[Pace] "Si sta consumando la più sanguinosa carneficina di tutta la guerra con decine di migliaia di morti". Il governo ucraino in difficoltà



Fin dall’inizio delle operazioni, i russi hanno sempre goduto di una considerevole superiorità in armi e mezzi, e a settembre, con la mobilitazione di circa 350 mila nuove reclute, hanno sanato lo svantaggio numerico che avevano rispetto agli ucraini e che limitava non poco la loro capacità operativa. L’afflusso dei coscritti ha consentito ai russi non solo di consolidare rapidamente il fronte ma di riprendere l’iniziativa delle operazioni sulla prima linea ucraina nel Donbass, e in particolare nel distretto urbano di Bakhmut-Soledar nel territorio di Donetsk. Da circa due mesi, in questo schwerpunkt di poche decine di chilometri quadrati si sta consumando la più sanguinosa carneficina di tutta la guerra con decine di migliaia di morti.

(...)

Sfruttando a proprio vantaggio la netta superiorità di fuoco, soprattutto d’artiglieria, i russi stanno ora lentamente usurando le formazioni nemiche, costringendole a una guerra di posizione che ha sorprendenti analogie con le battaglie di trincea della prima guerra mondiale; i generali di Kiev devono fare affluire sempre nuove riserve per rimpiazzare le perdite subite nel “tritacarne” del Donbass, sottraendole da altri settori del fronte, ma neppure questo pare sufficiente a reggere alla pressione. Soledar è stata espugnata dai russi il 14 gennaio dopo un assedio durato mesi, ma il governo ucraino per ragioni d’immagine ha continuato a smentire la notizia per oltre una settimana.

(...)

Lo sgretolamento del fronte non è imminente ma è indubbio che Kiev stia attraversando un momento molto difficile e che la guerra stia entrando in una fase cruciale. A preoccupare i dirigenti di Kiev e la NATO non è solo il deterioramento della situazione nel Donbass, ma soprattutto lo spettro incombente di un’offensiva russa in primavera. Finora questa è una carta che i russi hanno giocato con abilità perché non si sa se e quando comincerà e soprattutto dove sarà diretta: si vocifera che partirà da nord, dalla Bielorussia e punterà a Kiev, c’è invece chi sostiene che avrà come obiettivo l’Ucraina occidentale per interrompere i rifornimenti che transitano dalla Polonia; altri pronosticano che da Kharkov punterà al Donbass e poi al Dnepr. Per quella data si dice che l’esercito di Mosca potrebbe avere a disposizione fino a un milione di uomini. Come effetto immediato, nell’incertezza delle vere intenzioni dei nemici, il governo di Kiev è costretto e disperdere altre forze e mezzi sulla sterminata linea di confine con la Russia e la Bielorussia.

Il giustificato timore per il futuro del conflitto che sta serpeggiando nei piani alti dell’UE e della NATO si riflette bene nel tono delle dichiarazioni del capo del Consiglio europeo Charles Michel, secondo il quale “le prossime due o tre settimane sono decisive per il conflitto in Ucraina e per il nostro futuro”. Gli ha fatto eco il segretario alla difesa americano Lloyd Austin, che ha parlato enfaticamente di “momento decisivo per l’Ucraina e per tutto il mondo”.

(...)

Questi mesi di guerra hanno causato non solo un enorme perdita di vite umane ma anche l’ingente distruzione di armi e di mezzi di ogni genere; dopo aver rapidamente esaurito le proprie dotazioni di epoca sovietica e quelle che gli sono pervenute in questi mesi dai paesi amici dell’ex Patto di Varsavia, Kiev si trova ora a dipendere completamente dalle armi di produzione occidentale. L’annuncio del trasferimento all’Ucraina delle nuove wunderwaffen americane ed europee era immancabilmente accompagnato alla previsione che sarebbero state altrettante gamechanger del conflitto: prima javelin e manpads, poi gli obici M777 e i droni tattici Switchblade, e chi non ricorda i lanciarazzi Himars, presentati sulla nostra stampa come il “nuovo incubo russo”.

Alla prova di un teatro difficile come quello ucraino caratterizzato da un uso intensivo di ogni strumento bellico, la leggenda della superiorità delle armi occidentali si è rivelata per lo più tale: sofisticate e costose, di rapida usura e bisognose di accurata manutenzione, hanno confermato la loro nota dipendenza da una catena logistica estremamente complessa e pletorica, ben riassunta nel rapporto tra truppe combattenti e di supporto nell’esercito americano, che è di 1 a 10. Se si aggiunge poi la congerie di modelli, versioni, calibri, delle armi e dei mezzi inviati in fretta e alla rinfusa dalla quarantina di paesi che sostengono l’Ucraina, si può concludere che non c’è stata e non c’è all’orizzonte alcuna arma miracolosa in grado di rovesciare le sorti sul campo di battaglia.

Giovanni Fantozzi

Continua qui