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I: R: [R] "Sgradevole attacco a Marinella Correggia" - mia risposta a De Angelis
- Subject: I: R: [R] "Sgradevole attacco a Marinella Correggia" - mia risposta a De Angelis
- From: <lorenz.news at yahoo.it>
- Date: Tue, 12 Jun 2012 01:44:34 +0200
Vi giro quello che mi ha scritto Enrico De Angelis. Al di là delle divergenze, invito tutti a essere sensibili sul fatto che verso la fine si è spinto a proporre delle azioni comuni. Lorenzo Galbiati -----Messaggio originale----- Da: Enrico De Angelis [mailto:edeangelis at gmail.com] Inviato: martedì 12 giugno 2012 0.16 A: lorenz.news at yahoo.it Oggetto: Re: R: [R] "Sgradevole attacco a Marinella Correggia" - mia risposta a De Angelis Caro Lorenzo Galbiati, grazie per questa mail. A questo punto stiamo andando oltre la questione del confronto, ma forse verso la possibilità di cominciare a pensare iniziative in comune, sempre tenendo presente la nostra purtroppo limitata influenza su ciò che accade fuori e dentro la Siria. In effetti, a giudicare dalla sua lettera a mio parere siamo molto più in sintonia di quanto pensassi. Certo, Lorenzo, l'appello non è perfetto. Qualche punto lo discuto più sotto ma ci sarebbe tanto da dire sul perché l'abbiamo scritto in un certo modo e sui singoli punti. Rispondo dunque brevemente con qualche precisazione in questo senso, ma più che altro sui punti che lei ha proposto come base di discussione: 1) L'appello vuole essere un attacco in genere ai reports (nazionali e non) che ostentano teorie del complotto e che dunque finiscono, volenti o nolenti, con il rimescolamento delle responsabilità e perfino l'assoluzione del regime. I bersagli in questo senso non erano solo Marinella o alcuni articoli del Manifesto o di Informarexresistere e tanti altri di area "anti-imperialista" o "pacifista", ma anche articoli di giornali cattolici o di destra filo-israeliana (e questi li lasciamo perdere, o almeno sicuramente i secondi). Abbiamo deciso di focalizzarci sulla dimensione italiana ma questo problema esiste, anche se in misura forse minore, anche in altri paesi occidentali. Avevamo scelto di non fare nomi proprio perché non avevamo in mente qualcuno in particolare, il problema è nato per colpa mia. Ma va bene così. 2) Siamo completamente d'accordo che oggi l'intervento straniero ci sia e diviene giorno dopo giorno più rilevante. Non c'è dubbio su questo, e non c'è dubbio che vada combattuto. E non c'è dubbio che un intervento NATO unilaterale sarebbe uno sbaglio enorme. Anche se questa volontà concretamente non c'è mai stata, per diverse ragioni già esposte, potrebbe sempre divenire realtà se il paese dovesse cadere in un caos incontrollabile. Insomma se Bashar dovesse perdere il controllo della situazione, a quel punto la Turchia e Israele premeranno sicuramente perché questo intervento abbia luogo per ristabilire l'ordine, e certo cercheranno di stabilire l'ordine più utile ai propri interessi (qatar e arabia saudita già lo fanno ma contano molto meno). L'obiettivo dunque sarà contrastare questa decisione ribadendo la contrarietà a un intervento unilaterale. L'appello serviva a muovere una critica verso una certa copertura mediatica e quindi questi elementi non sono stati messi in risalto come altri, altrimenti non avrebbe avuto l'effetto voluto. Ma siamo, ripeto, pienamente d'accordo. Nell'appello noi diciamo che esiste l'intervento straniero e che diviene sempre più pressante. Ma come diceva lei, è successivo all'inizio della rivolta ed è una delle componenti, non l'unica, dietro la complessità di questa rivoluzione. Ci abbiamo messo un mese a scrivere l'appello, proprio perché è difficile in due pagine dire tutto e allo stesso tempo non annacquarlo facendo perdere peso all'obiettivo per cui l'abbiamo scritto. E questa sua risposta mi sembra la prova che, nonostante sia ben lungi dall'essere perfetto e non faccia giustizia a tutti gli aspetti in egual misura, è sicuramente servito a qualcosa. 3) La contrarietà a un intervento armato deve essere accompagnata, e preceduta, dalla chiarezza nei punti che lei ha scritto più sotto: la responsabilità è prima di tutto, anche se non solo, del regime. La rivolta inizia e in gran parte resta spontanea. Ci sono dunque degli attori interni con nomi e cognomi su cui noi possiamo e dobbiamo puntare: il movimento non violento e in genere tutte quelle forze che non sono finanziate da potenze straniere e che vogliono una Siria unita e democratica. Il regime non può più restare e di certo ha la maggiore responsabilità della crisi, ma la transizione non deve essere la giustificazione per interventi stranieri o per la creazione di un altro regime sorretto da interessi differenti. Riassumendo: solidarietà chiara per alcuni attori di questa rivolta, condanna netta del regime e necessità di una transizione, contrarietà all'intervento armato, proposizione di una road map precisa per questa transizione. Lei dice che il nostro appello è contro il regime prima che per la verità. Ma nonostante la complessità della situazione, si possono identificare le responsabilità e metterle a confronto. Certo se dovessi scrivere un libro, dovrei mettere tutto sotto un'altra luce e considerare più aspetti e avrei a disposizione 200 pagine. Ma noi non stiamo scrivendo un libro, stiamo anche cercando di capire come agire e che posizione avere. Insomma penso sarebbe stato molto complicato realizzare l'appello nel modo che dice lei, e forse se l'avessimo fatto non staremmo neanche discutendo. 4) Gli atti di violenza da parte dell'opposizione, quando non sono diretti a militari e con lo scopo di difendere le manifestazioni o in generale la vita di civili, devono essere condannate e ricordate, ma sempre all'interno del contesto generale illustrato sopra, non mettendole sullo stesso piano con le stragi delle forze armate regolari o delle milizie Shabbiha che fin dall'inizio hanno fatto questo contro manifestazioni pacifiche. è chiaro che sono tutti atti terribili, ma se due persone si sparano, al processo dovremo pure ricostruire chi ha sparato per primo: anche se saranno condannati entrambi, le pene saranno diverse. è questa mancanza di distinzione (e anche quella relativa ai numeri) che noi puntiamo il dito. Ma sulla realtà attuale certo siamo d'accordo e pensavo fosse chiaro dall'appello. Purtroppo, come ho già detto, nella situazione di caos che esiste è anche divenuto molto difficile attribuire le responsabilità, perché esistono ormai gruppi armati e criminali che poco hanno a che fare con la rivoluzione. Ma se, come è già avvenuto, questa responsabilità dovesse essere chiara, la condanna deve essere netta. 5) la questione della campagna mediatica. Si certo non sono solo errori giornalistici. Il cattivo nella stampa è il regime. Questo è il macro-frame della rivolta in Siria e la posizione dei politici occidentali, anche se solo a parole, è netta e quindi la stampa tende a seguirla. Ma è anche vero, come scrivevo a Marinella, che per gli stessi meccanismi mediatici, per esempio il sensazionalismo, la stessa stampa non dedica neanche un rigo al movimento non violento, risvegliandosi solo quando ci sono bombe a damasco messe da al-qaeda o stragi del regime etc. L'effetto è che stanno raccontando un conflitto etnico o una guerra civile e non certo una rivoluzione per la libertà. Un po' lo stesso problema che affligge i palestinesi dal 2000 in poi (anche se qui ovviamente ancora peggio). E soprattutto lo spazio che ha la Siria, considerato il numero delle vittime e la posizione strategica, è sorprendentemente poco secondo me. L'effetto di questo tipo di copertura, credetemi, è in genere di mettere l'opinione pubblica contro l'intervento, non a favore. Certo il massacro di Houla può aver aiutato, ma le bombe di al-qaeda rimettono tutto in discussione, così come le descrizioni settarie della rivolta. Nell'insieme, non è una copertura che spinge molto verso l'intervento. Ma questa è una mia opinione e non mi sembra infatti che ci sia questo clima bellicoso da nessuna parte. L'ultimo problema è che i media usano sconsideratamente le fonti di attivisti, video e così via, solo scrivendo (all'estero devo dire più che in Italia) "non possiamo verificare indipendentemente". è un problema, ma l'alternativa era non occuparsi più della Siria, perché in Siria non ci possono entrare, perché il regime lo vieta. Quindi anche se hanno delle grosse responsabilità mi verrebbe sempre da dire "chi è causa del suo mal, pianga se stesso". Il regime prima vieta ai giornalisti di entrare e poi li accusa di affidarsi a spesso poco affidabili fonti amatoriali? Beh...E ovviamente usare fonti SANA e altre governative è quasi vietato professionalmente, perché sai che in genere mentono. 6) Si può pensare quindi a una road-map sulla base dei punti che anche lei ha esposto? Che so, pressione sulla comunità internazionale per un intervento concertato dell'ONU, come proponeva Paolo dell'Oglio, in cui si inviano non 300 ma 10.000 osservatori e si cerca di favorire la continuazione pacifica della rivolta? Non lo so io non ho la soluzione e su questo voi avete da dire molto più di me e avete maggiore esperienza. Certo ogni strada appare ormai disperata. La guerra civile è alle porte, e l'opposizione, mi diceva un attivista qualche giorno fa, riceve sempre più armi (spesso divise tra Islamisti e non, e questo pure sarà un problema). e mentre noi parliamo il regime continua a bombardare con mortai e carri armati le città di resistenti. La profezia che si auto-adempie, come la chiamo io. Ma gridare al complotto e scendere in piazza gridando "no ad un'altra Libia" non serve a niente, perché la Siria è una situazione completamente diversa e perché così si manca il bersaglio, dipingendo il tutto come una guerra umanitaria già preparata e toglie ogni possibilità di incidere realisticamente. Io in questa cornice per esempio non scenderei in piazza. Non è pacifismo questo. Significa dire: Bashar continua a distruggere il tuo popolo e a trascinarlo verso la guerra civile, noi cerchiamo di impedire un ipotetico attacco Nato che te lo impedisca. lo trovo altrettanto sbagliato che dire: forza Nato vai e bombarda e fai 100.000 morti pur di togliere di mezzo il carnefice e poi fare i tuoi comodi successivamente (come molti siriani purtroppo si augurano). Bisognerebbe invece avere un approccio costruttivo, la pressione deve essere su tutti perché agiscano: Russia, Iran ed Hezbollah perché non appoggino più il regime, interrompano il flusso di armi e intelligence e si decidano a negoziare con gli altri, Stati Uniti ed Europa perché a loro volta facciano pressione su Qatar e Arabia Saudita per bloccare il finanziamento di armi, solidarietà piena agli attori pacifici e interni in modo che acquistino più potere nell'agenda internazionale, pressione sul regime affinché Bashar si dimetta e si inizi un processo di transizione controllato dove l'esercito potrà avere la possibilità di imporre il cessate-il-fuoco. Ipotesi ottimista? Certo. Direi disperata. Ma se c'è ancora una soluzione, penso che sia più o meno su una strada di questo tipo. Ma ripeto poi voi su come muovervi e come elaborare proposte concrete siete molto più esperti di me. cordiali saluti enrico p.s. ovviamente se vuole da mettere in lista Enrico De Angelis Researcher at CEDEJ, Cairo edeangelis at gmail.com 0039-3393250983 Il giorno 11/giu/2012, alle ore 21.56, <lorenz.news at yahoo.it> ha scritto: > Cari > Enrico De Angelis, > Marinella Correggia, > Alessandro Marescotti > e amici di Peacelink > > Vorrei dire la mia opinione in sintesi pubblicamente, dopo aver già risposto > in privato sia ad Enrico sia a Marinella. > > 1 Gli estensori dell'appellosiria si sono sentiti in dovere di fare un > appello per rispondere, a detta di Enrico De Angelis, agli articoli di > Marinella in rete e sul Manifesto, e agli articoli di altri autori su > giornali cattolici; questi articoli, secondo loro, avevano i seguenti > difetti: > > - non identificavano nel regime di Damasco la causa prima della rivolta > siriana, sia pacifica sia violenta. > - descrivevano la rivolta violenta come una azione nata e condotta in modo > eterodiretto. > - descrivevano una campagna mediatica in corso al fine di fare una guerra > alla Siria sotto l'egida ONU. > > 2 Io credo che essendo gli estensori dell'appello degli illustri arabisti, > con una grande rete di collegamenti anche a livello personale con la Siria, > debbano essere presi in considerazione seriamente. I rilievi di Enrico a > Marinella sul piano personale, benché espressi in un tono offensivo, avevano > come bersaglio il sottolineare come le notizie a cui può attingere una > persona che entra in Siria con il VISA siano inevitabilmente parziali e/o > manipolate. Possiamo essere in disaccordo o meno con questo (io non saprei > cosa pensare) ma è legittimo che Enrico lo abbia espresso, ed è doveroso > pensare che sia in buonafede. Poiché i rilievi mossi da Enrico e dagli > estensori dell'appello sono comunque volti a proteggere la Siria da un > qualsiasi intervento armato esterno, credo che noi pacifisti-nonviolenti non > possiamo in alcun modo sminuirli o sottovalutarli. Credo anzi che il dialogo > sia se non doveroso, auspicabile. > > 3 Il dialogo, per quel che ci capisco io, può essere impostato a partire dai > precedenti tre punti da me citati. > > - Ha ragione Enrico a sottolineare come il regime abbia soffocato nel sangue > la rivolta pacifica siriana già un anno fa, e abbia con ciò prodotto il > fenomeno dei disertori e la rivolta armata di alcuni siriani, spontanea. > Mi sembra innegabile questo punto. E penso che i pacifisti non debbano > negarlo per cercare di preservare la Siria da un intervento esterno. Non si > può nemmeno negare che i morti uccisi dal regime tra i civili pacifici che > hanno manifestato sono molte centinaia, ossia nell'ordine di qualche > migliaia, anche stando a stime il più caute possibile. > Tutto questo primo punto, non posso negare che mi pare manchi nei reportage > di Marinella. Si potrebbe dire che lei fa controinformazione, quindi non > dice queste cose già diffuse da tutti i media. Ma il punto è che, per quel > che leggo io nei suoi scritti pubblici e privati, a me pare che questo fatto > non solo manchi nelle parole di Marinella, ma venga messo implicitamente in > dubbio, se non negato. Sottolineo implicitamente. > Di certo le opinioni di Marinella tendono a sminuire di molto le > responsabilità del regime rispetto alle opinioni di Ossamah Al Tawel e > Gassan Azzam del CNSCD, con i quali ho parlato personalmente. > > - Ha ragione Enrico a dire che la rivolta armata è stata spontanea. Ha > ragione Marinella a sottolineare come oggi non si possa più parlare solo di > rivolta armata contro il regime. L'appellosiria, Enrico, fa un enorme errore > negando che la rivolta armata sia eterodiretta, dice solo ciò che è > parzialmente vero, cioè il falso. La rivolta armata sarà anche nata > spontanea ma oggi in molti modi è eterodiretta, e questo perché non esiste > una sola rivolta armata ma molti rivoltosi armati, quelli contro il regime, > quelli che si battono per motivi etnici o religiosi, quelli che non sono > neanche siriani e sono lì per fare terrorismo. Ed anche quelli che si > battono contro il regime sono appoggiati dall'estero, in modo diretto o > meno. Quindi, perché Enrico negare la complessità della situazione nel > vostro appello? L'intesa possiamo averla solo sulla verità. > Ed è qui che, dal punto di vista etico, giudico sbagliata l'impostazione del > vostro appello. L'obiettivo non dev'essere a priori mettersi contro il > regime bensì mettersi a priori a favore della verità. Non è ammissibile > negare i crimini di alcuni gruppi di rivoltosi contro i civili, negare le > ingerenze esterne, semplicemente perché sarebbe dire il falso, e sul falso > non troveremo nessuna intesa. Non troveremo nessuna intesa neanche con il > difendere gli insorti che amplificano o inventano crimini del regime perché, > come ha scritto lei nel suo email, sennò secondo loro la gente non si rende > conto di cosa succede in Siria. NO! La gente non si rende conto di quel che > succede in Siria se il regime, gli insorti e voi dell'appellosiria date una > informazione parziale e manipolata! > Occorre quindi distinguere tra rivoltosi armati contro il regime e altri > rivoltosi, occorre dichiarare sempre il grado in cui questi gruppi sono > eterodiretti (fornitura di armi, presenza di tecnici o truppe estere ecc.), > occorre distinguere i rivoltosi armati da quelli nonviolenti. > > - La campagna mediatica. Marinella e molti pacifisti credono l'Occidente non > veda l'ora di una bella guerra alla Siria, in stile Libia. Gli arabisti come > De Angelis e gli altri firmatari di appellosiria dicono che non è in atto > nessuna guerra mediatica perché l'Occidente non vuole intervenire. Anche > Ossamah e Gassan dicono che l'Occidente non vuole intervenire. Io credo > abbiano ragione gli arabisti e i miei amici del CNSCD sulla volontà > dell'Occidente. Ma occorre intenderci su cosa sia una campagna mediatica. > Enrico, lei ci ha scritto un libro su quel tema, e ne sa più di me. Le dico > allora solo una cosa. Può aver ragione lei a dire che gli apparati > governativi di USA e stati europei non si sono mossi nel manipolare le news > come nel caso di Libia, Iraq ecc. Ma non dica, perfavore, che si tratta solo > di errori giornalistici, la prego: sono tutti sempre e solo in un senso > quegli errori! La maggior parte dei media italiani, europei e arabi danno > VOLUTAMENTE una informazione di parte, violando ripetutamente il codice > deontologico dei giornalisti, per spingere l'opinione pubblica a un > intervento ONU in Siria. Non sarà una campagna orchestrata in modo capillare > e coordinato da parte dei politici (ma forse in Arabia e Qatar lo è), ma è > una campagna più o meno spontanea da parte dei giornalisti, visibilissima > qui in Italia. E anche questo, nel vostro appello, avete negato. Da dei > linguisti mi aspetterei una maggiore attenzione all'uso e alla spiegazione > delle parole che esprimono concetti complessi. Ma a questo ci si fa caso se > si ha scrupoli prima di tutto verso la verità e non prima di tutto contro un > regime. > > Cordialmente, > Lorenzo Galbiati > > > > -----Messaggio originale----- > Da: redazione-request at peacelink.it [mailto:redazione-request at peacelink.it] > Per conto di Alessandro Marescotti > Inviato: giovedì 7 giugno 2012 9.04 > A: Lista pace Peacelink; Lista Redazione Peacelink > Cc: Enrico De Angelis > Oggetto: [R] "Sgradevole attacco a Marinella Correggia" - mia risposta a De > Angelis > > > ------Messaggio originale------ > A: Enrico De Angelis > Oggetto: R: Re: Sgradevole attacco a Marinella Correggia > Inviato: 5 giu 2012 17:00 > > Gentile Enrico, ho letto questa risposta. Non arriva in lista pace perche' > bisogna iscriversi. > Non condivido che Marinella Correggia faccia un pessimo giornalismo sulla > questione siriana. E che dovremmo dire di Rainews, giusto per fare un > esempio? > Ho più volte sollevato la questione delle fonti che non vengono citate. C'e' > una costante violazione dei doveri dei giornalista. > Marinella, almeno, cita tutte le sue fonti. > Il fatto che le fonti delle notizie dalla Siria e che i ribelli siano > smentiti a ripetizione per le notizie non vere o esagerate che diffondono > (l'attentato terroristico di maggio attribuito al regime ne e' la prova > lampante) rende poco attendibile la narrazione complessiva. > Il rigore dell'informazione e la sua attendibilita' dovrebbe essere la > stella polare di una rivolta che voglia essere credibile. > La credibilita' non puo' essere a giorni alterni. > Ho controllato più volte e solo uno sprovveduto puo' considerare attendibile > l'informazione prevalente sulla Siria, ad esempio quella 'progressista' e > 'pacifista' di Rainews (lo dico a malincuore). > > Ma la stessa cosa vale per le agenzie come l'Ansa. > > A me e' capitato di dare l'informazione alle agenzie stampa nazionali e > internazionali e ogni volta i controlli sono rigorosissimi, ti fanno > l'interrogatorio tipo processo e se sgarri la prima volta non ti > ricontattano più perche' non sei più credibile. Finisci nella lista nera ed > e' finita. E' la regola del giornalismo: sei bruciato alla prima o al > massimo alla seconda bugia. Ma come mai alcune fonti sopravvisono alla > quaratasettesima bugia? > > Questo rigore salta solo in contesti di guerra in cui entrano pesantenente > in campo fattori che stravolgono le regole della corretta informazione. > > Potrei addentrarmi nei dettagli ma chi segue con attenzione nota subito che > non vengono usati i condizionali, non si adoperano le virgolette nei titoli, > ecc. > > Da tutta questa storia non ne esce male Marinella Correggia - che ripeto > cita tutte le sue fonti - ma l'Ansa, Rainews, ecc.ecc. che dovrebbero > tutelare la propria attendibilita' come la pupilla dei propri occhi. E > invece... chiudono un occhio troppo spesso. > La storia delle guerre e' tutta basata su quella zona grigia del dubbio che > viene regolarmente eliminata per far posto solo al bianco o al nero. > > Buona giornata > Alessandro > > > ------Messaggio originale------ > Da: Enrico De Angelis > A: Alessandro Marescotti > Cc: Lista pace Peacelink > Cc: Lista Redazione Peacelink > Oggetto: Re: Sgradevole attacco a Marinella Correggia > Inviato: 5 giu 2012 15:45 > > Caro Alessandro, spero di essere stato sgradevole, non volevo essere > gradevole. Ma il mio non è un attacco personale. Certo faccio il nome di > Marinella Correggia, ma mi riferisco solo a quello che scrive. Non la > conosco e penso che su altri contesti possa aver fatto un ottimo lavoro o > che personalmente sia simpaticissima e una bravissima persona. Io la attacco > come attacco "personalmente" un giornalista filo-israeliano, prendiamo > Fiamma Nirenstein, che racconta Gaza mostrando fotografie di mercati pieni > di frutta per dire che non muoiono di fame e che stanno benissimo. Non ho > niente contro di lei se non il fatto che fa un pessimo giornalismo sulla > questione siriana, e il mio attacco si riferisce unicamente a questo, perché > questa è l'unica cosa che so. è chiaro che poi una volta chiarita questa > cosa il suo background conta: se uno non sa niente della questione e fa > cattivo giornalismo, le due cose possono essere messe in relazione. Ma in > realtà non è necessariamente import! > ante: si può anche avere il coraggio e l'abilità di raccontare certi > aspetti pur non essendo esperti o non conoscendo bene il contesto. Ma > evidentemente non è questo il suo caso. Quanto alla sua ultima frase, mi fa > cadere le braccia. L'appello non parla di Marinella, ma si riferisce a un > ben più ampio insieme di attori che vanno dalla sinistra estrema fino alla > destra estrema. Sono io che l'ho attaccata perché qualcuno faceva > riferimento ai suoi report come possibili risposte al nostro appello. Di > questo quindi sono io unicamente responsabile. Secondo, dietro l'appello > non ci sono giornalisti con appartenenze politiche o politici o non so chi > altro, ma ricercatori indipendenti che, come ripeto, hanno posizioni > assolutamente chiare contro le politiche occidentali nella regione (questo > vale anche per me). Se quello che loro dicono le conferma che Marinella > sulla Siria fa un buon lavoro, beh, di nuovo, mi cadono le braccia ed è > davvero inutile che parliamo. C'è uno storico ! > belga, Piccinin, che la pensava come la pensate voi. è stato i! > n Siria, > probabilmente per raccogliere prove a favore del complotto contro il regime. > è stato per errore imprigionato una settimana. Ora vuole l'intervento armato > (contro cui io mi schiero con tutto me stesso, giusto per ripetere). Chissà, > forse una settimana in prigione in Siria servirebbe a molta gente....facile > fare il reporter pro-regime con i minders a spasso... cordiali saluti Enrico > De Angelis Researcher at CEDEJ, Cairo edeangelis at gmail.com 0039-3393250983 > Il giorno 05/giu/2012, alle ore 14.36, Alessandro Marescotti ha scritto: > Messaggio per Enrico De Angelis Trovo sgradevole questo intervento > finalizzato a screditare Marinella Correggia. Espressioni del tipo "un > personaggio come Marinella Correggia" le avverto come assolutamente fuori > luogo, specie qui. C'e' il pieno diritto di criticarci ma e' inopportuno > scendere sul piano personale. Per quanto mi riguarda ho apprezzato e > apprezzo Marinella. La conosco dal 1991. I suoi contributi parlano > sufficientemente. Il fatto che un in! > tero stuolo di studiosi si sia mosso per attaccarla come "bersaglio" con un > apposito appello non fa che evidenziarne le indubbie qualita'. Alessandro > Marescotti www.peacelink.it From: loretta mussi > <loretta.mussi at unponteper.it> Sender: pace-request at peacelink.it Date: Tue, 5 > Jun 2012 13:03:46 +0200 To: <pace at peacelink.it>; francesca > manfroni<francesca.manfroni at unponteper.it> ReplyTo: pace at peacelink.it Cc: > <edeangelis at gmail.com> Subject: Fwd: [pace] Fwd: Risposta al commento su > Appello Siria Ciao, Enrico De Angelis mi ha chiesto di mandarvi il suo > contributo (vedi sotto) perchè, non essendo in lista, era stato rigettato. > Spero che ora funzioni. Grazie Loretta Ciao a tutti, vi rispondo solo a nome > mio e non a nome dei firmatari dell'appello (semmai potreste mettere la mail > dell'appello in cc così anche gli altri sono al corrente del dibattito). > Sono d'accordissimo con Alberto che il dibattito non è sterile, anzi. > L'intento dell'appello era proprio questo e pensiamoci di esser! > ci riusciti. Non ho ancora avuto tempo di leggere le risposte ! > sul blog > di Alberto. Non so perché Alberto ritenga la firma di Paolo dell'Oglio > incomprensibile, dato che noi e lui abbiamo esattamente le stesse opinioni. > Paolo (che ho conosciuto nel lontano 2006, ma Lorenzo lo conosce meglio di > me) è impegnato fin dall'inizio nel tentativo del dialogo, e per questo il > regime voleva allontanarlo. è anche convinto tuttavia che la rivolta in > Siria sia autentica e che il risultato finale debba essere una Siria > pluralista e democratica, e l'ultimo appello è indirizzato anche al regime > chiedendogli di fare un passo indietro, mentre la lettera a Kofi Annan è > appunto il riconoscimento del possibile ruolo dell'ONU in questa situazione. > Non vedo dove siano i punti che contrastano con il nostro appello, che va > esattamente in questa direzione. Paolo dell'Oglio sa che la rivolta è > autentica e la vede, come noi, nella sua complessità. Comunque scrivetegli, > vi risponderà lui. Ma per esempio tra lui e un personaggio come Mar > www.peacelink.it > > -- > redazione at peacelink.it: La "redazione virtuale" di www.peacelink.it > ATTENZIONE: QUESTA MAILING LIST CONTIENE INFORMAZIONI CONFIDENZIALI > UNICAMENTE A CIRCOLAZIONE INTERNA DI PEACELINK. >
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