LE BALLE DEI PACIFISTI
A due lettere contro i pacifisti, rei di aver detto balle sulla giustezza, sull'utilità, sulla lunghezza della guerra e sulle bombe cadute fuori bersaglio, scritte al "Corriere della Sera" del 17 dicembre 2001, il sig. Paolo Mieli, ex comunista, risponde tra l’altro: "Cari signori Liberti e Azzariti capisco il senso delle vostre obiezioni ma continuo a pensare per un Paese liberale e moderno sia un bene avere un forte movimento pacifista. O, se lo vogliamo chiamare in altro modo, antagonista. Beninteso, sempre a patto che sia capace di manifestarsi e manifestare senza mettere a soqquadro vie e piazze di una qualche città… …immagino che non vogliate tappare la bocca ai pacifisti. Bensì esortarli a dar prova di onestà intellettuale. Come? Ad esempio tornando su qualcuna delle cose che dissero a ridosso dell'inizio del conflitto e ammettendo - una sola volta, è sufficiente - di essersi sbagliati…" Noi che siamo convinti che oggi come ieri sia il sig. Mieli a stare nel torto, rispondiamo a lui e ai suoi bellicosi corrispondenti con queste parole di Ulrich Beck, docente di sociologia all’università di Monaco e alla London School of Economics, pubblicate in "Repubblica" del 28 novembre 2001: "…Vorrei richiamare un principio e precisamente quello di giustizia. Ciò che nel contesto nazionale contravviene al senso della giustizia del mondo civilizzato, il fatto cioè che le vittime degli attentati assumano contemporaneamente i ruoli dell'accusa, del giudice e del potere esecutivo, questo tipo di "autogiustizia" deve essere superato anche a livello internazionale Anche se i rapporti tra gli stati non sono ancora arrivati a questo livello, l'alleanza globale contro il terrore deve fondarsi sul diritto. Ne consegue che deve essere redatta e ratificata una convenzione internazionale contro il terrorismo che non si limiti a chiarire concetti, ma offra una base giuridica alla caccia interstatale ai terroristi, creando uno spazio giuridico comune universale che tra l'altro preveda la ratifica obbligatoria dello statuto del tribunale internazionale da parte di tutti gli stati, Usa compresi. L'obiettivo sarebbe quello di rendere punibile il terrorismo come reato contro l'umanità. Gli stati che rifiutano questa convenzione dovrebbero fare i conti con il potenziale globale delle sanzioni imponibili da parte di tutti gli altri stati. Non sarebbe opportuno che l'Europa facesse propria questa istanza, alla luce della sua storia, per meglio definire il proprio profilo politico nell'alleanza globale e contribuire al successo della lotta al terrorismo, in controtendenza rispetto alle dinamiche militari?" Comprendiamo che ai bellicosi autori delle lettere un discorso un poco più alto degli spots cui sono, loro malgrado, sottoposti possa riuscire ostico, ma il sig. Mieli, per il posto che occupa, dovrebbe riflettere su queste idee, che, tra l’altro, non sono lontane da altre pur circolanti nel suo giornale.
COSinrete febbraio 2000 |