R: [pace] siriano - prima la comune umanità



Concordo con Alfonso che la sperimentazione sul l teatro  siriano  sia propedeutica  ad un attacco  all’Iran.  Ambedue i paesi utilizzano sistemi difensivi  russi  cinesi e nord coreani .

Sperimentare sulla Siria,   per valutare  la capacità di risposta e di deterrenza,  é  imprescindibile   prima di un attacco   all’Iran.   Il  primo test è stato eseguito con l’abbattimento del caccia turco.

L’inizio del secondo mandato presidenziale USA è sempre stato  un punto delicato per Israele: il  presidente non è più ricattabile e spesso prende decisioni  non tollerate dal regime sionista.  Le gerarchie militati Usa sono fermamente contrarie ad una azione isolata israeliana  e  Obama ha bisogno dei voti  della  potente lobby ebraica per essere rieletto:  tutto si gioca entro il prossimo novembre.

Il movimento non violento e pacifista    deve mobilitarsi   da adesso ,e  a livello mondiale come al tempo dell’Irak, per  creare una  vasta  coscienza antiguerra   tale da paralizzare azioni avventate.

 

Sebastiano

 

 

Da: pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto di alfonsonavarra at virgilio.it
Inviato: giovedì 28 giugno 2012 16:41
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Cc: redazione at peacelink.it
Oggetto: R: [pace] siriano - prima la comune umanità

 

Cara Laura, tu poni spesso domande da un milione di euro. Provo comunque a risponderti, scusandomi in anticipo per le eccessive semplificazioni schematiche. E mettendo le mani avanti: il panorama del Medio Oriente è complicatissimo e le mie conoscenze in materia sono approssimative, per quanto faccia sforzi per informarmi: ognuno ha i suoi limiti (per fortuna).

Ma, per farti piacere, entro subito in argomento. Tutta l'attenzione della stampa italiana, ma non di quella USA, è ora concentrata sulla Siria mentre bisognerebbe guardare di più, se non principalmente al fronte iraniano, almeno al livello dell'International Herald Tribune, solo per fare un esempio.

I pacifisti italiani, a mio giudizio, seguono a ruota, come d'abitudine, i percorsi di interesse "strabici" e "miopi" dei media nostrani.

La Siria, dal punto di vista degli equilibri internazionali, è un diversivo, lì non scatta l'intervento NATO. Del resto neanche la Turchia lo chiede oggi, l'incidente del caccia abbattuto non va drammatizzato più di tanto.

La "guerra umanitaria" contro la Ssiria non è in agenda, semplicemente perché oggi non è possibile, nelle condizioni presenti del "gioco della potenza".

Gli USA sono relativamente deboli, non siamo nel 1991, e Cina e Russia sono relativamente forti. La Cina, per dirne una, ha l'economia USA nelle sue mani, basta che venda un po' di titoli del debito in sua mano e il '29 dalle parti di Wall Street potrebbe essere considerato una scampagnata.

(Ma c'è anche il rapporto inverso dell'economia cinese verso quella americana: questa dipendenza affligge il creditore quando il debitore è troppo grande).

Quella che si sta montando dal di fuori, ma con la complicità di gruppi interni, contro Assad - mi sembra chiaro - è una "guerra civile", non un intervento esterno, alla maniera della Libia. Anche alcuni funzionari dell'ONU hanno adottato la definizione richiamata di "guerra civile".

Una guerra quindi tra un locale potere dittatoriale ed un locale, aspirante contropotere altrettanto sciagurato, fatta salva la possibile buona fede del singolo oppositore armato. Secondo me, non esiste comunque analogia con i Partigiani che si battevano contro il nazi-fascismo! Una guerra dalle gravi conseguenze dirette ed indirette per le popolazioni locali.

Sullo sfondo quindi - come sempre - la gente comune, vittima disorganizzata, nonostante encomiabili tentativi nonviolenti come "Riconciliazione".

Una guerra marginale, rispetto al fronte centrale, quello che fa muovere in modo decisivo la bilancia. Uno "scaricatoio" di tensioni, in cui gli agenti locali si muovono, più volenti che nolenti, essenzialmente come pedine di agenti esterni. Una specie di riedizione aggiornata di Iraq sunnita contro Iran sciita, stavolta combattuta, con vari terzi incomodi, all'interno di una unica compagine statale...

Il vero problema geopoliticamente rilevante invece è se Israele attacca o meno l'Iran. In questo giudizio analitico concordo con le analisi di Limes. Su questa vicenda, che si risove entro pochi mesi, in vista delle elezioni presidenziali americane, si sta giocando oggi il riassetto degli equilibri di potere a livello mondiale. Ho provato a schematizzare la questione parlando della prevalenza del complesso militare-industriale-energetico (quindi della logica globale della "guerra permanente") su Wall Street (la "dittatura finanziaria"). E' su questa vicenda che dovremmo e potremmo intervenire "proattivamente" come società civile internazionale.

Ma non con il metodo di organizzare i pro-iraniani contro i filo-israeliani (meno che mai vice-versa).

Dobbiamo intervenire in modo da farci portavoce della "comune umanità", considerata la posta in gioco.

Nella consapevolezza che dovremmo agire per avere dalla nostra il 90% (di tutti, inclusi israeliani, iraniani, palestinesi, e quanto altro) contro il 10% degli straricchi e super-armati, che prospera sulle nostre divisioni nazionali, religiose, etniche, di presunta "civiltà"...

Questo non significa affatto, non vorrei essere frainteso, che dobbiamo disinteressarci della Siria e dei siriani.

Ma che dobbiamo entrare in contatto con gli "ambasciatori di pace" al loro interno. Vale a dire le persone e i gruppi che: 1) non intendono affrontare il conflitto interno a suon di bombe e mitragliate; 2) dichiarino unilateralmente la pace con qualsiasi nemico esterno; 3) si impegnino nella lotta comune della società civile internazionale per denuclearizzare, secondo le risoluzioni ONU, il Mediterraneo ed il Medio Oriente.

La priorità, insomma, anche per il siriano (e per il curdo siriano) oppresso dalla dittatura, o dalla contro-dittatura, è la "questione umana generale".

Forse, con una strategia nonviolenta, bisognerà aspettare un po' di più prima di vedere intorno a sé un ambiente più decentemente democratico; ma per ottenere questo risultato, nell'impazienza e nell'immediatezza (spesso soltanto immaginate), non devo pensare di avere il diritto di rischiare un ambiente radioattivizzato intorno a tutti, i vicini ed i lontani...

Ti saluto augurandomi che il mio tentativo di essere "chiaro e circonciso" abbia avuto un minimo di successo...



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Da: tussi.laura at tiscali.it
Data: 27-giu-2012 18.45
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Grazie Alfonso per questo tuo intervento.

Penso che occorra sempre schierarsi dalla parte degli oppressi e dei più deboli attraverso la terza via, che è la via della nonviolenza, per una risoluzione locale e globale dei conflitti, tramite azioni nonviolente. Sto leggendo Gene Sharp POTERE E LOTTA. Sharp  sostiene che è necessario fare leva sull’influenza dei loci del potere (enti, associazioni, sindacati, mass media eccetera), i loci del potere reale,  ossia il potere che si basa su un controllo dal basso, e far pressione sui governanti per mantenere un controllo duraturo sul potere politico, quello gerarchico (dell’1% come dici tu) attraverso un decentramento sempre più policentrico del potere stesso che deve essere suddiviso fra gruppi e istituzioni all’interno del tessuto sociale, per mantenere un controllo dal basso sull’autorità al vertice. Come cita Fornari questo controllo deve avvenire dal basso, ma soprattutto da ogni singolo individuo in base ad un principio etico di responsabilità. Dunque Sharp sostiene la teoria del controllo nonviolento del potere politico, attraverso varie forme e tecniche di protesta e disobbedienza, proprio come le nostre petizioni per la PACE in Siria e in Iran.

Cosa intendi per manifestazioni “pacifiste” proattive e non reattive? Penso che le questioni Siria e Iran siano interdipendenti e tutti NOI siamo consapevoli, come sostiene anche il Professor L’Abate, che nel Medio Oriente potrebbe scoppiare la scintilla di un terzo conflitto mondiale e appunto nucleare.

Laura

 

Da: pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto di alfonsonavarra at virgilio.it
Inviato: mercoledì 27 giugno 2012 17.49
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Oggetto: [pace] prima la comune umanità

 

I quaderni speciali di Limes, giugno 2012, sono dedicati alle armi nucleari.

 

Il titolo è: "A qualcuno piace l'atomica".

 

In copertina sono richiamati tre argomenti:

 

storie segrete degli arsenali nucleari

 

da Hiroshima al caso Iran

 

quando l'Italia pensò alla Bomba

 

consiglio la lettura, ovviamente critica, a coloro che intendano acquisire elementi per farsi una visione meno strabica e miope delle questioni internazionali e del grande gioco che è in corso nel Medio Oriente allargato (ma anche per approfondire il legame tra nucleare civile e nucleare militare) 

 

questo per rilanciare mobilitazioni "pacifiste" proattive e non reattive

 

per quanto mi riguarda, da Satyagrahi pragmatico, ribadisco il mio stare sempre dalla parte dei popoli oppressi (tutti) dall'1% straricco e super-armato, quale che sia l'ideologia di cui si ammanta

 

all'insegna del motto: prima la comune umanità, perchè le organizzazioni politiche statuali passano, ma la specie deve restare ("umana" e non barbara)

 

personalmente condanno, di conseguenza, allo stesso modo tutte le fazioni del potere e del contro-potere quando si pongono come pedine del gioco della potenza