotta, per creare una centrale sindacale "bolivariana"; il
>governo aveva poi deciso di considerare come rappresentanti della
>"società civile" solo le organizzazioni non governative (Ong) non
>finanziate dall'estero.
>La legge sugli Idrocarburi - l'altra molto contestata - capovolgeva
>vent'anni di liberalizzazione nell'industria del settore. Nella
>riforma era prevista la maggioranza del governo nella proprietà
>di tutte le nuove joint ventures legate al settore petrolifero, e
>veniva inoltre decretato l'innalzamento delle royalties che le
>compagnie straniere devono allo stato, passando dall'attuale 16,6% al
>30%. Una manovra che va in piena controtendenza rispetto al trend
>mondiale; negli ultimi anni infatti le potenti compagnie petrolifere
>erano riuscite, in molti dei paesi produttori di petrolio, a far
>scendere
>le royalties che andavano corrisposte ai governi. Una misura che
>stando ad alcuni commenti riportati dal Financial Times avrebbe
>inciso sullo sviluppo di molti progetti, rendendoli da un punto di
>vista economico poco attraenti. E la globalizzazione è appunto
>questo: niente intralci, boicottiamo gli impiccioni, facciamo
>crollare l'economia delle nazioni che si pongono di traverso. E
>Chavez, tentando di coinvolgere l'Opec in questo disegno di recupero
>del potere contrattuale degli stati, era un impiccione a livello
>internazionale. L'amministrazione Chavez era considerata un governo
>radicale, dotata per di più di con un mandato popolare che
>legittimava riforme di vasta portata.
>Chavez era un militare, ma democraticamente eletto. L'allora sindaco
>di Molfetta, Guglielmo Minervini, un pacifista allievo di don Tonino
>Bello, era andato nel marzo del 1999 a far visita ai molfettesi
>emigrati in Venezuela. Dichiarò: "Il recente cambio di regime
>politico che ha condotto al governo il militare Chavez sta suscitato
>diffuse speranze di moralizzazione della vita pubblica,
>di giustizia sociale e di stabilità economica".
>
>"PARA LIMPIAR TOTA ESA MIERDA"
>Ma oggi Chavez viene definito "populista" e basta quella parola per
>liquidarlo senza neppure sentire il bisogno di spiegare quanto qui
>abbiamo cercato di raccogliere e raccontare. Di Chavez si racconta la
>sua storia di colonello golpista del febbraio '92 ma non il suo
>successivo successo democratico in elezioni libere che, con 57% dei
>voti, lo avevano catapultato alla presidenza. Con lui partiti e
>partitini
>- prevalentemente nazionalisti e di sinistra - del "Polo
>Patriottico"; di fronte a lui il suo popolo, centinaia di migliaia di
>descamisados in rappresentanza di quell'80% dei 23 milioni di
>venezuelani ridotti alla fame in uno dei paesi più ricchi del mondo,
>che l'avevano appena eletto presidente della
>repubblica "para limpiar toda esa mierda". Dall'altra parte,
>fisicamente assenti ma presentissimi, gli sconfitti del "Polo
>democratico" e "il putrido sacco di tutti i corrotti", con dentro gli
>esponenti del "patto tacito" fra i poteri forti che dalla cacciata
>dell'ultimo dittatore militare, il generale Marcos Pérez Jiménez nel
>'58, aveva governato la democrazia venezuelana per 41 anni filati.
>L'oligarchia, gli imprenditori pubblici e privati, la banca, la
>burocrazia, i sindacati, i giudici, i militari, la chiesa cattolica e
>i due grandi partiti tradizionali del duopolio di governo - i
>social-democratici di Acción democratica e i social-cristiani del
>Copei - che da allora si erano alternati ogni cinque anni al palazzo
>stile rococò di Miraflores, e che nelle elezioni del 6 dicembre
>avevano raccolto, insieme, la miseria di meno del 9% dei voti. Era il
>6 dicembre 1998 e Chavez aveva impresso al Venezuela una svolta
>mediante regolari elezioni monitorate a livello internazionale: per
>gli Usa c'era Jimmy Carter, l'ex presidente americano in veste di
>osservatore per elezioni giudicate "a rischio". Ora il golpe fa
>capire che quelle elezioni non avevano dato buoni frutti, e la Casa
>Bianca usa oggi il sistema di Vittorio Emanuele II il quale a metà
>Ottocento avvisava gli elettori che avrebbe fatto ripetere le
>votazioni se il verdetto non fosse stato di suo gradimento.
>
>PERCHE' VOTARONO CHAVEZ?
>Ma perché gli elettori avevano scelto Chavez?
>I venezuelani si chiedevano dove fossero finiti i 300 miliardi di
>dollari incassati dal petrolio negli
>ultimi 25 anni. Negli ultimi 20 anni i venezuelani hanno visto
>evaporare il 70% del potere d'acquisto
>dei loro redditi. La disoccupazione era al 40%, i bambini e gli
>adolescenti senza scuola erano il 45%, secondo la Banca mondiale solo
>il 4% della popolazione aveva accesso alla giustizia.
>Chavez era stato votato per questa rabbia popolare e aveva portato -
>dopo le elezioni - il salario minimo da 175 dollari al mese a 190,
>divorato all'istante dal 40% di inflazione.
>Aveva cambiato i manager statali del petrolio. Già, aveva toccato
>quei dirigenti della Pdvsa, la compagnia petrolifera statale, con
>salari da 48mila dollari al mese e pensionati d'oro da 24mila
>dollari. Di chi erano le frodi fiscali e doganali che facevano
>sparire nelle banche di Miami o Ginevra 6 miliardi di dollari l'anno,
>l'equivalente dei due terzi del deficit fiscale del '98?
>E arriviamo ad un'altra pestata di piedi, quella ai sindacalisti
>corrotti. Molti dei 2000 dirigenti sindacali della poderosa Ctv - la
>Confederación de trabajadores de Venezuela - erano finiti sotto il
>torchio "giustizialista" di Chávez: dovevano spiegare perché erano
>diventati milionari dopo aver firmato contratti di lavoro, dei bidoni
>per i lavoratori in cambio di favori personali. La confindustria
>venezuelana - di concerto con questa burocrazia sindacale - è
>arrivata a pagare la giornata di lavoro a chi manifestava in strada
>in questi giorni a sostegno del golpe.
>Sotto la presidenza di Chavez viene revocata l'immunità a vita di
>politici e deputati accusati di corruzione. Vengono riconosciute
>garanzie costituzionali alla lingue e culture dei 500mila indios
>superstiti. Si proibisce la pena di morte, l'ergastolo, la tortura e
>"qualsiasi pena infamante". Si proibisce la privatizzazione del
>petrolio. Si riduce la settimana lavorativa da 48 a 44 ore. Si
>garantisce la proprietà privata subordinandone tuttavia per legge
>l'uso "all'interesse sociale". Si pongono limiti  all'autonomia della
>Banca centrale. Ai tre poteri classici di Montesquieu, Chavez ne
>aggiunge un altro, il potere morale, da lui definito "la quarta gamba
>della democrazia", preso dall'ideario del suo idolo Simon Bolívar,
>col compito di vegliare sui giudici e contro la corruzione.
>Disse: "La voce del popolo è la voce di Dio e la voce dell'oligarchia
>è la voce del diavolo".
>
>DI LUI SI E' DETTO TUTTO
>Diversi giudizi vennero dati su Chavez: populista, dittatore in
>pectore, erede di Nasser, nuovo
>Gheddafi, comunista camuffato, amico di Castro, leader di un governo
>con troppi ministri che erano stati di sinistra, anti-capitalista,
>anti-liberista, sognatore bolivariano, visionario terzomondista.
>Ormai è impossibile verificarne la fondatezza: un colpo di stato lo
>ha spazzato via.
>
>KEYNES FUORI TEMPO MASSIMO
>In realtà Chavez ha applicato politiche ispirate a Keynes,
>finalizzate a una spesa pubblica orientata
>a stimolare la domanda, e al potenziamento dell'istruzione pubblica e
>del sistema sanitario.  Aveva respinto la privatizzazione del sistema
>pensionistico. Insomma, sono politiche di una tranquilla sinistra
>che, alla luce dei tempi globalizzatori, viene dipinta come ingenua e
>demodé, però è temuta perché è un ostacolo ai desiderata in voga.
>
>INVESTIRE NELL'ISTRUZIONE
>I consiglieri economici del governo proponevano un modello "umanista,
>autogestito e competitivo" nel quale "il principale investimento è
>l'istruzione, ossia il capitale umano". Chávez intendeva spendere in
>assistenza sociale - scuole, ospedali, case, tecnologia e sicurezza -
>i circa 2,1 miliardi
>di dollari che provengono dalle riserve di cambio della Banca
>centrale del Venezuela (Bcv).
>
>POCO ADDOMESTICABILE
>Chavez si era rivelato poco addomesticabile. Bush - e con lui i
>signori della globalizzazione - hanno premuto il bottone e ne hanno
>decretato la fine. Ma tutte queste cose non ce le spiegano quei
>telegiornali e quei giornalisti che - loro sì ben addomesticati - si
>limitano a far apparire un golpe militare come una festosa rivolta di
>tutto il popolo venezuelano contro Chavez, il populista.
>
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