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Palestina - Action for Peace: 28/12 - MANIFESTAZIONE DELLACOALIZIONE DELLE DONNE PER UNA PACE GIUSTA



Care amiche ed amici,
sono appena tornata dalla Palestina e ho ritrovato la calma necessaria per
riordinare i miei appunti. Vi mando una serie di allegati con i resoconti
dei diversi giorni, scusandomi se ci sono delle ripetizioni rispetto a
quello già mandato da Nadia Cervoni. Spero che circolino presto anche altri
resoconti: eravamo più di duecento e spesso ci sono state attività
parallele. Credo che dall'incrocio dei diversi racconti possano emergere
una o più linee di azione comune per il prossimo futuro.
Un saluto Silvia


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ACTION FOR PEACE  27 dicembre 2001-3 gennaio 2002
da Silvia Macchi
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Gerusalemme, 28 dicembre 2001
MANIFESTAZIONE DELLA COALIZIONE DELLE DONNE PER UNA PACE GIUSTA

Oltre 3000 pacifisti - israeliani, europei e nordamericani - hanno accolto
l'invito della Coalition of Women for a Just Peace a manifestare
silenziosamente per le strade di Gerusalemme nell'ultimo venerdì dell'anno.
Alle "manine" delle Donne in nero con la scritta "basta con l'occupazione"
si sono aggiunti gli striscioni di solidarietà delle delegazioni italiana,
francese e belga, e numerosi cartelli con slogans quali "smantellare subito
gli insediamenti" e "confini del '67 = confini di pace". Presenti anche
alcuni parlamentari italiani (il senatore Marino, on. Giovanni Russo Spena
e on. Silvana Pisa) e il presidente della Regione Campania Antonio
Bassolino.
Il corteo si è mosso verso le 11,00 da Paris Square, a Gerusalemme Ovest,
ed è arrivato dopo un'ora davanti alle mura della città vecchia, alla Porta
di Giaffa. Tutto si è svolto nella massima tranquillità, nonostante la
presenza di piccoli gruppi di coloni che contestavano con veemenza
l'iniziativa dai bordi della strada.
Alla Porta di Giaffa i manifestanti si sono raccolti intorno ad un palco
per ascoltare le testimonianza di numerosi pacifisti israeliani e di alcune
personalità palestinesi ed europee. Tra queste: Shulamit Aloni, ex-ministra
israeliane ed esponente storica del movimento pacifista israeliano, Pnina
Firestein, dell'organizzazione antimilitarista New Profile, Jeff Halper,
direttore dell'Alternative Information Center e promotore della Campagna
contro la demolizione delle case, Zaira Kamal, delegata alle questioni di
genere presso il Ministero della Pianificazione e della Cooperazione
Internazionale dell'ANP, Luisa Morgantini, parlamentare europea e donna in
nero.
La manifestazione si è conclusa verso le 13,30 con il gospel una cantante nera.


Gerusalemme, 28 dicembre 2001
INCONTRO CON I PACIFISTI ISRAELIANI

Nel pomeriggio, presso l'Hotel New Imperial, nella città vecchia, la
delegazioni italiana ha incontrato i pacifisti israeliani. I momenti di
dibattito sono stati due: uno incentrato sulle attività di New Profile e
della Campagna contro la demolizione delle case; l'altro dedicato
essenzialmente ai movimenti delle donne che fanno capo alla Coalizione per
una Pace Giusta.
L'incontro con le donne è stato coordinato da Debbie Lermann, donna in nero
israeliana, che attualmente lavora presso il Parlamento Europeo in tandem
con la palestinese Jihan Anastas.
La Coalizione ha la peculiarità di coinvolgere numerosi gruppi stranieri
nelle sue iniziative, come nel caso dell'ultimo venerdì dell'anno quando in
oltre 100 città del mondo si manifesta con gli stessi slogans.
La Coalizione è costituita da 9 movimenti di donne israeliane, non tutti
rappresentati alla riunione. Sono intervenute in successione esponenti
delle Donne in Nero, di Bat Shalom, di Windows e del WILPF (Lega
Internazionale delle Donne per la Pace e la Libertà).
L'idea delle Donne in Nero è nata a Gerusalemme, durante la prima Intifada
(1988), come dimostrazione di lutto per le morti inutili da entrambe le
parti e riprende l'esempio delle Madri di Maggio, in Argentina. Il
movimento ha raggiunto rapidamente oltre 30 gruppi locali in Israele. Dopo
gli accordi di Oslo(1993) molte hanno lasciato il movimento, ritenendo che
non fosse più necessario. Ma uno dei primi nuclei, quello di Tel Aviv, è
sempre rimasto attivo, scendendo in piazza tutti i venerdì senza
interruzioni. Con la seconda intifada, il movimento sta riprendendo
consistenza. Oggi conta 12 gruppi locali, un numero destinato ad aumentare
e soprattutto a diversificarsi. Esistono due gruppi locali di palestinesi
israeliane, nelle città di Nazareth e Acre, e a Tel Aviv le più giovani
hanno formato un gruppo autonomo rispetto a quello originario, introducendo
nuove pratiche di disobbedienza civile.
Bat Shalom rappresenta la componente israeliana del Jerusalem Link, mentre
la componente palestinese è costituita dal Jerusalem Center for Women. Da
entrambe le parti si porta avanti un lavoro parallelo a favore del dialogo
e informato da una serie di principi (ripresi in gran parte dalla
Coalizione). I fondamentali sono: due stati per due popoli; mettere fine
all'occupazione e ristabilire i confini del '67; assumersi la
responsabilità dei problemi creati ai palestinesi con la formazione dello
stato di Israele (problema dei rifugiati); mettere fine alla politica dei
militari e della violenza e dare spazio alla politica delle donne, che
devono avere un ruolo attivo nei negoziati di pace. La priorità attuale di
Bat Shalom è la richiesta di Protezione Internazionale per il Popolo
Palestinese.
Infine Windows è un'organizzazione israelo-palestinese che ha come
obiettivo la promozione della conoscenza reciproca come base per la
costruzione del dialogo. I campi di attività sono essenzialmente tre: 1)
una rivista bimensile per ragazzi (10-14 anni) dove vengono trattati tutti
i temi sollecitati dai giovani lettori, dallo sport all'identità nazionale.
La collaborazione tra le due parti è assai difficile dopo l'Intifada, ma
continua. Il gruppo redazionale sta lavorando ora alla messa a punto di
strumenti educativi che possano aiutare genitori e insegnanti ad affrontare
con i ragazzi i problemi attuali. 2) Un centro dell'amicizia a Tel Aviv,
con programmi culturali di vario tipo, che si prefigge di far conoscere
agli israeliani il punto di vista dei palestinesi. Esiste un progetto per
la creazione di centri analoghi in campo palestinese, attualmente bloccato
per la situazione di conflitto. 3) Attività di aiuto umanitario ai
rifugiati (cibo, giochi) e di sostegno ai bambini di famiglie disagiate
nella città di Giaffa.
L'esponente del WILPF ha sottolineato l'importanza delle connessioni
internazionali che caratterizzano la Lega per il contatto tra le donne
israeliane e le donne delle comunità ebraiche nel mondo. Questo tema è
stato oggetto di dibattito e c'è stata un'esplicita richiesta di Debbie
affinché le donne italiane si facciano promotrici di una possibile
relazione tra donne israeliane e donne ebree italiane. Debbie ha
sottolineato la rilevanza politica di tale attività poichè il governo
Sharon sembra particolarmente sensibile alle pressioni delle comunità
ebraiche fuori da Israele.
Sempre da Debbie viene la proposta di creare un momento ad hoc (un
seminario) per confrontarsi sulle pratiche delle donne israeliane e delle
donne italiane rispetto alla questione israelo-palestinese.