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presidio a Trieste del Partito Umanista contro la guerra
Trieste, 16 novembre 2001
PRESIDIO DEL PARTITO UMANISTA CONTRO LA GUERRA
L'Alleanza del Nord ha sfondato e ora controlla gran parte
dell'Afghanistan ma gli aerei della coalizione occidentale
continuano a bombardare.
E solo lo scorso weekend il governo italiano ha deciso, con l'avvallo
addirittura del parlamento (con un sostegno largamente
maggioritario nonostante i sondaggi dicano che gli italiani sono
invece per la maggior parte contrari) l'invio di proprie truppe e aerei
a sostegno delle forze
anglo-americane nei pressi dell'Afghanistan.
E' per questo che noi umanisti abbiamo deciso di trovarci oggi in
Piazza dell'Unità d'Italia davanti alla Prefettura per un presidio di
protesta contro queste decisioni, a favore del ripristino della pace
nell'area e per affermare che la guerra non è un modo per
combattere il terrorismo.
Questo metodo VIOLENTO non fa altro che generare altra violenza!!!
La nostra risposta non si fa attendere: dopo questo presidio davanti
alla Prefettura saremo in Piazza della Borsa per testimoniare il
nostro impegno per la non-violenza con un banchetto di raccolta
firme per un appello a favore della pace. La raccolta firme
proseguirà nei prossimi giorni tra i nostri sostenitori e al termine i
moduli verranno consegnati al Prefetto di Trieste come
rappresentante di questo governo che ha deciso l'entrata dell'Italia
in guerra.
Aggiungiamo inoltre che, ispirandosi la nostra azione a quello che
noi consideriamo il più alto principio morale di comportamento
ovvero "tratta gli altri come vuoi essere trattato", ci dissociamo da
qualsiasi altra azione dimostrativa o di protesta che si discosti da
questo principio.
Di seguito il testo dell'appello di cui sopra.
Segreteria Stampa triestina del Partito Umanista
Noi,
Uomini e Donne
testimoni storici di questo controverso e drammatico inizio XXI
secolo
dichiariamo
e ci impegniamo a sostenere:
1. La dignità ed unicità d'ogni vita, propria ed altrui e pertanto il
valore assoluto d'ogni essere umano, al di sopra del quale nulla
può essere posto e giustificato.
2. Il rifiuto della violenza nelle sue diverse forme (fisica, psicologica,
economica, ecc.) ed espressioni (terrorismo, guerra,
discriminazione, razzismo) per qualsiasi causa invocata (religiosa,
economica, vendetta).
3. L'affermazione della non-violenza come forza morale orientatrice,
mediante la quale un uomo, un gruppo o un popolo mostrano ai
contemporanei e alle generazioni future, la propria forza morale e
l'elevatezza della propria coscienza, unica strada percorribile nella
costruzione della nascente "nazione umana universale" .
4. Il riconoscimento della diversità come il massimo contributo e
ricchezza che le persone singole od organizzate in comunità,
popoli, nazioni possono portare a tale costruzione attraverso il
lavoro solidale, la creatività, l'interscambio, la reciprocità.
5. Il riconoscimento del diritto ad ogni bambino, giovane, anziano,
uomo e donna, non importa il colore della sua pelle, la sua
religione o la sua nazionalità, a costruire la sua vita senza il timore
di una morte che altri decideranno per lui.
6. Il riconoscimento del diritto, nonché responsabilità e necessità
morale di decidere se si vuole continuare a vivere e in quali
condizioni si vuole farlo, nel tentativo di trasformare il mondo nella
dimora di una nuova umanità e non in una minaccia di morte
permanente che altri organizzano in nostra vece.
7. La nostra irrinunciabile intenzione di fermare questa guerra, per
realizzare un "mondo senza guerre", per impegnare i governi a
trasformare gli investimenti nelle tecnologie di morte nella
risoluzione dei problemi che affliggono lo 80% della popolazione del
pianeta.
8. Il nostro fermo impegno personale e d'insieme per creare ambiti
di partecipazione e comunicazione, non solo per fermare le guerre
ma per far "esplodere" la pace in ogni angolo del pianeta e far
emergere tutte le più articolate forme di "voglia di vivere".
9. Il nostro fermo invito a tutti ad unirsi a noi e partecipare a questa
costruzione, a rompere i muri del complice silenzio o della
frustrante solitaria indignazione, a riannodare i fili della
comunicazione e solidarietà, a scoprire che preparare la strada
della nuova umanità è molto più facile di quanto i "signori della
morte" vogliono farci credere.
10. La più ampia diffusione, a partire da subito, ovunque, con
qualsiasi mezzo e verso chiunque s'incontri, di questo messaggio:
"sì, si può, fermare la guerra, interrompere la spirale di violenza,
costruire ponti per una nuova umanità, di una Nazione Umana
Universale!"