R: [pace] 50.000 della società civile in siria
- Subject: R: [pace] 50.000 della società civile in siria
- From: "a_roveroni at libero.it" <a_roveroni at libero.it>
- Date: Thu, 1 Mar 2012 18:49:33 +0100 (CET)
I rischi di diventare, se colpiti da qualsiasi parte, un ennesimo pretesto per l'intervento militare straniero in Siria sono presenti. Questo era l'argomento preferito utilizzato dai leader della varie associazioni eco-pacifiste italiane quando erano arrivati su a Padova per far desistere Albino dall'organizzare la prima iniziativa del dicembre '92 a Sarajevo (500 pacifisti raggiunsero in quell'occasione la citta' isolata dal resto del mondo).
Cosa sarebbe successo a noi, e con noi a tutto il pacifismo italiano, se ci avessero colpiti? Saremmo stati considerati da tutti degli irresponsabili, dei folli, portare tutta quella gente COMUNE, il popolo della pace, in una zona di confllitto armato, magari finendo per alimentare il conflitto anche contro la nostra volonta'.
Nessuno fu mai colpito in nessuna delle 3 grandi manifestazioni organizzate da Beati i costruttori di pace. Non in quelle occasioni, almeno: ricordiamo sempre Gabriele Moreno Locatelli, ucciso da un cecchino sul ponte Vrbania a Sarajevo durante una inziativa simbolica per unire la citta' etnicamente separata, organizzata da un piccolo gruppo di volontari di BCP nella capitale bosniaca il 3 ottobre 1993.
Per le iniziative di diplomazia popolare in Bosnia, che possimo dire: fortuna, prevenzione, chiarezza nella comunicazione degli obiettivi, formazione preventiva dei partecipanti, rifiuto dell'assistenza di qualsiasi governo e anche dell'ONU, democrazia orrizzontale in gruppi di affinita' per la presa della decisioni? Tutto questo insieme, credo...
Un piccolo accenno sul fatto che saremmo secondo te stati fatti "ostaggio" a Prozor...non ci fu niente di drammatico in se' laggiu', solo fummo bloccati, non si poteva piu' andare avanti verso Sarajevo, indietro si poteva andare in qualsiasi momento.
No Valeria, dobbiamo avere il massimo rispetto e cura per la vita di tutti e di ciascuno, ma non auto-limitare le nostre possibilita' di agire anche internazionalmente per andare incontro a quelli che soffrono senza voce! E per costruire un nuovo ordine mondiale realmente democratico, pacifico, giusto.
Il vero problema, secondo me, e' che in Bosnia andavamo in un paese europeo come europei (soprattutto, con qualche americano e asiatico), in Siria devono essere in primo luogo le organizzazioni di societa' civile, i bloggers, i professori, i religiosi di ogni fede, gli studenti e le studentesse universitarie di Beirut, Istambul, il Cairo, Tunisi, Hamman ad essere i promotori e partecipanti principali di una iniziative di questo genere.
Noi europei potremmo essere co-partecipanti, al massimo.
La Siria puo' essere l'occasione perche' l'incendio si accenda e divampi nella regione meridionale, ma anche una occasione per il diffondersi ulteriore delle rivoluzioni democratiche (Yemen, Arabia Saudita, Bahrein...) e soprattutto per una organizzazione piu' stabile e matura dei tanti giovani arabi che hanno creduto e credono nella possibilita' di un cambiamento nei loro Paesi. Puo' diventare il banco di prova della reale fede dell'occidente per i diritti umani: se ci credono davvero, occorre intervenire con mezzi di PROTEZIONE sovranazionale: mai piu' si dovra' ignorare un genocidio! Questa era la -durissima- lezione appresa dopo che si abbandonarono gli ebrei e gli altri deportati nei campi tedeschi al loro inumano destino.
Perche' la Siria e non altri conflitti, scrivi, perche' non andare invece tutti in Val di Susa, in Sardegna, ecc, ecc, ecc.... non e' neppure il caso di far osservare la differenza abissale di ATROCITA' diretta, conclamata, volontaria che esiste tra l'una e le altre.
Nel nostro locale vi sono mille situazioni meritevoli su cui e' necessario lavorare: qui da noi, nell'appennino, per esempio abbiamo le cave con l'amianto che viene respirato dalla gente, una discarica che siamo riusciti a chiudere dopo molto tempo e sacrifici personali spesi (situata su una sorgente e su un terreno geologicamente instabile, che si muove di centimetri ogni anno con il suo carico di rifiuti anche pericolosi sopra), l'inceneritore che sta per essere costruito a Parma, una nuova tratta ferroviaria che dovra' passare in un territorio bellissimo e vergine. Ma gia' il fatto di aver deciso, come ho fatto dieci anni or sono, di lasciare la citta' per coltivare la terra in montagna, avere la gioia di mettere al mondo due figlie e lavorare per costruire comunita' ecosostenibili, credo sia una un bel palo robusto - uso la tua metafora - per reggere la tenda delle nuove comunita' in grado di offrire risposte lavorative, di vita anche materiale, diverse, e soprattutto glocal, interdipendenti e solidali con il resto del mondo.
----Messaggio originale----
Da: valeria.sonda at alice.it
Data: 01/03/2012 8.21
A: <pace at peacelink.it>
Ogg: [pace] 50.000 della società civile in siria
Anche a me piace pensare che un folto gruppo internazionale e pacifista potrebbe essere il segnale più forte, entrando in siria a chiedere il cessate il fuoco, le violenze. Il più vero. Un gesto che potrebbe scuotere l'umanità intera, compresi i centri di potere.
Ma temo che gli attori in campo siano troppo potenti ( grazie alle nostre false democrazie ), troppo spersonalizzati ( guidati da corpi specializzati ) e che il loro strumento più pericoloso e subdolo sia l'inganno e la mistificazione. Mi riferisco a chi ha commissionato i vari cavalli di Troia che sono entrati in Siria per "aiutare la popolazione" di cui si comincia ad avere qualche straccio di notizia.
Il tutto approffittando della buona fede di tanti volontari pronti a dare la loro vita per aiutare il popolo siariano.
Per farla breve credo che un rischio "Prozor" sia elevatissimo, e che possa arrivare da più direzioni ( nel senso che non possiamo avere idea da quale forza esplicita possa arrivare e sopratutto non possiamo sapere da quale forza implicita possa realmente essere commissionato e a quale scopo ). Cerco di spiegarmi meglio. Se ora vengono spudoratamente usate le sofferenze della popolazione siriana, con foto di vittime di guerre altrui, per chiedere un intervento esterno, temo sarà ancora più facile praticare questo tipo di operazione con degli ostaggi internazionali ( ci fecero ostaggi a Prozor, in Bosnia in occasione di Mir Sada, 2000 pacifisti internazionali volevamo raggiungere gli abitanti di Sarajevo chiedendo la cessazione del fuoco).
E non credo che alla fine a nessuno degli attori coinvolti in campo ( tranne al popolo siriano ) possono essere realmente interessati alla nostra incolumità fisica. Anzi.
Se, come penso io, quasi tutti quei corpi speciali sono lì per aumentare il caos al fine di giustificare una guerra, tanto più noi non ne avremo possibilità di uscirne illesi, e anzi potremmo contribuire ad avvallare la giustificazione di una guerra.
Io non dimentico quanto successo agli abitanti dei paesi in Algeria, da sfollare per il gas europeo, sgozzati. Le donne incinte squartate per estrarne il feto ( firma della Escuela de las americas, la stessa firma lasciata ad Acteal presso la comunità Las Abejas per le risorse delle montagne chiapaneche ).
Cosa sta succedendo ora in sardegna in nome di quel gas? E in sicilia? E in toscana? E in piemonte? Molto facile che non lo sappiamo.
Ma ritornando alla Siria credo che l'unica via possibile sia quella della diplomazia internazionale, come proposta da Emanuele Giordana, mentre noi come società civile possiamo manifestare presso le ambasciate coinvolte ( chi abita vicino alle ambasciate ci va, e chi abita lontano potenzia l'eco in tutti i modi ), potenziandone l'eco delle immagini della nostra presenza e delle nostre preoccupazioni sottolineando di escludere l'intervento armato che il vero scopo per cui ci stanno facendo tanto preoccupare del popolo siriano e non di quelo giordano ad esempio ( che pare sia messo peggio ), come ci siamo preoccupati del popolo libico e non di quello marocchino ( che pare sia messo molto peggio di quanto sia stato il popolo sotto Gheddafi ).
p.s.: se non capiamo neanche le istanze di sopravvivenza e di democrazia del popolo italiano ( vedi i no muos, i no galsi, i no radar, i no tav o immagina semplicemente luca abbà ferito a terra per terra per 50 minuti ) credo siamo pilotati a preoccuparci delle istanze di sopravvivenza e di democrazia di altri popoli.
Uso una metafora, forse ci aiuta: più pali della tenda lasci cadere e più la tenda si affloscia quanto la vita e la democrazia CHIAMATA a tutelarla.
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