[Pace] Le bugie di guerra e il sabotaggio del Nord Stream. La ricostruzione del WSJ: «Zelensky sapeva».



Sabotaggio Nord Stream, la ricostruzione del WSJ: la notte ad alto tasso alcolico e lo yacht preso a noleggio. «Zelensky sapeva»


Irene Soave 
Corriere della Sera 15 agosto 2024

Il piano di sabotare il gasdotto sarebbe stato approvato, solo verbalmente, dal presidente; poi i servizi olandesi lo scoprono, ne avvisano gli Usa, e Zelensky è costretto a ritirare l'assenso. La ricostruzione del «Wall Street Journal»


Due anni di opacità, come sulla superficie nera del Baltico. Ora l'apertura di una valvola, o un'esplosione sott'acqua: e sul sabotaggio al gasdotto Nord Stream di settembre 2022 si susseguono una dopo l'altra nuove rivelazioni esplosive. 

Un'inchiesta della magistratura tedesca, diffusa mercoledì dalla stampa del Paese, indicava come responsabili un gruppo di ucraini, per uno dei quali Berlino ha spiccato un mandato d'arresto a giugno. Mancava, dalla ricostruzione, l'indicazione di una «mente»: oggi il Wall Street Journalpubblica nuove informazioni, ottenute da quattro fonti militari ucraine anonime e indipendenti l'una dall'altra e compatibili con quanto uscito sui media tedeschi. E secondo questa ricostruzione, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky era al corrente del piano di sabotare il gasdotto, aveva in prima battuta assentito e poi, dopo un intervento della Cia sollecitata dai servizi di sicurezza olandesi che avevano scoperto il piano, ritirato l'assenso.  

«Un atto simile può essere compiuto solo con grandissime risorse tecniche e finanziarie», ha detto a Reuters il consigliere di Zelensky Mykhailo Podolyak giovedì mattina, subito dopo la pubblicazione dell'inchiesta sul Wall Street Journal. «E chi le ha? La Russia, ovviamente». 

La ricostruzione del Wsj delinea invece lo scenario che segue. 

«Rido sempre molto quando sento parlare del sabotaggio a Nord Stream come di un'operazione di alto livello», ha detto una fonte militare ucraina, a conoscenza dell'operazione, al giornalista. «Tutto è nato da una notte di forti sbronze e dalla ferrea determinazione di una manciata di persone che hanno avuto il coraggio di rischiare la vita per il loro Paese». 

Le «menti» del piano

La notte di sbronze: maggio 2022, a tavola in un ristorante ucraino, un drappello di alti ufficiali militari e uomini d'affari brindano alla resistenza. L'idea nasce lì, tra alcol e patriottismo: distruggere il gasdotto Nord Stream, fonte di energia per la Germania e l'Europa e di soldi per la guerra di Putin

Un atto di guerra low cost

Di lì all'esplosione di quattro mesi dopo - tre esplosioni, in realtà, con la forza di un'eruzione vulcanica e infatti rilevate dai sismologi, causa della più grande fuga di gas naturale mai registrata - il passo non è stato lungo: il sabotaggio di Nord Stream, che secondo il diritto internazionale può essere considerato a tutti gli effetti un atto di guerra contro il Paese che possiede l'infrastruttura (qui la Germania) sarebbe costato appena trecentomila euro. Il noleggio di un piccolo yacht; l'addestramento di alcuni subacquei civili, una donna a bordo per sembrare una combriccola di amici in crociera. Sul Baltico agitato, nel freddo di settembre. 

I rapporti con il governo di Kiev 

Dunque a cena - sempre secondo la ricostruzione del Wsj - si decidono finanziatori ed esecutori del piano: a tavola ci sono imprenditori, che i fondi li mettono di buon grado (e l'esercito non li ha, causa guerra). Una «missione pubblico-privata», dice uno di loro. A coordinare, però, c'è il capo delle forze armate ucraine, il generale Valeriy Zaluzhniy (licenziato da Zelensky stesso a marzo di quest'anno, sostituito con Syrsky e ora ambasciatore nel Regno Unito). Accordi presi solo verbalmente, senza mai lasciare tracce; accordi che arrivano fino a Zelensky, che l'operazione di sabotaggio l'approva, eccome. 

Poi l'imprevisto: i servizi di sicurezza militare olandesi scoprono il piano, e secondo diverse fonti avvertono la Cia. La Cia informa la Germania, e avvisa l'ufficio di Zelensky di fermare l'operazione. Zelensky lo fa. Il suo fedelissimo Zaluzhniy, però, ignora il suo ordine.  

Il vecchio piano per sabotare Nord Stream 

Il resto della ricostruzione del Wall Street Journal conferma quanto già ricostruito dai media tedeschi. Con l'aggiunta di dettagli che complicano ancora di più la posizione di Kiev nei confronti della Germania, Paese che sostiene militarmente l'Ucraina e che dal sabotaggio del gasdotto ha avuto pesanti conseguenze. 

Zaluzhny avrebbe arruolato alcuni dei principali ufficiali ucraini, specializzati in operazioni clandestine ad alto rischio: tra cui l'ex uomo dei servizi Roman Chervinsky, che di recente ha lodato il sabotaggio e i suoi effetti positivi per l'Ucraina in un'intervista. E che nel 2014, con i suoi, aveva studiato già un elaborato piano per far saltare in aria Nord Stream.  A giugno 2022 si pensa di riutilizzarlo. Ma è troppo costoso e complesso, e si decide di usare un piccolo yacht e una squadra di sei persone, un mix di soldati in servizio attivo e civili esperti in mare. 

Le conseguenze dell'attacco

Zelensky richiama Zaluzhniy, che però risponde: la squadra di sabotaggio, una volta inviata, non poteva essere richiamata perché qualsiasi contatto con loro avrebbe potuto compromettere l'operazione.  

Dopo l'attacco, che ha distrutto tre dei quattro condotti che formavano i gasdotti, i prezzi dell'energia sono aumentati vertiginosamente. Ancora oggi la Germania paga circa 1 milione di dollari al giorno da sola per affittare terminali galleggianti per il gas naturale, che hanno sostituito solo in parte i flussi di gas russo incanalati dal Nord Stream. Germania, Danimarca, Svezia e Stati Uniti, tra gli altri, hanno inviato navi da guerra, sommozzatori, droni sottomarini e aerei per indagare sull'area attorno alle perdite di gas. E mentre le indagini danesi e svedesi si sono chiuse all'inizio di quest'anno senza conclusioni, a novembre 2022 gli investigatori tedeschi avevano già chiara la pista ucraina, seguita da allora.  

Più difficile sarà rintracciare e punire i colpevoli. 
A inizio anno, Zelensky ha licenziato Zaluzhniy in quella che è stata definita una faida con un potenziale rivale politico; ora Zaluzhniy è ambasciatore, e gode dell'immunità penale.

A giugno i funzionari tedeschi hanno emesso un mandato di cattura europeo per uno dei sei membri dell'equipaggio, Volodymyr Z., che viveva indisturbato in Polonia: le autorità polacche non hanno però eseguito il mandato di cattura e lui ha fatto a tempo a scappare, e come forse anche gli altri membri dell'equipaggio è tornato in Ucraina, che non estrada i suoi cittadini. E tutta la catena di comando dell'operazione è quasi indimostrabile, perché avvenuta solo verbalmente. Restano nell'aria possibili tensioni tra Berlino e Kiev, e la domanda di come questo atto di guerra potrà cambiare le relazioni tra due Paesi finora alleati.