R: [pace] Lavorare per vivere e non per morire
- Subject: R: [pace] Lavorare per vivere e non per morire
- From: "alfonsonavarra at virgilio.it" <alfonsonavarra at virgilio.it>
- Date: Tue, 14 Aug 2012 18:00:10 +0200 (CEST)
Il punto, cara Laura, è se la bonifica dell'ILVA deve essere fatta ad impianti accesi (quindi, di fatto, come si dice, solo per fare finta) o spenti (per essere forse - neanche è detto - effettiva).
Per quello che, dall’esterno, ho capito della situazione, l'"eroe" da mettere oggi in evidenza non va cercato tra i soliti noti.
Potrebbe essere sicuramente il nostro amico Alessandro Marescotti, che si è da tempo impegnato contro l’inquinamento a suo rischio e pericolo, quando a parlare di “emergenza sanitaria” rischiavi di essere preso a botte (e non dimentichiamo il via vai dei sommergibili nucleari!).
Ma io mi augurerei di poterlo indicare nell’operaio Cataldo Ranieri, diventato il trascinatore di una protesta contro l'inquinamento industriale che sembra stia finalmente nascendo in termini più massivi ed incisivi. L'operaio si è fatto co-promotore di comitati di cittadini che scendono in piazza per gridare il proprio sostegno al gip Todisco (vedi articolo ANSA sotto riportato).
Cataldo, al presidente Ferrante che nega esista a Taranto una grave questione sanitaria, risponde: ''L'Ilva ha provocato in città malattie e morte e noi non vogliamo barattare il nostro posto di lavoro con la salute dei nostri figli''.
E' chiaro che a Taranto è in corso un gioco politico fuorviante ed aberrante che vede governo, azienda e componenti sindacali dalla stessa parte della barricata: attaccare la magistratura per garantire a Riva di continuare a fare, come sempre, i suoi “porci comodi” sulla pelle della gente.
(Ma non è il caso di confiscare il maltolto alla famiglia Riva affinché possa risarcire almeno in parte il danno ambientale realizzato?)
Il governo Monti invece di tutelare gli interessi generali anche in questo caso sposa acriticamente la posizione aziendale per intero. Ma un forte biasimo – ci ricorda Alessandro Marescotti - andrebbe rivolto anche al “narratore” Vendola, degno erede, a mio parere, di quel “parolaio rosso” che fu Bertinotti.
Al contrario delle arrampicate verbali sugli specchi occorre applicare in modo serio le ordinanze della magistratura: l'ILVA deve tirare fuori i soldi per abbattere la nocività dell'Impianto (e se non ce li ha nazionalizziamola una buona volta procedendo alla sua conversione produttiva!). Il governo dovrebbe essere garante di questo risanamento ambientale invece di supportare l'azienda nei suoi attacchi ad una magistratura che finalmente si sveglia. L'ambiente e l'occupazione vanno difesi insieme, ma la salute dei singoli e della collettività viene prima di tutto.
(A proposito: magari questo post andrebbe meglio indirizazto alla sezione ecologia. Mi scuso in anticipo per la trasgressione...)
A raccontare la storia della protesta del 13 agosto e di Cataldo Ranieri, è l’inviato dell’Ansa Roberto Buonavoglia, con un articolo che è da proporre integralmente nella speranza che faccia riflettere quanti nei vari territori antepongono i propri problemi economici alla vita dei loro stessi figli:
“Non chiamatelo capopopolo, potrebbe offendersi. Ma il carisma di Cataldo Ranieri, operaio dell’Ilva di 42 anni, è tipico di chi le battaglie ha deciso di farle sul serio e non certo contro la magistratura ma per difendere dall’inquinamento industriale la sua città. Lui, addetto agli impianti marittimi del siderurgico tarantino, che – dice – da «tre anni sono sotto sequestro con facoltà d’uso»,
è in grado di parlare alla gente, di scandire quelle parole che la politica ha smesso da tempo di pronunciare.
È capace pure di emozionarsi. I cittadini lo sanno e lo seguono, come un capopopolo. Per questo oggi pomeriggio Ranieri e gli aderenti al ‘comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti, del quale
l’operaio è portavoce, sono riusciti a portare nella centralissima piazza della Vittoria circa mille persone. È vero, non si tratta di molta gente anche se mancano tre giorni a Ferragosto e la città è semi deserta, ma a Taranto tante persone per strada a parlare dell’Ilva e di tumori su invito di
un gruppo di comitati non si erano mai viste.
E poi è la piazza a mormorare che finalmente qualcosa si muove e che l’anello di congiunzione tra i vari comitati e associazioni è proprio questo ragazzone biondo che si consegna alla folla, alle telecamere e ai flash con ciabatte infradito, bermuda e t-shirt.Per spiegare subito di che pasta è fatto dice di essere «politicamente indipendente», di lavorare all’Ilva da 15 anni, di avere due figli maschi di 9 e 13 anni e aver un mutuo sulle spalle da 650 euro al mese che finirà di pagare tra 25 anni. Quindi, è uno che ha certamente bisogno di lavorare per vivere.
Ma dice di essere felice di «avere finalmente rotto le catene» per dire alla gente «che i politici hanno tradito i tarantini perchè non sono mai intervenuti per fermare l’Ilva che avvelena Taranto», e ai suoi colleghi «che non si può barattare un posto di lavoro con la salute dei nostri figli».
Ranieri è il primo a parlare alla folla, poi interverranno gli aderenti ad altri comitati. Ma quello che subito balza all’attenzione è la voglia dei tarantini di dire basta. Infatti, non si era mai vista una piazza acclamare a squarciagola come si fa allo stadio il nome di un giudice, il gip Patrizia Todisco, che ha deciso di sequestrare le aree a caldo dell’Ilva e che ha avuto il coraggio di ribadire che gli
impianti vanno fermati.
Al magistrato la folla ha riservato anche un applauso scrosciante. «Mentre fino a qualche mese fa – ha detto Ranieri – si invitava la magistratura a fare il proprio dovere sull’inquinamento provocato dall’Ilva, ora ci sono attacchi anche politici a un giudice che ha fatto solo il suo dovere». «La gente – sottolinea l’operaio – sa che la classe politica che finora ci ha rappresentato qui a Taranto ci ha tradito e non è mai intervenuta per fermare l’Ilva che avvelena la città».
Bacchettate non sono mancate al governo che ha deciso di inviare a Taranto il 17 agosto prossimo tre ministri. «Vengono – dice Ranieri, a cui fanno eco gli esponenti di altri comitati – per tutelare gli interessi dell’Ilva: noi, tre ministri, li avremmo voluti qui a Taranto per i bambini del rione Tamburi intubati in ospedale perchè ammalati di tumore».
Ed è stata proprio una storia di tumore che lo ha indotto a fondare il comitato. «Il 27 luglio – racconta emozionato – stavamo bloccando il ponte girevole per protestare contro il sequestro dell’Ilva; mi si è avvicinato un automobilista e mi ha detto: ‘Io devo passare, devo accompagnare mia moglie a fare la chemioterapia. Da quel giorno – sospira – la mia vita è cambiata». (ANSA).
----Messaggio originale----
Da: tussi.laura at tiscali.it
Data: 14-ago-2012 14.30
A: <pace at peacelink.it>
Ogg: [pace] [SPF:fail] DON ANDREA GALLO: Lavorare per vivere e non per morire
Don Andrea Gallo sostiene i Tarantini nella giusta causa per la vita e la salute, contro l’inquinamento industriale dell’Ilva. Don Gallo dice che occorre iniziare subito con le bonifiche e la riqualificazione e riconversione ambientale, guardando ai modelli dell’ecosostenibilità, per creare nuova occupazione: LAVORARE PER VIVERE E NON PER MORIRE. Don Andrea Gallo sarà ospite il 29 Settembre 2012 a Senago (Milano) con il Progetto “PER NON DIMENTICARE” a sostegno di tutti i famigliari delle vittime dell’Eureco di Paderno Dugnano (Milano) e di tutti i morti sul lavoro: LAVORARE PER VIVERE E NON PER MORIRE.
Laura Tussi
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