Flavio Lotti (Tavola della Pace): “Manifestiamo con il CNS siriano per fermare le stragi”. Ossamah Al Tawil: "Non siamo d'accordo"



Siria. Si accende il dibattito in vista della manifestazione a Roma del 19
febbraio


Flavio Lotti (Tavola della Pace): “Manifestiamo con il CNS siriano per
fermare le stragi”. Ma mostra contrarietà Ossamah Al Tawil, membro del
Comitato Esecutivo del Coordinamento nazionale siriano per il cambiamento
democratico: “Non parteciperò”


Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, ha invitato a
partecipare alla manifestazione del 19 febbraio promossa a Roma dal CNS
(Consiglio Nazionale Siriano – Italia) e dichiara: “Occorre fermare le
stragi e la spirale della violenza. Non restiamo a guardare. La Tavola
della pace della pace parteciperà con una propria piattaforma. Hanno già
assicurato l'adesione: Libera, Articolo21, Cgil, Arci, Acli, Focsiv, Cnca,
Rete della Conoscenza (Unione degli Studenti e Link coordinamento
nazionale universitario), Beati i Costruttori di pace, Terra del Fuoco,
Centro per la pace di Forlì e Cesena”.
Ma a questa manifestazione non parteciperà Ossamah Al Tawil, un obiettore
di coscienza siriano.“Io non posso andare a manifestare sentendo degli
slogan in arabo che inneggiano all’intervento militare o alla no fly zone,
perché mi considererei complice nel tradire la mia patria”.
Così Ossamah Al Tawil, membro del Comitato esecutivo del coordinamento
nazionale siriano per il cambiamento democratico (CNSCD), esprime il suo
dissenso verso la manifestazione che il 19 febbraio si terrà a Roma. La
manifestazione del 19 è stata indetta dal Consiglio Nazionale Siriano
(CNS) da cui si è nettamente staccato il CNSCD.

Anche fra i pacifisti, emergono contrarietà alla manifestazione del 19
febbraio e cominciano a registrarsi delle dissociazioni in quanto il CNS
ha siglato un accordo di collaborazione con l'Esercito Siriano di
Liberazione che organizza la lotta armata contro il governo siriano di
Assad. Il CNSCD, di cui Ossamah Al Tawil è membro, al contrario sembra
proporre una via non armata per la risoluzione della crisi siriana.
“Le nostre linee di lotta sono sintetizzate dal nostro slogan dei 'quattro
no': no alla violenza, no alla repressione, no al settarismo, no
all’intervento militare esterno”, spiega Ossamah Al Tawil. E precisa:
“Naturalmente abbiamo un programma molto chiaro e molto complesso, data la
situazione e data l’enormità della richiesta del popolo dopo 50 anni di
dittatura militare. Abbiamo pubblicato il documento per i diritti della
cittadinanza, ed altri progetti relativi alla Costituzione, alla vita
politica e alla società, quindi il nostro Coordinamento è basato
sicuramente sugli studi e su una esperienza e conoscenza politica di
tantissimi attivisti di alto livello culturale in Siria ed anche in
esilio”.
A proposito dei rapporti con il regime di Assad, Ossamah Al Tawil
chiarisce subito: “Attualmente abbiamo più di 55 persone dei leader della
rivolta in carcere sotto tortura”.
Questo dissidente siriano ha 40 anni e lavora in Italia come designer; è
stato perseguitato in Siria a 18 anni. La sua soluzione è una soluzione
pacifica, basata sulla non violenza. Egli ha illustrato più concretamente
quali sono gli strumenti su cui poter fare perno: “Dobbiamo inventare
metodi di lotta con degli scioperi, disobbedienza civile, ed altri metodi
ancora, dobbiamo creare dei comitati di orientamento soprattutto per i
soldati, dobbiamo dialogare con gli ufficiali dell’esercito per farli
stare dalla parte giusta, cioè con il popolo, dobbiamo andare a dialogare
con i governi amici del regime che lo stanno ancora sostenendo”. Per
dimostrare ulteriormente che le intenzioni  di Ossamah Al Tawil non sono
soltanto tali, ha dichiarato: “Una nostra delegazione è stata in Cina
questa settimana e stiamo aprendo dei canali con la Russia, ed abbiamo
notato e sentito delle dichiarazioni molto positive riguardo i diritti del
popolo siriano. Dobbiamo fare miracoli per impedire ogni possibile
intervento militare, non vogliamo ripetere l’esperienza irachena e neppure
quella libica”.

La scelta di Ossamah Al Tawil di non partecipare alla manifestazione del
CNS del 19 febbraio nasce anche dall'esperienza personale: “Io temo
veramente  - afferma - a stare nei cortei del Cns. Abbiamo avuto
un’esperienza negativa al Cairo quando un gruppo di loro ha attaccato la
nostra delegazione provocando diversi feriti. Io stesso sono stato
minacciato qui in Italia dopo diversi incontri dove ho spiegato le cose
come stanno”.
Il dibattito se partecipare o non partecipare alla manifestazione del 19
febbraio è attualmente ancora aperto e sul web si registrano attualmente
varie prese di posizione.

Fonte: agenzia stampa Redattore Sociale
www.redattoresociale.it
15/2/2012