più facile che prima il mondo salti in aria
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- Date: Wed, 16 Jan 2013 13:56:17 +0100 (CET)
E’ più facile che prima il mondo salti in aria piuttosto che si rinunci all’atomo.
Una risposta di Alfonso Navarra ad alcuni Scienziati per il disarmo
Fermiamo chi scherza col Fuoco Atomico c/o Campagna Osm-Dpn - via Mario Pichi 1, 20149 Milano
www.osmdpn.it
Non basta una spallata per fare cadere il nucleare nel mondo
• Da esponenti degli scienziati per il disarmo ci viene rivolto l’invito: “Coordiniamoci a livello internazionale per dare l’ultima spallata al nucleare morente”.
• La risposta da proporre deve, a nostro parere, mettere in guardia da ogni ottimismo facilone: “E’ più facile, secondo i dati razionali di cui disponiamo, che il mondo salti in aria prima. Gli interessi del sistema di cui il nucleare, nell’intreccio civile e militare, è espressione, sono potentissimi ed al momento dominanti”.
• Chi crede nei limiti della ragione strumentale può – e deve - invece affidarsi all’ottimismo della volontà ed alle ragioni del cuore: nonostante tutto ciò che l’intelletto ristretto può calcolare e misurare, ce la faremo, supereremo dalla parte giusta il “crinale apocalittico” della Storia…
Fukushima ha bloccato il “rinascimento nucleare”
• Nel 2008 si proclamava, al G20, il “Rinascimento nucleare”.
• Dopo Fukushima il proclamato rilancio mondiale del nucleare è stato temporaneamente interrotto (e volevamo vedere!), le sconfitte dell’atomo riguardano principalmente Italia e Germania, ma i piani nucleari, pur ridimensionati, vanno avanti in tutto il mondo.
• Gli USA hanno ripreso a costruire centrali atomiche.
• I BRICS hanno i piani più massicci, la Cina in modo particolare.
• In Europa le vecchie potenze, come Gran Bretagna e Francia, non si sognano affatto di rinunciare.
• Lo stesso Giappone, pur interessato da un nuovo movimento popolare di massa anti-atomo, resta, con il nuovo governo appena eletto, nel circuito atomico.
• Il fatto non deve meravigliare più di tanto se si considera che il Paese del Sol Levante è la principale “potenza nucleare latente”: in pochissimo tempo potrebbe dispiegare centinaia di testate e dispone della tecnologia missilistica per portarle a bersaglio.
In Europa via libera a 40 nuove centrali atomiche
• Il programma Energy roadmap 2050, presentato a fine 2011 (15 dicembre 2011) dal commissario Ue per l'Energia Günther Oettinger prevede 40 nuove centrali atomiche entro il 2030.
• Nel frattempo gli stress-test in materia di sicurezza sulle 143 centrali europee disposti da Bruxelles, hanno dato come responso, questa estate 2012, che solo 17 reattori francesi sono stati trovati con standard insufficienti.
• Sono previste sovvenzioni alle multinazionali costruttrici degli impianti futuri.
• L’UE ha anche distratto fondi dall’ambiente per finanziare ITER, progetto di ricerca che coinvolge 39 Paesi, per la fusione nucleare, a Cadarache, in Francia, costo stimato 12,8 miliardi di euro in 10 anni.
• Sostenere la ricerca per l'energia nucleare, per Bruxelles è quindi una priorità, se non la priorità assoluta.
• Per far smantellare agli Stati dell'Est i vecchi reattori di fabbricazione sovietica sono inoltre stati stanziati da Bruxelles altri 500 milioni di euro entro il 2020 per Bulgaria, Lituania e Slovacchia.
• Per i tecnocrati europei, le ansie sulla pericolosità dei reattori sono superabili. E l'energia atomica è una risorsa che, a differenza delle vecchie centrali a carbone, permetterà di produrre grandi quantità di energia, libera dalle inquinanti emissioni di anidride carbonica e a basso costo.
Il nucleare è funzionale alla logica della potenza
• “The Second Nuclear Age” (Times Book, 2013) è il saggio di Paul Bracken, analista proveniente dalla scuola “realista” di Henry Kissinger, che ci ricorda il ruolo della capacità atomica nel sistema internazionale della potenza.
• Bracken osserva che, diversamente dagli anni 1950 e 1960, con il ricordo di Hiroshima ancora fresco (e diversamente dalla vicenda euromissili degli anni 1980, aggiungerei) nell’opinione pubblica internazionale si è spenta ogni preoccupazione per tale minaccia.
• Osserva: “Siete convinti che le armi nucleari non possano essere usate? Allora buona fortuna!”
La deterrenza atomica conserva un suo ruolo decisivo
• La deterrenza nucleare, tanto per cominciare, è ancora considerata – dalla dottrina ufficiale NATO, ad esempio – “la massima garanzia di sicurezza”.
• Gli Stati Uniti, anche con la presidenza Obama, mantengono il diritto di usare per primi l’arma atomica in un conflitto, continuando così a garantire l’ombrello nucleare americano per gli alleati, in primo luogo NATO.
• La guerra nucleare preventiva, da incondizionata, nella versione di Bush, viene sottoposta da Obama a valutazioni di tipo giuridico: se forze americane venissero attaccate anche con armi chimiche da un Paese rispettoso del TNP, questi non riceverebbe una risposta atomica.
• La forza militare ha un ruolo decisivo nei rapporti internazionali (si pensi a come condiziona il “mercato” dell’energia) ed il nucleare è il massimo della forza distruttiva dispiegabile e brandibile da parte di uno Stato.
Nel mondo reale i prezzi (economici) si decidono anche con il bastone (militare)
• Pensare che esista un “libero mercato dell’energia” è una favoletta cui solo Jo-Condor può abboccare. Tutta la storia del petrolio (e delle guerre per il petrolio) in Medio Oriente è lì a ricordarcelo.
• Si ricordi il “caso Mattei”: l’Enrico fondatore dell’ENI proponeva il 75% di royalties al Paese produttore (le “Sette Sorelle” il 25%) nonché la formazione di tecnici locali. Dopo l’accordo con l’Iran il primo ministro Mossadeq è stato deposto da un colpo di Stato e Mattei stesso fu fatto esplodere in volo…
• L’energia non è una merce come le altre ma un bene strategico: è scritto nero su bianco nei patti NATO che si interviene con l’esercito “fuori area” quando gli “interessi vitali”, cioè proprio gli approvvigionamenti energetici così definiti, sono messi in pericolo. Non avete sentito la relazione del “tecnico” ministro della difesa, l’ammiraglio Di Paola (scaricatela da Radio Radicale), quando giustifica la “ristrutturazione” del nostro strumento militare?
• Su l’ultimo numero speciale di Limes (n. 2/2012), dedicato a “Quel che resta della Terra”, c’è un articolo intitolato “Fu l’oro nero a fermare il Terzo Reich”. Hitler aveva aerei e carri armati in soprannumero, ma non la benzina per farli correre. Non arrivò in tempo ad impadronirsi dei pozzi petroliferi russi…
Nel mondo reale chi ha i soldi senza gli eserciti per difenderli finisce rapinato
• Le banche sono state inventate in Italia ed i banchieri più ricchi erano i fiorentini ed i lombardi. I loro soldi li prestarono alle monarchie europee nascenti. Finirono per fallire perché i principati regionali italiani, economicamente più ricchi, non poterono competere in potenza militare con i nuovi Stati nazionali europei.
• Quando i Baldi chiesero la restituzione della enorme somma data a prestito a Francesco I, re di Francia, questi rispose: “L’oro è qui, potete venire a prenderlo quando volete. Però non sono in grado di garantirvi che tornerete a casa sani e salvi…”
• Gli imperi declinanti si finanziarizzano, si appoggiano sulla ricchezza monetaria, quelli che subentrano nell’egemonia globale si costruiscono una nuova base di economia reale ed una potenza militare per espandersi. E’ la tesi di Giovanni Arrighi in “Adam Smith a Pechino”.
• Per “mondo reale” si intende quello in cui il “gioco della potenza” è la pratica decisiva, appoggiata sulla forza militare, che domina tutte le altre, pur esistenti ed influenti. Non c’è solo la geopolitica e l’economia che incidono, ma anche il conflitto sociale e lo scontro di idee, che però vengono inglobati come “fattori di potenza”.
Finché va avanti il gioco della potenza gli Stati vorranno diventare “atomici”
• La “seconda era nucleare” è quella degli Stati che acquisiscono e potenziano le loro capacità nucleari, nella corsa inarrestabile e competitiva al rango di “potenze”.
• Attualmente vi sono nove potenze nucleari: Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia (non a caso membri permanenti nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU); poi India, Pakistan, Corea del Nord ed Israele. Vi sono 44 Stati che il TNP indica con “capacità nucleari”.
• Il nucleare “civile”, che ben poco ha a che fare con esigenze energetiche ed economiche, è la copertura di queste ambizioni di potenza. Non produce elettricità (è solo un “sottoprodotto” delle centrali atomiche, secondo Amory Lovins): produce potenza.
• L’Iran è paradigmatico per i nuovi arrivati nel club dei potenti – o aspiranti tali - ma non è affatto il solo: nella stessa regione Medio-orientale è stato preceduto da Israele, che intende conservare il monopolio (anche a costo di blitz aerei). Ma non sottovalutiamo gli investimenti di Egitto e Arabia Saudita, di cui non si parla perché considerati “amici dell’Occidente”.
La base tecnica del legame civile-militare sta nel materiale fissile
• Chi dispone delle tecnologie per arricchire l’uranio al 3-5% (combustibile per centrali) è ad un passo dalla concentrazione di U235 al minimo 90% (= esplosivo per bombe atomiche).
• Un esempio sono le centrifughe P1 in mano all’Iran.
• Chi ha gli impianti per ricavare il Plutonio (e trattarlo in modo adeguato) dalle scorie radioattive prodotte dalle centrali atomiche ottiene il miglior esplosivo per fabbricare la Bomba.
• Il materiale fissile è comunque pericoloso e distruttivo di per sé: basta disperderlo con il tritolo per ottenere effetti devastanti. Ordigni del tutto rozzi tecnologicamente ma letali possono dunque essere messi insieme con facilità nelle cosiddette “bombe sporche”.
Verso il far-west nucleare
• Il fallimento del TNP – Trattato di non proliferazione si sta traducendo in un “liberi tutti”. Questo il ragionamento degli Stati non nucleari: visto che le potenze nucleari non mantengono seriamente l’impegno a disarmare (USA e Russia conservano oltre 20.000 testate) chi me lo fa fare di non costruirmi un mio proprio deterrente atomico?
• Magari, per restare nei limiti “legali”, passo per una prima fase in cui acquisisco la “capacità nucleare” attraverso le centrali civili, senza bisogno di assemblare subito le testate…
• Se Saddam avesse avuto le sue bombe atomiche col cavolo che sarebbe stato invaso. Non vedete come la Corea del Nord si fa forte del suo ricatto atomico per ottenere cibo e petrolio? Siamo forse noi i più scemi del villaggio?
• A questo punto, prima ci armiamo tutti e poi eventualmente disarmiamo!
• La “seconda era nucleare” consiste in questa proliferazione orizzontale incontrollabile, portata avanti con la copertura dei piani “civili”, che finirà per sboccare nell’incontrollato ed incontrollabile far-west nucleare.
La guerra nucleare “per errore” diventa probabile
• Oggi la guerra nucleare “per errore” è già possibile, tanto che distribuiscono Premi Nobel a chi inventa misure per renderla più difficile (l’ultimo a Thomas Schelling nel 2005).
• Il punto sta nell’ostacolare tecnicamente la dinamica del “chi spara per primo potrebbe vincere”. Un falso allarme in un momento di crisi acuta potrebbe spingere qualcuno a premere il bottone per primo, nella paura che il nemico non l’abbia già fatto.
• La principale garanzia attualmente esistente contro questa eventualità nel confronto tra le (ancora) due principali potenze nucleari sta nei sommergibili strategici che navigano sotto la calotta polare artica, che però si va sciogliendo…
• Nel far west nucleare potrebbero invece venire alle mani atomiche anche potenze secondarie, come adesso India e Pakistan, o - domani chissà - Israele ed Iran. Potenze che non disporrebbero di sofisticati ed affidabili (relativamente) mezzi di avvistamento, comunicazione e controllo come Stati Uniti e Russia.
Guerra nucleare locale, catastrofe globale
• “Le scienze” di marzo 2010 pubblicano un articolo sul rischio di inverno nucleare di Alan Robock ed Owen Brian.
• La simulazione di un conflitto limitato a India e Pakistan (con scambio di missili per 50 “Hiroshime” a testa”) produrrebbe da subito 20 milioni di morti.
• Successivamente, con le polveri e il fumo sollevati dalle esplosioni che farebbero da scudo ai raggi solari, poiché la temperatura media diminuirebbe di oltre 1° C, ne seguirebbe una crisi agricola mondiale ed 1 miliardo di morti per carestia in soli due decenni.
Il ciclo atomico potrebbe averci già estinto
• L’umanità globale appare da quanto sopra esposto come un pazzo suicida che ha piazzato sotto la sua sedia varie bombe ad orologeria che scoppiando lo faranno saltare in aria. Il conto alla rovescia per il grande botto è già iniziato.
• Della proliferazione nucleare militare abbiamo già parlato: essa condurrà alla guerra nucleare, catastrofica comunque globalmente anche se combattuta localmente.
• Ma il ciclo del combustibile civile è anche esso una bomba: abbiamo, nella migliore delle ipotesi, 300 anni per risolvere tecnologicamente il problema delle scorie radioattive che, specie quelle ad altissima intensità e durata, non devono mai entrare in contatto con la biosfera.
• 300 anni è il periodo massimo che possiamo garantire per l’affidabilità di un deposito geologico (che può crollare o essere invaso dall’acqua). Tutti dovremmo ricordare di quando "Presa diretta", la trasmissione di Riccardo Iacona, documentò come il sito tedesco di Asse, una ex miniera di sale che era data per stabile sulla scala di decine di migliaia di anni dovette essere abbandonato precipitosamente dopo pochi decenni.
• Se non ci riusciamo, a confinarle o a trasmutarle, queste scorie, “ci attacchiamo al tram” (detto alla milanese), e non è nemmeno da escludere che non ci capiti prima la batosta che ci mette da subito a terra.
• (Sul problema di come arginare il rischio scorie radioattive irrisolvibile nel nostro stadio tecnologico, ho scritto lungamente su Difesa-ambiente, 1-2013: è quasi un vademecum sull'argomento).
Mad Max Style
• E’ un quadro desolante, cari amici scienziati per il disarmo. Magari bastasse solo una spallata per fare cascare giù tutte le lobby – ma in realtà si tratta di “megamacchine” come le definisce il sociologo Luciano Gallino – che ci stanno conducendo alla rovina.
• Fukushima basta per chiudere con il nucleare civile in quanto evidentemente insicuro? Ma nemmeno per idea! Dobbiamo invece progettare e costruire una nuova generazione di centrali, tecnologicamente più avanzata, quindi finge più sicura.
• Il petrolio sta finendo: passiamo quindi alle rinnovabili? Non sia mai! Ecco che abbiamo imparato a ricavarlo dalle rocce a spese dell’acqua e così faremo per altri 50 anni!
• I ghiacciai polari si sciolgono, quindi abbiamo finalmente capito che con l’effetto serra non si scherza? Ma davvero? Cominciamo invece subito a litigare, tra americani, russi, norvegesi, danesi e canadesi, su chi deve sfruttare i giacimenti energetici e minerari che vengono allo scoperto.
• La finanza globalizzata senza vincoli né controlli ci ha precipitati in una disastrosa crisi economica. Le diamo quindi come minimo una regolata? Macché! Dobbiamo invece svenarci per salvare le banche speculative mentre quelle hanno cominciato a trafficare con i loro titoli farlocchi (neanche ormai cartacei ma solo bit elettronici) passando dai microsecondi ai nanosecondi!
La morale della favola? Dobbiamo fare una rivoluzione, possibilmente nonviolenta, a livello internazionale
• Il sogno del movimento operaio delle origini era di abolire il capitale a livello globale per realizzare ovunque la “socializzazione dei mezzi di produzione”.
• L’errore strategico stava forse nel volere fare leva, per sospingere il processo rivoluzionario, sugli interessi di un oggetto sociale, non necessariamente soggetto, creato dalla dinamica stessa del capitale.
• Oggi dobbiamo invece trovare un motore rivoluzionario nella necessità umana di sopravvivere, come si è spiegato all’inizio di questo ragionamento.
• La contraddizione è tra esseri umani, in quanto entità biologiche, psicologiche, culturali e sociali (concreti corpi fisici ed “anime” desideranti) e megamacchine sistemiche che hanno imboccato una logica disumana ed ecocida.
• I prodotti istituzionali dell’uomo “naturale” sono mezzi che si sono mangiati il fine di servizio per il quale erano nati ed alimentati: le macchine sociali ora si contrappongono agli esseri umani concreti come forze essenzialmente distruttive.
• Abbiamo a confronto l’abitudine passiva contro il pensiero creativo, la tecnologia contro il corpo organico, la vita concreta degli individui, la società di massa contro la libertà ed i diritti effettivi delle persone, eccetera…
• Siamo tutti, a livello globale, sullo stesso treno impazzito che corre a folle velocità sul binario morto che ha imboccato: ce la faremo a tirare il freno di emergenza e a scendere da esso? La ragione, si diceva all’inizio, farebbe, con la sua logica spietata, pensare di no.
• Ma il sottoscritto, ripeterlo giova, non reputa che l’intelletto possa dare le risposte certe e definitive alle cose che veramente contano, e crede che l’istinto di vita sia più forte di quello di morte: eros – lo sento molto probabile, direi quasi che ne sono convinto - alla fine prevarrà su thanatos…
• Buon 2013 a tutti ed auguri particolari di buona fortuna a chiunque abbia avuto la pazienza di seguirmi dall'inizio alla fine!
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