"Cadevano come birilli". E i nonviolenti vinsero



Gandhi fu la guida morale e politica del movimento di lotta che por-tò
l’India, nel 1947, all’indipendenza dal dominio coloniale britannico.
Gandhi con il suo metodo di lotta, che escludeva qualunque ricorso alla
violenza e si basava invece sulla disobbedienza civile e sul rifi uto di
co-operare con lo stato colonialista, ha lanciato una sfi da al mondo
moder-no, dimostrando che si può vincere anche la più dura battaglia
politica senza ricorrere alle armi o ad altre forme di violenza.
Il brano che stai per leggere riporta uno dei momenti più alti e
spetta-colari dell’azione politica di Gandhi: la storica «marcia del sale»
verso il mare, indetta nel 1930 per protestare contro la gravosa tassa
imposta
dagli Inglesi al popolo indiano. Le autorità tentarono di fermare i
mani-festanti con «un torrente di colpi sulle loro teste», ma nessuno di
essi alzò un braccio per ripararsi dai colpi. Non vi fu lotta, non vi fu
batta-glia. I manifestanti continuarono ad avanzare finché non si
abbatterono al suolo.
Al termine della manifestazione, Gandhi fu incarcerato per alcuni mesi,
ma la forza dimostrata dal suo movimento costrinse gli Inglesi a trattare
con il Mahatma («Grande anima») Gandhi.


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Nel più assoluto silenzio gli uomini di Gandhi si portarono avanti e si
arre-starono a un centinaio di metri dalla palizzata. Una colonna scelta
si staccò dalla turba, attraversò i fossati a guado e si accostò alla
recinzione di filo spi-nato... Improvvisamente risuonò un comando e
ventine di agenti si precipitarono sui manifestanti e lasciarono piovere
un torrente di colpi sulle loro teste con gli sfollagente dall’anima
d’acciaio. Non uno solo dei manife-stanti alzò un braccio per ripararsi
dai colpi. Cadevano come birilli. Da dove mi trovavo, udivo i tonfi
stomacanti delle mazze sui crani indifesi. La folla dei manifestanti che
era rimasta ferma cominciò a mugolare e ad aspirare  rumorosamente l’aria
a ogni colpo, manifestando così la propria dolorosa so-lidarietà. I
colpiti cadevano privi di sensi sul terreno, o si torcevano tra i corpi
caduti, chi con la testa fracassata chi con una spalla fratturata... I
superstiti, senza rompere le righe, continuavano a marciare silenziosi e
ostinati, finché
non cadevano a loro volta sotto i colpi.
Marciavano impassibili, a testa alta, senza neppure l’incitamento della
musica  o di urla guerriere, senza alcuna probabilità di sfuggire a ferite
gravi o alla morte. I gendarmi si allargarono a ventaglio e,
metodicamente, meccanica-mente, cominciarono a picchiare sulla seconda
colonna. Non vi fu lotta, non vi fu battaglia: i manifestanti continuavano
semplicemente ad avanzare finché non si abbattevano al suolo...
Per ore e ore i barellieri sgomberarono una marea di corpi inerti e
sanguinanti.

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Il giornalista Webb Miller, che racconta questa storia, diramò la notizia
e quella che sembrava una pesante sconfitta per i seguaci di Gandhi, si
trasformò in una grande sconfitta per gli oppressori.


Alessandro


Le info sono tratte da
http://www.fabbriscuola.it/espandiLibro/italiano/il_narratore/volume3/pdf/erikson_gandhi.pdf

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