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Re: donne e Afghanistan



Su questa questione basta dire che al banchetto di oggi a sostegno di 
queste donne avevano dietro una bella bandiera americana in bella 
evidenza...No comment...
Davide

On 1 Dec 2001 at 20:46, Fulvio Grimaldi wrote:

> Premesso che è utile sottolineare, dal messaggio sulla donne di RAWA,
> la loro accanita lotta contro i governi progressisti ed emancipatori
> della sinistra afghana, per capire in che posizione devono essere
> collocate queste donne e le loro sostenitrici, ritengo urgente
> concentrare la propria attenzione e comunicazione sulle mosse di Emma
> Bonino e dei radicali in relazione al Laos e all'Afghanistan. Sappiamo
> tutti di chi sono mosche cocchiere i radicali, ma la recente
> iniziativa doppia per i diritti umani in Laos e per le donne in
> Afghanistan vanno smascherate e denunciate. Andrebbe chiesto per
> esempio ai radicali - e a tante donne, anche a noi apparentemente
> vicine - come mai non accomunano la tragica sorte delle afghane
> (vittime dei nemici, amici di ieri) a quella delle saudite,
> kuwaitiane, degli emirati (vittime di amici, amici anche di ieri); e
> come mai si svegliano sulla condizione delle donne afghane solo oggi,
> quando l'ha scoperta anche la signora Bush, e non ieri, quando i
> taleban erano alleati degli USA. C'è forse un accennuccio di
> strumentalizzazione? L'intervento in Laos, veramente tirato per i
> capelli se si pensa alle persone sotto regimi più vicini,  più
> brutali, ma alleati (un esempio per tutti: l'adorata, dai radicali,
> Israele, che stermina, contamina, espelle, tortura), potrebbe essere
> sospettato di fungere da apripista - ah, i diritti umani! - per un
> allargamento del conflitto imperialista all'Indocina, altra vendetta
> da consumare. Il Laos, comunista per quanto oggi si può, è amico del
> Vietnam e confina con il Vietnam e la Cina. La Cina è notoriamente il
> grande bau-bau degli USA e la carneficina afghana serve anche a
> sistemare truppe USA nelle sue vicinanze (con tanti saluti al
> liberazionistico e mantovaniano "asse Mosca-Pechino-Washington").
> Altrettanto servirebbe un "intervento umanitario" o "di polizia"
> contro il Laos: altra pezzo dell'accerchiamento delle potenze rivali
> asiatiche. Inoltre, dato che la rioccupazione dell'Afghanistan serve
> anche ad appropriarsi  della produzione e delle rotte della droga,
> dopo la crisi di mercato e utili causato alla CIA e al sistema
> finanziario imperialistico dal crollo della produzione indotto dalla
> riconversione dei taleban ad altre colture e dall'incapacità dei
> banditi dell'Alleanza del Nord di sopperire, sul loro ridotto
> territorio, a questo calo , perchè evitare di rimettere in pieno le
> mani sul triangolo d'oro dell'oppio (Laos, Tailandia, Birmania), onde
> incrementare quei fondi (oggi sui 300 miliardi di dollari all'anno
> negli USA) ricavati dal riciclaggio per sostenere la capacità
> competitiva (insieme ad Echelon) delle corporations nordamericane? La
> mafia non convive (connive?) solo con i governi italiani. La maggiore
> capacità competitiva delle imprese USA deriva in massima parte dalla
> loro capacità di attingere al narcodollaro, prestato al 5% in cambio
> del 10-12% del sistema bancario ufficiale, da cui dipende gran parte
> dell'economia europea. Ai radicali in tuta mimetica a Zagabria
> all'inizio del macello della Jugoslavia, referendari sull'uccisione in
> massa degli operai italiani, trombettieri Nato e Sion, complici
> silenti dell'olocausto palestinese e di tutti i massacri USA degli
> ultimi trent'anni, amici di quel Sofri che ha spedito i suoi sodali a
> sventolare una vergognosa bandiera USA, con la scritta "Lotta Continua
> con gli USA" alla performance bellicista di Ferrara e chincaglieria
> varia a Roma (e quanti ragazzi di LC ammazzati negli anni '70, non
> solo dalla polizia, si sono dovuti rivoltare nella tomba!), a questa
> gente va detto che la loro epocale mistificazione, pari solo a quella
> di uno Sharon umano o di un Bush pacifista, è logora come lo straccio
> in testa a un taleban dopo aver subito il trattamento USA nella
> prigione di Mazar I Sharif. Fulvio Grimaldi.
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