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Sent: Thursday, January 10, 2013 11:40
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Subject: [pace] L’unica cosa che non si
taglia in Grecia | Il Post
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L’unica cosa che non si taglia in Grecia
Perché uno dei paesi più colpiti dalla crisi è quello che spende di più in
Europa per gli armamenti, il secondo dopo gli Stati Uniti tra i paesi della
NATO
8 gennaio 2013
La crisi economica dell’eurozona e
le conseguenti misure di austerità adottate dai governi negli ultimi anni
hanno avuto ripercussioni anche sulla NATO, tanto da spingere il segretario
generale Anders Fogh Rasmussen a rilanciare in diverse occasioni la necessità
di un incremento della spesa militare da parte dei paesi alleati. A novembre
2012, durante l’Assemblea parlamentare della NATO svoltasi a Praga, Rasmussen
ha
spiegato che soltanto due paesi europei dell’alleanza spendono al momento
più del 2 per cento del loro Prodotto Interno Lordo per la difesa: uno di
questi due paesi è la Grecia. Ed è singolare, visto che la Grecia più di tutti
gli altri paesi della NATO ha dovuto sottoporsi a tagli durissimi su quasi
ogni capitolo della sua spesa pubblica. Quasi, appunto.
(Chi
spende di più per la difesa?)
In Grecia la terribile crisi finanziaria e le pesanti misure di austerità
concordate dal governo con il Fondo Monetario Internazionale, la Banca
Centrale Europea e l’Unione Europea in cambio di due prestiti internazionali
hanno causato negli ultimi due anni un forte contenimento dei conti pubblici,
con tagli drastici alle pensioni, alla salute, ai trasporti e all’istruzione.
L’unico settore a non aver subito un ridimensionamento netto è stato proprio quello della
difesa, passando dal rappresentare il 3 per cento del PIL nel 2008 al 2,1
per cento del PIL dello scorso anno. “In termini relativi le spese per la
difesa sono state ridotte, ma il budget a disposizione delle forze armate è
ancora molto alto ed è stato largamente risparmiato dalla durezza dei tagli
imposti alla classe media”, ha detto al New York Times Alexander S.
Kritikos, docente greco di economia a Berlino.
I quasi 10 miliardi di euro che il governo greco ha speso nel 2012 per i
propri armamenti rendono la Grecia il
secondo paese dopo gli Stati Uniti, tra i 27 della NATO, a spendere di più
in proporzione per le proprie forze armate. Il 73 per cento del budget serve a
coprire i costi del personale (una delle percentuali più alte tra i paesi
alleati), per un esercito che però impiega soltanto 10 (dieci) soldati nella
missione in Afghanistan (a fronte di 102.011 totali, provenienti da 50
paesi) e 118 soldati nella missione in Kosovo.
Secondo alcuni analisti il budget per la difesa greco è alto per alcuni
motivi storici: l’influenza delle forze armate in un paese che è stato
governato a lungo da una giunta militare e il pericolo percepito dalla vicina
Turchia, nonostante il miglioramento dei rapporti diplomatici degli ultimi
anni, su cui le società produttrici di armi hanno sempre fatto leva. Un altro
motivo per giustificare i costi altissimi della difesa potrebbe essere il
rischio di mandare a casa migliaia di giovani soldati che andrebbero a
incrementare il numero di disoccupati, già tra i più alti in Europa.
Secondo lo Stockholm International
Peace Research Institute (SIPRI), un istituto internazionale
indipendente col compito di condurre ricerche scientifiche in materia di
conflitti e cooperazione, nel 2010 i
maggiori beneficiari della spesa greca per la difesa sono stati gli Stati
Uniti, che hanno fornito alla Grecia il 42 per cento delle armi, seguiti dalla
Germania e dalla Francia, proprio i due più influenti paesi europei
nonché i principali contribuenti del fondo di stabilità comunitario.
(Da
dove vengono i guai della Grecia)
Questa contraddizione è stata notata più volte, e nel 2010 un articolo sul Wall
Street Journal aveva detto persino che Francia e Germania avessero
imposto l’acquisto di sottomarini, navi, elicotteri e carri armati come
condizione per sbloccare il piano di aiuti alla Grecia: non emersero prove e i
governi smentirono rapidamente queste voci. Quello che è noto è che dal 2004
al 2009, durante il governo di Kostas Karamanlis, del partito di centrodestra
Nuova Democrazia, la Grecia acquistò dalla Germania 170 carri armati
panzer Leopard per 1,7 miliardi di euro e 223 cannoni dismessi dalla
Bundeswehr, la Difesa tedesca. Prima della fine del suo
mandato Karamanlis ordinò anche 4 sottomarini prodotti dalla
ThyssenKrupp. Il successore di Karamanlis, il socialista Papandreou,
congelò l’acquisto e rifiutò di farseli consegnare: dopo aver ordinato una
perizia tecnica sui sottomarini, che evidenziò problemi strutturali, a marzo
del 2011 fu costretto a trovare un accordo che impose l’acquisto di due
sottomarini al prezzo di 1,3 miliardi di euro e di altri 223 carri armati
panzer per 403 milioni di euro.