R: RE: R: Re: [pace] Le prossime guerre: che fare?



Lorenzo mi ha telefonato alla sede della LOC.
Confermo per iscritto la 
mia adesione personale ad un punto charo, inequivocabile, secondo me 
determinante: non voterò per i partiti che sostengono le missioni 
militari all'estero, in qualsiasi forma.
Per quanto riguarda le 
adesioni associative, devo sentire ovviamente gli organi responsabili.
Breve commento.
A me sembra un manifesto perfettamente "nonviolento", 
perchè dal punto di vista logico, etico e politico il "non" collaborare 
rispetto alla violenza e all'ingiustizia è più chiaro, evidente e 
preliminare.
Non a caso tutti i codici deontologici (e tutti i 
decaloghi religiosi) iniziano con un "non".
Non uccidere, non nuocere, 
è molto più evidente ed immediato che non "fai del bene", che comporta 
molte più sfaccettature, più riflessione, conoscenza, pianificazione...

Esempio per i bambini:
non uccidere Antonio è chiarissimo e non si 
presta ad equivoci; 
fai del bene ad Antonio (come?) non è altrettanto 
manifesto ed indiscutibile...

Non fare la guerra mi sembra chiaramente 
preliminare rispetto al pur indispensabile, ma successivo, costruisci 
la pace.
E' il fondamento sul quale poi edifichi la casa...

----
Messaggio originale----
Da: pilarcastel at hotmail.it
Data: 7-nov-2011 
6.22 PM
A: <pace at peacelink.it>
Ogg: RE: R: Re: [pace] Le prossime 
guerre: che fare?


penso di aver aderito come moderatore del 
socialforum di roma e anche personalmente come pilar castel, giovedì 
raccolgo le adesioni delle associzioni che verranno al laboratorio di 
pace che tengo qui a trevignano, dove ritrovo l'appello? Qualcuno mi 
può dare la mail delle persone che erano a lgo argentina ( io ero la 
'voce recitante') per avere più materiale da leggere una prossima 
volta, grazie e paci, pilar
 From: lorenz.news at yahoo.it
To: 
pace at peacelink.it
Subject: R: Re: [pace] Le prossime guerre: che fare?
Date: Mon, 7 Nov 2011 18:08:43 +0100























Vorrei 
ricordare, Roberto, Marinella,
Nando che qualcosa di molto concreto, o 
meglio la cosa più concreta possibile
dal punto di vista politico, la 
stiamo già facendo: stiamo per lanciare online
un appello, Il Manifesto 
nonviolento, già diffuso su questa lista da circa due
mesi, i cui 
firmatari, singoli e associazioni, 

 

e tra essi vi sono Emergency, 
Luisa
Morgantini,  Assopace, Peacelink, Alex Zanotelli, e molti altri –

 

dichiarano che non voteranno per i partiti
che sosterranno le 
missioni militari all’estero.

 

L’appello lo sto aggiornando ogni
settimana (domani il prossimo aggiornamento) e sta per essere lanciato 
su
internet.

Unitevi all’appello, e appena lo diffondiamo
su internet 
per le firme diffondetelo sul vostro sito!

 

Lorenzo

 









Da:
pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto 
di ferroferrarese at libero.it

Inviato: lunedì 7 novembre 2011
17.57

A: 
pace at peacelink.it

Oggetto: R: Re: [pace] Le prossime
guerre: che fare?



 

Si potrebbe fare una bella riunione con i pacifisti
iscritti ed 
elettori dei partiti che hano fatto e faranno le guerre e chiedere
loro 
di adottare una forma di protesta non violenta, tipo...andare a votare
un'ora dopo rispetto all 'usanza di essere al seggio di prima mattina, 
oppure
andare alle loro conferenze e comizi  ma restare nelle ultime 
file, oppure
prendere i contributi degli enti locali di 
centrodestrasinistra ma ...a rate
!!!

Ovviamente queste forme di lotta 
possono essere rese
più pacifiche e meno provocatorie prendendo 
contatti preventivi con i capi
partito...e chiarendo che vogliamo solo 
far vedere che qualcosa facciamo ma non
vogliamo scalzarli, restiamo 
movimento e serbatoio elettorale. 

Nando.

 

---Messaggio 
originale----



Da: elbano9 at yahoo.it

Data: 06/11/2011 22.30

A: 
"pace at peacelink.it"<pace at peacelink.it>

Ogg: Re: [pace] Le prossime 
guerre: che fare?







Concordo
con Marinella che pur partendo da un 
numero limitato di attivisti dobbiamo
ugualmente provare ad intralciare 
le guerre e la loro preparazione. Intralciarle in ogni loro momento.





 







Nell'
informazione. Tutte le guerre sono preparate con bugie 
e propaganda; dell'Iran
si e' gia' parlato di un attentato preparato 
dal suo governo negli USA (!?!?),
e di un rapporto dell' Agenzia 
Atomica che provera' la costruzione di armi
nucleari.







Nel
cammino parlamentare: in Italia manca una normativa precisa sulle 
missioni, ma
si puo' pretendere che le scelte siano discusse in 
Parlamento, si puo'
contestare e chiedere informazioni, per esempio nel 
caso della Libia, che ruolo
ha avuto l' Italia nei bombardamenti di 
Sirte e Ben Walid ? 





Anche
azioni con pochi attivisti possone 
essere eclatanti ed efficaci se preparate
bene.





 





 Dovremmo
trovare la maniera di parlare di tutto questo, perche' sono cose 
possibili ma
andrebbero un po' studiate, un po' discusse. 





Qualcosa
del pezzo di Michel Chossudovsky e' presente anche in altri 
scritti che parlano
di come opporsi alle guerre; sarebbe utile e bello 
discutere di queste cose con
un po' di impegno, ma sarebbe necessario 
farlo per gruppi non lontani
geograficamente, meglio se nella stessa 
citta'.





 





Concludo
pero' con una nota di ottimismo; a Roma il 
4 novembre eravamo numerosi al
presidio in Largo Argentina ed alcune 
persone hanno approfittato dell'
occasione per prendere contatto con la 
rete NoWar che l' aveva
organizzato.





Inoltre
negli ultimi due mesi 
in tutta Italia qualche decina di persone si e' collegata
in qualche 
modo e probabilmente il 4 novembre le iniziative sono state
piu' di 
quelle che conosciamo per ora.





 









Da: Mari Cor <mari.
liberazioni at yahoo.it>

A:
"pace at peacelink.it" <pace at peacelink.it>

Inviato:
Sabato 5 Novembre 2011 23:38

Oggetto:
[pace] Le prossime 
guerre: che fare?









Chossudovski fa delle proposte - al fondo 
dell'articolo - da
studiare ma sono cose che si è cercato di fare nelle 
guerre precedenti e non è
servito. La guerra atroce contro la Libia, 
poi, è stata una débacle. 





 





la Rete di base a tutti i 
livelli che egli propone deve servire a
FAR AGIRE e non solo a 
informare come è successo stavolta, tragicamente. E SE
SI E' IN POCHI - 
gli altri arriveranno troppo tardi - OCCORRONO AZIONI
ECLATANTI. 
Nonviolente ma eclatanti, e coordinate in più paesi (come era
coordinato il 15 ottobre che NON HA DETTO NULLA SULLA GUERRA, il che è
indicativo). 





 





Le azioni devono essere eclatanti per mezzi 
usati (ripeto,
nonviolenti) e per i target (ad esempio nel caso della 
guera alla Libia troppo
tardi è risultato chiaro che il target doveva 
essere la rUSSIA, L'UNICA IN
GRADO E CON QUALCHE VOLONTà DI AGIRE. E 
davanti alle ambasciate russe andavano
fatte azioni eclatanbti, di 
pressione e richiesta). Per essere granelli negli
ingranaggi bisogna 
sapere dove infilarsi.





 





Pensiamoci meglio





 





Marinella









Da: Roberto Vignoli <rvignoli at gmail.com>

A:
pace at peacelink.it

Inviato:
Sabato 5 Novembre 2011 23:21

Oggetto:
[pace] Guerra Globale: Mirare all’Iran: prepararsi per la Terza Guerra 
Mondiale



Guerra Globale: Mirare all’Iran: prepararsi per la Terza 
Guerra Mondiale



- di Michel Chossudovsky -

Global Research



Il 
dispiegamento militare delle forze USA-NATO si sta verificando in 
diverse
regioni del mondo contemporaneamente.



La militarizzazione a 
livello globale è organizzata attraverso la struttura di
comando 
unificata dei militari americani: l’intero pianeta è diviso in Comandi
Combattenti geografici sotto il controllo del Pentagono. Secondo l’ex
Comandante generale della NATO Wesley Clark, la road-map militare del 
Pentagono
consiste in una sequenza di teatri di guerra: “Il piano per 
la campagna
quinquennale[include] … un totale di sette paesi, a partire 
dall’Iraq, poi
Siria , Libano, Libia, Iran, Somalia e Sudan.”



Il 
progetto militare globale del Pentagono è la conquista del mondo.



Una guerra contro l’Iran è nei piani del Pentagono dal 2004.



Il 
presunto programma di armi nucleari dell’Iran è il pretesto e la 
giustificazione. Teheran
viene anche identificato come “Stato sponsor 
del terrorismo”, con l’accusa di
sostenere la rete di Al Qaeda.



Dopo 
i recenti sviluppi, ciò che si sta svolgendo è un piano integrato di
attacco contro l’Iran guidato dagli Stati Uniti, con la partecipazione 
del
Regno Unito e di Israele.



Mentre i media hanno presentato la 
pianificazione militare israeliana e
britannica riguardante l’Iran come 
iniziative distinte, ciò che stiamo
affrontando è uno sforzo militare 
integrato e coordinato guidato dagli Stati
Uniti.



Ai primi di 
novembre, Israele ha confermato che si sta preparando a lanciare
attacchi aerei contro gli impianti nucleari iraniani, senza tuttavia
riconoscere che questo avverrebbe come parte di un’iniziativa guidata 
dagli
Stati Uniti:



Secondo quanto riferito, il primo ministro 
israeliano Benjamin Netanyahu ha
recentemente cercato di ottenere il 
sostegno del governo per un attacco
militare contro i siti nucleari 
della Repubblica islamica dell’Iran. In uno
sforzo comune con il 
ministro della difesa Ehud Barak, Netanyahu è riuscito a
strappare il 
supporto per un atto così sconsiderato agli scettici che si erano
già 
opposti a lanciare un attacco contro l’Iran. Tra coloro che egli è 
riuscito
a convincere c’è il ministro degli Esteri israeliano Avigdor 
Lieberman.



Nel governo israeliano ci sono ancora alcuni che sono 
contrari a una tale
mossa, inclusi il ministro dell’Interno Eli Yishai 
del partito ultra-ortodosso
Shas, il ministro dell’Intelligence Dan 
Meridor, il ministro per gli Affari
Strategici e confidente di 
Netanyahu Moshe Yaalon, il ministro delle Finanze,
Yuval Steinitz, il 
capo dell’esercito Benny Gantz , il capo dell’agenzia di
intelligence 
israeliana Tamir Pardo, il capo dell’intelligence militare Aviv
Kochavi 
e il capo dell’Agenzia di Intelligence Nazionale di Israele Yoram
Cohen.



Comunque, il sostegno espresso dal ministro degli Esteri 
israeliano Avigdor
Lieberman è considerato un asso nella manica di 
Netanyahu, che gode anche del
sostegno incondizionato di Washington.



In uno sfoggio di abilità militare e di evidente politica del rischio
calcolato, Israele ha testato il lancio di un missile nucleare, 
Mercoledì, cosa
che non può essere considerata una coincidenza vista la 
minaccia fatta da
Netanyahu (Ismail Salami. Un Attacco di Israele 
contro l’Iran: suicidio
militare, Global Research, 3 Novembre 2011)



Nel frattempo, anche il governo britannico ha dichiarato che 
parteciperà a un
attacco guidato dagli Stati Uniti contro l’Iran:



Il 
Ministero della Difesa ritiene che gli Stati Uniti potrebbero decidere 
di
mandare avanti i piani per attacchi missilistici mirati ad alcune 
strutture
chiave iraniane. I funzionari britannici dicono che se 
Washington persisterà
nella richiesta,  riceverà l’aiuto militare del 
Regno Unito per qualsiasi
missione, nonostante alcune profonde riserve 
all’interno della coalizione di governo.



In previsione di un 
potenziale attacco, gli strateghi militari britannici
stanno esaminando 
dove sia meglio dispiegare le navi della Marina Reale e i
sottomarini 
dotati di missili da crociera Tomahawk nei prossimi mesi, come
parte di 
quella che sarebbe una campagna aerea e via mare.



Credono anche che 
gli Stati Uniti chiederebbero il permesso di lanciare
attacchi da Diego 
Garcia, territorio britannico nell’Oceano Indiano, che gli
americani 
hanno usato in precedenza per i conflitti in Medio Oriente. (The 
Guardian,
2 nov 2011 http://globalresearch.ca/index.php?
context=va&aid=27439)



La guerra contro la Siria



C’è una tabella 
di marcia militare caratterizzata da una sequenza di teatri di
guerra 
USA-NATO.



Sulla scia della guerra in Libia, ci sono anche piani di 
guerra contro la Siria
sotto la Responsabilità di Proteggere(R2P) della 
NATO. Questi piani sono
integrati con quelli relativi all’Iran. La 
strada per Teheran passa per Damasco.
Una guerra contro l’Iran promossa 
dagli USA e dalla NATO comporterebbe, come
primo passo, una campagna di 
destabilizzazione (“cambio di regime”), comprese
le operazioni segrete 
di intelligence a sostegno delle forze ribelli contro il
governo 
siriano



Il mondo è ad un bivio pericoloso.



Se un’operazione 
militare USA-NATO fosse lanciata contro la Siria o l’Iran, la
più ampia 
regione del Medio Oriente dell’Asia centrale, che si estende dal Nord
Africa e dal Mediterraneo orientale fino al confine Afghano-Pakistano 
con la
Cina, verrebbe risucchiato nel turbine di un’estesa guerra 
regionale .



Ci sono attualmente quattro distinti teatri di guerra: 
Afghanistan-Pakistan,
Iraq, Palestina e Libia.



Un attacco alla Siria 
porterebbe all’integrazione di questi teatri di guerra, e
alla fine ad 
una più ampia guerra in Medio Oriente-Asia Centrale.



A sua volta, 
una guerra contro la Siria evolverebbe verso una campagna militare
USA-
NATO diretta contro l’Iran, in cui la Turchia e Israele sarebbero
direttamente coinvolti. Contribuirebbe anche alla destabilizzazione in 
corso
nel Libano.



Centrale per l’accordo sulla guerra, è la campagna 
mediatica che assicura la
sua legittimazione agli occhi dell’opinione 
pubblica. Prevale una dicotomia
bene contro male. Gli autori della 
guerra sono presentati come vittime.
L’opinione pubblica è fuorviata: 
“Dobbiamo lottare contro il male in tutte le
sue forme per preservare 
lo stile di vita occidentale.” Interrompere la “grande
bugia”, che 
sostiene la guerra come impegno umanitario, significa interrompere
un 
progetto criminale di distruzione globale, in cui la ricerca del 
profitto è
la forza principale. Quest’agenda militare spinta dal 
profitto distrugge i
valori umani e trasforma le persone in zombie 
inconsapevoli.



Lo svolgimento di manifestazioni e proteste di massa 
contro la guerra non è
sufficiente. Ciò che serve è lo sviluppo di una 
rete di base contro la guerra
ampia e ben organizzata, in tutto il 
paese, a livello nazionale e
internazionale, che sfidi le strutture del 
potere e dell’autorità. La gente
deve mobilitarsi non solo contro l’
agenda militare, ma anche l’autorità dello
stato e dei suoi funzionari 
deve essere messa in discussione. Questa guerra può
essere evitata se 
la gente affronterà i governi con forza, farà pressione sui suoi
rappresentanti eletti, organizzando un passa parola a livello locale, 
in città,
villaggi e comuni, informando i loro concittadini per 
discutere le implicazioni
di una guerra nucleare, avviando un dibattito 
e una discussione all’interno
delle forze armate.



L’obiettivo è 
quello di invertire con forza le sorti della guerra, sfidare i
criminali di guerra con alte cariche e i potenti gruppi di lobby 
corporative
che li sostengono.



Rompere l’inquisizione americana.



Minare la crociata militare USA-NATO-Israele .



Chiudere le fabbriche 
di armi e le basi militari.



I membri delle forze armate dovrebbero 
disobbedire agli ordini e rifiutarsi di
partecipare ad una guerra 
criminale.



Portare a casa le truppe.



Fonte: Global Research 3  
Novembre 2011

Traduzione: Anna Moffa per
ilupidieinstein.blogspot.com







Tratto da: Guerra Globale: Mirare all’Iran: prepararsi per la 
Terza Guerra Mondiale
| Informare per Resistere http:
//informarexresistere.fr/2011/11/05/guerra-globale-mirare-alliran-
prepararsi-per-la-terza-guerra-mondiale/#ixzz1cs8R5M3u


- Nel tempo 
dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!





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