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I PROBLEMI DELLA PARTECIPAZIONE

 

"…Le corna di Berlusconi – scrive Giorgio Bocca in "Venerdì" del 22 febbraio 2002 - equivalgono al "me ne frego" squadristico, alla pretesa di sostituire il vecchio Stato con la violenza e con l'improvvisazione attivistica.

Berlusconi non ha bisogno di ripassi storici per sapere che gesti come quello delle corna o delle distribuzioni dì orologi, di regalie alle prostitute, dell'ostentazione della ricchezza, per cui sette ville in Sardegna non bastano, bisogna avere anche il castello di Paraggi, piacciono ai suoi elettori.

E siccome per lui queste scelte di gusto e di stile sono congenite, spontanee, molti pensano che siano per ciò stesso accettabili e stimabili, come se la spontaneità equivalesse alla qualità, come se la maleducazione naturale fosse una nuova buona educazione…"

A un lettore che si lamentava della cattiva educazione elargita dagli spot televisivi, Umberto Galimberti in "Donna" del 26 febbraio 2002 risponde tra l’altro:

"…Se il problema fossero solo gli spot!

In realtà con le sue televisioni Berlusconi ha costruito un tipo di umanità fatto apposta per ubbidirgli.

Vendendo un modello di esistenza che per quelli nati 20 anni fa è l'unico di cui essi hanno fatto esperienza, Berlusconi ha sostituito la scuola nei processi educativi e ha alienato tutti a riconoscere come valori: ilarità, spensieratezza, successo, consumo, attivismo, spettacolarità, sessualità soft (che io considero peggiore della pornografia), ma soprattutto ha convinto tutti che non esiste altro mondo di quello descritto in Tv.

Religione, politica, mercato, guerra, gioia, dolore, morte sono descritti lì, e da lì si impara come si prega, come si governa, come si vende, come si compra, come si gode, come si lotta, come si soffre, come si muore, …come un tempo queste cose si apprendevano dall’ambiente in cui si viveva…"

Claudio Magris nel "Corriere della Sera" del 24 febbraio 2002 in un articolo sulla responsabilità, dopo aver concordato sulla necessità di cambiare democraticamente questo governo di destra, aggiunge:

"…La vita politica è fatta in tanti luoghi, egualmente legittimi purché rispettosi delle leggi e delle regole fondamentali della democrazia: in Parlamento, nelle piazze, nelle sedi dei partiti, nelle associazioni, nella testimonianza resa nel proprio lavoro.

In ogni caso, quel che conta o dovrebbe contare è tornare a casa, la sera, contenti non solo di aver cantato le canzoni che commuovono il nostro cuore o di aver tuonato contro l'avversario, ma soprattutto, se possibile, di aver convinto almeno un elettore della parte avversa a cambiare la prossima volta il suo voto."

Con un elettorato come quello descritto da Bocca e da Galimberti, occorre trovare e usare tutti i mezzi democratici e nonviolenti adatti a far crescere la cultura, la capacità critica dei tanti italiani che pensano con gli spot della televisione.

E fornire poi le informazioni necessarie per convincerli, ragionando, al cambiamento delle loro opinioni e dei loro voti.

L’invito di Magris è sacrosanto, ma, per sentirsi coinvolti tutti i giorni e tutto l’anno, gli intellettuali hanno bisogno, secondo noi, oltre al grigiore dei politici, di quel tanto di entusiasmo che viene nei momenti di sentito pericolo per i valori che ci sono cari.

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