La situazione in Siria: un mio lungo articolo che sintetizza le principali notizie diffuse su questa newsletter
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- Date: Tue, 14 Feb 2012 01:33:27 +0100
Siria, in risposta alla
Lettera dello scrittore Khalifa Dopo aver letto ho voluto creare
dibattito mettendo in luce la disinformazione interessata imperante nei media
che contano, una vera propaganda mediatica impostata sulla base della guerra
psicologica, riportando numerose fonti di controinformazione presenti nel web. Perché? Perché Khalifa
compie un’operazione pericolosa con quella lettera. Scrive: “Nel
corso della sua storia moderna, il mondo non ha mai visto un coraggio e un
valore come quelli mostrati dai rivoluzionari siriani nelle nostre città e nei
nostri paesi. Così come non ha mai assistito prima d’ora a una connivenza
e un silenzio simili, che ormai possono essere considerati alla stregua di
complicità nello sterminio della mia gente.” Parla di sterminio e poco
sopra di “genocidio”, che attribuisce tutto al regime di Assad. Ma
non è in atto un genocidio, i morti uccisi, stando anche alle stime più alte
(probabilmente sovrastimate) non superano i 5000, e una parte non trascurabile
di essi sono soldati regolari o irregolari. Khalifa descrive i
“rivoluzionari siriani” come gente che lotta a mani nude contro una
brutale repressione governativa e, dopo aver espresso rimostranze per il poco
aiuto avuto dai politici mondiali, chiede agli scrittori di ”mostrare la
vostra solidarietà al mio popolo con i mezzi che riterrete più
opportuni”. A che cosa possono portare queste parole, in un momento in
cui tutto il mondo non vede l’ora di mettere le mani sulla Siria, a
scapito del suo popolo, per lo più pacifico e NON rappresentato dai
rivoluzionari armati? Alla guerra, anzi, al peacekeeping, come s’usa
eufemisticamente dire oggi. Il problema è che Khalifa non opera nessuna distinzione tra la protesta iniziale,
popolare democratica nonviolenta, rappresentativa di tutte le fazioni siriane e
diretta dal Coordinamento Nazionale Siriano per il Cambiamento
Democratico (CNSCD), e l’insurrezione armata condotta dal cosiddetto
Libero Esercito Siriano (LES), organismo collegato al Cns,
Consiglio Nazionale Siriano, formatosi a Istanbul per opera di un fuoriuscito
dal CNSCD. Che cos’è dunque il Cns? Lo spiega molto bene in
una intervista (FONTE 1) Ossamah Al Tawil, membro del Comitato Esecutivo del CNSCD,
quando dice: “Il Cns è composto di una parte dell’opposizione
siriana residente all’estero, non hanno nessun leader all’interno
della Siria, non sono autofinanziati, quindi sono stati appoggiati dal Golfo
Persico economicamente e dalla Turchia e dall’Occidente logisticamente,
quindi non sono indipendenti e la loro decisione non è affatto libera. Abbiamo
sperimentato questo fatto quando con loro e dopo un mese di negoziati abbiamo
raggiunto un accordo primario per unire tutta l’opposizione, per unire
anche gli sforzi contro il regime ed avere una voce unica. L’accordo è
stato firmato dal presidente del Cns, Burhan Ghalioun, e precisava un punto
molto importante: no a qualsiasi intervento militare estero tranne delle forze
di polizia militare che potrebbe essere richiesta alla Lega Araba. E’
stato firmato l’accordo ma la sua validità è durato esattamente 4 ore, il
tempo dell’arrivo di Burhan Ghalioun in Turchia e da lì è stato
annunciato il rifiuto categorico dell’accordo. I motivi??
Senz’altro, non possono decidere da soli […]. Il Cns è composto nella
sua assoluta maggioranza dai Fratelli Musulmani, una parte liberale, pochissimi
curdi con alcune tribù del nord senza nessuna formazione politica.
Ghalioun
ha negato la sua firma [al CNSCD] come l’ha negata successivamente al
Cairo, ed ha formato ad Istanbul il Cns senza neanche avvisare il
Coordinamento. Io stesso l’ho chiamato diverse volte prima di una nostra
riunione a Berlino come Coordinamento e mi ha assicurato la sua presenza,
invece mi stava raccontando delle bugie, solo per guadagnare tempo. Subito dopo
la formazione del Cns alcuni dei suoi esponenti appartenenti all’ala
conservatrice dei fratelli musulmani hanno dichiarato durante diverse
interviste televisive che hanno l’intenzione di seguire l’esempio
libico. Quindi è ovvio che noi non possiamo aderire ad una formazione voluta
dall’esterno, dalla minoranza assoluta dei siriani, sostenuta e
finanziata dall’esterno e soprattutto dal Golfo Persico che non
rappresenta alcuna garanzia di democrazia o di libertà.” Si tenga anche
in considerazione che gruppi di oppositori al regime di Assad legati ai
fratelli musulmani sono stati finanziati dagli USA fin dal tempo
dell’amministrazione Bush (FONTE 2). Appurato quindi che il
Cns è un organismo etero-diretto da ogni punto di vista (per decisioni prese,
sedi logistiche, finanziamenti armi e alleanze fatte), che non rappresenta il
popolo siriano e nemmeno la sua parte attiva nella protesta nonviolenta che
chiedeva la democratizzazione del regime coordinata dal CNSCD, e appurato che
punta a una insurrezione armata in stile Libia, resta da dire che il Cns,
attraverso i suoi “osservatori sui diritti umani” da Londra, il
Sohr, e i cosiddetti “Comitati di coordinamento locale”, è la fonte
quasi esclusiva delle notizie pubblicate sui media che accreditano la versione
di una “rivolta a mani nude contro il dittatore”, la stessa di cui
parla lo scrittore Khalifa; a differenza dell’altra opposizione del
CNSCD, che vuole il negoziato e non accetta la lotta armata né
l’ingerenza, il Cns rifiuta ogni negoziato e mediazione (come il Cnt
libico, a suo tempo) e ha stretto in dicembre un patto di collaborazione (http://www.nytimes.com/2011/12/09/world/middleeast/factional-splits-hinder-drive-to-topple-syrias-assad.html?_r=1&pagewanted=all)
con il cosiddetto Esercito siriano libero (Free Syrian Army, LES). Il Cns e soprattutto il LES, che potremmo
considerare il braccio armato del primo, rappresentano sul campo quello che i
media occidentali e arabi identificano con un unico soggetto,
l’”opposizione armata”, gli “insorti”, i
“rivoluzionari”, annullando così dalla scena la gran parte del
popolo siriano, quella rappresentata dal CNSCD. Vediamo allora come si è
formato il Libero Esercito Siriano, LES. Partiamo di nuovo dalle parole illuminanti di Ossamah: “Il
numero di questi soldati [disertori dell’esercito regolare] cresce piano
piano e crescono anche, ma in modo molto raro, gli ufficiali disertori finché
non fugge un certo colonnello detto “Alharmoush” e va in Turchia e
da lì organizza questo esercito che non superava a quei tempi più di 2000
soldati. “Alharmoush” scopre che in Turchia c’è un altro
progetto dei turchi e dei fratelli musulmani, quindi rifiuta di collaborare e
decide di tornare in Siria clandestinamente per dirigere la lotta da lì. Ai
turchi non piace questa cosa, quindi lo consegnano ai servizi segreti siriani
ed è stato ucciso in una caserma qualche giorno fa. Subito dopo fa la stessa
cosa un colonnello di nome “Reyad Alasad” il quale tutt’ora è
residente in Turchia e riceve gli ordini dai turchi direttamente. Quindi
possiamo dire che l’Esercito Libero Siriano effettivamente non esiste, ma
è gonfiato più del necessario dai media del Golfo Persico. Non esiste perché
non è un esercito in quanto i gruppi dell’esercito devono comunicare tra
di loro e devono essere organizzati soprattutto quando ricevono ordini. In
Siria non è affatto così, ci sono gruppi diversi nelle diverse regioni, non
hanno nessun canale di comunicazione tra di loro e sono indipendenti
completamente anche nella strategia da seguire. Alcuni di loro addirittura
hanno negato la leadership del colonnello Alasad e considerano il suo esilio in
Turchia un tradimento. Ci sono altri gruppi armati dei nuovi salafiti che non
accettano nessun ordine, e ci sono altre persone armate per difendere le loro
case e i loro cari. Ci sono anche gruppi di Alqaeda mandati dall’Arabia
Saudita. Quindi l’esercito siriano
libero, non è un esercito, non è libero e in parte non è neanche
siriano.” Un perfetto esempio di esercito di insorti
etero-diretto. In particolare, la parte del leone nel coordinare questa
cosiddetta opposizione armata la fanno la Turchia e le petromonarchie di Arabia
e Qatar. Integriamo le notizie dateci da Ossamah con quelle della stampa
degli ultimissimi giorni, e ricaviamo questo quadro del LES: non
un vero esercito, ma un insieme di formazioni armate di ex soldati governativi
e di gente comune non coordinate, capeggiate da un leader non da tutti
riconosciuto che dà ordini dalla Turchia (su volere della Turchia, stando a
Ossamah), e comprendenti gruppi armati libici, jihadisti e qaedisti, e
probabilmente anche arabi, qatarini e inglesi. Vediamo le fonti: sulla presenza
di inglesi e qatarini ci sono il Debka, il Guardian (riportati ormai dai
principali quotidiani e tgcom). Sulla presenza di libici, e tra essi di ex
qaedisti, con un contingente di circa 600 unità, ci informa il Corriere del 10
febbraio con Olimpo, che avalla anche la presenza tra essi di
“consiglieri” qatarini e britannici: “La stampa di Bengasi ha
celebrato la missione in Siria da parte della “legione libica”,
forse 600 uomini inviati a Damasco per contribuire a destabilizzare il regime
di Assad. «Non stupisce – scrive il “Corriere” – che la
missione di sostegno alla rivolta sia coordinata dall’ex qaedista
Abdelhakim Belhaj, figura di spicco della nuova Libia, e dal suo vice Mahdi Al
Harati», noto come agente della Cia “nonostante” la sua militanza nell’organizzazione
di Osama Bin Laden. Harati è in Siria dalla fine di dicembre. G. Chiesa
conferma sul Fatto, citando anche link a quotidiani esteri http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/12/della-persia/190829/.
Sulla presenza di jihadisti c’è la fonte http://www.meridianionline.org/2012/02/11/e-se-in-siria-ci-fosse-al-qaeda-gli-007-americani-ne-sono-convinti/
che cita il abhat al-Nusra li-Ahl al-Sham (il Fronte per la Protezione del
Popolo Siriano), gruppo jihadista di recente formazione in Siria salutato con
entusiasmo da diversi forum estremisti in rete; si aggiunga che i Fratelli
musulmani di Giordania incitano alla Jihad (guerra santa) contro il regime del
presidente siriano Bashar al Assad, affermando che si tratta di un «dovere
islamico», lo si legge in un comunicato pubblicato sul sito del movimento
religioso. Sulla presenza di Al Qaeda in Siria, non si hanno quasi più dubbi.
Subito dopo le dichiarazioni del leader di Al Qaeda, diffuse via video e
riportate da ogni media, a sostegno dei “leoni di Siria” e contro
il regime “anti-islamico” di Assad, fonti di intelligence americane
riportano analisi secondo le quali gruppi qaedisti hanno già compiuto almeno
tre attentati stragistici in Siria. Il Corriere riporta: “ Prima le
stragi con gli attentatori suicidi a Damasco e Aleppo. Poi un generale ucciso
nella capitale siriana. Issa Al Khouli è stato assassinato da tre uomini armati
che lo hanno sorpreso mentre si recava al lavoro, all’ ospedale militare.
Un agguato che segnala un salto di qualità, con scenari che inquietano Ma chi ha compiuto la strage di Homs? Con ogni probabilità entrambi gli
eserciti, quello regolare di Assad e il LES. Secondo il capo degli osservatori
della Lega Araba sarebbe stato il LES a iniziare il fuoco, e l’esercito
siriano a rispondere. Del resto, secondo il rapporto degli osservatori della
Lega Araba, FONTE E non ci sono solo queste fonti su stragi di civili a opera del
LES, ce ne sono altre sul campo, lontano da Homs, di liberi cittadini. Per
esempio la testimonianza di riportata da Marinella Correggia per il Manifesto:
“Il monastero di San Giacomo di Qara sta diffondendo
le liste di “civili morti e feriti per opera di bande armate e non nel
corso di proteste”, frutto della “violenza cieca di
un’insurrezione sempre più manipolata”. Nomi, cognomi, età,
indirizzo e circostanze. Le fonti sono gli ospedali, le famiglie e la Mezzaluna
siriana (il cui segretario generale Abd al-Razzaq Jbeiro è stato ucciso
mercoledì scorso). Ecco i numeri. Fra marzo e inizi di ottobre, la lista dei
morti civili comprende 372 nomi, fra cui diversi bambini (il più piccolo era
Moutasim al-Yusef di tre anni, morto ad Haslah il 6 settembre), donne (fra le
quali Sama Omar, incinta, uccisa a Tiftenaz il settembre). La lista dei feriti
per il solo mese di ottobre e per la sola provincia di Homs vede 390 nomi fra
cui diversi bambini; il più piccolo, Ala Al Sheikh di Qosseir aveva un anno e
mezzo). Fra gli ultimi uccisi, il curato greco ortodosso del villaggio di
Kafarbohom. I cristiani starebbero abbandonando interi quartieri soprattutto a
Homs e Hama.” In definitiva: cosa sta
succedendo in Siria? Che il popolo, per lo più pacifico e contrario ad Assad
aveva iniziato una rivoluzione nonviolenta, coordinata dal CNSCD; che Assad ha
represso le manifestazioni nel sangue; che in seguito alla repressione dal
CNSCD si è formato fuori dalla Siria un apparato, il Cns, eterodiretto, con il
fine di ribaltare il regime di Assad e un assembramento di tanti gruppi armati
formati da ex soldati regolari, da movimenti fondamentalisti riconducibili alla
jihad islamica con apporti libici e qaedisti, e probabilmente con
l’appoggio di soldati di Qatar e GB. Si è passati cioè dalla rivoluzione
nonviolenta popolare alla controrivoluzione armata etero-diretta, e
quest’ultima è identificata, purtroppo, dai media, con
l’opposizione siriana al regime, con il popolo siriano. Il popolo
siriano, invece è solo, senza voce, strangolato e ucciso da una guerra civile
che ha una sola vittima e due carnefici, e il suo più riconosciuto e
rappresentativo organismo plaude al veto ONU di Cina e Russia perché vuole una
rivoluzione democratica progressiva, nonviolenta, e soprattutto condotta dai
siriani, pur con tutti i sacrifici, anche di vite umane che comporta: saranno
comunque minori di quelli che causerebbe una guerra a opera di pochi elementi
siriani e di molte potenze straniere. Questa
è la mia visione, in estrema sintesi, stante al 14 febbraio 2012 sulla
situazione in Siria, una visione che si basa, ho la presunzione di dire, solo
sulle informazioni in mio possesso e sulla mia capacità critica di
discernimento e correlazione, nonché sulle deduzioni logiche; una visione priva
di pregiudizi e condizionamenti ideologici di alcun tipo, aperta alla sua
stessa revisione sulla base di nuove e illuminanti informazioni. Una visione,
questo sì, che parte da due valori: il rispetto della vita umana, il diritto
all’autodeterminazione di un popolo. FONTI FONTE 1 Ossamah Al Tawil membro del Comitato Esecutivo del Coordinamento
Nazionale Siriano per il Cambiamento Democratico ha rilasciato la seguente
intervista qualche giorno fa per www.ildialogo.org
. Vive in Italia da vent’anni, è italo-siriano, ha 40 anni, lavora come
designer, è stato perseguitato in Siria a 18 anni ed è rimasto in Italia perché
obiettore di coscienza. Gli abbiamo posto tutta una serie di domande come se
fossimo un lettore qualunque che non sa nulla della Siria e cerca di acquisire
le maggiori informazioni possibili per farsi una idea precisa della realtà
siriana. Le sue risposte sono precise ed articolate dimostrando di conoscere
bene quello di cui parla, fa denunce precise sia verso il governo Assad, sia
verso quei gruppi che, a suo dire, stanno fomentando lo scontro armato in Siria
con lo scopo di provocare un intervento armato esterno delle grandi potenze.
Parla a lungo del processo di formazione del Coordinamento Nazionale Siriano
per il Cambiamento Democratico (CNSCD) e del Consiglio Nazionale Siriano (CNS)
che dal coordinamento si è scisso dopo un primo momento di unità. Racconta
l’evolversi del movimento di opposizione ad Assad. Spiega i motivi che
stanno alla base della crisi siriana, il ruolo dei Fratelli Musulmani, che
sarebbero l’unica componente del CNS e la vera natura del cosiddetto
“Esercito Siriano Libero”; spiega il ruolo dei paesi del Golfo
Persico e quello delle emittenti tv da loro gestite http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/noguerra/NotizieCommenti_1328967644.htm FONTE 2 Il 18 aprile scorso il Washington Post ha rivelato l’esistenza
di rapporti tra Interessante è anche il caso dell’uccisione del giornalista
Gilles Jacquier, ovviamente imputata al regime di Assad, salvo poi spuntare la
pista degli insorti, come riportato da Le Figaro, e ora non se ne parla più. Si
veda qui: http://www.peacelink.it/editoriale/a/35504.html FONTE 3 Dal rapporto degli
Osservatori della Lega Araba: Rapporto osservatori
internazionali della Lega Araba http://www.peacelink.it/conflitti/a/35517.html FONTE 4 S. Cattori http://www.silviacattori.net/article2800.html FONTE 5 SIRIA. GUERRA MEDIATICA. TERZA PUNTATA. La conta
dei morti che nessuno fa: gli uccisi da bande armate (metà gennaio) Il monastero di San
Giacomo di Qara sta diffondendo le liste di “civili morti e feriti per
opera di bande armate e non nel corso di proteste”, frutto della
“violenza cieca di un’insurrezione sempre più manipolata”. Nomi,
cognomi, età, indirizzo e circostanze. Le fonti sono gli ospedali, le famiglie
e la Mezzaluna siriana (il cui segretario generale Abd al-Razzaq Jbeiro è stato
ucciso mercoledì scorso). Ecco i numeri. Fra marzo e inizi di ottobre, la lista
dei morti civili comprende 372 nomi, fra cui diversi bambini (il più piccolo
era Moutasim al-Yusef di tre anni, morto ad Haslah il 6 settembre), donne (fra
le quali Sama Omar, incinta, uccisa a Tiftenaz il settembre). La lista dei
feriti per il solo mese di ottobre e per la sola provincia di Homs vede 390
nomi fra cui diversi bambini; il più piccolo, Ala Al Sheikh di Qosseir aveva un
anno e mezzo). Fra gli ultimi uccisi, il curato greco ortodosso del villaggio
di Kafarbohom. I cristiani starebbero abbandonando interi quartieri soprattutto
a Homs e Hama. Fra la pittura delle
icone per la sopravvivenza del monastero, l’aiuto a famiglie in
difficoltà e le preghiere quotidiane, la superiora madre Agnès-Mariam de la
Croix sta pensando a un “bollettino settimanale che risponda con fatti e
nomi di vittime alle false liste di propaganda dell’Osservatorio siriano
dei diritti umani basato a Londra”. Quest’ultimo per la conta dei
morti è – insieme ai Cosiddetti Comitati di coordinamento locale –
la fonte quasi unica della stampa internazionale e dello stesso Commissariato
Onu per i diritti umani, che diffonde la cifra di cinquemila morti
attribuendoli alla repressione governativa. Qualcuno comincia a dubitare
dell’Osservatorio londinese che, dice la Madre, “spesso non dà nomi
e quando li dà non precisa che si tratta di uccisi da bande armate”.
Secondo le cifre governative, sono stati uccisi duemila fra poliziotti e
soldati. Palestinese di
nazionalità libanese, Agnès-Mariam de la Croix si è attirata gli strali della
stampa francese (lei è francofona) che la accusa di essere pro-regime. Vede
l’urgenza della verità, per contrastare “un piano di
destabilizzazione che vuole portare a uno scontro confessionale e alla guerra
civile, gli uni contro gli altri, in un paese che è sempre andato fiero della
convivenza”. Nei mesi, il conflitto sembra essere passato “da una
rivendicazione popolare di riforme e democrazia a una rivoluzione islamista con
bande armate” (sostenuta dall’esterno, petromonarchie, Occidente,
Turchia). La Madre ha ospitato nel monastero una riunione di oppositori
disponibili a un dialogo nazionale, e ha anche mediato con l’esercito
perché allentasse la pressione sugli abitanti di un villaggio. Un gruppo di giovani
siriani ha iniziato un analogo lavoro di indagine e “controinformazione”.
Hanno creato un “Osservatorio siriano sulle vittime della violenza e del
terrorismo” (Sovvt) e faranno indagini sul campo per preparare dossier e
documenti. Fanno strage, oltre ai
colpi di arma da fuoco, gli ordigni esplosivi. Come quello che tra Ariha e Al
Mastouma (provincia di Idlib) ha ucciso sei operi tessili ferendone altre
sedici mentre viaggiavano sull’autobus aziendale. Vari altri cittadini
sono rimasti vittime di un ordigno vicino a Majarez. Colpita alla testa su un
altro bus aziendale una ingegnere di Maharda è morta per le ferite. Undici
passeggeri sono morti e tre sono rimasti feriti su un autobus civile a Homs,
attaccato da armati. L’agenzia stampa
ufficiale Sana riferisce quotidianamente di agenti uccisi o feriti, rapimenti,
esplosioni di ordigni che prendono di mira infrastrutture pubbliche (treni,
linee elettriche, strade), disinnesco di esplosivi e sequestri di armi pesanti. Marinella Correggia Pubblicato sul Manifesto
online il 27/01/2012 |
- References:
- Ecco le altre schede di confroinfo sulla Siria (manca Homs; domani)
- From: Mari Cor <mari.liberazioni at yahoo.it>
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