L’Egitto non è un paese per giornalisti



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L’Egitto non è un paese per giornalisti

Sul sito del giornale per il quale lavora(va), il quotidiano egiziano Al Fajr, c’è ancora la sua foto che annuncia che è gravamente ferito! Con la mano in segno di V, V di Vittoria, avvolto nella sua Kefieh, con la maschera contro i lacrimogeni abbassata svelando un mezzo sorriso misto a preoccupazione o forse intriso di sfida, un maglione nero e la giacca appoggiata all’altro braccio: questa potrebbe essere l’ultima foto scattata al giornalista egiziano El Hosseini Abu Deif.

Le notizia sul sito ufficiale e su Facebook di Al Fajr non parlano di morte, ma di un Abu Deif in fin di vita. Tuttavia il tam-tam sui siti di notizia, anche quelli italiani, è subito partito, e molti parlano della morte del giornalista.

Dietro le attese di tutti c’è Abu Deif da solo che ,forse, combatte ancora con la morte, o forse, ha già vinto lei. C’è una foto del giornalista egiziano, che ho deciso di non riportare, in cui giace sul letto di un ospedale, incosciente, questa foto fa molto male.

Fa sempre male sentire che una persona è stata uccisa, fa ancora più male quando quella persona è giovane, piena di speranze, che meno di due anni fa aveva contribuito con tanti sui concittadini a cacciare via un dittatore. Abu Deif è stato ferito alla testa ieri all’alba, con un proiettile, durante le manifestazioni/scontri fra gli oppositori del Presidente egiziano Morsi e i suoi militanti attorno al Palazzo della Presidenza ad Al Cairo. Abu Deif era lì, davanti al palazzo presidenziale, per compiere il suo dovere di giornalista, per seguire la sua passione per la verità.

Non si sa ancora chi ha sparato, ma tutte le dita sono puntate su quello che Al Fajr ha chiamato “le milizie” dei fratelli musulmani e del partito salafita Al Nour.

Abu Deif, nell’ultimo Twitt da lui pubblicato poche ore prima che venisse colpito, denunciava l’esistenza di una coalizione di forze fra i militanti dei fratelli musulmani e del partito Al Nour che stava per affrontare i manifestanti davanti al Palazzo.

Su Facebook si trovano molti commenti di persone che l’hanno conosciuto, di colleghi che parlano di El Hosseini, della sua professionalità e del suo animo gentile. Fa male!

Oggi, all’occasione delle oramai solite e tanto attese milionarie manifestazioni del Venerdì, l’ordine dei giornalisti scenderà in piazza per denunciare quello che è successo al loro collega, e per stringersi attorno a lui, vivo o morto.

Da quando Morsi si è insediato, il rapporto fra lui e i giornalisti è molto teso, l’accusa al Presidente è quella di tentare alla libertà di stampa attraverso delle leggi liberticide.

Parlare della situazione egiziana in questo momento è vicenda ardua e richiede molto tempo e cautela.

Ciò che mi preme all’istante è sperare che le notizie sulla morte di EL Hosseini Abu Deif siano frettolose, e che lui riesca ad alzarsi.

Quanto a ciò che succede nel paese del Nilo è molto più complesso per ridurlo ad un conflitto fra laici e islamisti, o fra progressisti e reazionari. In corso c’è la contrapposizione fra due modi di intendere la vita e la cosa pubblica, uno scontro che mette in causa tutto l’apparato dello stato egiziano, del popolo egiziano.

E non sono solo gli interessi nazionali ad essere in causa, in Egitto si scontra anche la politica internazionale e, considerata la scacchiera mondiale in questo momento, non c’è da aspettarsi una tregua nelle piazze egiziane.

Di sicuro Morsi non ha mantenuto la prima delle sue promesse “Mai più un egiziano ucciso durante una manifestazione”, era questo che dichiarava prima di diventare Presidente.

Tornerò a parlare dell’Egitto e delle sue trame, ma per ora il mio pensiero è rivolto ad El Hosseini Abu Deif, un ragazzo che ha più o meno la mia età, e che non si sa se ce la farà.

Sono le ore 00.10 del giorno 07/12/12, il sito ufficiale di Al Fajr parla di condizione disperate di Abu Deif, mentre altre agenzie danno la notizia della sua morte. Speriamo che il mattino porti buone notizie.