I C.O.S. IN BRASILE
"IN UN INCONTRO TENUTOSI IL 20 GIUGNO 2001 A PALAZZO DEI PRIORI, A PERUGIA, GILBERTO STIER VARGAS, SINDACO DELLA CITTA DI CAXIA DO SOUL NELLO STATO DI RIO GRANDE DO SOUL, BRASILE, E IL PROFESSOR LUIZ ERNESTO BRAMBATTI DELL’UNIVERSITA’ Di CAXIAS, HANNO DESCRITTO LE LINEE PRINCIPALI DELL’ESPERIMENTO Di BILANCIO PARTECIPATIVO CHE Si STA ATTUANDO IN MOLTE IMPORTANTI CITTA’ BRASILIANE SU INIZIATIVA DEL PT, IL PARTITO DEI LAVORATORI. L'INCONTRO ERA STATO ORGANIZZATO DALLA ASSOCIAZIONE DEGLI AMICI DI CAPITINI, PER VERIFICARE COME ALCUNI ASPETTI DELLE IDEE Di CAPITINI RELATIVI ALLA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI (SI PENSI AI COS, I CENTRI D’ORIENTAMENTO SOCIALE DEGLI ANNI 1944-48) POSSANO TROVARE REALIZZAZIONE ANCHE IN CONTESTI COSÌ DIVERSI E LONTANI, COME IL BRASILE DI OGGI." Così la rivista umbra "RISONANZE", nel numero di novembre 2001 riportava l’incontro di giugno con il sindaco e lo studioso dell’Università di Caxias, proponendo anche una sintesi dei loro interventi registrati. Alla domanda degli Amici di Capitini sulla esperienza del "BILANCIO PARTECIPATO" ha risposto per primo il Sindaco: "…Conoscendo bene la figura di Capitini, è un piacere stare qui a parlare con persone che condividono i valori sociali della partecipazione popolare alle decisioni. Comincerò dando alcune informazioni. Il nostro Stato, il Rio Grande do Soul, è il più meridionale del Brasile; la capitale è Porto Alegre, che ha un milione e settecentomila abitanti. Caxias do Soul, la nostra città, è la seconda città dello stato sia per popolazione (oltre 300 mila ab.) che per importanza economica. E’ il centro di una regione con 800 mila abitanti in cui, nel secolo scorso, a partire dal 1885, si è concentrata una forte immigrazione italiana. Il concetto di partecipazione popolare è universale, ma l'esperienza non può essere ripetuta meccanicamente ovunque. L'esperienza di Caxias è cominciata dal 1996; ma a Porto Alegre essa dura ormai da tredici anni: qui le dimensioni sono molto più grandi, più difficili, però è possibile. L'azione del nostro governo è basata sull'idea di costruire una città socialmente giusta, fisicamente organizzata, economicamente sostenibile, costituzionalmente democratica e partecipativa. Mi soffermo specialmente su quest'ultimo punto. Noi stiamo cercando di costruire strumenti di partecipazione popolare alla presa di decisioni, da introdurre nella democrazia rappresentativa. La nostra esperienza è basata su due strutture di base: la prima è la creazione di consigli particolari, che discutono la politica dell'educazione, la salute, le case popolari; a questi consigli partecipano sindacati, associazioni di abitanti dei quartieri, imprenditori. C'è poi una forma di coinvolgimento della popolazione sulle scelte di bilancio a livello di democrazia diretta, chiamato il Bilancio partecipativo. La città è divisa in "regioni"; ogni regione è divisa in quartieri, nei quali operano le associazioni degli abitanti, con una consolidata esperienza storica di organizzazione politica e sociale. Il bilancio è discusso nelle assemblee, in cui agiscono le associazioni come strumenti rivendicativi, senza poteri sulla popolazione, che decide direttamente. Le decisioni delle assemblee di quartiere vengono riportate all'assemblea dei delegati della "regione": in ogni assemblea viene eletto un delegato ogni dieci partecipanti all'assemblea; quindi più le persone partecipano all'assemblea, più sono rappresentate all'assemblea della "regione". In ogni assemblea sono discusse le priorità per il quartiere; nell'assemblea della "regione" i delegati di tutti i quartieri discutono le priorità di tutta la "regione". Infine i rappresentanti delle "regioni" si riuniscono per stabilire le priorità dell'intera città. In questo stadio, anche il governo fa le sue proposte di priorità su questioni che riguardano l'intera città. In questo processo, le domande sono sempre superiori alle possibilità dei bilancio. Cerchiamo perciò di fare in modo che ciascun delegato di quartiere possa conoscere la realtà degli altri quartieri, per promuovere soluzioni solidaristiche ai problemi delle persone e combattere l'individualismo. Questo processo si svolge da marzo al 15 settembre, che per legge è la scadenza per la presentazione dei bilancio. E' un processo complesso, che ha molte contraddizioni; nascono molte divergenze, ma la divergenza è la essenza della democrazia." Il professor Luiz Ernesto Brambatti a sua volta ha detto: "Questa esperienza del bilancio partecipativo non è la tavola di salvataggio della sinistra, né in Brasile né altrove. E' un'esperienza che sta attirando attenzione in tutto il mondo, per il suo carattere non normativo; ma non si tratta di un modello da copiare o trasferire. Per noi si tratta della costruzione di una cittadinanza, dopo vent’anni di dittatura; e per noi dei Partito dei lavoratori, che governiamo varie città, si tratta di uno strumento di pedagogia popolare. Dunque il bilancio partecipativo è la forma con cui la popolazione può appropriarsi di una parte della programmazione dello stato, e con cui i dirigenti politici rinunciano a una parte della loro funzione. Un altro aspetto del bilancio partecipativo è che non ci sono leggi o regole precise, e quando i consigli comunali hanno voluto regolamentare la partecipazione c'è stata una forte obiezione da parte della popolazione: esso si basa più su un "compromesso morale" e politico che propriamente su una legge. In questo caso di partecipazione non c'è più la fase clientelare, per cui il quartiere andava dal sindaco a chiedere: il sindaco non decide più e la decisione è demandata alla partecipazione. La partecipazione diventa perciò una condizione per avere le opere nel quartiere. Cosi si è costruita una nuova mentalità, e questa ha imposto la nascita di una nuova dirigenza politica che sta emergendo. C'è quindi una dialettica tra questa dirigenza locale e il potere centrale. In ogni caso questo modo di gestire il bilancio ha creato una crescita complessiva della partecipazione, e anche del senso di appartenenza alla città. Quindi la possibilità di impossessarsi di una parcella di potere aumenta la percezione di appartenenza alla cittadinanza. E questo ha costituito un riferimento importante anche rispetto ad altri partiti e ad altre aree brasiliane." Lanfranco Mencaroni degli Amici di Capitini ha chiesto: Volevo sapere come sono organizzate le assemblee di quartiere: è il comune che le organizza, o la popolazione si organizza da sola? E poi, da settembre a marzo, la popolazione che fa? Il sindaco Gilberto Stier Vargas ha risposto: "Nella nostra esperienza ci sono elementi universali, applicati secondo le particolarità locali. le assemblee di quartiere sono organizzate dalle associazioni degli abitanti o altre associazioni, dalla chiesa cattolica o evangelica, dai delegati già eletti: possono invitare il Comune che manda un proprio rappresentante. In Comune c'è un ufficio che segue le assemblee, chiamato Coordinamento delle politiche comunitarie. Da settembre a marzo la popolazione controlla dal basso, con le sue assemblee, l’applicazione del bilancio partecipato" Un’esperienza significativa per la profetica indicazione di Capitini alla sinistra, non solo italiana, di lavorare con la nonviolenza e la partecipazione dal basso alla costruzione del potere di tutti, per sostituire il potere di pochi, fin qui egemone sulla terra, sempre fondato sulla violenza e sull’esclusione, anche nei più orgogliosi regimi parlamentari. |