R: [pace] Ci ritroviamo a Vicenza ?
- Subject: R: [pace] Ci ritroviamo a Vicenza ?
- From: compaxts <compaxts at gmail.com>
- Date: Sun, 15 Jul 2012 10:28:12 +0200 (CEST)
C'è un altro punto trascurato rispetto alla ipotesi di intervento prospettata tempo fa da Dall'Oglio.
Quello civile.
Egli si augurava mesi fa che 50.000 operatori civili di pace potessero affiancare 3000 caschi blu sul terreno, per creare una rete di monitoraggio, testimoninza e proposta presso la gente. Questo argomento non c'è più nella sua agenda, evidentemente per la difficoltà ma soprattutto l'IMPREPARAZIONE della comunità internazionale ad affrontare con simili strumenti le crisi.
Propongo pertanto che ci si possa ritrovare a Vicenza l'ultimo weekend di agosto in coincidenza con una festa per il Parco della Pace all'aeroporto Dal Molin (nella parte che è stata conquistata dal movimento alla base militare) perchè lí è stato proposto in un convegno internazionale che possa sorgere un Centro per la prevenzione dei conflitti e la formazione di corpi civili di pace.
Continuando nel percorso aperto al Forum pace di Roma.
ACapuzzo
----Messaggio originale----
Da: mari.liberazioni at yahoo.it
Data: 15/07/2012 9.06
A: <pace at peacelink.it>
Ogg: [pace] 1) Sottoscriviamo l'analisi di Alessandro e mandiamola ovunque come proposta, 2) e sulla propaganda
Anche io penso che Alessandro abbia centrato il punto. Grazie!Dovremmo fare arrivare quanto ha scritto a chi è in contatto con Dall'Oglio, e allo stesso Ministero degli Esteri che lo sta usando. Mandare i caschi blu senza imporre che si depongano le armi è esacerbare il conflitto.Comunque i tempi stringono. E i toni si alzano, in vista delle prossime decisioni del Consiglio di Sicurezza visto che il 20 scade il mandato di Annan. Anche se stavolta, su quanto avvenuto al villaggio di Tremsheh, perfino Al Jazeera ammette che malgrado le prime affermazioni degli oppositori, si deve essere trattato - sulla base di quanto hanno visto gli osservatori Onu - di una cruenta battaglia fra armati (seppure in modo diseguale) anche perché i morti sarebbero tutti uomini e di età giovane.Dunque a differenza di quello di JHoula (che l'Onu non ha ancora attribuito a nessuno), non si tratterebbe di un massacro: il "giornalismo di pace" vieta di usare termini come "massacro" quando si tratta di battaglie.Vieta anche di far passare per verità quelle che sono notizie con fonti di parte: in questo senso non dovremmo credere né ai "testimoni dal villaggio" riportati al telefono dalla tivù siriana né ai "testimoni dal villaggio" riportati all'opposto dall'Observer. Sono fonti di parte, sentite al telefono, possono essere falsi testimoni o persone che comunque interpretano sulla base del loro orientamento.Per arrivare alla pace in Siria e a elezioni in cui il popolo siriano possa decidere autonomamente, la propaganda di entrambe le parti in conflitto va ignorata. Va però detto che quella del regime è in effetti ignorata dall'universo mondo, ma l'altra è invece accettata dall'universo mondoMarinella
--- Dom 15/7/12, Giorgio Rossi <giorgio.rossi.r6ig at alice.it> ha scritto:
Da: Giorgio Rossi <giorgio.rossi.r6ig at alice.it>
Oggetto: Re: [pace] Su ONU, mediazioni, Dall'Oglio,
A: pace at peacelink.it
Data: Domenica 15 luglio 2012, 06:27
credo che qualsiasi ragionamento non possa prescindere da quanto riassunto da Alessandro. Giorgio Chioggia----- Original Message -----From: Alessandro MarescottiSent: Sunday, July 15, 2012 12:39 AMSubject: R: [pace] Su ONU, mediazioni, Dall'Oglio,Consentitemi di non concordare con padre Dall'Oglio quando dice: "Io sono del parere che dove c'è un conflitto dilaniante come quello siriano la comunità internazionale deve separare le parti combattenti sul terreno per cercare una soluzione politica attraverso negoziati pacifici tra le parti".
Non penso che questa sia la soluzione. La soluzione non e' separare i combattenti ma deporre le armi da entrambe le parti. I ribelli - di fronte alla massima garanzia di protezione della comunita' internazionale - devono deporre le armi.
Questo e' il passo imprescindibile.
Se gli insorti dovessero invece conquistare il controllo militare di una citta' (dopo l'interposizione dei caschi blu) potrebbero ricevere il riconoscimento diplomatico di ente territoriale, più altri appoggi. E la guerra civile divamperebbe diventando guerra aperta come in Libia.
E' successo a Bengasi.
Da li' comincerebbe una guerra per conquistare il controllo militare di altre citta'. I caschi blu verrebbero ritirati per l'insicurezza generale, magari dopo un mega attentato la cui colpa sarebbe scaricata da una parte sull'altram
Quindi la proposta di padre Dall'Oglio di caschi blu senza deposizione delle armi rischia di creare una enclave protetta militarmente dai caschi blu che poi lascerebbero il campo quando la guerra divampera'.
Perche' quello che i ribelli vogliono e' conquistare il potere. Chiariamolo subito, altrimenti facciamo propaganda a noi stessi inventandoci l'immagine di ribelli che usano le armi per proteggersi e basta.
Pensare di intervenire per un fine "umanitario" che si rivelasse di copertura a un'agenda segreta di guerra, sarebbe come replicare la beffa della Libia.
Pericolosissimo.
Questa e' la mia opinione.
Pertanto un intervento di caschi blu deve essere di difesa della popolazione disarmata, ossia di polizia internazionale. Caschi blu in cambio della deposizione delle armi e in funzione di un processo di riconciliazione finalizzato a indire elezioni in cui poter scegliere democraticamente cio' che i siriani vogliono.
Alessandro
www.peacelink.it
From: <lorenz.news at yahoo.it>Sender: pace-request at peacelink.itDate: Sat, 14 Jul 2012 19:57:51 +0200To: <pace at peacelink.it>ReplyTo: pace at peacelink.itCc: <gianmarco.pisa at virgilio.it>; <carlabiavati at interfree.it>; <martina.pignatti at unponteper.it>Subject: R: [pace] Su ONU,mediazioni,Dall'Oglio,Aspetto anche io impressioni e direi anche relazioni, se possibile, di quanto detto da padre Dall’Oglio sulla situazione in Siria.
Nell’attesa pubblico questa intervista al gesuita fatta subito dopo l’incontro di Roma:
di Ghada Duaibes
Si è commosso fino alle lacrime quando ha parlato delle vittime del conflitto siriano, dicendo di pregare per tutte, quelle degli insorti ma anche quelle di chi lotta per Assad.
Era evidentemente commosso e toccato padre Paolo Dall'Oglio quando, parlando davanti ad un uditorio tanto numeroso quanto coinvolto, ha rivisto dentro di sé quel gruppo di anziani musulmani, insorti, che ricordano ai loro ragazzi quando si parla degli uomini del regime "non farete a loro quello che loro hanno fatto a noi." E questa è una delle sue principali preoccupazioni: che si eviti la vendetta. "Ma l'animo siriano non è vendicativo. Io ho visto un leader degli insorti pregare davanti ai membri della sua famiglia sterminati dalle milizie filo-Assad, piangere e pregare ad alta voce per una Siria unita, un Paese per tutti, sunniti, curdi, alawiti, cristiani, curdi; tutti!"
Dal Campidoglio, dove si è svolto un convegno sulla Siria intitolato "Siria, ieri, oggi e domani" padre Paolo Dall'Oglio ha dato la sua testimonianza sulla situazione in Siria, una situazione intollerabile, tanto da non potere in alcun modo separarsene un mese dopo esserne stato espulso per decreto governativo. Questa la testimonianza di padre Dall'Oglio
Cosa la preoccupa di più dell'oggi?
Naturalmente la prima preoccupazione è la ferocia della repressione del regime che causa un danno insopportabile a così tante famiglie, per via dei tantissimi morti, torturati, detenuti e sfollati. Oggi ci sono migliaia e migliaia di sfollati a causa dell' invasione di tanti centri abitati da parte dell'esercito del regime di Assad.
La seconda preoccupazione è per le popolazioni che vive tra il fiume Oronte e la costa. Si dice che, anche se cadesse il regime, la guerra civile non finirebbe così facilmente e che proseguirebbe soprattutto in quella zona, dove il conflitto assume i connotati di conquista di porzioni di territorio per assicurare una continuità e omogeneità territoriale alla comunità alawita. Quindi in quell'area il conflitto è per la casa, il terreno. Sa, i Siriani rifiutano l'idea che la loro sia una guerra civile, dicono che erano uniti e andavano d'accordo prima che arrivasse il partito di Baath. ma oramai, dopo tutto il sangue che è stato versato, la guerra civile è lì.
Come si può superare questa guerra civile?
Per prima cosa bisogna dire che dopo 40 anni di regime non si può evitare questa guerra senza dare i diritti a tutti i segmenti della società siriana e senza tener conto delle preoccupazioni delle minoranze, in particolare la minoranza sciita, rispettando i curdi e le altre religioni. Solo così la Siria può arrivare alla libertà e alla democrazia , al punto di essere federalista e coesa per arrivare a una democrazia matura.
Perché lo scenario in Siria è diverso da quello degli altri paesi delle rivoluzioni arabe?
Perché la Siria è diventata il campo dove si giocano troppi conflitti: quello tra sciiti e sunniti ( che coinvolge Iran, Turchia, Qatar e Arabia Saudita, ndr), quello geostrategico tra Russia e Occidente, e quello arabo israeliano, con evidenti tornaconti per Israele.
E' anche per la consapevolezza di tutto questo, per il timore di imboccare una strada "irachena", che molti siriani rifiutano l'intervento militare straniero. Ma l'alternativa non può essere la stagnazione, la paralisi della diplomazia davanti all'escalation della repressione. Chi sta guardando da fuori deve assumersi le sue responsabilità! Si tratti dell'Iran dell'Arabia Saudita, della Turchia, della Russia o della diplomazia occidentale, o dell'Onu.
Qual è la soluzione adatta, secondo lei, per la Siria?
Io sono del parere che dove c'è un conflitto dilaniante come quello siriano la comunità internazionale deve separare le parti combattenti sul terreno per cercare una soluzione politica attraverso negoziati pacifici tra le parti. In questo caso, la comunità internazionale deve mandare decine di migliaia di "caschi blu", creare un "corpo civile di tutela e difesa del popolo siriano", creando le condizioni quindi per un dialogo tra il regime e gli insorti, che rimane l'unica soluzione.
E dove sono i cristiani di tutto questo?
I cristiani avrebbero dovuto fare di più. Dovevano essere il ponte di comunicazione e servire la riconciliazione nazionale, ma questo purtroppo non è avvenuto, o per meglio dire, non è stato fatto abbastanza . Mi appello ai cristiani in ogni luogo in Siria e fuori della Siria affinché svolgano un ruolo più attivo nel dialogo siriano- siriano. Noi abbiamo provato a organizzare un incontro a Ginevra, a Parigi e ora anche a Roma. Non è facile, ma non demorderemo.
Qual è la sua condizione personale? Cosa le è accaduto esattamente?
Io sono stato espulso dalla Siria, sono stato cacciato via dal regime.
Poteva essere più utile per i siriani restando in Siria?
Lì lavoravo per il bene di tutti i siriani e la mia linea non cambierà mai.
Poteva essere un rischio continuare a vivere in Siria per la sua incolumità' personale?
Non posso pensare alla mia incolumità di fronte a un popolo che piange i suoi martiri a centinaia, quotidianamente. Non riesco a pensare per un attimo al mio corpo di fronte a questa catastrofe nazionale, illimitata. E così io oggi finisco per offrire me stesso e il mio sacrificio a questo paese, a questo popolo così amato, così caro.
Da il Mondo di Annibale
Da: pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto di compaxts
Inviato: sabato 14 luglio 2012 10.07
A: pace at peacelink.it
Cc: gianmarco.pisa at virgilio.it; carlabiavati at interfree.it; martina.pignatti at unponteper.it
Oggetto: R: [pace] Su ONU,mediazioni,Dall'Oglio,
Qualcun altro dei partecipanti all'incontro col padre gesuita puó
Mandare le sue impressioni ? Alessandro Capuzzo
----Messaggio originale----
Da: elbano9 at yahoo.it
Data: 13/07/2012 7.22
A: < pace at peacelink.it >, <nowaroma at googlegroups.com>
Ogg: [pace] Su ONU,mediazioni,Dall'Oglio,
Settimana cruciale per il Siria, si discutera' una nuova risoluzione ONU che dovra' decidere il percorso dell' Onu per fermare il conflitto siriano.
Qualche considerazione, con la premessa che si entrera' in una fase caldissima quindi IO in questi giorni provero' ad esporre il mio pensiero cercando di evitare di incrementare le risse verbali che invece temo arriveranno puntuali.
Primo punto-La confusione-ONU e gli uguali diritti dei diversi soggetti.
Nelle ultime settimane ci sono state iniziative diverse (Conferenza di Ginevra, Amici della Siria, Colloqui di Kofi Annan).
Bisogna tentare di capire il piu' possibile il contenuto reale del dibattito, e le posizioni e i ruoli ufficiali.
Se l' ONU e' il soggetto mediatore, gli stati del Consiglio di Sicurezza hanno uguali diritti.
Il Consiglio di Sicurezza e' gia' non democratico per come e' costituito, alcuni stati hanno infatti diritto di veto e una presenza fissa (non e' un giudizio solo mio, vedi Galtung "La pace con mezzi pacifici").
Comunque la Russia e la Cina hanno gli stessi diritti e i loro interessi come Stati Uniti, Francia e Gran bretagna.
-2-Le mediazioni si fanno tra i diversi soggetti del conflitto.
Se c'e' un conflitto tra diversi attori, le mediazioni e i negoziati devono essere fatti con chi e' coinvolto nel conflitto.
Dire che in Siria non bisogna trattare con Assad e' un assurdo, visto che e' l' attuale Presidente (credo che il suo ruolo ufficiale sia questo).
Non trattare vuol dire che deve essere fatta una guerra ?
Padre D'Oglio lo nega,
pero' vorrebbe inviare i caschi blu nel paese governato da Assad senza parlarne con Assad, secondo lui devono mettersi d' accordo Usa e Russia (ha detto davvero questo a Roma)
Metto solo questi due punti che ritengo scontati.
I prossimi giorni saranno cruciali il rischio piu' grande,secondo me, e' la solita guerra Nato che la stessa Clinton ,cioe' chi la potrebbe decidere, ha definito catastrofica.
La guerra civile c'e' gia' e va fermata,
ma la guerra Nato moltiplicherebbe ancora morti e distruzione. E' un copione gia' visto, ritengo giustificato temere che si verifichi nuovamente.
Ci saranno bombardamenti mediatici e risse verbali.
Ma se i pacifisti si muoveranno per trovare le strade meno cruente per la soluzione dei conflitti siriani e faranno attenzione a ragionare e agire con calma tra bombardamenti mediatici e risse verbali, qualche vita la salveranno davvero.(ovviamente se ci muoveremo in tanti, non in tre o quattro)
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