R: [pace] Siria: le sigle dell'ingerenza, la manipolazione che nessun media in Italia svela



Veramente eccellente l'articolo di Marinella!

Ho subito provveduto a metterlo nella home page www.peacelink.it (le news del riquadro in alto a destra con link a scorrimento).

A mio parere il copione della Libia si ripete per la Siria con una importante novita' nella tecnica di comunicazione-manipoazione. Per la Libia la fonte delle bufale era il Cnt, che era parte del conflitto. Facile bersagliare Rainews di critiche per essersi sbilanciata dalla parte del Cnt. Adesso gli spacciatori di bufale si sono fatti furbi e creano organismi che si propongono come "osservatorii" per i diritti umani, che si spacciano per indipendenti.

Per partiti o testate giornalistiche filointerventisti e' piu' facile aderire alla guerra se lo chiede un osservatorio sui diritti umani.

Mica possono dire "me lo chiede la Nato". Farebbero brutta figura.

Con i diritti umani invece si fa sempre bella figura.

Lo stesso fascismo motivo' la missione coloniale nel Corno d'Africa con la tutela dei diritti umani e infatti il primo atto di Mussolini fu un decreto per abolire la schiavitu'. E lo fece per davvero!

Purtroppo accade una cosa stranissima: la parola "imperialismo" e' sparita dalla politica e rimane solo sui libri di storia. Io leggo sul mio libro di storia, regolarmente adottato a scuola, la parola "imperialismo" (anzi c'e' un intero capitolo e si parla degli Stati Uniti) e non sono tacciato di faziosita' perche' e' un dato acquisito per gli storici, c'e' sul libro... Fateci caso: e' in atto una censura linguistica.
Un fenomeno che esiste per chi studia la realta' storica non esiste per chi opera politicamente nella realta'.

Anzi chi fa politica e dovesse pronunciare in tv la parola "imperialismo" si brucia la carriera in certi partiti. E' tabu'. Come per i sistema eliocentrico nel Seicento.

Autocensura, cautela, omerta'.

Come la parola "mafia" non veniva (e non viene) mai pronunciata in certi contesti, oggi per la parola "imperialismo" accade qualcosa di simile.

La censura autoimpostasi da tanti giornalisti e parlamentari rasenta l'incredibile. E poi ci stupiamo dei paesi totalitari. Ma che critiche possiamo muovere in nome dei diritti umani quando non si ha il coraggio di esercitare qui da noi la liberta' di informazione?

Alessandro
www.peacelink.it

From: Mari Cor <mari.liberazioni at yahoo.it>
Sender: pace-request at peacelink.it
Date: Fri, 25 Nov 2011 00:02:45 -0800 (PST)
To: pace at peacelink.it<pace at peacelink.it>; nowaroma at googlegroups.com<nowaroma at googlegroups.com>
ReplyTo: pace at peacelink.it
Subject: [pace] Siria: le sigle dell'ingerenza, la manipolazione che nessun media in Italia svela

Oltre alle informazioni inviate da Alessandro sull'articolo di Pierre Piccinin (vedi più oltre), vi mando questo articoletto che ovviamente, pubblicato n versione ridotta sul manifesto, ha suscitato le proteste di Amnesty che ha la coda di paglia visto il nulla che ha fatto sull'assedio a Sirte sugli altri orrori Natolibici e che dà retta a voci al telefono sulla Siria. Marinella

 
LIBIA E SIRIA STESSO COPIONE MEDIATICO. I NON GOVERNATIVI BELLICOSI  
Marinella Correggia
Dopo la Libia si ripete in Siria la bellicosa collaborazione fra sedicenti “centri per i diritti umani” e media internazionali, nella diffusione di notizie a effetto non verificabili fatte per accreditare la versione “un intero popolo disarmato contro un dittatore” (o più di recente un intero popolo armato solo per difendersi) e giustificare anzi chiedere ingerenze esterne anche militari.
Per esempio, sul sito del Syrian Observatory for Human Rights (Sohr) è precisato: “Tutte le nostre ultime notizie sono disponibili su Reuters e su Afp” (in diverse lingue): un’ottima cassa di risonanza, e gratuita. Il Sohr in agosto ha denunciato al mondo via Cnn che nella città di Hama diversi neonati erano morti nelle incubatrici perché “Assad aveva ordinato di togliere la corrente”. Chi non ricorda l’effetto-bomba di un’analoga notizia falsa nel 1991, colpevoli allora i soldati iracheni in Kuwait? Anche nel caso siriano la notizia e la relativa foto si sono poi rivelate una bufala, come diverse altre.
Non essendo sul terreno, le stesse organizzazioni internazionali per i diritti umani tendono ad affidarsi – come i media – a questi gruppi ben poco imparziali (di recente un avvocato statunitense in visita in ospedali siriani ha smentito la denuncia di Amnesty, non corroborata da fatti ma solo da voci provenienti da fonti non rese note, secondo la quale medici e infermiere avrebbero torturato pazienti oppositori del regime. Copione simile in Libia: medici di Zawya sarebbero stati imprigionati da Gheddafi perché non accettavano di far morire i ribelli feriti; è venuto poi fuori che alcuni medici erano stati per qualche giorno in prigione per aver introdotto armi nel paese).
Certi attori “non governativi” del fronte libico si ritrovano in Siria. Fra le organizzazioni che il 23 febbraio scorso firmarono una petizione a Obama, all’Ue e a Ban Ki Moon chiedendo di fermare la repressione in Libia con ogni mezzo, c’era (in veste di promotrice) la Lega libica per i diritti umani (Llhr) che aderisce alla Federazione internazionale per i diritti umani (Fidh) la quale è finanziata dalla National Endowment for Democracy (Ned), sedicente Ong statunitense - creata da Reagan nel 1982 e pagata dal Congress - definita dai critici un’agenzia che facilita il lavoro dei servizi segreti di Washington nella rimozione di governi sgraditi. Nell’aprile 2002 ebbe un ruolo anche nell’appoggiare il golpe fallito a Caracas contro il governo di Hugo Chavez. Altra promotrice della lettera libica ìera la ginevrina UN Watch, nel cui board siedono membri della destra statunitense.  
In Siria, il principale referente del Ned è il Damascus Center for Human Rights Studies, anch’esso partner della Fidh di cui sopra. Radwan Ziadeh, direttore del Damascus Center, è fra l’altro direttore del Syrian Center for Political and Strategic Studies a Washington. Tempo fa era presente, come i rappresentanti del Ned in Libia, alla cerimonia di premiazione degli “attivisti per I diritti umani” condotta dal Ned stesso. Quanto allo UN Watch, ha già lanciato diverse petizioni contro il governo siriano. E nessuna per invocare una mediazione di pace.
Chissà perché i media internazionali non danno voce a quelle figure dell’opposizione che si oppongono a ingerenze esterne e  agli scontri armati fra siriani.
 
 
 
 
QUANTO SCRIVE ALESSANDRO MARESCOTTI:
Le informazioni che leggerete provengono da
Pierre PICCININ
Professor of History and political Sciences
http://pierre.piccinin-publications.english.over-blog.com/article-syria-lies-and-manipulation-80670254.html
Qui c'è la traduzione in italiano
http://pierre.piccinin-publications.italiano.over-blog.com/article-siria-menzogne-e-manipolazioni-80717177.html


Il prof. Pierre Piccinin è andato in Siria (*) ed è rimasto impressionato per il divario fra le cose che vedeva e le notizie delle agenzie stampa, come la AFP. Ad esempio una manifestazione di 10 mila persone contro il regime siriano diventava di mezzo milione. Ecco cosa scrive...

Come è possibile che 10.000 manifestanti abbiano potuto miracolosamente moltiplicarsi in 500.000 nei dispacci della AFP?

La fonte dell’AFP? Quella che ritorna sistematicamente da mesi in tutti i media. Quella che è diventata, poco a poco, quasi la sola fonte sugli avvenimenti che riguardano la Siria. E’ l’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo (OSDH).

Io mi sono subito interessato a questo OSDH. Non mi ci è voluto molto per scoprire che, dietro questa sigla all’apparenza onorevole, al pari di associazioni come Amnesty International o la Lega per i diritti dell’uomo, si nasconde una organizzazione politica, con sede a Londra, il cui presidente, Rami Abdel Ramane, oppositore di lunga data del regime baathista, è conosciutissimo in Siria, dove sono noti i rapporti stretti che intrattiene con i Fratelli Mussulmani, di cui sarebbe egli stesso membro.

E’ sempre questa organizzazione, l’OSDH, che moltiplica i video su Youtube, mostrando “decine di migliaia di manifestanti” in tutte le grandi città della Siria, mentre, se si guarda bene i video, si vede solo qualche decina di persone, riprese a distanza ravvicinata, che sicuramente danno una impressione di massa, ma non sono tali da ingannare un occhio critico.

Se guardate quello che scrivono in questi giorni i giornali sulla Siria, quasi tutte le informazioni sulle vittime del giorno vengono da questo "Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo" (di cui tra l'altro non sono riuscito a trovare il sito su Internet). Prendete ad esempio questa notizia: http://www.tmnews.it/web/sezioni/esteri/PN_20111122_00203.shtml
E' completamente costruita su quanto afferma l'"Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo". Un osservatorio i cui dati non vengono mai presi in considerazione neanche da Amnesty International. Ma che tuttavia sono rilanciate dall'ANSA

o dal Partito Radicale
Date un'occhiata alla marea di notizie stampa che Abdel Rahmane genera con i sui dati non verificati e non verificabili:
http://247.libero.it/dsearch/abdel+rahmane

Ma continuiamo a leggere cosa afferma il prof. Piccinin.

Così da molti mesi i media diffondono a proposito della Siria una realtà immaginaria, una realtà rivista e corretta da un’unica fonte, sulla quale nessuno, sembra, ritiene utile interrogarsi.

Questa immagine di una Siria in piena rivoluzione e di un partito Baath sull’orlo del baratro non corrisponde in alcun modo alla realtà sul campo, dove il Potere controlla la situazione e la contestazione è grandemente scemata.

Ma, al di là di questa disinformazione relativa al caso siriano, vi è qualcosa di più grave: in termini generali, le lezioni di Timisoara, della Guerra del Golfo o dei fatti di Yugoslavia non sono sempre servite. E i media, anche i più affidabili, continuano a cadere nella trappola di dispacci affrettati, senza preoccuparsi di verificarne prima né il contenuto né la fonte, a rischio di propinare ai loro lettori una realtà virtuale e di costruire per loro un mondo immaginario.

A mio parere queste considerazioni vanno diffuse perché non è possibile essere presi in giro così. Vi sono media che fanno leva su un sentimento così nobile e importante come l'indignazione per stumentalizzarlo a fini propagandistici. Per creare consenso attorno alla prossima guerra. Ma questa storia può andare avanti solo fin quando non solleveremo un coro di dubbi e di proteste.

Non è venuto il momento per rumoreggiare un po'?

Alessandro



(*) Come è riuscito a entrare? La racconta così: "Sono stato in Siria dal 10 al 23 luglio dopo aver chiesto un visto all’ambasciata siriana. Nel lungo formulario che ho dovuto compilare ho imbrogliato un po’ non dicendo che sono un professore di Scienze politiche, e affermando che ero interessato all’arte. Così con mia sorpresa ho ottenuto un visto turistico senza difficoltà. Giunto all’aeroporto di Damasco ho noleggiato un’auto con la quale ho potuto circolare liberamente per tutto il Paese, senza dover essere accompagnato da nessuno e senza dover spiegare a nessuno quale sarebbe stato il mio itinerario".