Dimissioni di Benedetto XVI



 
MOBBING IN VATICANO
 
Mediante una attività a tenaglia, minuziosa e circostanziata la storicamente nota frazione della curia, già richiamata da Paolo VI, è riuscita ad obbligare Benedetto XVI alla resa. Dopo la costante opposizione al pensiero teologico ratzingeriano espressa attraverso l’ ”ignorare” sistematicamente le sue encicliche, salvo la solita rituale esibizione di facciata, ma mai messe in pratica, anzi osteggiate nella prassi, la setta è riuscita ad insinuarsi nello stesso staff del Pontefice “dimostrandogli” nella pratica il suo totale isolamento. La svolta eclatante è stata appunto la “violazione”, mai acclarata in realtà, dei documenti e delle opinioni personali del Papa. Con l’aggiunta delle “minacce di morte” fatte pervenire in perfetto stile mafioso dall’estero, la vita papale di Benedetto XVI è stata resa impossibile. Accertatosi che praticamente nessuno dei Cardinali della struttura curiale romana era in grado o voleva spendersi per lui il Pontefice a difesa della sua identità di uomo di Dio, di successore di Pietro, non poteva rinnegare (lo ha già fatto l’apostolo ancora imperfetto) Cristo ed ha accettato la “crocifissione” cercando di salvare la Chiesa con la sua “autocertificata” mancanza di forza.