mi chiedo se per caso non stiamo facendo
eccessivo catastrofismo.
Poichè, in caso di catastrofe finanziaria, noi
miserelli non siamo in grado di fare nulla, non potremmo intanto tentare di
ottenere parziali vittorie sul nuovo fronte governativo ? Si sa che
Monti dovrà reperire dei soldi per fare fronte alla crisi. Non potremmo
subissarlo di messaggi per chiedergli di cercare quei soldi tra i finanziamenti
scandalosi alle forze armate, armi, missioni all' estero ? Non potremmo
suggerirgli di studiarsi bene il progetto TAV della Val di Susa e risparmiare un
pozzo di soldi da lì ?
E perchè tutti i maggiori quotidiani
italiani non chiedono mai di tagliare i finanziamenti alle forze armate e
agli armamenti e alle missioni all' estero? Sfogarci tra di noi va bene ed
è utile, ma non basta. Dobbiamo riversare le nostre idee a cascata su chi ci
governa. Altrimenti restiamo un Club di intellettuali scontenti, chiuso in se
stesso.
Franco
----------------------------------------- Franco BORGHI Via
Frescobaldi 13 - 44042 CENTO Tel.051.6836715 -Fax
051.18895462 Cell.348.3802633 Skype: consultfb Reply to: xenos at iii.it
----- Original Message -----
Sent: Wednesday, November 16, 2011 6:00
PM
Subject: R: [pace] Le armi, l'oro e le
fiamme della nostra indignazione
----Messaggio originale---- Da: alberto.cacopardo at alice.it Data:
16-nov-2011 17.51 A: <pace at peacelink.it> Ogg: [pace] Le
armi, l'oro e le fiamme della nostra indignazione
Se qualcuno vuole sapere perché un gestore di
hedge funds texano che sta scommettendo sul fallimento dell'Italia consiglia
di mettere i soldi nell'oro e nell'industria delle armi, dia un'occhiata a
questo breve post sul mio blog:
Alberto Cacopardo
L'economia, specialmente con questa crisi del debito, è affare che ci
riguarda tutti, pacifisti e nonviolenti inclusi, ed è materia troppo
seria per essere delegata agli economisti di professione, quelli che "la crisi
mai sarebbe potuta deflagrare" (così come Dio ci guardi dal delegare il
complesso problema energetico agli "esperti" ingegneri nucleari, quelli che
"mai Fukushima sarebbe potuta avvenire"!).
Sulla base di essi - concetti - possiamo valutare il governo Monti non come
il provvido pompiere che, in una situazione di emergenza, spegne l'incendio
che ci minaccia; bensì, per restare nella metafora ignea, come l'emissario dei
piromani che deve sovraintendere allo sciacallaggio dei nostri beni per conto
loro (i piromani della finanza internazionale, per capirci). A differenza del
Berluska, non a caso messo da parte, Monti ha però effettivamente il compito
di contenere le fiamme per evitare che facciano crollare tutto il
sistema...
Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari (nonché
obiettore bancario)
(uno che, grazie al movimento del '68, a 16 anni
"Il Capitale" se l'era, ahimé, già letto e studiato per intero ben 3
volte!)
I fatti fondamentali da cui partire sono:
1- i 500-600mila miliardi di dollari di derivati (in massima parte "fuori
borsa"), pari a 8-10 volte il PIL mondiale, vogliono dire che viviamo, il
mondo intero, appunto, sotto la spada di Damocle dell'iperinflazione (che
abolisce di fatto la moneta come mezzo di scambio, vedi Weimar). Il problema
per il sistema globale che si è venuto a creare in questi ultimi 30 anni
(Luciano Gallino lo chiama "finanz-capitalismo") è di evitare che questa bolla
di titoli più che tossici, radioattivi, esploda e che bene o male continui e
si perpetui il meccanismo che risucchia ricchezza dall'economia reale. Di
questo compito della "stabilità finanziaria" devono farsi garanti gli Stati,
garantendo la liquidità ai player sistemici per evitare bancarotte locali
passibili di reazioni a catena. Dal 2008 si parla a vuoto, nei vertici tipo
G20, della necessità di creare una nuova regolamentazione globale del mercato
dei derivati. Ma non si riesce a fissare, da parte di una politica complice,
degli standard minimi cui la speculazione deve attenersi;
2- la crisi dell'euro nasce dal fatto che la BCE, per volontà soprattutto
tedesca, si è autoimposta di funzionare in modo diverso dalla FED statunitense
o dalla Bank of England. Rifiuta di "farsi prestarice di ultima istanza", cioé
di garantire la solvibilità dei titoli sovrani dell'eurozona. Non stampa
moneta neanche sotto tortura (e su questo il premio Nobel Paul Krugman ad
esempio continua a bastonare nei suoi editoriali sul New York Times parlando
di "indirizzo suicida") perché obbedisce al tabu tedesco dell'inflazione come
massimo spauracchio (confondendo inflazione con iperinflazione);
3- come si è già scritto nel post intitolato "il debito non è nostro", la
crisi del debito pubblico non è causata, come si vuole far credere,
dall'eccesso di spesa pubblica, in particolare della spesa sociale; al
contrario, la causa determinante dei deficit statali sta nell'enorme quantità
di danaro regalato per il salvataggio del sistema finanziario. Si ripropongono
le impressionanti cifre già diffuse nel citato post: negli USA, per i bailout
bancari, secondo un dossier del New York Times, sono stati impegnati 17.000
miliardi di dollari, di cui 2.000 effettivamente versati ed il resto come
garanzie, che hanno fatto meritare ad Obama l'appellativo di "uomo di Wall
Street"; nella UE "solo" 5.000 miliardi di dollari; ma recentemente se ne
vorrebbero mettere a disposizione 3.000 perché le banche vicine alla
bancarotta possano ricorrere agli aiuti statali usati come bancomat di pronta
liquidità;
4- sugli Stati che si sono svenati per salvare gli speculatori dal
fallimento, gli speculatori medesimi, lungi dal ringraziare, nel contesto
creato dalla gabbia dell'eurosistema (l'anomalia della BCE di cui si diceva,
vedi articolo del Sole 24 Ore di oggi intitolato: "Il quantitative easing è
l'anello mancante della BCE"), accaniscono le loro operazioni speculative e
creano la possibilità del fallimento dell'euro. Monti viene imposto, in barba
a qualsiasi procedura democratica, come il curatore fallimentare che deve
garantire il piano di rimborso dei creditori dei titoli italiani: solo in
minima parte (il 20%) i piccoli risparmiatori;
5- Ne deriva che l'opinione pubblica farebbe bene ad occuparsi non della
distribuzione "equa" delle mazzate che le devono essere somministrate, ma
della condizione immediata e preliminare per cominciare a risolvere il vero
problema: pretendere i poteri giusti per la BCE ed il ripristino del controllo
democratico sul "bene comune" moneta (l'espressione è usata da Francois Morin
nel suo "Un mondo senza Wall Street", che riprende il progetto di Keynes del
bancor, la moneta internazionale). E' stupido parlare di "patrimoniale" nel
momento in cui si tratta, oltretutto di capire, quale parte del debito è
effettivamente "nostra". Questo, ad esempio, è il punto di partenza della
"campagna per il congelamento del debito" lanciata dal Centro Nuovo Modello di
Sviluppo di Francuccio Gesualdi. Riportamo alcuni passi dell'appello: "Non è
vero che tutto il debito va ripagato, il popolo ha l'obbligo di restituire
solo quella parte che è stato utilizzata per il bene comune e solo se sono
stati pagati tassi di interesse accettabili. Tutto il resto, dovuto a (usura
speculativa - ndr), ruberie, sprechi, corruzione, è illegittimo e immorale,
come hanno sempre sostenuto i popoli del Sud del
mondo".
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