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saudita di cacciabombardieri e bombe a grappolo
di Antonio
Mazzeo
Fine
anno con i botti per il complesso militare industriale USA. La
Casa Bianca ha annunciato la vendita all’Arabia Saudita di 84
cacciabombardieri F-15 “Strike
Eagles” di nuova costruzione e l’aggiornamento di 70 velivoli
dello stesso modello già in possesso dell’aeronautica militare
saudita. Il valore del contratto è valutato in 29,4 miliardi
di dollari e secondo il Dipartimento di Stato comporterà
“50mila nuovi posti di lavoro distribuiti su 600 aziende
subfornitrici in 44 Stati dell’Unione”. Prime
contractor il colosso Boeing che
in passato ha fornito alla petromonarchia saudita elicotteri
“Apache”, velivoli radar “AWACS” e altri mezzi di guerra. La
revisione dei vecchi cacciabombardieri avverrà entro la metà
del 2014 mentre la consegna dei nuovi “Strike Eagles” partirà
nel 2015. L’accordo
prevede pure l’addestramento di 500 piloti sauditi nei
prossimi sette anni.
L’amministratore
delegato di Boeing, Jim
McNerney, nell’esprimere
soddisfazione la commessa ha personalmente ringraziato Barack
Obama e
re Abdullah bin Abdul Aziz al
Saud per il determinante contributo che hanno dato per il buon
fine delle trattative. Per il Dipartimento di Stato “l’accordo
rinvigorisce il già solido e duraturo rapporto tra Stati Uniti
e Arabia Saudita e dimostra l’impegno americano a mantenere
alta la capacità difensiva saudita, ritenuta elemento-chiave
della sicurezza nella regione”.
Con
implicito riferimento alla crisi iraniana, Washington spiega
di voler mandare “un forte messaggio ai Paesi della regione
che gli Stati Uniti sono determinati a mantenere la stabilità
del Golfo e dell’intero Medio oriente”. La vendita dei
cacciabombardieri F-15 contribuirà “ad accrescere le capacità
delle forze aeree tattiche saudite nella difesa dalle minacce
regionali dei potenziali aggressori”. Grazie al contingente
statunitense di stanza nella penisola Arabica “si assicurerà
l’interoperabilità tra la US Air Force e l’aeronautica
militare saudita, favorendo le relazioni a lungo termine tra
le forze armate degli Stati Uniti d’America e l’Arabia
Saudita”. Infine è stato annunciato che agli 84 F-15 “Strike
Eagles” seguirà presto la vendita di 70 elicotteri d’attacco
AH-64 “Apache”, 36 elicotteri AH-6i, quantità imprecisate di
missili, bombe, sistemi di puntamento, radar e visori notturni
per un valore superiore ai 30 miliardi di dollari.
Le
relazioni politiche e militari Washington-Riyad si erano
incrinate a seguito degli attentati dell’11 settembre 2001 che
videro coinvolti alcuni ex agenti delle forze di sicurezza
saudite. Gli Stati Uniti avevano pure mostrato di non gradire
il sostegno finanziario della famiglia reale alle
organizzazioni islamiche radicali in Medio oriente e Africa,
alcune delle quali sospettate di contiguità con al-Qaeda. Dopo
l’ondata di attentati terroristici che ha colpito l’Arabia
Saudita, le autorità hanno deciso d’intensificare gli sforzi
per reprimere le fazioni fondamentaliste più estreme,
assicurando contestualmente il pieno supporto logistico alle
operazioni militari USA in Iraq, Afghanistan e Pakistan. Gli
annunciati programmi di sviluppo nucleare dell’Iran, storico
nemico saudita, hanno contribuito a riportare l’alleanza
USA-Arabia Saudita ai solidi livelli del passato e ciò ha
consentito un’escalation nell’esportazione di tecnologie
militari statunitensi.
Secondo
fonti ufficiali USA, dal 2007 al 2010 i trasferimenti di
sistemi d’arma all’Arabia Saudita, nell’ambito di accordi tra
governo a governo, hanno raggiunto il valore complessivo di
13,8 miliardi di dollari. Lo scorso mese di luglio, il Dipartimento
di Stato ha fatto sapere di avere accolto la richiesta saudita
per la fornitura di 404 CBU-105D/B WCCMD
Sensor Fuzed Weapons a guida GPS, prodotte
dalla Textron Systems Corporation di Wilmington
(Massachusetts). La commessa ha un valore di 355 milioni di
dollari e comprende i costi d’addestramento all’uso delle
bombe da parte di militari e contractor USA per un
biennio.
Le
munizioni sono uno dei modelli più recenti delle
famigerate cluster bombs,
le bombe a grappolo proibite dalla Convenzione delle Nazioni
Unite entrata in vigore l’1 agosto 2010, mai ratificata da
Washington. Le CBU-105D/B sono state realizzate
modificando la bomba a grappolo del tipo CBU-97, 450 kg di
peso e a caduta libera, ognuna delle quali contiene al suo
interno dieci sub munizioni BLU-108, a loro volta dotati di
quattro proiettili (Skeets) che, grazie ad uno speciale
sensore laser, individuano e colpiscono carri armati,
blindati, camion da trasporto e altri velivoli militari di
supporto. Questi micidiali strumenti di morte sono stati
utilizzati per la prima volta durante l’invasione dell’Iraq
nel 2003.
Nel
settembre 2011, un altro colosso del complesso militare
industriale statunitense, la Lockheed Martin Corporation, ha
ricevuto un ordine di 15,3 milioni di dollari per fornire
nuovi sistemi di sorveglianza e puntamento alla flotta di
elicotteri AH-64D “Apache” in dotazione alle forze armate
saudite. Nello stesso mese, la US Defense
Security Cooperation Agency ha annunciato che
l’Arabia Saudita ha richiesto apparecchiature e sistemi
avanzati per i cannoni da 155mm “M777A2” e 105mm “M119A2” dei
reparti di artiglieria leggera (valore 886 milioni di
dollari). Alla vigilia della firma dell’accordo sui
cacciabombardieri F-15, il comando di US Army ha autorizzato
una modifica al contratto di vendita dei velivoli leggeri
armati 8x8 (LAV – Light Armored Vehicles) che accresce
a 155 il numero di unità da trasferire al paese arabo (costo
complessivo, 264 milioni di dollari).
In
vista dell’accerchiamento dell’Iran e del potenziamento del
sistema di “difesa” anti missili balistici in Medio oriente,
il Pentagono sta infine contribuendo al programma di sviluppo
del sistema missilistico “Patriot” delle forze armate saudite
(valore 1,7 miliardi di dollari). Contestualmente ha
autorizzato la vendita di 209 missili “Patriot” al Kuwait (900
milioni di dollari) e, il 29 dicembre 2011, di due sistemi
“THAAD” (High Altitude Area Defense) agli Emirati Arabi
Uniti. Quest’ultima commessa, per il valore di 1,96 miliardi
di dollari, comprende 96 missili terra-aria, apparecchiature
radar e relativi centri di comando, controllo e lancio,
prodotti tutti dall’immancabile Lockheed Martin. Gli
intercettori “THAAD” destinati agli emirati saranno collegati
in rete con il nuovo sistema “Aegis Ballistic Missile Defense”
della marina militare USA, in via di dislocazione nelle acque
del Golfo Persico e del Mediterraneo.
Agli
Emirati Arabi, le industrie militari statunitensi potrebbero
fornire dal prossimo anno4.900 di bombe a guida di
precisione, laser o Gps, del tipo “Rnep” (le cosiddette bunker-busters o penetra-bunker)
e “Jdam”
da attacco diretto. Washington ha già autorizzato a settembre
la vendita di 500 missili aria-terra “Hellfire” che,
similmente alle “Rnep” e alle “Jdams”, possono perforare
strutture superprotette in cemento armato. Pure gli emiri non
disdegnerebbero un blitz contro i presunti siti nucleari
iraniani. Con le autorità di Teheran è in corso da anni una
disputa sulla sovranità dell’isola di Abu Musa,
strategicamente localizzata all’ingresso dello Stretto di
Hormuz.
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