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la guerra e i pacifisti: ragioniamo sui nostri limiti (nuovo editoriale)
LA GUERRA E I PACIFISTI:
RAGIONIAMO SUI NOSTRI LIMITI
di Peppe Sini (nbawac@tin.it)
Ho cercato di chiarire a me stesso i motivi di un crescente interiore
disagio, che mi pare di poter ricondurre a tre fattori.
*
Il primo fattore: la sensazione che
ci stiamo abituando, rassegnando alla guerra e alle stragi. Abbiamo
ripreso a parlare d'altro, stiamo cercando di convivere con una
situazione che e' invece invivibile e minaccia di distruzione l'intera
civilta' umana.
E dunque occorre che con piu' consapevolezza e limpidezza ed energia ci
opponiamo ad essa, la denunciamo, la contrastiamo: in nome dell'umanita'
tutta, e di noi stessi che dell'umanita' siamo particole e portatori,
unita' minime ed essenziali non ulteriormente divisibili: individui
dunque, persone. E in quanto tali siam dunque avversari di cio' che
all'umano e' nemico: dell'uccidere, e massime della guerra che
dell'uccidere e' l'oscena onnivora nichilistica magnificazione.
*
Il secondo fattore: la sensazione di
una crescente e sempre piu' evidente nostra inadeguatezza: pratica,
intellettuale e morale.
Inadeguatezza pratica: a tre mesi dalla
tragedia dell'11 settembre, a due mesi dall'inizio della guerra afghana,
ad un mese dalla decisione dell'invio delle truppe italiane, il movimento
per la pace italiano, pur cosi' ampio e cosi' radicato, non e' stato
capace di pensare e tantomeno di realizzare azioni limpide, concrete ed
efficaci; non e' stato capace, non siamo stati fin qui capaci, di pensare
e realizzare azioni dirette nonviolente (la quasi totalita' delle
iniziative spacciate sotto questo nome ne erano solo l'ignobile
caricatura ed il colossale travisamento); non e' stato capace, non siamo
stati fin qui capaci, di proporre ed attuare azioni di disobbedienza
civile di massa (certe cose spacciate per tali erano talora l'esatto
contrario di cio' che dicevano di essere: irresponsabilita' ed
insensataggine); non e' stato capace, non siamo stati fin qui capaci, di
perseguire efficacemente l'obiettivo di costruire lo sciopero generale
contro la guerra (obiettivo che richiede una grande capacita' di
interlocuzione con tutta la societa' come con le istituzioni: ci si e'
invece per un verso rattrappiti in iniziative di bandiera e in linguaggi
settari; per l'altro dissoluti in confusioni che appannano l'essenziale,
cancellano i discrimini e destituiscono di credibilita'; e talora
convergentemente perfino in meschini giochi di demarcazione e per cosi'
dire "lottizzazione" del campo ideologico, sociale e politico,
di sopraffazione
verso i vicini, di stolta denegazione delle verita' altrui).
La Perugia-Assisi doveva essere un inizio, ed invece e' stata una pietra
tombale. Nel cosiddetto "movimento di movimenti" si sono
imposte modalita' di riflessione, azione e rappresentanza che hanno fatto
emergere come egemoni culture e personalita' autoritarie, totalitarie,
irresponsabili e subalterne la cui azione e predicazione a me paiono
semplicemente sciagurate. Vogliamo aprire una discussione su questo o la
consegna e' di far finta che tutto va bene? Tutto va bene?
E questo proprio mentre occorrerebbe un grande impegno ad un tempo per la
pace e per la legalita'; per la solidarieta' con gli oppressi in lotta
per l'esistenza e la dignita', e la difesa del diritto e del civile
convivere.
Proprio mentre le istituzioni italiane sono aggredite e pervase da una
cultura e una pratica dell'illegalita' forse mai cosi' proterve ed
esplicite dalla caduta del fascismo ad oggi: con un governo fuorilegge,
un parlamento corrivo, un capo dello Stato complice. Proprio mentre e' in
corso un'azione
governativa e parlamentare golpista.
E non dico del sistema dei mass-media: ho sempre saputo che li' era una
scaturigine fondamentale del potere del fascismo: la costruzione del
consenso con la manipolazione e la degradazione piu' sfrenate. Invece di
assumerne logiche e linguaggi non sarebbe necessaria ed urgente
un'analisi
critica ed un'azione costruttiva per un uso dei mezzi di comunicazione di
massa a fini di pace, di verita' e di giustizia? Un uso che richiedera'
sicuramente anche esplicite rotture e rinunce; nitide iniziative di
opposizione nonviolenta nei confronti dei facitori di narcosi e menzogna
e malaffare e disumanita'; ed uno sviluppo e diffusione di strumenti,
luoghi e linguaggi alternativi a quelli dominanti.
*
L'inadeguatezza intellettuale: leggo ed
ascolto le cose che illustri pensatori e valorosi militanti pacifisti
scrivono e dicono in queste settimane: le trovo sempre piu' povere,
sempre piu' subalterne, sempre piu' rozze.
Persone di valore scrivono sui giornali e pronunciano dai microfoni
sciocchezze ed infamie che neppure nel "breve corso" di
staliniana memoria; alcune sembrano non accorgersi della gravita' del
terrorismo islamista; altre sembrano non accorgersi del terrorismo di
Bush o di Sharon; molte
sembrano non avvedersi di come il terrorismo individuale, quello dei
gruppi criminali e quello degli stati interagiscano e reciprocamente si
alimentino.
Molte persone sono talmente abbacinate dalle loro elucubrazioni da
ridurre tutto a metafora e non percepire piu' che la guerra uccide
concreti esseri umani e non concetti astratti. Molte sono talmente
avviluppate dal proprio privilegio e dai propri conseguenti pregiudizi da
non accorgersi neppure piu' di come assurdamente pretendano di tutto
ridurre a una misura e una gabbia concettuale in cui la realta' non puo'
essere astretta.
Provo sdegno e paura per questo offuscamento ed affievolimento ed
immiserimento delle nostre capacita' di riflettere, di sentire, di
parlare; per il depauperarsi e deteriorarsi della nostra stessa lingua,
per la crescente incapacita' di dare ordine e chiarezza e coerenza ai
nostri stessi pensieri (ripenso, certo, alle decisive riflessioni su
questi argomenti di Franco Fortini, illuminanti e ineludibili).
*
L'inadeguatezza morale: ogni giorno che
passa vedo crescere anche fra noi l'ipocrisia e la doppiezza, il gioco
infernale dei casisti, ragionamenti speculari a quelli degli assassini,
l'accettazione supina di falsi dilemmi costruiti ed imposti appositamente
per indurci in trappole logiche e morali, in situazioni aporetiche e
schizofreniche, per tutti ridurci a complici.
Non so piu' da quanto lo ripeto: si e' hic et nunc movimento per la pace
solo se si fa la scelta della nonviolenza, altrimenti si e' subalterni,
si e' complici, si e' risucchiati nella spirale della menzogna e della
violenza.
Occorre la scelta consapevole ed intransigente della nonviolenza: invece
in questi mesi sempre piu' ci si e' riempiti la bocca di questa parola, e
sempre meno se ne e' colto ed accolto il significato e il compito.
Occorre la scelta consapevole e intransigente della nonviolenza: senza
della quale non si ricostruisce e riprende un progetto e un percorso di
liberazione che erediti, critichi, trasformi ed inveri e prosegua le
esperienze e le riflessioni sofferte e luminose delle lotte per la
dignita', il diritto e la liberazione condotte tra errori ed orrori
dall'umanita' oppressa lungo tutto il ventesimo secolo.
Occorre la scelta consapevole e intransigente della nonviolenza:
all'ascolto ed alla sequela della piu' grande e nitida e aggettante
tradizione di affermazione e liberazione dell'umanita' che abbiamo
conosciuto, che e' quella del movimento delle donne.
*
Il terzo fattore: la sensazione di
essere "recuperati" in una logica in cui tutto fa brodo e
l'impegno per la pace e' ridotto a contorno per pietanze a base di carne
umana, alla funzione di prefica che non puo' mancare mentre si celebra
l'orgia sacrificale e si dipana la funebre teoria. Mi pare che a molti
interessi molto piu' comparire sui pulpiti della societa' dello
spettacolo o fare presuntuosi ed irresponsabili discorsi "a lungo
termine" (che ripropongono inconsapevolmente la logica "dei due
tempi" che gia' tanto funesta ebbe ad essere nel secolo da cui
veniamo) piuttosto che cercare di fermare adesso le stragi e l'escalation
cosi' visibile verso una guerra mondiale che puo' mettere fine alla
civilta' umana. Mi pare che ci si riduca sempre piu' ad iniziative
meramente testimoniali che delegano ad altri
responsabilita' e scelte (ed impostate in questi termini esse iniziative
non sono piu' neppure testimoniali, ma solo sintomatiche di una
indicibile insufficienza morale prima ancora che politica). Mi pare che
stiamo mentendo a noi stessi. Perche' il nostro cuore si indurisce cosi'?
Perche' il nostro
sguardo si vela di notte e di nebbia? Perche' accettiamo di essere
ridotti a ciarla e salotto mentre la casa scricchiola e cede?
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Peppe Sini
Centro di ricerca per la pace di Viterbo
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it