[Pace] Scambio di accuse e rimpalli di responsabilità fra Russia e Ucraina a Riad. E ad approfittare dello stallo è soprattutto Putin



Riad, colloqui nel vuoto: nessun passo avanti tra Russia, USA e Ucraina

di Alessandro Marescotti 

I colloqui di Riad, nati sotto il segno della speranza di un possibile allentamento delle tensioni tra Russia, Stati Uniti e Ucraina, si sono chiusi senza alcun risultato concreto. A dominare il vertice è stato un clima di scambio di accuse, rimpalli di responsabilità e posizioni ancora troppo distanti per permettere anche solo un fragile punto d’intesa.

Da parte ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky si è mostrato irremovibile: nessuna concessione territoriale, nessuna apertura che possa anche solo suggerire un cedimento alla pressione russa. Una posizione che, se da un lato può apparire coerente con la linea tenuta fin dall'inizio dell’invasione, dall’altro impedisce ogni reale margine di trattativa. Una rigidità che, paradossalmente, finisce per giocare a favore della strategia russa.

Mosca, infatti, approfitta del sostanziale nulla di fatto diplomatico per proseguire le sue operazioni sul campo. Mentre le trattative ristagnano, le truppe russe avanzano lentamente in alcune aree strategiche del Donbass, consolidando posizioni e sfruttando la paralisi del dialogo per guadagnare terreno.

L’assenza di una trattativa stringente e incisiva consente al Cremlino di muoversi con maggiore libertà.

Kiev, tuttavia, non sta a guardare. Le forze ucraine rivendicano alcuni successi tattici significativi. Tra questi, un attacco condotto in profondità contro una base militare russa, con l’uccisione di almeno trenta soldati nemici, e un nuovo sconfinamento nella regione russa di Belgorod, segnale della volontà ucraina di colpire anche oltre il confine. Episodi che dimostrano una capacità operativa ancora viva sul breve termine  ma che rischiano di alimentare ulteriormente la spirale del conflitto armato a tutto vantaggio di Mosca sul lungo termine.

In definitiva, il vertice di Riad non ha segnato alcuna svolta. L’inerzia diplomatica e l’assenza di compromessi tengono aperta la porta alla prosecuzione della guerra, in una logica di stallo che sembra fare il gioco di chi preferisce il conflitto armato al negoziato. E ad approfittare dello stallo è soprattutto il più forte: Putin.