caro Alessandro,
Mi spiace, ma non posso
sottoscrivereun Decalogo che tra i "primi
firmatari" comprende persone che hanno ben poco a che
vedere con la nonviolenza
(Genova, Vicenza...)
Michele Boato
Mini Decalogo Politico per la Pace
IPRI (Istituto Italiano di Ricerca per la
Pace) - Rete CCP (Corpi Civili di Pace) propone a tutte
le forze politiche e sociali, in vista delle imminenti
elezioni e della prossima legislatura, alcuni punti
dirimenti, ai fini della realizzazione di una sincera
politica di pace, nonviolenza e per i diritti umani da
parte del nostro Paese, raccolti e sintetizzati nel
seguente “mini - decalogo politico per la Pace”.
01. Difesa dell'art. 11 della Costituzione
Italiana e sua estensione europea
02. Trasformazione in difensivo del
sistema della Difesa, senza armi a lungo raggio, in
direzione del graduale e progressivo “transarmo” e per
il ridimensionamento degli eserciti.
03. Riequilibrio di bilancio tra
prevenzione dei conflitti e spese militari
04. Trasparenza nelle voci del bilancio
della Difesa
05. Potenziamento di una polizia
internazionale ONU
06. Riconfigurazione delle presenze
militari all'estero e ritiro dalle missioni non
legittime
07. Rilancio del Servizio Civile per la
Difesa Popolare Nonviolenta, valorizzazione
dell'Obiezione di Coscienza alle Spese Militari e
pubblicazione di un Albo Nazionale degli Obiettori di
Coscienza
08. Ricostituzione del Comitato Consultivo
per la Difesa Civile Non armata e Nonviolenta
09. Legge sui Corpi Civili di Pace (CCP)
per la trasformazione dei conflitti.
10. Attivazione del Tavolo per gli
Interventi Civili di Pace, con la società civile
Primi Firmatari:
Alberto L’Abate, Vittorio Agnoletto, Fabio
Alberti, Roberto Antonaz, Cinzia Bottene, Alessandro
Capuzzo, Giulietto Chiesa, Luca Filippi, Michele Negro,
Marco Palombo, Gianmarco Pisa, Patrizia Sentinelli, Gigi
Ontanetti.
Mini decalogo
politico per la Pace
Nel quadro dell'iniziativa pubblica di
presentazione degli Atti del Convegno di Vicenza del 3-5
Giugno 2011, tenuto alla presenza, tra gli altri, di Johan
Galtung, massimo esponente vivente della ricerca per la
pace e fondatore della "Transcend University", per la
soluzione costruttiva e la trasformazione nonviolenta dei
conflitti, iniziativa tenuta a Vicenza il 28 Novembre
2012, con i contributi, tra gli altri, di Alberto L'Abate,
presidente onorario di IPRI (Istituto
Italiano di Ricerca per la Pace)
- Rete dei Corpi Civili di Pace, e di Mao Valpiana,
presidente del Movimento Nonviolento, il Consiglio
Nazionale della IPRI - Rete CCP, con il contributo
di alcune tra le più importanti organizzazioni
attive in Italia nel lavoro di pace, per la
nonviolenza, i diritti umani, la giustizia
internazionale e la prevenzione dei conflitti, dal
Movimento Nonviolento al Movimento Internazionale
Riconciliazione, dal Centro Studi "Sereno Regis" ai
"Berretti Bianchi", dagli "Operatori di Pace -
Campania" al Comitato "Danilo Dolci", ha inteso
individuare e proporre a tutte le forze politiche e
sociali, in vista dell'imminente scadenza elettorale
e della prossima legislatura nazionale, alcuni punti
dirimenti, ai fini della realizzazione di una
sincera politica di pace, nonviolenza e per i
diritti da parte del nostro Paese, pertanto raccolti
e sintetizzati nel seguente mini decalogo per la
Pace.Difesa dell'art.
11 della Costituzione Italiana e sua estensione
europea. Troppo spesso la politica
estera del Paese, nel corso, almeno, degli ultimi
quindici anni, ha contraddetto lo spirito e la
lettera dell'art. 11 della Costituzione,
proiettandosi in missioni militari ed autentiche
guerre di aggressione: è necessario ed urgente
invertire questa tendenza, ripudiare la logica della
soluzione militare delle controversie internazionali
e battersi in sede europea per un'Europa rispettosa
della pace, libera da condizionamenti o pulsioni
"atlantiche" e "imperialistiche" e artefice di una
politica estera all'insegna della neutralità, del
disarmo, del co-sviluppo, del rispetto della
legalità e della giustizia internazionale.Trasformazione in difensivo del sistema della
Difesa, senza armi a lungo
raggio, in direzione del graduale e progressivo
"transarmo" e per il ridimensionamento degli
eserciti. Lezioni consolidate ed esperienze storiche
dimostrano che la difesa militare in proiezione
offensiva non solo è più costosa, ma soprattutto
meno efficace ai fini della Difesa del Paese e della
tutela dei propri confini: anziché moltiplicare
spese e funzioni a supporto del cosiddetto
"complesso militare-indistriale", è oggi più che mai
urgente e necessario ragiornare in termini di
sostenibilità, di ri-conversione e superamento
graduale della logica del primato militare, verso un
progressivo, rilevante ed efficace "transarmo". Riequilibrio di bilancio tra prevenzione dei
conflitti e spese militari. Ricerche
internazionali confermano che il rapporto tra le
spese per dotazioni delle Forze Armate, funzioni
militari e sistemi d'arma e le spese per la
prevenzione dei conflitti è pari a 10.000 contro 1:
per ogni euro speso per prevenire la guerra, si
spendono 10.000 euro, in media, per preparare,
studiare e "fare la guerra". Valide, tali cifre, per
tutti i Paesi di area OSCE e quindi anche per il
nostro Paese, questo approccio va rovesciato, perché
aumenta i rischi per la sicurezza internazionale,
incrementa l'esposizione del Paese a minacce esterne
e mette a rischio gli sforzi di pace e cooperazione
a livello internazionale. Trasparenza nelle voci del bilancio della
Difesa. E' impossibile impostare
una corretta politica di pace e un ri-equilibrio tra
spesa civile e spesa militare senza disporre di un
bilancio chiaro che riguardi le spese per la Difesa.
Il bilancio italiano della Difesa è storicamente uno
tra i più opachi e meno trasparenti tra tutti quelli
dei Paesi di area OSCE, tra voci di spesa non
computate, computate sotto altri capitoli di uscita
o sotto spese in carico ad altri dicasteri, in primo
luogo quelle dello Sviluppo Economico. Rendere
esplicite, chiare e trasparenti le voci di entrata e
di uscita del bilancio della Difesa non solo è
preuspposto per le politiche di pace e "transarmo",
è questione di democrazia. PotenziamentodiunapoliziainternazionaleONU.
L'andazzo delle Nazioni Unite negli ultimi venti
anni ha smentito drammaticamente le premesse
dell'"Agenda per la Pace" di B. Boutros Ghali del
1992, declinando il peace-keeping sempre più in
termini militari e, talvolta, aggressivi
(peace-forcing), e sempre meno in termini civili e
di "prevenzione" dei conflitti. A fronte
dell'indisponibilità degli Stati a mettere a
disposizione contingenti nazionali per formare le
forze di sicurezza dell'ONU, è tempo che l'Italia
operi attivamente per il rilancio del peacekeeping
civile e per una polizia inter-nazionale legittima
in capo alle Nazioni Unite e in collegamento col
"Tribunale dei Popoli" di Roma. Riconfigurazione delle
presenzemilitariall'estero e
ritirodallemissioninonlegittime.
Nonostante gli effetti della crisi economica, gli
ultimi governi hanno perfino annunciato un rinnovato
impegno dell'Italia in nuove missioni
internazionali. È esigenza politica prima che
economica: ridurre la presenza militare italiana
all'estero, rititarsi da tutte le missioni
internazionali non legittime perché non dotate di
mandato esplicito del Consiglio di Sicurezza,
incrementare l'impegno di ambito civile nel quadro
delle missioni legittime, sostenere l'impegno di
pace di società civile, arrestare la tendenza
all'impiego di "contractor" e all'utilizzo di
personale delle Forze Armate a tutela di interessi
privati. Rilancio del
Servizio Civile per la Difesa Popolare Nonviolenta,
valorizzazione dell'Obiezione di Coscienza alle
Spese Militari e pubblicazione di un Albo Nazionale
degli Obiettori di Coscienza. Il Servizio Civile
rappresenta una leva di cittadinanza fondamentale
per i giovani cittadini, sia per quanto riguarda le
funzioni sociali, civili, culturali di ordine
interno, sia per le azioni di sviluppo e di
intervento nelle crisi in ambito internazionale. E'
tempo di valorizzare quanto nella legge 64 (2001)
indica nel Servizio Civile un'alternativa non
militare alla Difesa tradizionale del Paese,
istituendo la Difesa Civile Non Armata e
Nonviolenta, in direzione di un'autentica Difesa
Popolare Nonviolenta. RicostituzionedelComitatoConsultivo
per la DifesaCivile Nonarmata e Nonviolenta.
Le recenti misure imposte dalla cosiddetta "spending
review", con i tagli lineari a una quantità di
strutture e servizi dello Stato, hanno travolto il
Comitato Consultivo, in capo alla presidenza del
Consiglio dei Ministri, per la Difesa Civile Non
Armata e Nonviolenta, che va ri-attivato, quale
storica conquisita del movimento per la pace e per
l'obiezione di coscienza al servizio militare, luogo
centrale di elaborazione di proposte e di politiche
per la riduzione del militare, la soluzione positiva
dei conflitti e l'avvicinamento alla Difesa Popolare
Nonviolenta, attraverso la Difesa Civile Non Armata.Legge sui Corpi Civili di Pace (CCP) per la
trasformazione dei conflitti.
Nella prospettiva del ri-equilibrio tra le spese per
il militare e quelle per la prevenzione dei
conflitti locali e internazionali e in direzione di
un impegno civile e non militare per la soluzione e
la trasformazione delle contro-versie
internazionali, in linea con lo spirito e la lettera
dell'art. 11 della Costituzione, è più urgente che
mai, finalmente, approvare la legge istitutiva dei
Corpi Civili di Pace, che istituisca
un'infrastruttra nazionale per il peace-building,
rediga un registro nazionale del personale civile
attivabile in missioni di prevenzione e
trasformazione dei conflitti e formi equipe
professionali di azione di pace.Attivazione del Tavolo per gli Interventi
Civili di Pace, con la
società civile. In linea con le migliori esperienze
attivate nel recente passato, occasionalmente in
Italia, più diffusamente e con maggiore continuità
in altri contesti europei (Austria, Germania,
Norvegia, Spagna e Svezia, in primo luogo), è
necessario attivare un luogo di inter-faccia,
dialogo e coordinamento tra autorità istituzionali e
società civile per orientare le politiche pubbliche
nel campo della prevenzione e della trasformazione
dei conflitti, per concorrere alla definizione delle
politiche per l'intervento civile di pace e per
valorizzare le sperimentazioni e le esperienze
pilota nel campo dei Corpi Civili di Pace