Re: [pace] Le armi, l'oro e le fiamme della nostra indignazione



Title: Virgilio

 
 
mi chiedo se per caso non stiamo facendo eccessivo catastrofismo.
 
Poichè, in caso di catastrofe finanziaria, noi miserelli non siamo in grado di fare nulla, non potremmo intanto tentare di ottenere parziali vittorie sul nuovo fronte governativo ?  Si sa che Monti dovrà reperire dei soldi per fare fronte alla crisi. Non potremmo subissarlo di messaggi per chiedergli di cercare quei soldi tra i finanziamenti scandalosi alle forze armate, armi, missioni all' estero ? Non potremmo suggerirgli di studiarsi bene il progetto TAV della Val di Susa e risparmiare un pozzo di soldi da lì ?
E perchè  tutti i maggiori quotidiani italiani non chiedono mai di tagliare i finanziamenti alle forze armate  e agli armamenti e alle missioni all' estero? Sfogarci tra di noi va bene ed è utile, ma non basta. Dobbiamo riversare le nostre idee a cascata su chi ci governa. Altrimenti restiamo un Club di intellettuali scontenti, chiuso in se stesso.
 
Franco
 
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Franco BORGHI
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----- Original Message -----
Sent: Wednesday, November 16, 2011 6:00 PM
Subject: R: [pace] Le armi, l'oro e le fiamme della nostra indignazione

----Messaggio originale----
Da: alberto.cacopardo at alice.it
Data: 16-nov-2011 17.51
A: <pace at peacelink.it>
Ogg: [pace] Le armi, l'oro e le fiamme della nostra indignazione

Se qualcuno vuole sapere perché un gestore di hedge funds texano che sta scommettendo sul fallimento dell'Italia consiglia di mettere i soldi nell'oro e nell'industria delle armi, dia un'occhiata a questo breve post sul mio blog:
Alberto Cacopardo


L'economia, specialmente con questa crisi del debito, è affare che ci riguarda tutti, pacifisti e nonviolenti inclusi, ed è materia troppo seria per essere delegata agli economisti di professione, quelli che "la crisi mai sarebbe potuta deflagrare" (così come Dio ci guardi dal delegare il complesso problema energetico agli "esperti" ingegneri nucleari, quelli che "mai Fukushima sarebbe potuta avvenire"!).

Sulla base di essi - concetti - possiamo valutare il governo Monti non come il provvido pompiere che, in una situazione di emergenza, spegne l'incendio che ci minaccia; bensì, per restare nella metafora ignea, come l'emissario dei piromani che deve sovraintendere allo sciacallaggio dei nostri beni per conto loro (i piromani della finanza internazionale, per capirci). A differenza del Berluska, non a caso messo da parte, Monti ha però effettivamente il compito di contenere le fiamme per evitare che facciano crollare tutto il sistema...

Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari (nonché obiettore bancario)

(uno che, grazie al movimento del '68, a 16 anni "Il Capitale" se l'era, ahimé,  già letto e studiato per intero ben 3 volte!)

I fatti fondamentali da cui partire sono:

1- i 500-600mila miliardi di dollari di derivati (in massima parte "fuori borsa"), pari a 8-10 volte il PIL mondiale, vogliono dire che viviamo, il mondo intero, appunto, sotto la spada di Damocle dell'iperinflazione (che abolisce di fatto la moneta come mezzo di scambio, vedi Weimar). Il problema per il sistema globale che si è venuto a creare in questi ultimi 30 anni (Luciano Gallino lo chiama "finanz-capitalismo") è di evitare che questa bolla di titoli più che tossici, radioattivi, esploda e che bene o male continui e si perpetui il meccanismo che risucchia ricchezza dall'economia reale. Di questo compito della "stabilità finanziaria" devono farsi garanti gli Stati, garantendo la liquidità ai player sistemici per evitare bancarotte locali passibili di reazioni a catena. Dal 2008 si parla a vuoto, nei vertici tipo G20, della necessità di creare una nuova regolamentazione globale del mercato dei derivati. Ma non si riesce a fissare, da parte di una politica complice, degli standard minimi cui la speculazione deve attenersi;

2- la crisi dell'euro nasce dal fatto che la BCE, per volontà soprattutto tedesca, si è autoimposta di funzionare in modo diverso dalla FED statunitense o dalla Bank of England. Rifiuta di "farsi prestarice di ultima istanza", cioé di garantire la solvibilità dei titoli sovrani dell'eurozona. Non stampa moneta neanche sotto tortura (e su questo il premio Nobel Paul Krugman ad esempio continua a bastonare nei suoi editoriali sul New York Times parlando di "indirizzo suicida") perché obbedisce al tabu tedesco dell'inflazione come massimo spauracchio (confondendo inflazione con iperinflazione);

3- come si è già scritto nel post intitolato "il debito non è nostro", la crisi del debito pubblico non è causata, come si vuole far credere, dall'eccesso di spesa pubblica, in particolare della spesa sociale; al contrario, la causa determinante dei deficit statali sta nell'enorme quantità di danaro regalato per il salvataggio del sistema finanziario. Si ripropongono le impressionanti cifre già diffuse nel citato post: negli USA, per i bailout bancari, secondo un dossier del New York Times, sono stati impegnati 17.000 miliardi di dollari, di cui 2.000 effettivamente versati ed il resto come garanzie, che hanno fatto meritare ad Obama l'appellativo di "uomo di Wall Street"; nella UE "solo" 5.000 miliardi di dollari; ma recentemente se ne vorrebbero mettere a disposizione 3.000 perché le banche vicine alla bancarotta possano ricorrere agli aiuti statali usati come bancomat di pronta liquidità;

4- sugli Stati che si sono svenati per salvare gli speculatori dal fallimento, gli speculatori medesimi, lungi dal ringraziare, nel contesto creato dalla gabbia dell'eurosistema (l'anomalia della BCE di cui si diceva, vedi articolo del Sole 24 Ore di oggi intitolato: "Il quantitative easing è l'anello mancante della BCE"), accaniscono le loro operazioni speculative e creano la possibilità del fallimento dell'euro. Monti viene imposto, in barba a qualsiasi procedura democratica, come il curatore fallimentare che deve garantire il piano di rimborso dei creditori dei titoli italiani: solo in minima parte (il 20%) i piccoli risparmiatori;

5- Ne deriva che l'opinione pubblica farebbe bene ad occuparsi non della distribuzione "equa" delle mazzate che le devono essere somministrate, ma della condizione immediata e preliminare per cominciare a risolvere il vero problema: pretendere i poteri giusti per la BCE ed il ripristino del controllo democratico sul "bene comune" moneta (l'espressione è usata da Francois Morin nel suo "Un mondo senza Wall Street", che riprende il progetto di Keynes del bancor, la moneta internazionale). E' stupido parlare di "patrimoniale" nel momento in cui si tratta, oltretutto di capire, quale parte del debito è effettivamente "nostra". Questo, ad esempio, è il punto di partenza della "campagna per il congelamento del debito" lanciata dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Francuccio Gesualdi. Riportamo alcuni passi dell'appello: "Non è vero che tutto il debito va ripagato, il popolo ha l'obbligo di restituire solo quella parte che è stato utilizzata per il bene comune e solo se sono stati pagati tassi di interesse accettabili. Tutto il resto, dovuto a (usura speculativa - ndr), ruberie, sprechi, corruzione, è illegittimo e immorale, come hanno sempre sostenuto i popoli del Sud del mondo".