I: Premio Luchetta - Trieste



Salve, questo il programma del premio Luchetta dedicato ai giornalisti e operatori Rai Luchetta Ota D'Angelo (morti a Mostar) e Hrovatin (a Mogadiscio con Ilaria Alpi). Per conoscenza ed eventuale commento. Alessandro Capuzzo

----Messaggio originale----
Da: edvino.ugolini at tin.it
Data: 27/05/2012 10.43
A: <forumtrieste at inventati.org>
Cc: "daniela lucchetta"<deaschifani at hotmail.com>, "fondazione lucchetta"<segreteria at fondazioneluchetta.org>, "martellozzo"<gianni.martellozzo at tiscali.it>, <ComitatoPrimoMarzoTs at yahoogroups.com>, "ControGuerreTrieste"<controguerretrieste at libero.it>
Ogg: [Comitato1MarzoTs] Premio Luchetta

 

Luchetta, tutti gli inferni del mondo

A luglio nella trasmissione “I Nostri Angeli” su Raiuno verranno
proclamati i vincitori

ANTEPREMIO

PREMIO»I FINALISTI

FriulAdria segnala i migliori testimoni

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Come consuetudine, anche quest'anno il riconoscimento sarà anticipato
dall'Antepremio, stavolta dedicato allo sport e in particolare al
calcio. In un anno segnato da Europei di calcio e Olimpiadi, vuole
essere un omaggio speciale e affettuoso a Marco Luchetta che proprio
dalle pagine sportive, ha ricordato Giovanni Marzini, ha mosso i primi
passi della sua carriera giornalistica. L'Antepremio Luchetta – I
linguaggi dell’informazione schiererà in campo un'importante novità, non
ancora svelata dagli organizzatori, e si svolgerà sabato 9 giugno al
Magazzino 26 in Porto Vecchio. Nel corso della serata verrà consegnato
anche il nuovo Premio FriulAdria “Testimoni della storia”, attribuito a
un giornalista di fama nazionale per la sua capacità di raccontare e
interpretare un fatto storico o di cronaca, un personaggio o un periodo.
E’ la prima volta che viene attribuito questo riconoscimento.
di Federica Gregori Scorrazzano sulle biciclettine o corrono dietro a
una palla, incuranti di avere accanto il gotha del giornalismo schierato
per loro. Sono i piccoli ospiti della Fondazione Luchetta, Ota,
D'Angelo, Hrovatin per i bambini vittime della guerra, che hanno animato
ieri mattina la presentazione dei finalisti dell’edizione 2012 del
Premio giornalistico Marco Luchetta, in collaborazione con Rai e sotto
l’alto patronato del Presidente della Repubblica. Tre i finalisti per le
cinque diverse sezioni in cui si articola il premio, i cui vincitori
verranno decretati nel corso della serata “I Nostri Angeli”, in
programma a luglio e trasmessa da Raiuno. Erano in tanti ieri, tra
nucleo storico e “new entries”, i membri della giuria presieduta dal
direttore di Raiuno Mauro Mazza. «Il Premio assume un sapore particolare
ogni volta – ha detto Mazza - ora poi è sempre più difficile che gli
editori acconsentano a trasferte per realizzare reportage. Il risultato
è che, per portare a termine questi lavori, molti reporter rischiano del
proprio, spesso senza nessun tipo di assicurazioni né garanzie. Restiamo
a Trieste solo per poche ore ma la lasciamo più ricchi di quando siamo
arrivati». Sempre più caratterizzato internazionalmente, il premio si
avvia a toccare il traguardo dei dieci anni a testimoniare un impegno
che non accenna a diminuire, in un centro che parallelamente ha visto
transitare, dal 1998, più di 700 bambini malati che vivono in situazioni
di conflitto. A Stefano Marroni l'onore di annunciare la prima terna di
finalisti: la strage di bambini, uccisi a centinata in Siria nei mesi
convulsi della rivolta, è al centro del servizio di Fergal Keane per
Bbc, mentre Andrea Nicolas, ancora per il network britannico, guarda ai
rischi che affrontano i bimbi di un villaggio indonesiano alluvionato
per raggiungere la scuola attraversando un traballante ponte tibetano;
infine Tiziana Prezzo, che documenta la vicenda dell'orfanotrofio di
Misurata nei giorni drammatici dell’assedio. È il direttore della
“Gazzetta di Mantova”, Andrea Filippi a presentare la sezione per il
miglior articolo pubblicato su quotidiani e periodici nazionali. I
giurati hanno selezionato le corrispondenze di Lucia Capuzzi, a
raccontare gli effetti collaterali della narco-guerra in Messico, con
gli insegnanti costretti a chiudere le scuole per scampare alle
estorsioni dei cartelli della droga. I figli dei detenuti sono al centro
del servizio di Luciano Scalettari, mentre Giancarlo Oliani accompagna
il lettore in un viaggio nella Taranto dei veleni. Introdotta dal
corrispondente olandese Maarten Van Aalderen, la sezione “Dario
D’Angelo” è riservata al miglior reportage internazionale. Tra i
finalisti, Josè Miguel Calatayud per “El Pais” è riuscito a entrare
nell'inferno di una prigione sudanese, documentando le penose condizioni
dei bambini detenuti, costretti a convivere con criminali adulti. Sulle
tracce della violenza carceraria sui minori anche John Carlin, freelance
britannico per “The Independent”, che getta uno sguardo sui bimbi
africani rinchiusi nelle celle di Freetown in Sierra Leone tra
sovraffollamento, abusi sessuali e malattie, mentre Christoph Prantner
ha realizzato un toccante reportage sulla strage di Utöya. Sono
giornalisti «i cui volti non si vedono mai in tv ma che sono in prima
linea, spesso quando altri colleghi si limitano a mandare i servizi
dall'hotel»: così Paolo Petruccioli annuncia i protagonisti della terna
finalista nella sezione “Alessandro Ota” per le migliori riprese
televisive di un’emittente internazionale». Nella rosa, Tonia Cartolano
di SkyTG24, autrice del servizio ma selezionata per le immagini di
“Passaggio in india”, indaga le contraddizioni di un Paese in ascesa ma
dal divario economico sempre più devastante tra ricchi e poveri. Altri
finalisti, Claudio Rubino e Elio Colavolpe, entrambi di TG3 Agenda del
mondo: quest'ultimo ha realizzato l'unico filmato esistente della
battaglia di Tripoli nei giorni della caduta di Gheddafi. Tre opere di
grande e immediato impatto visivo dominano invece la sezione “Miran
Hrovatin per la migliore immagine fotografica” presentata dallo storico
corrispondente Rai da Mosca Sergio Canciani, da Pino Aprile e dal
direttore del “Piccolo” Paolo Possamai. In questo caso la selezione è
caduta interamente su freelance che – i giurati non si stancano di
evidenziarlo – senza mandato né garanzia alcuna si mettono in gioco
rischiando anche la vita. Con il suo bianco e nero pieno di luce
Giuliano Camarda riprende dei soldati israeliani durante la demolizione
di alcune baracche in un villaggio beduino: il particolare che colpisce
è che i mitra imbracciati dai due, in primo piano, sono usati per
“incorniciare”, in campo lungo, una donna col suo bambino che stanno
subendo inermi lo sgombero. «Mongolia, fuga dal grande freddo» è il
titolo del lavoro di Alessandro Grassani, un'immagine dominata da una
palizzata ai confini dell'enorme distesa di Ulan Bator, con una bambina
relegata metaforicamente in un angolino, quasi schiacciata dalla densità
e dall'estensione della metropoli. Gronda violenza e incute timore sin
dalla prima occhiata «Nelle celle di Freetown, Sierra Leone». La durezza
di sguardi e gesti dei detenuti immortalati dall'obiettivo di Fernando
Moleres, tra giovani rinchiusi nell'angustia del carcere africano danno
i brividi in un'immagine di grande presa emotiva sullo spettatore. La
scelta di decretare un vincitore non potrà essere che ardua.

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Attività recenti:
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