[Pace] È militarmente sensato difendere Bakhmut?



La caduta di Bakhmut non comprometterebbe di certo la resistenza ucraina, ma perdere la città con al suo interno circa 10 mila combattenti può rivelarsi una scelta disastrosa. Certamente né coscienziosa né saggia per il prosieguo della campagna bellica difensiva.
Come sottolinea Bild, da settimane il capo di tutte le Forze armate ucraine Valerij Zalužnyj si era detto favorevole al ritiro delle truppe dall’ormai devastata “città dei vigneti”, affinché fossero riposizionate per la difesa di altri segmenti della lunga linea di contatto. L’opposizione a tale idea è venuta direttamente dal presidente Volodymyr Zelens’kyj (Zelensky), che si è esposto in più occasioni nei contesti internazionali per la sua difesa a oltranza. Il 21 dicembre 2022, di fronte al Congresso degli Stati Uniti, l’ex attore di Kryvyj Rih così perorava: «La lotta per Bakhmut cambierà la traiettoria della nostra guerra per l’indipendenza e la libertà». Per dissipare le voci di dissapori con il generale Zalužnyj – grande artefice delle controffensive di Kharkiv e Kherson – Zelensky ha tenuto una riunione d’emergenza con lo Stato Maggiore per discutere della situazione a Bakhmut. Non sorprende che dai resoconti emerga il sostegno sia di Zalužnyj sia del colonnello generale Oleksandr Syrskyi – suo potenziale sostituto – al prosieguo della difesa del devastato agglomerato urbano. Ma la decisione appare più politica che tecnico-militare. Anche il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin ha sentenziato che «la città ha un valore più simbolico che strategico». Il fatto che Bakhmut sia snodo di quattro importanti tracciati stradali e di tre linee ferroviarie non giustifica la perdita di un numero così elevato di uomini, necessari per la difesa presente e futura della nazione aggredita. 

Fonte: Limes