Cari amici,
Scusatemi per la lunghezza di questo messaggio. Tentate di seguire fino in
fondo perché credo sia importante per salvare una donna di 30 anni che rischia
la vita.
Il caso Safya Husseini Tudu, la giovane donna nigeriana condannata alla
pena di morte per dilapidazione, soltanto per il fatto che ha avuto un bimbo al
di fuori del matrimonio, è un caso che dobbiamo adottare e tentare di fermare la
mano del boia.
Su questa lista, il caso è stato sollevato da una e-mail del 15 nov spedita
da giacasc@tin.it
che però non firma, ma mette in fondo l'indirizzo e-mail de "Il paese delle
donne" ed il sito womenews.net.
Da: <giacasc@tin.it> A: <pace@peacelink.it> Oggetto: appello per Safya Hussaini Tudu Data: giovedì 15 novembre 2001 19.43 Da un comunicato ANSA di martedì 7 Novembre 2001. Il consigliere comunale Mario Esposito (Comunisti italiani) ha chiesto al sindaco Rosa Russo Iervolino un intervento urgente presso il Ministero degli esteri, a favore di Safya Hussaini Tudu, la donna nigeriana di 30 anni, condannata a morte perché incinta e nubile. Safya, ricorda Esposito, sarà sotterrata e colpita con le pietre fino a che non morirà. La difesa è ricorsa in appello e se la sentenza sarà confermata Safya sarà condannata a morte. La stessa iniziativa, prosegue la nota, è stata formulata dai rappresentanti del centrosinistra in altre istituzioni italiane. La stessa iniziativa è stata richiesta anche da molti comuni Italiani. (ANSA) Probabilmente a causa di deformazione professionale oppure semplicemente insospettito dalla mancanza di firma, sono andato a cercare sull'ANSA la notizia. Sul circuito nazionale non c'era. Ho cercato sulle edizioni locali di Napoli dei principali giornali, ma anche lì non ho trovato la notizia dell'interrogazione comunale. Ho mandato la protesta lo stesso, perché in me è scattata una molla positiva: è meglio rischiare e difendere una causa giusta anche se si scoprirà poi che è uno scherzo, piuttosto che fermarsi, non far nulla per non sbagliare e lasciare una donna sola di fronte al boia di Stato. Ho fatto girare anche la e-mail ad una serie di liste per un totale di oltre 1000 indirizzi. Molti mandando le e-mail si sono visti respingere il messaggio. Nel frattempo il governo nigeriano ha cambiato l'indirizzo e-mail del presidente Obasanjo. La questione di verificare la storia è diventata a quel punto una sfida. Mi sono messo alla ricerca di un indizio. Sono andato nel sito del comune di Napoli. Ecco cosa ho trovato:
Comunicato n. 69 dell'8 novembre 2001
E' un buon inizio, ma non è sufficiente perché non abbiamo la
fonte della notizia. Sto cercando di contattare il consigliere comunale
napoletano dei comunisti italiani, Mario Esposito. Appena lo sentirò, vi darò
maggiori informazioni.
La redazione de "Il Paese delle donne" ha risposto ad una
mia lettera sostenendo che loro hanno pubblicato la notizia e l'appello e che
però non hanno altri dettagli né petizioni da far firmare. Un altro
buon indizio che la notizia c'è, circola.
Poi il 17.11.2001 alle 22,.43 arriva nella lista il messaggio di
Giuseppe del Comitato Paul Rougeau (RM) che ci informa dove trovare la
petizione. ( e dico io, non potevi copiarla e incollarla nel messaggio, così ci
risparmiavi un pò di tempo?): Eccone il testo:
8.LAPIDAZIONI
IN NIGERIA IMPOSTE DALLA SHARIA Safiya
Hussaini Tungar-Tudu, madre di un neonato che sta tuttora allattando, accusata
di adulterio, è stata condannata da una corte islamica nigeriana alla
lapidazione. L’esecuzione non avrà luogo subito, ma solo quando la donna avrà
completato il periodo di allattamento del bambino. E’ stata lasciata a casa, con
l’ordine di presentarsi al momento stabilito per l’esecuzione. Se non lo farà
spontaneamente, la polizia e la popolazione locale avranno il diritto di
trascinarla con la forza davanti ai suoi carnefici. Il padre del nascituro è
stato assolto per insufficienza di prove. In
settembre, sempre in osservanza del codice religioso della Sharia, un uomo è
stato condannato alla lapidazione con l’accusa di sodomia nei confronti di un
bambino. Il
progressivo allargamento dell’influenza dei tribunali islamici negli stati del
nord della federazione nigeriana preoccupa le autorità centrali che dovrebbero
far rispettare il Codice penale ufficiale della Nigeria. Dallo scorso anno si
moltiplicano gli episodi di fustigazione e di amputazione conseguenti
all’applicazione della Sharia. Si può essere sottoposti a un cospicuo numero di
invalidanti frustate anche per aver condotto una donna sul sedile posteriore di
una motocicletta taxi. Un
anno fa la diciassettenne Bariya Ibrahim Magazu è stata condannata a ricevere
100 frustate per aver avuto relazioni prematrimoniali. La ragazza, rimasta
incinta dopo aver subito violenza da parte di tre uomini, non era riuscita a
provare la colpevolezza dei suoi aggressori ed è stata condannata ad un
supplemento di 80 frustate per diffamazione. L’inasprirsi
delle violazioni dei diritti umani e l’emissione di sentenze capitali
conseguenti all’applicazione della Sharia contrasta con la tendenza in atto nel
paese. L’attuale presidente, Olusegun Obasanjo, nel gennaio 2000 aveva concesso
l’amnistia o la commutazione della pena ai condannati a morte. Pur dovendo
fronteggiare sanguinosi disordini conseguenti alla collisione tra comunità
islamiche e cristiane, sembra che il Governo centrale mantenga una moratoria di
fatto. Safiya
Tungar-Tudu ha ancora la possibilità di appellarsi alla Corte Suprema federale e
di ottenere la grazia da parte del presidente della Nigeria. Alcune
organizzazioni per i diritti umani stanno facendo pressioni sulle autorità
centrali perché correggano l’orrenda ed ingiusta condanna inflitta alla donna
dal tribunale islamico di Gwadabawa. Le autorità devono essere incoraggiate a
compiere i loro doveri costituzionali nonostante la minacciosa opposizione dei
tribunali islamici. Proponiamo
ai nostri lettori di scrivere al Presidente Olusegun Obasanjo per chiedere
giustizia per Safiya. Fotocopiate, firmate e corredate col vostro indirizzo
completo il seguente testo (che può essere ovviamente personalizzato) e
inviatelo per Posta Prioritaria affrancando con 1500 lire.
Il
messaggio può essere inviato in copia alla: National
Human His
Excellency Dear
President We
appeal to you with deep concern and distress, begging you to intervene to avoid
that Safiya Hussaini Tungar-Tudu, mother of a still suckling baby, is put to
death. Ms.
Tungar-Tudu, convicted for adultery, has been condemned to be stoned to death by
the Islamic Court of Gwadabawa, in the state of Sokoto. Your nation central
authorities have the power and the duty of cancelling such a sentence. By the
use of your own constitutional powers, also you could, dear President, through
extreme instance, grant mercy. As
shown by the fast growth of the number of abolitionist countries, death penalty
harshly contrasts with the ethic maturity reached by Mankind. Capital punishment
bars the way to the development of Human rights, the only mean to reach peace
and justice among human beings in a tormented world.
We
oppose death penalty in all cases, but we submit to your attention Ms. Safiya
Hussaini Tungar-Tudu’s case with particular concern, because the crime for which
she has been condemned, the kind of trial she has undergone, and the method
chosen to put her to death add terrible aggravating factors to the capital
punishment itself. In
the confident hope of your authoritative intervention, we remain respectfully
yours
La
signora Tungar-Tudu, accusata di adulterio, è stata condannata alla lapidazione
dal Tribunale islamico della città di Gwadabawa nello stato del Sokoto. Le
Autorità centrali del suo paese hanno il potere e il dovere di annullare una
simile sentenza. Come estrema istanza, ricorrendo ai suoi poteri costituzionali,
lei, Signor Presidente, potrebbe concedere la grazia. Come
dimostra la rapida crescita del numero dei paesi abolizionisti, la pena di morte
risulta essere in netto contrasto con la maturità etica raggiunta dall’Umanità.
Essa impedisce inoltre lo sviluppo dei Diritti umani, che solo può portare pace e giustizia tra gli uomini in un mondo tormentato. Pur essendo in ogni caso contrari alla pena di morte, le sottoponiamo con particolare preoccupazione il caso della Signora Safiya Hussaini Tungar-Tudu in cui il delitto contestato, il tipo di processo celebrato e il metodo di esecuzione scelto aggiungono terribili fattori aggravanti alla condanna capitale. Con viva speranza nel suo autorevole intervento, la salutiamo rispettosamente.
Passi da giganti, ma non abbiamo ancora la fonte della notizia. E mentre molti di noi cominceranno a inseguire la notizia e le sue origini, non dobbiamo fermarci. L'azione di protesta e di solidarietà con Safya Hussaini Tudu deve continuare! Oltre alle lettere ed alla petizione del Comitato Paul Rougeau (RM), che avete letto prima, si può seguire il suggerimento del collega Ettore Masina e lanciare una campagna di lettere e petizioni e fax all'ambasciata nigeriana a Roma: Caro Farid, quando avrai saputo qualcosa di più ( per
esempio, oltre alla conferma della notizia, l'e-mail dell'ambasciata nigeriana
in Italia) sarò subito al tuo fianco. Se la notizia viene confermata, possiamo
tentare di fare scrivere al'ambasciata nigeriana, via Orazio 18, 00193
Roma. A questo punto, per chi vuole continuare con me la protesta per questa causa e diffondere l'azione di solidarietà con Safya, per via telematica c'è una via. Quella del sito della delegazione nigeriana all'ONU dove c'è una pagina per comunicazioni:. http://www.nigerianmission.org/_vti_bin/shtml.dll/feedback.htm Si possono mandare i messaggi a favore della salvezza di Safya in inglese certamente, per . es: WE WANT SOFYA HUSSAINI TUDU ALIVE! Si può anche inserire il testo della petizione in inglese del Comitato Paul Rougeau(RM). Nel frattempo continuerò le ricerche. Buon lavoro a tutti! Farid Adly, giornalista ANBAMED, notizie dal Mediterraneo
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