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Re: [pace] Le Operazioni di Guerra Psicologica e i retroscena della Siria. Un saggio di Ermete Ferraro
- Subject: Re: [pace] Le Operazioni di Guerra Psicologica e i retroscena della Siria. Un saggio di Ermete Ferraro
- From: Dante Bedini <bdndante at gmail.com>
- Date: Mon, 6 Feb 2012 00:37:22 +0100
anche Noam Chomsky da una vita si occupa delle manipolazioni da parte dei massmedia, stando al centro dell'impero Dante Il 05/02/12, Alessandro Marescotti<a.marescotti at peacelink.it> ha scritto: > Dal Grande Fratello orwelliano alla guerra psicologica > > di Ermete Ferraro > http://ermeteferraro.wordpress.com/2012/02/04/psy-ops-quando-la-guerra-si-fa-con-le-parole > > In un suo recente intervento, Alessandro Marescotti > (http://lists.peacelink.it/pace/2012/02/msg00018.html) ha giustamente > messo in evidenza, a proposito di quanto sta accadendo in Siria, che le > varie fonti d’informazione si ritrovano stranamente nel definire > “disertori” quelli che, a rigor di logica e di vocabolario, dovrebbero > essere chiamati “insorti” o partecipanti ad una “sedizione” militare. > Questa osservazione gli dà lo spunto per una riflessione sull’uso > propagandistico degli strumenti informativi e sulla preoccupante > diffusione – dal secondo dopoguerra ad oggi – di una vera e propria > strategia di manipolazione del pensiero e del linguaggio, come strumenti > di guerra psicologica. > Il riferimento d’obbligo, in questo caso, è l’incredibilmente profetico > romanzo di George Orwell “1984” (Nineteen Eighty-Four), quello che – tanto > per intenderci – ha avuto, suo malgrado, la sventura di dar origine alla > fin troppo nota espressione “Grande Fratello”. E’ questa, infatti, la > traduzione di “Big Brother”, il “deus ex machina” che controlla e dirige > come automi telecomandati tutti coloro che vivono sotto il regime assoluto > e totalitario guidato dal partito chiamato “Socing/Engsoc”. > E’ davvero incredibile come Orwell sia riuscito ad avere, già nel 1948, > una visione talmente netta e dettagliata di quella realtà – massmediatica > prima ed informatica poi – dalla quale milioni di esseri umani sarebbero > stati sempre più condizionati, se non asserviti del tutto, grazie ad una > sottile revisione del pensiero e dell’espressione linguistica, che lo > veicola e ne è l’ovvio interfaccia. > Mi sono ricordato allora di un mio vecchio scritto – datato non a caso > 1984…- nel quale analizzavo questa manipolazione logica > (“Bispensiero/Doublethink”) e linguistica (“Neolingua/ Newspeak”), > suggerendo anche una strategia per opporsi, nonviolentemente, ad entrambi. > Ecco uno dei brani del romanzo che citavo: > “Se si vuole comandare e persistere nell’azione di comando, bisogna anche > essere capaci di manovrare e dirigere il senso della realtà… [...] > Bispensiero sta a significare la capacità di condividere simultaneamente > due opinioni palesemente contraddittorie ed accettarle entrambe [...] La > Neolingua era intesa non ad estendere ma a diminuire la possibilità di > pensiero; si veniva incontro a questo fine, indirettamente, col ridurre al > minimo la scelta delle parole…” (questa e le successive citazioni erano > tratte dall’ediz. italiana, Milano, Mondadori,1983). > Rileggere, oggi, questi brani del romanzo orwelliano fa venire i brividi. > Come non restare stupiti, poi, di fronte alla constatazione che questi > due processi di “addomesticamento” e massificazione del pensiero e del > linguaggio, mediante un’accurata programmazione della mente umana, erano > stati previsti dall’autore intimamente legati all’uso delle tecnologie > informatiche? > Programmare un linguaggio-macchina, sottolineava già negli anni ’70 il > cibernetico Silvio Ceccato, comporta l’eliminazione di ogni forma di > originalità biologica e culturale, allo scopo di perseguire una > “oggettività” ed “universalità” comunicativa, sì da “…sopprimere i > contenuti del pensiero-linguaggio che fanno riferimento alla personalità > dei parlanti…” (S. Ceccato, La terza cibernetica. Per una mente creativa > e responsabile, Milano, Feltrinelli, 1975) > Tornando alla cronaca di quanto sta accadendo oggi in Siria – ma è da poco > accaduto in molti altri paesi arabi del Mediterraneo – è evidente che > l’informazione ha fatto largo uso di tutte le tecniche neo-linguistiche > per indirizzare subdolamente le menti di lettori, ascoltatori, > telespettatori e cybernauti nella direzione voluta da chi ha deciso da > anni chi sono i buoni ed i cattivi, facendo derivare da questo assioma > tutte le altre considerazioni. > “Il 4 aprile 1951, il presidente statunitense Truman istituì lo > Psychological Strategy Board (PSB), il primo organismo statale destinato a > pianificare, coordinare e condurre operazioni di controllo psicologico di > massa. I primi manipolatori psicologici compresero che quando si vuole > agire su una quantità enorme di soggetti, bisogna “trasformare la realtà”. > E il modo più efficace e rapido per cambiare la realtà a nostro piacimento > è cambiare le parole con cui descriviamo la realtà. “La sostituzione di > una sola parola – scriveva William Nichols (direttore di “This week > magazine” – può aiutare a mutare il corso della storia”. > Noi comuni mortali, ovviamente, ignoriamo che alle nostre spalle e sulle > nostre teste migliaia di persone siano state accuratamente formate alla > manipolazione del pensiero e del linguaggio, in modo da far giungere al > nostro cervello solo le informazioni gradite, escludendo le altre che, > guarda caso, sono spesso proprio quelle vere… Eppure, ricorda Marescotti, > già nel 2002 “…il New York Times riportò che l’Office of Strategic > Influence (OSI) del Pentagono stava “elaborando dei progetti per divulgare > notizie, magari anche false, a beneficio dei media stranieri nell’ottica > di influenzare l’opinione pubblica e i decisori politici di paesi amici e > non”. > Quando però i militari della NATO si resero conto che la sigla “PSYOPS” ( > Psycological Operations) era troppo esplicita, in una nota ufficiale il > Tenente Colonnello Steve Collins – a capo della struttura omonima con sede > presso il Comando Supremo in Belgio – corresse il tiro, scrivendo che > sarebbe meglio “…”utilizza(re) una terminologia più vaga, evitando termini > come operazioni psicologiche e optando per quelle che alcuni consideravano > delle espressioni più accettabili come “operazioni di informazione”. > (vedi: http://www.nato.int/docu/review/2003/issue2/italian/art4.html ) > La “verità” confezionata dai militari > Siamo di fronte ad un’abituale applicazione del “Newspeak” che > caratterizza ormai il linguaggio dei media, contrassegnato da espressioni > “polically correct”o, comunque, capaci di non impressionare negativamente > il lettore-ascoltatore-spettatore. Chiamare “operazioni informative” > quelle che nascono invece come manipolazioni psicologiche è di per sé una > mistificazione. Nello stesso Dizionario dei Termini Militari e di quelli > Associati, a cura del Dipartimento della Difesa USA ( JP 1-02 DOD > Dictionary of Military and Associated Terms) troviamo scritto, infatti, > che: “Le Operazioni Psicologiche sono operazioni pianificate per > veicolare informazioni ed indicatori selezionati ad un pubblico straniero, > per influenzare le loro emozioni, motivazioni, ragionamenti oggettivi e, > in ultimo, il comportamento dei governi stranieri, come di organizzazioni, > gruppi ed individui.” > Queste operazioni – che si integrano con quelle di “intelligence” e di > “guerra psicologica” – vengono perfino designate con un colore > diversificato, a seconda del grado di mistificazione raggiunto. Quelle > “bianche”, infatti, sono azioni attribuite al loro effettivo autore (i > servizi informativi della Difesa o, comunque, del Governo. Quelle “grigie” > sono “deliberatamente ambigue” ed attribuibili a fonti non-ufficiali. Le > operazioni “nere”, infine, sono addirittura attribuite a fonti > abitualmente ostili alla politica governativa, e sono utilizzate come un > supporto segreto e “coperto” ai piani strategici “scoperti” dei militari. > Dal 1985 (anno significativo…) la sede dell’USA-CAPOC (U.S. Army Civil > Affairs and Psycological Operation Command (http://www.usacapoc.army.mil/ > ) si trova a Fort Bragg (North Carolina) e comprende due Unità Operative > dedicate alle PSYOPS, una nell’Ohio e l’altra in California. Ho notato che > lo stemma del primo Gruppo riporta una fiaccola (simbolo del sapere) che > s’incrocia in basso con due saette, convergenti sul cartiglio col motto > latino “veritas”. L’altra unità è contrassegnata da uno stemma con la > stessa fiaccola, questa volta però affiancata a sinistra da una penna > d’oca e a destra da una spada ricurva. Le stesse insegne ufficiali ed i > distintivi del CAPOC rappresentano poi il “cavallo” degli scacchi, > circondato dal motto: “Persuadere-Cambiare-Influenzare” (fonte: > http://en.wikipedia.org/wiki/USACAPOC ). > Il guaio è che la principale vittima di questi corpi militari scelti è > proprio quella “verità” di cui essi vorrebbero farsi scudo ma che, per > essere tale, non può né deve essere sottoposta ad un trattamento > finalizzato a persuadere la gente, a cambiare i fatti e ad influenzare le > opinioni. Non pensiamo, d’altra parte, che questa specie di “psycological > warfare” riguardi esclusivamente i militari statunitensi ed il Pentagono. > L’Italia, infatti, non ha mai smesso di far parte di quell’Alleanza > Atlantica alla quale resta tuttora vincolata in tutti i sensi, al punto > che la sua stessa sovranità nazionale me risulta pesantemente limitata ed > il territorio ed il mare italiani sono costantemente sottoposti al ferreo > controllo della NATO. > Un articolo di A. Scarpitta del marzo 2010, poi, ci informa sulle “psyops” > italiane in Afghanistan con queste parole: “La comunicazione operativa si > prefigge lo scopo di far conoscere, in maniera adeguata e credibile, il > fine dell’impegno militare italiano e alleato in Afghanistan, modificando > positivamente la percezione di tale impegno presso la popolazione locale, > grazie alla capacità di accentrare, controllare e gestire le informazioni” > [...]. Lo scopo è poter influenzare le percezioni, le suggestioni ed il > comune sentire dei civili attraverso l’analisi dell’impatto psicologico > delle operazioni ed orientare tali sentimenti a favore del nostro operato. > [...]In questo contesto, le comunicazioni operative debbono fornire e > gestire le notizie in termini coerenti con le necessità delle operazioni e > con le finalità del nostro impegno militare, contribuendo a creare un > clima generale favorevole al buon esito della missione…”. > (http://www.loccidentale.it/articolo/enduring+freedom.+le+psy+ops+italiane+in+afghanistan+.00873809 > ) > Apprendiamo dal citato articolo che, per studiare e divulgare a loro volta > queste interessate “elaborazioni” della verità fattuale, così da meglio > asservirla alle finalità delle operazioni militari e per giustificarle > agli occhi dell’opinione pubblica, i nostri bravi militari seguono degli > appositi corsi. Essi si addestrano a queste tecniche, col supporto di > specialisti informatici, giornalisti, psicologici ed altri compiacenti > “tecnici”, presso una struttura nazionale, ma anche in dotti corsi > accademici all’estero. > “Questi compiti fuori dal comune sono affidati al 28° Reggimento > Comunicazioni Operative “Pavia”, un assetto specialistico pregiato del > nostro esercito di recentissima costituzione basato a Pesaro [...] La > Sezione Corsi, inserita nell’Ufficio OAI (Operazioni Addestramento > Informazioni). Il “Pavia” è infatti sia unità di impiego che addestrativa, > provvedendo direttamente alla formazione del proprio personale. [...] A > questo si aggiunge, per gli aspetti più marcatamente militari, la stretta > collaborazione con forze alleate che già dispongono di esperienze > consolidate nel settore delle operazioni psicologiche, come il Civil > Affairs/Psychological Operations Command (CAPOC/A) statunitense, che > assicura corsi e seminari tenuti a Fort Bragg o a domicilio da istruttori > molto qualificati, o la Scuola di Intelligence britannica.[...] A tal fine > alcuni elementi qualificati vengono inviati presso enti e comando alleati > all’estero, come lo SHAPE o la NATO School di Oberammergau.”(vedi > art.cit.). > Ebbene, adesso sapete che, quando ascoltate un notiziario TV, leggete un > quotidiano oppure navigate in Internet – il vero “Grande Fratello” è > sempre presente, con la sua preoccupante capacità di controllare e di > orientare il pensiero, anche attraverso il linguaggio quotidiano. Nel caso > della politica, poi, siamo di fronte a quelle che qualcuno ha > efficacemente definito “armi di disinformazione di massa”. > L’intenzione, spiegava Orwell, è quella di rendere ogni discorso > “….indipendente il più possibile da una corrente di pensiero operante…”, > facendo della Neolingua – asettica, omologata e ambivalente – il codice > ideale per impedire ai nostri cervelli di svolgere il loro pericoloso > compito di comprensione,di analisi e di valutazione della realtà. > Ormai resi ottusi, massificati ed istupiditi, vivremmo forse più > tranquilli, però avremmo smarrito del tutto la nostra scienza e coscienza, > come c’insegnava già 250 anni fa il saggio Voltaire: > “Non avete vergogna ad essere infelice, dal momento che alla vostra porta > c’è un vecchio automa che non pensa a nulla e che vive contento?” “Avete > ragione – mi rispose – cento volte mi son detto che sarei felice se fossi > stupido come la mia vicina, e tuttavia non saprei che farmene di una > felicità così…” (Voltaire, Il bianco e il nero ed altri racconti, 1764 ). > > -- > Mailing list Pace dell'associazione PeaceLink. > Per ISCRIZIONI/CANCELLAZIONI: http://www.peacelink.it/mailing_admin.html > Archivio messaggi: http://lists.peacelink.it/pace > Area tematica collegata: http://italy.peacelink.org/pace > Si sottintende l'accettazione della Policy Generale: > http://web.peacelink.it/policy.html > >
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- Le Operazioni di Guerra Psicologica e i retroscena della Siria. Un saggio di Ermete Ferraro
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