[Pace] "Quale via alla pace in Ucraina?". Intervento di Pierangelo Monti, presidente MIR Italia



Quale via alla pace in Ucraina?

 

Il Presidente del MIR  propone la nonviolenza attiva, come terza via alla pace tra la passività e la guerra al nemico: con le trattative, la resistenza nonviolenta, la disobbedienza civile e il boicottaggio, le sanzioni e la solidarietà internazionale con la lotta nonviolenta degli ucraini, fino alla caduta del regime di Putin isolato da tutti e la riconciliazione tra Ucraina e Russia.


Se non si può fermare l’esercito russo invasore  sostenendo militarmente gli Ucraini, per non provocare la reazione nucleare russa, in quale altro modo si può fermare la guerra? O meglio, come si può arrivare alla pace in Ucraina? La risposta non semplice c’è. E’ la via della NONVIOLENZA . Innanzitutto per esclusione della guerra, di ogni guerra, perché non c’è guerra buona. La storia insegna che rispondere con la guerra alla guerra ha portato a immani tragedie, durate anni, che hanno sfinito i popoli e non hanno risolto i problemi, anzi li hanno aumentati.


“Con la guerra tutto è perduto” e “La guerra va messa fuori dalla storia”, non devono essere solo belle espressioni. Penso principalmente con angoscia ai bambini, vittime innocenti (e non solo loro) delle azioni belliche. Ripenso al grido di Papa Giovanni Paolo II, che una settimana prima del Natale 1994 intimò ai signori della guerra in Bosnia e di tutte le guerre «Fermatevi! Fermatevi davanti al bambino!».


Allora vorrei mettermi a supplicare Putin di smettere la sua folle operazione. E poi penso che il presidente Zelensky avrebbe dovuto (e anche oggi dovrebbe) insistere nelle trattative, accettando dei compromessi; penso che di fronte alla irremovibilità di Putin avrebbe dovuto (e dovrebbe) consegnarsi eroicamente a lui, come porgendogli l’altra guancia, dicendo di farlo per evitare la guerra al suo popolo, invitando intanto il suo popolo a non collaborare con l’invasore, a incrociare le braccia, scioperare, disobbedire alle leggi dell’oppressore, boicottare ogni sua attività, fare cioè una resistenza nonviolenta. La Russia che guadagno avrebbe dall’occupazione di una nazione che non collabora? E poi la Russia avrebbe contro tutti gli Stati, non solo con le sanzioni ma con la diretta partecipazione alla resistenza nonviolenta degli ucraini, con invio ai confini e dentro i confini dell’Ucraina di tante persone nonviolente di ogni nazionalità, di ogni estrazione, le autorità politiche, religiose, del mondo dello spettacolo e dello sport, a portare messaggi di solidarietà e incoraggiamento agli Ucraini, insieme a cose buone per tutta la popolazione. E poi portare  messaggi e fiori anche ai soldati russi, invitandoli a obiettare contro i comandi, come fecero i giovani a Praga nel 1968 e come ha fatto pochi giorni fa a San Pietroburgo Yelena Osipova, la straordinaria nonnina che è stata fermata dalla polizia perché portava il cartello con la scritta «Soldato, metti giù le tue armi e sarai un vero eroe».Tutta questa opposizione all’invasione russa sarebbe contagiosa e incoraggerebbe tantissime persone in Russia a protestare contro il regime,molte di più di quelle che già oggi con coraggio manifestano il loro dissenso e affrontano la polizia e le leggi repressive. Allora Putin, che in un primo tempo risulterebbe facile vincitore, col tempo, isolato e boicottato da ogni parte, sarebbe costretto ad abbandonare il suo folle progetto e forse anche il potere. Poi gli Ucraini e i Russi troverebbero una soluzione comune per le regioni contese del Donbass e della Crimea. E sarebbe risolta anche la questione dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato, perché l’Ucraina sarebbe lì a dimostrare che non serve un’alleanza militare.


Questa è la via indicata e percorsa dai profeti della nonviolenza, i grandi maestri di vita.


A loro pensavo portando alla manifestazione di Roma il cartello con scritto: «COSA FAREBBE GESÙ, TOLSTOJ, GANDHI, MARTIN LUTHER KING»?


Interventi completo su https://www.miritalia.org/2022/03/12/quale-via-alla-pace-in-ucraina/


Il M.I.R. (Movimento Internazionale della Riconciliazione), il cui acronimo inglese è IFOR (International Fellowship of Reconciliation), è un movimento internazionale, a base spirituale, composto di donne e uomini che sono impegnati nel praticare la nonviolenza attiva come stile di vita, come mezzo di riconciliazione nella verità e mezzo di trasformazione personale, sociale, economica e politica.


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