R: [pace] Siria... per quelli che hanno gli occhi aperti
- Subject: R: [pace] Siria... per quelli che hanno gli occhi aperti
- From: "Alessandro Marescotti" <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Wed, 30 May 2012 16:24:05 +0000
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Ad Annalisa Roveroni rispondo che non e' mai stata censurata su questa lista e non le e' mai stato impedito di replicare.
Fa riferimento alle "ultime due volte". Ma quando mai? Per favore non inventiamo censure che non esistono.
Quanto al mio essere "stalinista" (non mi soffermo) spero che Annalisa abbia letto il link al "Corriere della Sera" (giornale notoriamente stalinista) che illustra come la guerra del Kosovo sia iniziata sotto l'urgenza di una strage di cui non e' stata chiarita l'origine. Le prove inequivocabili di allora si sono incrinate.
La similitudine fra Kosovo, Libia e Siria e' impressionante. Vengono invocati interventi armati per stragi di cui non vengono chiarite le responsabilita'. Come per i bombardamenti aerei di Tripoli sui manifestanti, mai avvenuti. E le fosse comuni del giorno dopo, mai esistite. Vergognosi inganni ma che sono serviti a scatenare una guerra "umanitaria" i cui crimini devono essere ancora giudicati.
Guerre scatenate sull'onda emozionale di fatti allora presentati come evidentissimi.
Accadde per l'incidente del Tonchino in Vietnam, pretesto per inviare le truppe Usa, accadde persino per la prima guerra mondiale, quando l'Austria dette un ultimatum sostenendo il coinvolgimento di nazioni straniere nell'attentato all'arciduca: la ricerca storica ha smentito ma la guerra si e' fatta.
Idem per le armi di sterminio di massa di Saddam. Idem per la guerra in Afghanistan: nessun attentatore era afghano.
E' un classico della storia avviare guerre sulla base dell'emozione di una strage o di una minaccia imminente o di una grave violazione dei diritti umani. Il fascismo non giustifico' le sue missioni coloniali non Corno d'Africa con l'intenzione proclamata di eliminare la schiavitu'? E la schiavitu' esisteva veramente!
Annalisa Roveroni o chi per lei - se fossimo vissuti allora - non mi avrebbe accusato di stalinismo di fronte alla riluttanza ad un interventi di ingerenza umanitaria per sdradicare la schiavitu'?
Persino Mussolini conosceva l'uso mediatico di questo imbroglio degli interventi umanitari, ne sono piene zeppe le pagine della peggiore storia.
Ma poi, veniamo all'ipocrisia del presente...
C'e' una nazione che attualmente ospita più criminali di guerra degli Usa?
La Roveroni conosce la risposta, dato che studia.
Come mai negli Usa c'e' una scuola di tortura e nessuno di indigna a parte qualche francescano che va ad interromperne le lezioni per poi essere messo in cella perche' viola le leggi Usa?
La Roveroni conosce la risposta, dato che e' sensibile a queste tematiche.
Nessuno pensa ad un intervento umanitario per liberare i detenuti di Guantanamo? Puo' un premio Nobel per la Pace continuare una detenzione irregolare e senza processo? Dov'e' finito a Guantanamo l'Habeas Corpus che la Roveroni ha studiato all'Universita'?
Anche su questo attendo una illuminante risposta.
E proseguendo con le ipocrisie...
Qualcuno mi sa dire se ha fatto più vittime Bush o il macellaio di Damasco?
La Roveroni ci potrebbe dare i numeri dopo aver consultato Wikileaks.
Qualcuno ha processato Bush? Chi ha pagato per le torture di Abu Graib e per i defolianti alla diossina in Vietnam? I nati malformati li' non pesano sulla coscienza di nessuno? Come mai lo stato americano non risarcisce i danni di guerra? La Roveroni ha chiesto il deferimento alla Corte Penale Internazionale di Bush?
O e' del tutto inutile parlare di queste cose?
Ma certo... Dimenticavo che e' inutile parlarne dato che - giuridicamente parlando - la Corte Penale puo' essere invocata solo a senso dato che gli Usa non ne riconoscono neppure l'autorita' sulle proprie milizie. Il caso Sgrena insegna, e' stato ucciso in Iraq un nostro 007 e la Casa Bianca ci ha messo a tacere. Idem con la funivia del Cermis.
Ma lasciamo perdere il passato e veniamo al presente.
La Roveroni ha declamato qualche inno ai diritti umani per le vittime dell'attentato di Damasco di Al Qaeda del 5 maggio scorso, dopo che si e' scoperto che la strage non era opera del regime siriano (come sostenuto dall'Esercito siriano libero e dalle agenzie, controllare prego) ma la longa manus del terrorismo? Perche' allora fu detta una bugia enorme per incolpare il regime siriano? Ricorderete che la manipolazione e' venuta a galla quando Al Qaeda ha rivendicato alcuni giorni dopo l'attentato. Prima era un fiorire di accuse contro Assad.
Perche' io mi dovrei fidare di chi ha fatto della menzogna il suo mestiere?
Anche su questo non odo stormir di foglie, eppure il botto e' stato grande e le vittime tantissime (55), molti bambini, tutte ovviamente addebitate al regime nella prima versione e per il 99% di coloro che hanno ascoltato vale solo la prima versione, mica la gente ha il tempo di andare a verificare le notizie dopo una settimana per vedere se erano vere: la gente non ha ore da perdere e si fida. I manipolatori conoscono che il meccanismo e' quello: non conta la ricerca della verita', conta la convinzione inculcata dai media con un buon martellamento che faccia vergognare i dubbiosi.
Quello che conta e' colpire duro con la notizia incerta e tutta da verificare.
Il resto poi e' scrupolo d'intralcio, e' roba da garantisti, da stalinisti, da dubbiosi di professione.
La guerra non si fa con i dubbi, e noi che ne abbiamo tanti siamo ovviamente razza reietta. E poi abbiamo un difetto antropologico, Lombroso ci avrebbe classificato impietosamente: l'elmetto ci va stretto.
La Roveroni non ha alcuna censura in questa lista e puo' rispondere, se ha qualche risposta da dare alle domande di cui sopra.
Alessandro
Chissa' Alessandro, se anche questa volta mi censurerai e non mi permetterai di replicare, da buon nostalgico stalinista, come gia' successo le ultime due volte!
c'e' Marescotti, che si ferma - forse - allo "studio della storia" fatta dagli Altri:
sciovinisti, come Milosevic,
oppressori e torturatori del popolo, come Assad,
o dalla NATO che fa il suo sporco mestiere militare.
Ci sono altre persone che vogliono una Nuova Storia, liberta', diritti, disarmo, nuove istituzioni internazionali democratiche e popolari, anche in Medio Oriente, anche in Europa dell'Est. Anche in Cina.
Anche in Italia e a Parma abbiamo iniziato il cambiamento!
c'e' bisogno piu' che mai di proposte diverse, di visioni politiche alternative e pratiche.
Cara Mary Rizzo, ho mandato il messaggio di adesione all'APPELLO SULLA SIRIA da te segnalato, finalmente si smuove qualcuno con una mente sana. un abbraccio
annalisa
----Messaggio originale----
Da: a.marescotti at peacelink.it
Data: 29/05/2012 2.12
A: "Lista pace Peacelink"<pace at peacelink.it>
Ogg: R: [pace] Siria... per quelli che hanno gli occhi aperti
Occhi aperti, e' il caso di dire. Molte guerre sono nate sull'onda di informazioni manipolate. Per quelli che studiano la storia e hanno gli occhi aperti, ecco una vicenda oscura da cui e' nata una guerra e che fa molto pensare alla Siria di oggi
http://archiviostorico.corriere.it/2000/aprile/16/Kosovo_dubbi_sulla_strage_Racak_co_0_0004163632.shtmlwww.peacelink.itFrom: "mary r" <humdrum2 at libero.it>Sender: pace-request at peacelink.itDate: Mon, 28 May 2012 18:17:04 +0200To: <pace at peacelink.it>ReplyTo: pace at peacelink.itSubject: [pace] Siria... per quelli che hanno gli occhi apertiSiria: basta balle, basta repressione
Qui di seguito il testo di un Appello lanciato oggi e sottoscritto da un vasto gruppo di arabisti italiani, che da 15 mesi seguono i drammatici avvenimenti in corso in Siria. Per chi abbia voglia sia di sottoscriverlo che di approfondirne le ragioni l’indirizzo web è il seguente: http://appellosiria.wordpress.com/. Io l’ho già fatto.
“Con questo appello ci dissociamo e condanniamo la posizione e il tipo di copertura mediatica che molti movimenti e testate giornalistiche italiane – da alcune d’ispirazione pacifista e anti-imperialista a quelle vicine ad alcuni ambienti cattolici o filo-israeliani – dimostrano nei confronti della rivoluzione in Siria.
Molti di questi attori continuano a offrire un resoconto distorto degli eventi in corso, sostenendo che la rivolta è guidata dall’esterno, dunque non autentica, mettendone in dubbio il fondamento pacifico e sostenendo di fatto la brutale repressione da parte del regime di Bashar al Asad.
Usano categorie che appartengono a una logica capovolta: diventa “laico” un regime clanico e che da decenni esercita il potere sfruttando le divisioni comunitarie; diventa “terrorismo” la resistenza a una repressione feroce del dissenso.
In modo altrettanto grave, questi sostenitori del regime di Damasco ignorano o fanno finta di ignorare i numerosi e drammatici episodi di dissenso interno contro il regime degli al Asad da quarant’anni ad oggi, considerando nella loro analisi solo gli eventi post-15 marzo 2011.
I firmatari di questo appello sostengono che:
1) La rivoluzione siriana è spontanea e di natura popolare, nata sulla scia delle altre rivolte arabe.
2) Il regime siriano è non solo corrotto, ma le politiche pseudo-liberiste che ha portato avanti negli ultimi anni hanno favorito le élites vicine agli al Asad, allargando drammaticamente la forbice tra ricchi e poveri: la rivoluzione nasce prima di tutto dalla richiesta di redistribuzione della ricchezza e di giustizia sociale.
3) Non esiste un complotto straniero contro il regime siriano che dalla fine della Guerra Fredda assicura invece stabilità alla regione – in particolare al Medio Oriente post-11/9 – ed è stato per anni un interlocutore importante per gli Stati Uniti.
4) Non è vero che ci sia una campagna mediatica contro il regime di Bashar al Asad. Pur ammettendo ingenuità o esagerazioni da parte dagli attivisti anti-regime, le fonti credibili esistono e sono numerose. La scelta di non lasciar lavorare liberamente i giornalisti nel Paese ricade completamente sul regime. Molti di coloro che affermano che le fonti degli attivisti siano false e artefatte, spesso non conoscono l’arabo e basano dunque le proprie valutazioni sulla lettura di fonti secondarie in lingue occidentali, tradendo uno dei principi fondamentali del giornalismo e della ricerca.
5) I principali valori in nome dei quali la rivoluzione è portata avanti non sono di natura strettamente religiosa: libertà, dignità, giustizia sociale, rispetto dei diritti umani, trasparenza nella politica. Pertanto la rivoluzione siriana non è un’insurrezione dei sunniti contro alawiti e cristiani, i quali spesso invece sono dissidenti ed attivisti e, per questo, ancora più perseguitati. È stato il regime che fin dall’inizio – confermando l’antica strategia del divide et impera – ha strumentalizzato le divisioni etnico-comunitarie ed evitato un autentico dialogo nazionale. Gruppi religiosi estremisti nell’ambito della rivolta esistono, ma rappresentano un’esigua minoranza.
6) La deriva militare della rivolta è il risultato della brutale repressione del regime contro un movimento rimasto pacifico per lunghi mesi e che continua a esser tale in numerose località e città. La tesi secondo cui i gruppi dell’Esercito libero siano pesantemente armati da potenze straniere contrasta in modo lampante con l’incapacità dei ribelli di sostenere confronti armati aperti con i governativi. Nonostante gli atti ingiustificati di violenza da parte dei ribelli armati, le differenze tra i due schieramenti sul piano dei crimini commessi sono enormi: i numeri contano.
7) Non siamo a favore di un intervento militare in Siria. La polemica intorno a questo punto, tuttavia, rappresenta un argomento inutile e strumentale, essendo evidente che nessuna potenza straniera occidentale sia intenzionata a intervenire militarmente a sostegno della rivoluzione.
8) Le considerazioni di tipo geopolitico sul futuro della Siria sono doverose, ma non possono servire da pretesto per un rimescolamento delle responsabilità e un capovolgimento di ruolo tra oppressore e oppresso. La condanna delle pratiche del regime e la solidarietà ai resistenti dovrebbero invece costituire la precondizione per discutere scenari futuri e negoziare le modalità di uscita dalla crisi.”
Primi firmatari (in ordine alfabetico)
- Marco Allegra Research Fellow presso il Centro de Investigação e Estudos de Sociologia (CIES), Instituto Universitàrio de Lisboa (IUL).
- Sergio Bianchi, assistente d’insegnamento presso l’Institut des hautes études internationales et du développement (Iheid) di Ginevra.
- Estella Carpi, Ph.D. student, The University of Sydney.
- Elena Chiti, arabista e traduttrice.
- Ramona Ciucani, arabista e traduttrice.
- Mirko Colleoni, arabista e ricercatore indipendente.
- Giovanni Curatola, professore, docente di Archeologia e storia dell’arte musulmana alle università di Udine e Milano.
- Isadora D’Aimmo, docente a contratto di letteratura Araba, Università di Firenze, domiciliata al Cairo.
- Paolo Dall’Oglio, fondatore della comunità monastica di Mar Musa, Siria.
- Enrico De Angelis, Ph.D. (oggetto: comunicazione politica in Siria), Ricercatore presso il CEDEJ, Cairo.
- Lorenzo Declich, Ph.D., arabista, Tutto in 30 Secondi – Appunti e note sul mondo islamico contemporaneo.
- Marcella Emiliani, già Prof.ssa di Storia e Istituzioni del Medio Oriente presso la facoltà ‘Roberto Ruffilli’ dell’Università di Bologna (polo di Forlì).
- Stefano Femminis, direttore della rivista ‘Popoli’.
- Ersilia Francesca, professoressa, docente di Storia dei Paesi islamici presso l’Università degli studi di Napoli L’Orientale.
- Sara Fregonese, British Academy Postdoctoral Fellowship, UK.
- Gennaro Gervasio, Professore, British University, Cairo.
- Giuseppe Giulietti, deputato e portavoce di Articolo 21.
- Jolanda Guardi, Universitat Rovira i Virgili, Tarragona, Spagna.
- Michelangelo Guida, Department of Political Science and Public Administration, Fatih University, Istanbul.
- Marco Hamam, Ph.D., docente di lingua araba.
- Michael Humphrey, professore, Department of Sociology and Social Policy, The University of Sydney.
- Amara Lakhous, Ph.D., scrittore.
- Alfredo Laudiero, già docente di Storia dell’Europa orientale presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale.
- Il Lavoro Culturale, www.lavoroculturale.org
- Guido Moltedo, scrittore e giornalista.
- Aldo Nicosia, Ph.D., ricercatore e docente di lingua araba.
- Samuela Pagani, docente di Lingua e Letteratura araba presso l’Università degli studi di Napoli L’Orientale.
- Maria Elena Paniconi, ricercatrice di lingua e letteratura araba, Università degli Studi di Macerata.
- Marinella Perrone, docente presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, Roma, e Presidente Coordinamento teologhe italiane.
- Caterina Pinto, arabista e traduttrice.
- Alberto Savioli, archeologo con una decennale esperienza in Siria.
- Marcello Scalisi, direttore esecutivo di Unimed, Unione delle Università del Mediterraneo.
- Lucia Sorbera, Ph.D., Department of Arabic and Islamic Studies, University of Sidney.
- Mariagiovanna Stasolla, professore di Storia dei Paesi Islamici presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata
- Antonella Straface, docente di Lingua araba presso l’Università degli studi di Napoli L’Orientale.
- Younis Tawfik, scrittore, docente di Lingua araba presso l’Università di Genova.
- Andrea Teti, Co-Director Interdisciplinary Approaches to Violence, Department of Politics & IR, University of Aberdeen, UK.
- Mattia Toaldo, Post-Doctoral fellow British School at Rome/Society for Libyan Studies.
- Lorenzo Trombetta, Ph.D. (oggetto: La struttura del potere nella Siria degli al Asad), studioso di Siria contemporanea.
- Anna Vanzan, docente di Cultura araba presso l’Università degli Studi di Milano.
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